F1 | GP di Gran Bretagna: l’analisi delle qualifiche

Carlos Sainz conquista la prima pole in carriera, mettendosi alle spalle Max Verstappen e Charles Leclerc

F1 | GP di Gran Bretagna: l’analisi delle qualifiche

Tra i due litiganti, il terzo gode. Nella sfida tra Charles Leclerc e Max Verstappen, interrotta prematuramente per una bandiera gialla sul finale, a spuntarla è Carlos Sainz, alla sua prima pole position in carriera. Una qualifica intensa e spettacolare, con l’insidia dell’asfalto bagnato, in cui lo spagnolo è stato in grado di riportare la Rossa davanti a tutti sul tracciato di Silverstone dopo dieci anni di attesa.

Soddisfazione unità a un tocco di incredulità, perché alla conferma da parte dell’ingegnere dell’ottenimento del miglior crono, lo stesso Carlos aveva lasciato trasparire il suo stupore per un risultato che non si aspettava. Il distacco accumulato nel primo settore sembrava di quelli incolmabili, ma un eccellente tratto centrale lo aveva riportato in lotta per la prima fila, mettendolo nelle condizioni per concludere la pratica nell’ultimo intertempo. Indubbiamente gli episodi che hanno coinvolto gli avversari hanno agevolato il compito del Ferrarista, ma è anche vero che in questa occasione il rischio di essere tra i primi a concludere il giro ha pagato, consentendogli di evitare fastidiose bandiere gialle nel tentativo finale.

Ad affiancarlo in prima fila ci sarà Max Verstappen, capace di piazzare la sua RB18 tra le due Rosse nonostante un ultimo run condizionato dalle bandiere gialle. Senza quell’episodio, l’olandese sembrava avere tutte le carte in regola per puntare alla sua terza pole stagionale, specie dopo aver siglato il record del Q3 nel primo intertempo. Inconveniente che comunque non ha tolto il sorriso al pilota della Red Bull, soddisfatto per aver agguantato una posizione che domani gli darà l’opportunità di provare ad attaccare Sainz e lottare per il successo di tappa. Tuttavia, lo spagnolo non sarà l’unico ostacolo, perché alle sue spalle scatterà il rivale più temibile per la corsa al titolo, Charles Leclerc. Il monegasco è forse il grande deluso del sabato inglese, perché due errori sul finale del Q3 lo hanno escluso da una lotta per la prima casella che sembrava alla sua portata. A concludere la seconda fila sarà Sergio Perez, che ha incontrato qualche difficoltà in condizioni intermedie, complice anche un piccolo errore in curva tre.

Quinto posto per l’idolo di casa, Lewis Hamilton, che da una parte si è dimostrato soddisfatto del feeling con la vettura sul bagnato, mentre dall’altra non ha nascosto un pizzico di rammarico perché si aspettava qualcosa in più. In tal senso, il sette volte campione del mondo ha sottolineato come le scelte strategiche abbiano giocato un ruolo negativo, privandolo dell’opportunità di segnare il tempo in uno scenario per lui più favorevole. Destino condiviso con il compagno di squadra, George Russell, con la differenza che quest’ultimo era giunto all’errore ancor prima di iniziare la tornata conclusiva, arrivando lungo alla chicane. L’ottavo posto finale non rappresenta il potenziale di una vettura che, al netto dei soliti piccoli fastidi a livello di bouncing, nelle altre tre sessioni si era dimostrata competitiva. A dividere le due W13 sullo schieramento saranno Lando Norris e Fernando Alonso, mentre Guanyu Zhou e la sorpresa Nicholas Latifi andranno a concludere la top ten. Delusione per Aston Martin e Haas, escluse con entrambe le vetture nella prima manche.

La prima gioia per Sainz

Per la prima volta in carriera, Carlos Sainz prenderà il via di un Gran Premio dalla casella più avanzata sulla griglia. Un traguardo storico per il madrileno, atteso da 150 gare e che si è finalmente concretizzato sotto la pioggia di Silverstone. Dopo dieci anni la Rossa torna in pole in terra inglese, con l’inno spagnolo a riecheggiare di sottofondo, dato che in quell’occasione fu Fernando Alonso a centrare la posizione più ambita.

Una pole che lo stesso Ferrarista ha accolto con un certo stupore, rimanendo sorpreso nel momento in cui l’ingegnere gli aveva comunicato via radio la lieta notizia: “Onestamente, non avevo idea di dove mi sarei qualificato perché le condizioni erano così mutevoli che non sapevo nemmeno quale fosse il tempo sul giro da battere in Q3. Non sapevo che tempo avrei dovuto fare in quel giro per ottenere la pole. Non è stato un giro straordinario, perché ho commesso un piccolo errore alla terza curva, che mi ha portato fuori traiettoria alla quarta, poi ricordo che nel tratto ad alta velocità forse avrei dovuto spingere un po’ di più, per poi finire la batteria alla 15 e alla 16”, sono state le parole di Sainz durante le interviste.

Miglior tempo ottenuto prendendosi il rischio di essere il primo a transitare sul traguardo con una pista che, seppur stesse pian piano migliorando, era sempre minacciata da un possibile ritorno della pioggia. Una strategia che ha pagato, perché dato l’ampio margine a disposizione rispetto all’ultima vettura che chiudeva il gruppo, Carlos avrebbe potuto evitare qualunque problema di bandiere gialle, comprendo il suo tentativo senza inconvenienti. Aspetto che si è rivelato decisivo per le sue qualifiche, al contrario di Charles Leclerc e Max Verstappen, che sul finale hanno dovuto rinunciare alla possibilità di migliorarsi e battere il crono dello spagnolo.

Senza questi episodi, molto probabilmente Sainz non sarebbe riuscito a centrare la prima fila, dato l’ampio gap accumulato nel primo settore in seguito a un errore in curva tre, così come alla mancanza di energia sul rettilineo dell’Hangar Straight, costata oltre 10km/h in termini di velocità di punta. Rimane tuttavia fondamentale sottolineare come nel secondo intertempo Sainz si stesse dimostrando estremamente veloce, in linea con i tempi dei più rapidi, incluso quello del suo compagno di casacca, per poi ripetersi anche dalla Stowe fino al traguardo, dove era stato in grado di imporsi anche su Verstappen.

Alle volte ci vuole un pizzico di fortuna e in questo caso non è mancato, regalando a Carlos la sua prima partenza dal palo: “Sono felicissimo! Conquistare la mia prima pole position qui a Silverstone e per giunta sul bagnato è davvero speciale: non dimenticherò mai questo giorno. L’intera qualifica è stata insidiosissima e ogni giro era un’avventura perché le condizioni del tracciato cambiavano in continuazione. Trovare grip e trazione è stata la sfida più impegnativa e all’ultimo tentativo sono riuscito a mettere insieme un giro buono, che è stato sufficiente per la pole. In vista di domani sono fiducioso e spero che saremo in grado di ripetere in gara il passo dl venerdì. Mi aspetto una bella battaglia con i nostri avversari diretti, mi sento pronto e sono sicuro che possiamo lottare per la vittoria. Non vedo l’ora.” I miglioramenti apportati durante la nottata a livello di set-up sembrano aver funzionato, sia sul piano meccanico che aerodinamico, consentendo ai piloti di trovare maggior fiducia in ingresso curva.

Verstappen-Leclerc e la pole mancata

Se ad aggiudicarsi la pole è stato Carlos Sainz, il duello tra Charles Leclerc e Max Verstappen rappresenta un classico esempio di “what if?”. Cosa sarebbe successo se il monegasco non fosse andato in testacoda all’uscita della Chapel, evitando l’esposizione delle bandiere gialle che hanno penalizzato il pilota della Red Bull. Quesiti di non semplice risposta, ma che molto probabilmente avrebbero portato a una classifica differente, con i due rivali per il titolo a giocarsi la prima fila.

Dopo un primo tentativo che aveva visto l’attuale leader del mondiale portarsi in cima alla tabella dei tempi, era tutto pronto per quello che avrebbe dovuto essere il run decisivo. Un giro che si era aperto subito con il record da parte di Verstappen nel primo settore, complice un’ottima interpretazione sia del cambio di direzione alla Abbey che della parte lenta del tracciato, tanto da giungere al rilevamento della prima fotocellula con quasi quattro decimi di vantaggio su Leclerc e circa sei su Sainz. Scenario che, seppur con gap più contenuti, sembrava ricalcare quanto si era visto in mattinata sull’asciutto, a dimostrazione di come la RB18 sembrasse difendersi bene anche nel lento.

La situazione si sarebbe però presto ribaltata nel tratto centrale, a partire dall’inserimento di curva sei, dove l’olandese non era stato in grado di reggere il passo dei due Ferraristi. Un tratto in cui erano venute fuori le carenze evidenziate nelle libere del venerdì nella gestione del sottosterzo, specie nella fase di richiamo per la curva successiva, limitando così le possibilità di spingere in inserimento. Non a caso, Verstappen aveva anticipato il ritorno sul freno, in modo per garantirsi una staccata più delicata e scorrevole, riducendo i rischi nella fase di rotazione. Differenze che si sarebbero ripresentate anche alla Copse, dove la fiducia di Leclerc nell’affrontare uno dei tratti più complicati del tracciato aveva giocato a suo favore: invece di alzare completamente il piede come fatto dal rivale della Red Bull, il Ferrarista era riuscito a mantenere l’acceleratore intorno al 60%, garantendosi una miglior velocità di percorrenza prima di approcciarsi nella sequenza più nota.

Un elemento importante, perché tutta quella velocità che era riuscito a trovare alla Copse, se la sarebbe portata anche alle Maggots, percorse in pieno, prima di dover rallentare per impostare Becketts e Chapel. È proprio questo il punto in cui le considerazioni iniziano a farsi più complicate. Mettendo a confronto gli onboard, è facile osservare come in curva 12 Leclerc fosse arrivato con un minimo vantaggio, probabilmente intorno alla soglia del decimo. A cambiare radicalmente la situazione sarebbe stato un errore commesso proprio dal monegasco, il quale nel tentativo di portare tanta velocità alla Chapel, aveva mancato il punto di corda, finendo lungo a ridosso cordolo esterno. Tutto ciò probabilmente ha anche influenzato il successivo testacoda, mettendolo su una traiettoria meno favorevole, abbastanza per indurlo in aquaplaning a gas completamente spalancato. Nonostante la sbavatura precedente, infatti, Charles non si era dato per vinto, tornando rapidamente sull’acceleratore per minimizzare il tempo perso nell’immissione del lungo rettilineo. Un peccato, perché senza quell’errore, il Ferrarista sembrava avere le carte in tavola per giocarsi la pole position. Indubbiamente sarebbero rimasta l’incognita di un possibile derating sull’Hangar Straight, dato che si trovava su una strategia simile a quella seguita da Sainz, ma considerando i punti in cui aveva guadagnato nel resto del giro, curva Stowe avrebbe rappresentato un’altra opportunità per incrementare il proprio vantaggio.

Senza l’errore, sarebbe stata sfida aperta, qualcosa di cui sembrava essere consapevole anche Mattia Binotto, che al termine del giro aveva aperto la radio sospirando “ah… era il [giro, ndr] più veloce Charles”. Al netto di una possibile pole sfumata, Leclerc ha comunque trovato degli elementi positivi nella prestazione odierna, sottolineando la costanza in termini di performance anche sul bagnato, aspetto in cui gli anni passati la Rossa non era stata sempre al top: “Mi sentivo molto bene. Purtroppo, ho commesso un errore nell’ultimo giro della Q3, quando sapevo che era il giro che dovevo mettere insieme e non ho fatto un lavoro abbastanza buono. Ho perso la testa alla curva 14, credo. C’era molta acqua stagnante e l’ho persa lì. Ma a parte questo, credo che la macchina sia stata abbastanza competitiva in quelle condizioni, il che è perché, ovviamente, continuo a ripeterlo ogni volta che guidiamo in quelle condizioni quest’anno, ma gli ultimi anni non sono stati facili sotto questo aspetto Quindi, è positivo vedere che abbiamo trovato un po’ di consistenza e costanza con la pioggia di pioggia”, ha aggiunto il numero 16 durante la conferenza stampa.

Un misto di emozioni, tra soddisfazione e rammarico, che ha pervaso anche nel box Red Bull, perché l’ultimo tentativo di Max Verstappen sembrava in linea per garantirgli la terza partenza dal palo nel corso di questo campionato. Dopo un primo settore velocissimo, in cui aveva stabilito il record del Q3, Max non era riuscito ad essere altrettanto incisivo nel secondo intertempo, dove le Ferrari avevano recuperato terreno. Aspetto di cui tenere conto, soprattutto perché nella tornata precedente era stato proprio l’olandese a segnare alcuni mini-settori viola: qualcosa che l’alfiere del team di Milton Keynes non era stato in grado di replicare nell’ultimo tentativo, facendo fatica a reggere il ritmo delle due Rosse di Maranello.

A complicare ulteriormente la situazione sarebbe stata la bandiera gialla esposta per il testacoda di Leclerc alla Chapel, che aveva spinto Verstappen ad alzare il piede già in curva tredici, rallentando vistosamente per evitare una sanzione. Pochi secondi che, tuttavia, si sarebbero dimostrati decisivi, non solo per quanto perso in curva 13 e 14, ma anche per il distacco accumulato sul lungo rettilineo successivo a causa dell’uscita a rilento dalla Chapel. Un gap significativo, che indubbiamente l’ha privato della pole, anche perché vi è un altro aspetto da tenere a mente: dopo una prima parte del giro percorsa con una modalità leggermente più conservativa, dal curva dieci in poi, Max aveva avuto il via libera per lo sfruttamento di una mappatura più aggressiva sull’ibrido, elemento che gli avrebbe potuto dare un vantaggio proprio sull’Hangar Straight. Al netto di quanto perso poi nel tratto successivo dalla Stowe al traguardo, dove le buone doti della F1-75 avevano permesso a Carlos Sainz di fare la differenza, il vantaggio accumulato nel primo settore, così come quello che avrebbe guadagnato sul rettilineo senza le bandiere gialle, avrebbero permesso a Verstappen conquistare la pole ai danni dello spagnolo, ponendolo nella posizione migliore in vista della corsa: “La Q3 è andata bene. Solo il mio ultimo giro, con le bandiere gialle, ho alzato il piede per non avere problemi e prendere una penalità, ma nel complesso la macchina era buona. Quindi, non importa. Certo, è un peccato perdere una pole position, ma so anche che domani ci sono i punti ed è questo che mi piace la domenica, andare a correre, soprattutto quando si ha un buon feeling con la macchina”, ha raccontato il pilota della Red Bull. Anche per il team di Milton Keynes, il consumo gomma rappresenterà una sorta di incognita, considerando i pochi giri percorsi a pieno carico durante la seconda sessione di libere sull’asciutto. Per quanto i numerosi dati accumulati nella prima parte di stagione potranno comunque fornire un’indicazione di massima, le condizioni “green” dell’asfalto dopo l’intensa pioggia degli ultimi due giorni, potrebbero rappresentare un elemento di cui tenere conto in termini di strategia.

Quattro piloti in un decimo e mezzo

A riservare emozioni non è stata solamente la sfida per la pole position, perché anche la lotta per la terza e la quarta fila si è rivelata particolarmente intensa. Quattro piloti racchiusi in poco più di un decimo e mezzo, a dimostrazione di come le condizioni avverse e le strategie abbiano giocato un ruolo decisivo nella midfield.

Quantomeno sulla carta, l’appuntamento di Silverstone avrebbe dovuto essere tra quelli favorevoli per la W13, le cui caratteristiche l’hanno spesso premiata nelle curve a media e alta velocità. Alla viglia, infatti, il team di Brackley non aveva nascosto un certo ottimismo, che sembrava aver trovato riscontro nelle indicazioni ricavate dalla sessioni di prove libere. Seppur fosse difficile immaginarsi una Mercedes pronta a lanciare il guanto di sfida per le primissime caselle, l’ambizione era quella di puntare quantomeno a una seconda fila, soprattutto in condizioni di asciutto. A mischiare le carte in tavola era stato l’arrivo della pioggia, rendendo più complicato trovare quei decimi utili per staccare i team di centro gruppo e riaffacciarsi nelle zone nobili della classifica. Probabilmente, la necessità di dover mantenere un assetto più rigido, in parte per le caratteristiche del tracciato e in parte per rendere la vettura meno suscettibile a quei fastidiosi saltellamenti nelle zone più rapide, non ha pagato sul bagnato. Nonostante i piccoli miglioramenti apportati con gli aggiornamenti introdotti proprio questo weekend, secondo i piloti il balzo in avanti non è stato radicale, costringendo i tecnici a dover trovare il giusto compromesso tra performance e confort di guida.

Al netto delle note difficoltà sul piano tecnico, sia Hamilton che Russell non hanno nascosto un pizzico di delusione per il risultato odierno, complice una strategia che dal loro punto di vista non sembra aver funzionato. Con una sessione così mutevole e intensa, riuscire a individuare la miglior finestra era fondamentale. Non era un caso che i team avessero punti di vista differenti sull’argomento, diversificando le tattiche sui giri d’attacco e quelli di recupero, in modo da far rifiatare le gomme e ricaricare la batteria. Red Bull aveva deciso di alternare una tornata spinta a una lenta, mentre Ferrari aveva optato per due push intervallati da un passaggio più lento.

A pochi minuti dal termine, tuttavia, Mercedes aveva deciso di modificare i propri piani, suggerendo ai piloti di alzare il piede dopo tre giri percorsi con una mappatura dell’ibrida più conservativa, ma che consentiva di continuare a girare con continuità. L’obiettivo era quello di evitare che le coperture potessero perdere temperatura, elemento che Mercedes aveva pagato a caro prezzo in altri appuntamenti. Nei primi istanti del Q3, inoltre, Hamilton aveva dovuto fare i conti con le difficoltà nel far funzionare i freni, troppo freddi per garantire fiducia in staccata già dal primo tentativo lanciato.

Un cambio in corsa che aveva l’obiettivo di dar modo di ricaricare la batteria e sfruttare la pista in quella che, secondo gli ingegneri, avrebbe dovuto essere la finestra migliore per l’ultimo tentativo. L’idea era quella di assicurarsi di avere sufficiente energia per passare in strat 2, tentando così l’assalto al tempo con una mappatura dell’ibrido più aggressiva. Strategia che, a detta del pilota di Stevenage, non aveva però sortito gli effetti sperati: “Sotto la pioggia, eravamo in lotta per la prima fila. Fino al penultimo giro eravamo lì. Ad un certo punto abbiamo alzato il piede per ricaricare la batteria e passare a una modalità più aggressiva per l’ultimo giro, ma proprio quando la pioggia ha iniziato a cadere più forte, ciò ci è costato cara. Ero molto fiducioso perché abbiamo un pubblico incredibile e siamo stati in lotta, mi sentivo benissimo. Abbiamo un’ottima macchina e il quinto posto non è il peggior punto di partenza, nelle gare precedenti mi sarei accontentato, ma è il Gran Premio di Gran Bretagna, speravo in qualcosa di più”, ha spiegato Hamilton .

A farne le spese era stato anche George Russell, che nel giro di preparazione di quello che avrebbe dovuto essere la tornata conclusiva, era giunto al bloccaggio all’ultima chicane, per poi ripresentare le medesime difficoltà nella staccata di curva tre. Piccoli errori che, però, gli sono costati quei centesimi utili per scalare la classifica di qualche posizione, specie tenendo a mente i distacchi ridotti che hanno caratterizzato la lotta nella midfield: “In Q1 mi sentivo davvero bene con la macchina, molto fiducioso, ma in Q2 la sensazione era leggermente peggiore e poi in Q3 ho faticato a prendere confidenza con la vettura. Ho commesso un errore ed è stato difficile recuperare da lì. È stato difficile per tutti, ma sono un po’ deluso di non aver fatto una sessione di qualifiche migliore, non ci aspettavamo di lottare per la pole ma era possibile fare di più”, ha aggiunto l’alfiere della Mercedes.

Ad inserirsi tra le due W13 sono stati Lando Norris e Fernando Alonso, complessivamente soddisfatti per quanto mostrato con condizioni così insidiose. Per l’inglese della McLaren si è rivelato decisivo il penultimo tentativo, date le piccole sbavature nelle zone più lente del primo e del terzo settore sul finale, che lo avevano privato della chance di migliorare il proprio crono: “Sono molto felice di quanto fatto oggi, in condizioni così difficili in cui non è semplice giudicare quanto spingere e quanto rallentare. In Q3 serviva spingere negli ultimi due giri e penso di averlo compreso in macchina. Battere una Mercedes è un ottimo lavoro da parte nostra considerando che hanno una vettura più veloce della nostra”, ha raccontato Norris. Sin dal venerdì, la squadra di Woking aveva dimostrato di sapersi ben adattare alla caratteristiche del tracciato di Silverstone, come confermato dal Team Principal, che ha voluto anche rimarcare il buon lavoro svolto dagli ingegneri nella ricerca del set-up alla vigilia: “La nostra vettura è più adatta a Silverstone rispetto agli ultimi due circuiti in cui siamo stati, quindi è bello vedere una prestazione migliore in questo fine settimana. Le modifiche apportate all’assetto durante la notte sono state in gran parte di fine-tuning, con ulteriori piccole modifiche dopo la FP3.”

McLaren che si presenta ai nastri di partenza con una preziosa sesta posizione, davanti a una delle due Mercedes, come giustamente sottolineato dal pilota inglese al termine delle qualifiche. A dividerlo da Hamilton è meno di un decimo, con il distacco rimediato nella zona più lenta dell’arena e nella sequenza dei curvoni veloci, dove Norris aveva optato per un approccio leggermente più conservativo. Una scelta probabilmente dovuta anche alla consapevolezza di avere un tentativo a disposizione, per cui sembrava sensato ottenere un buon crono di riferimento prima di dare tutto sul finale.

Settima casella per Fernando Alonso, capace ancora una volta di sfruttare la pista umida per far uscire il proprio talento, centrando così una buona settima posizione. Una Alpine competitiva, nonostante il meteo non abbia dato l’opportunità di testare a fondo i nuovi aggiornamenti portati a Silverstone, tenendo a mente anche i problemi riscontrati sulla vettura di Ocon che avevano spinto alla cautela nella seconda sessione di libere. Novità con cui il team di Enstone punta a incrementare il carico senza perdere le buone doti di efficienza che hanno contraddistinto la A522 in questa prima parte di stagione. Ciò che è mancato in qualifica, tuttavia, non sono state le prestazioni sul piano aerodinamico o meccanico, ma una carenza di energia che è costata allo spagnolo un distacco di quasi 10 km/h sul rettilineo dell’Hangar Straight.

Un gap velocistico piuttosto importante, verosimilmente dovuto allo sfruttamento di una mappatura troppo aggressiva dell’ibrido su più tornate consecutive, che ha privato Alonso di quella che avrebbe potuto essere un’ottima terza fila: “Oggi avremmo potuto ottenere di più, ma purtroppo non abbiamo sfruttato al massimo gli ultimi giri in Q3. Al mio primo giro in Q3 eravamo primi, quindi stava andando abbastanza bene. Poi abbiamo tagliato il traguardo dell’ultimo giro con la batteria quasi scarica, quindi non siamo riusciti a sfruttare tutto il nostro potenziale. Credo che oggi avremmo potuto qualificarci tra i primi cinque”, ha raccontato il due volte campione del mondo. Sarà interessante osservare la gestione degli pneumatici in gara da parte della monoposto francese, considerando che l’unico long run è stato quello effettuato a inizio FP3 su una soft usata.

Latifi sorprende, mentre Zhou centra un’altra volta la Q3

Dopo un inizio di campionato in crescendo, Guanyu Zhou ci sta prendendo gusto. Per il pilota cinese si tratta della seconda Q3 consecutiva, entrambe ottenute sotto la pioggia, esattamente come due settimane fa in Canada. Una grande soddisfazione per il giovane portacolori dell’Alfa Romeo, che gara dopo gara sta acquisendo sempre più fiducia nella vettura, riuscendo a mettersi alle spalle il ben più esperto compagno di squadra.

Nona casella che rappresenta anche una buona opportunità per confermarsi in zona punti, dato il buon passo mostrato nelle simulazioni con alto carico di carburante durante le libere: “Direi che non sono andato male per un debuttante! Era la prima volta che guidavo in F1 a Silverstone sul bagnato, le condizioni erano molto diverse da quelle di ieri, ma oggi è andata bene, mi sembrava di progredire e di migliorare il mio tempo giro dopo giro” – ha spiegato Zhou al termine delle qualifiche -. “È una sensazione incredibile ottenere due partecipazioni consecutive alla Q3, sento che sto crescendo come pilota e sono davvero felice di questo.” Una sessione più difficile, invece, per Valtteri Bottas, che così come a Montreal ha pagato le difficoltà nel far funzionare gli pneumatici nel corretto range di funzionamento, in particolare nelle curve ad alta velocità. Nel momento in cui, dopo il primo run, aveva deciso di alzare il piede per ricaricare la batteria, l’arrivo della pioggia e il traffico hanno poi fermato le ambizioni del finlandese, portandolo a un’amara eliminazione.

Se le buone prestazioni del numero 24 dell’Alfa Romeo non giungono come una totale sorpresa, discorso diverso è per il decimo posto di Nicholas Latifi, bravo nello sfruttare la pista nella fase decisiva della Q2, prima di un nuovo temporale. Un tempo in assoluto non velocissimo, oltre due secondi e mezzo più lento del capoclassifica nella seconda manche, ma sufficiente per passare la tagliola, lasciando così ai propri rivali il nefasto compito di evitare l’esclusione con tanta acqua stagnante nelle zone più delicate del tracciato. Un’occasione ghiotta, che il canadese non si è lasciato sfuggire, dimostrandosi efficace nel momento in cui contava. Una bella reazione da parte del pilota della Williams, che già l’anno scorso, sempre sull’umido, era stato in grado di superare la prima manche, per poi fermarsi alla dodicesima posizione finale.

Oggi Latifi ha compiuto un ulteriore passo avanti, centrando una Q3 storica a livello personale, per quanto consapevole che confermarsi in gara, tra l’altro con una vettura senza le ultime novità tecniche, sarà impresa al limite dell’impossibile: “Una giornata davvero speciale in condizioni difficili. Arrivare in Q2 è stato un grande risultato e una bella iniezione di fiducia, e poi la Q3 è stata più di quanto potessimo sperare. Ci siamo messi al posto giusto nel momento giusto, abbiamo visto quanto fosse importante per la Q2 fare il giro nella finestra giusta prima che la pista peggiorasse. Dobbiamo essere realistici per domani, non è la nostra posizione e dietro di noi abbiamo vettura più veloci”, ha aggiunto il canadese, che in Q3 ha poi deciso di prendersi rischi inutili dopo un’uscita nel primo settore.

AlphaTauri, Haas e Aston Martin fuori nelle prime manche

Tre team diversi con un aspetto in comune, le difficoltà nelle curve veloci. AlphaTauri, Haas e Aston Martin hanno deluso le aspettative, anche se già alla vigilia del weekend i piloti avevano fatto comprendere come quella di Silverstone non sarebbe stata una tappa semplice. Come aveva rimarcato Pierre Gasly, il punto debole della AT03 rimangono i tratti più rapidi, specie con continui cambi di direzione, per una vettura che invece predilige tratti rettilinei e zone di trazione: “Durante le prove libere di questo weekend è stato tutto estremamente difficile. Siamo arrivati su questa pista ben consapevoli che avremmo faticato, non siamo riusciti a trovare molte soluzioni, ma abbiamo gestito bene la qualifica e dobbiamo accontentarci dell’undicesima posizione”, ha raccontato il transalpino, che attende aggiornamenti aerodinamici per i prossimi appuntamenti, conscio tuttavia che non si tratta di un problema risolvibile nel breve periodo.

L’assetto più carico rispetto ad altri rivali diretti nella zona della midfield ha dato una mano in condizioni di bagnato, ma nelle due sessioni di libere svolte sull’asciutto la monoposto di Faenza aveva mostrato tutti i propri limiti, sia sul giro secco che sul passo. AlphaTauri che questo weekend aveva anche una buona opportunità per andare in penalità con il francese e smarcare così la quarta unità. Probabilmente l’arrivo della pioggia ha spinto i tecnici a mettere da parte questo piano, dato che Gasly, al netto dei problemi a livello di bilanciamento, è comunque stato in grado di centrare una buona undicesima posizione. Più staccato il suo compagno di squadra, Yuki Tsunoda, tredicesimo, ma comunque soddisfatto date le aspettative.

Giornata difficile anche in casa Haas, dove non sono mancati i problemi anche a livello tecnico. Sin dalle primissime tornate, infatti, Mick Schumacher aveva riscontrato un problema con il volante, montato storto di una decina di gradi verso sinistra dopo alcune modifiche apportate prima dell’inizio delle qualifiche, rendendo così estremamente complicato trovare il tempo. Date le condizioni meteo mutevoli e il poco tempo a disposizione, i meccanici non sono riusciti a intervenire a dovere, lasciando il tedesco alle prese anche con la gestione di un grosso sottosterzo. Destino condiviso anche con il compagno di squadra, Kevin Magnussen, il quale non ha esitato a rimarcare le medesime difficoltà a livello di bilanciamento sull’anteriore. Su un tracciato come quello inglese, dove conta molto l’inserimento, tali aspetti si sono fatti sentire in maniera importante, portando all’eliminazione di entrambe le vetture nel Q1: “Oggi non è stata una giornata tranquilla. Nelle FP3, Mick ha fatto un ottimo lavoro, ma Kevin non è riuscito a trovare il bilanciamento della vettura. In qualifica, sotto la pioggia abbiamo avuto troppo sottosterzo e abbiamo consumato la gomma anteriore sinistra. Non siamo riusciti a far girare la macchina, quindi siamo stati eliminati in Q1. Sulla macchina di Mick il suo volante era inclinato di circa 10 gradi, il che ovviamente non è l’ideale quando si è in queste condizioni. Ora ci stiamo riorganizzando per ottenere il meglio da domani”, ha raccontato il Team Principal della squadra americana, Gunther Steiner.

Delusione anche per Aston Martin, che nel proprio appuntamento di casa, con la fabbrica che dista a poche centinaia di metri dal tracciato, sperava di ottenere qualcosa in più. Ancor prima dell’inizio del weekend, Lance Stroll non aveva nascosto come la “versione B” della AMR22 avesse consentito di effettuare un salto in avanti sotto il piano delle prestazioni nelle curve lente, senza però ottenere gli stessi risultati in quelle più rapide. Sensazioni confermate anche a Silverstone, specie nei curvoni del secondo settore come la Copse o la sequenza dalle Maggotts alla Chapel, dove la monoposto inglese non si è dimostrata sufficientemente competitiva neanche nei confronti di quei team che soffrono delle stesse difficoltà, come AlphaTauri. Ad aggiungersi ai dubbi a livello tecnico, sono stati anche quelli sul piano strategico. Con Sebastian Vettel la speranza era quella di avere altre due tornate a disposizione dopo un giro di cooldown, con l’ultima che avrebbe dovuto prendere il via pochi secondi prima dell’esposizione della bandiera a scacchi.

Un’eventualità che, tuttavia, non si è trasformata in realtà, perché i calcoli degli strateghi si erano dimostrati errati. Pochi secondi che, però, non avevano permesso al tedesco di transitare in tempo sul traguardo, rendendo di fatto impossibile riuscire a completare un altro passaggio e migliorarsi: “Una prestazione del sabato come questa rende la domenica davvero difficile. Ma possiamo solo voltare pagina e vedere cosa possiamo fare domani. Oggi non avevamo il ritmo giusto e sappiamo di poter fare meglio. Dobbiamo imparare la lezione, capire dove stiamo perdendo e migliorare per la prossima volta”, ha spiegato il quattro volte campione del mondo, visibilmente deluso per un risultato difficile da digerire.

Differente è la vicenda che ha visto coinvolto Lance Stroll. Dopo un primo run in cui l’obiettivo era quello di continuare a girare il più a lungo possibile per tentare di sfruttare il progressivo miglioramento della pista, a pochi minuti dal termine della Q1 il team aveva deciso di cambiare piano. Nella speranza che un nuovo set di pneumatici potesse dare nuova linfa vitale alle prestazioni del canadese, gli strateghi avevano deciso di richiamarlo ai box. Nulla di strano, una mossa eseguita anche da altri team, se non per il fatto che fosse giunta molto tardi. Anche in questo caso, il team si aspettava di avere a disposizione due giri spinti dopo il rientro in pista, che in realtà si sono trasformati in un unico tentativo, complice il traffico nell’out-lap e le difficoltà nella fase di warm-up della gomma. Elementi che, combinati, hanno reso estremamente difficile evitare l’eliminazione e l’ultima posizione sullo schieramento.

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