Alonso: le dieci vittorie da ferrarista

Sono 10 i successi del pilota spagnolo con il team di Maranello

Alonso: le dieci vittorie da ferrarista

A Lucio Battisti nel 1969 dieci ragazze potevano bastare ma a Fernando Alonso non possono certo essere sufficienti dieci vittorie da ferrarista. Sono però un numero tondo già importante, sufficiente a farlo salire in quinta posizione nella classifica dei piloti della Scuderia più vincenti in Formula 1. Se è molto difficile, se non impossibile, provare a raggiungere Michael Schumacher, primo con 72 successi, a portata di mano sono gli altri tre piloti che lo precedono anche se uno di essi, Felipe Massa, è ancora perfettamente in grado di migliorare il suo quarto posto (11 vittorie): davanti al brasiliano ci sono Alberto Ascari (13) e Niki Lauda (15).

Fernando è già in Bahrain dove questo weekend andrà in scena il quarto appuntamento del Mondiale 2013. Fu proprio su questa pista, anche se su un tracciato modificato per quell’occasione, che lo spagnolo colse la sua prima vittoria in rosso. Il 14 marzo del 2010 Alonso tagliò il traguardo davanti al suo compagno di squadra Felipe Massa al termine di una corsa in cui l’unico vero avversario, Vettel, non disponeva di una vettura altrettanto affidabile come la F10 dello spagnolo. Allora i tifosi ferraristi di tutto il mondo pensarono che quel successo sarebbe stato il primo di una lunga serie ma a Maranello erano perfettamente consapevoli che la loro vettura non era ancora competitiva ai massimi livelli. Lo era molto di più il successivo 25 luglio a Hockenheim, dove la coppia Alonso-Massa colse la seconda e finora ultima doppietta della loro carriera insieme. Quella gara passò alla storia per il sorpasso che lo spagnolo operò sul brasiliano quando peraltro erano già davanti entrambi a Vettel, a testimonianza della competitività di assoluto livello della F10 sul tracciato tedesco.

La vittoria più bella di quell’anno doveva ancora arrivare. Il 12 settembre a Monza Alonso riuscì a partire in pole position e a piegare la resistenza della McLaren di Button al termine di una gara serratissima sulla pista più veloce del calendario. Fu festa grande sopra e sotto lo straordinario podio del circuito brianzolo, un’emozione indimenticabile per tanti che erano lì quel giorno. Due settimane dopo ancora pole e vittoria, stavolta su una delle piste più lente dell’anno, quella di Singapore. Fu una gara al cardiopalmo, condotta in testa dal primo all’ultimo giro ma sempre con la Red Bull di Vettel negli specchietti. Fernando fu perfetto e portò a casa un’altra vittoria straordinaria. Poco meno di un mese e arrivò il quinto ed ultimo successo del 2010, quello della grande illusione. Sul nuovo tracciato di Yeongam andò in scena un Gran Premio drammatico, con la pioggia a farla da protagonista all’inizio – interruzione e poi lunghissima safety-car – e tanti episodi a costellarne uno svolgimento terminato all’imbrunire. Un Fernando ancora una volta impeccabile era in rimonta quando il propulsore della Red Bull di Vettel cedette lungo il rettilineo dei box: nel finale lo spagnolo si dimostrò maestro nella gestione degli pneumatici e vinse una gara che gli dette il primato nella classifica iridata. Poi sappiamo bene come andò a finire poche settimane dopo ad Abu Dhabi ma questa è una pagina nel capitolo della storia dell’Alonso ferrarista che ormai è definitivamente archiviata.

Il 2011 non fu un anno altrettanto ricco di successi. La F2011 non era all’altezza della vettura che l’aveva preceduta e aveva di fronte un binomio pigliatutto, quello formato da Vettel e la Red Bull. L’unica vittoria di Fernando arrivò però in una data e su un circuito molto significativi per la Scuderia. Sulla stessa pista, Silverstone dove, sessant’anni prima, José Froilan Gonzalez aveva conquistato il primo dei 220 successi della Ferrari in Formula 1 e poche ore dopo aver guidato proprio la stessa 375 F1 dell’argentino, lo spagnolo s’impose di giustezza, superando proprio quelle Red Bull che sembravano all’epoca irraggiungibili.

Delle tre vittorie di Alonso del 2012, la più inaspettata fu senza dubbio la prima, colta sul circuito di Sepang, in Malesia. La F2012 era tutto fuorché veloce nel primo scorcio di stagione ma Giove Pluvio ci mise lo zampino sotto forma di un diluvio che si abbatté sulla pista alla partenza. Alonso guidò in maniera fantastica e riuscì a sopperire col suo talento alle carenze tecniche della monoposto. Tre mesi dopo, a Valencia, arrivò un successo che per lo spagnolo fu pari a quello di Monza, almeno sul piano emotivo. Per lui tornare a vincere davanti al suo pubblico fu davvero un’emozione incredibile, così come incredibile fu la sua gara, tutta in rimonta nella prima metà e in controllo nella seconda. Le lacrime di Fernando sul podio restano uno dei momenti più belli e toccanti della sua carriera in rosso. Il terzo successo dello scorso anno, quello di Hockenheim, fu l’unico in cui lo spagnolo non fu costretto a fare miracoli ma “soltanto” ad essere perfetto. Così come la F10 di due anni prima, anche la F2012 sembrò gradire il tracciato tedesco, come confermò non tanto la pole position, ottenuta in condizioni di pista bagnata, quanto la gara, condotta praticamente sempre al comando, senza mai dare scampo ad avversari del calibro di Button e Vettel. Fu quello il culmine della competitività della vettura di Maranello, mai più raggiunto in una stagione conclusasi per la seconda volta dall’arrivo del pilota di Oviedo alla Scuderia in maniera amarissima.

La decima perla della collana è cronaca di questi giorni. Lo straordinario successo di Shanghai può essere paragonato per certi versi a quelli di Monza e di Hockenheim del 2010 come livello della prestazione della vettura, di perfezione di guida del pilota e di gestione del lavoro al muretto e ai box da parte della squadra. E’ stato il successo di un gruppo forte e determinato e di un Alonso che mai come quest’anno vuole far coincidere al riconoscimento di miglior pilota del lotto che unanimemente gli riconoscono tifosi e addetti ai lavori quello di campione del mondo. La strada per arrivare a quest’obiettivo è ancora lunghissima e, per arrivare in fondo, bisogna arricchire la collana. quello che è certo è che lo spazio sul filo per le prossime perle c’è: va solo riempito.

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