Fernandes vuole 60 milioni per chiudere la disputa con la Lotus

Fernandes vuole 60 milioni per chiudere la disputa con la Lotus

Il Gruppo Lotus, proprietario della Proton, resta aperto a risolvere bonariamente la disputa per il glorioso marchio inglese in F1, ma ha lamentato le esose richieste economiche di Tony Fernandes.

Fernandes, team boss e co-proprietario della 1Malaysia, la compagnia che in F1 ha assunto la denominazione di Team Lotus, ha rivelato di recente di aver ricevuto un’offerta inferiore a 10 milioni di dollari per risolvere la questione fuori da una corte civile.

Il Gruppo Lotus è entrato in F1 come sponsor principale del team Renault, creando quindi la strana situazione che vede due squadre Lotus in pista e ha indetto una causa legale contro Fernandes.

La Proton ha rivelato in un comunicato che Fernandes richieste tra i 22 e i 37 milioni di sterline (pari a 60 milioni di dollari) per un accordo.

1Malaysia avrebbe fatto presente che la somma include non solo la vendita del nome Team Lotus, ma altri costi come lo sviluppo di un nuovo brand, e minori ricavi dal merchandising e dalle sponsorizzazioni.

La Proton ha confermato che intende pagare solo per l’acquisto del marchio. “1Malaysia non puo’ chiederci di risarcirli per un problema che hanno creato da soli” si legge nel comunicato del costruttore malese che ha aggiunto: “Un accordo bonario puo’ essere ancora raggiunto se saranno fatte proposte ragionevoli e giustificate”.

Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in News F1

Lascia un commento

18 commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Group Lotus ancora impegnato in F1Group Lotus ancora impegnato in F1
News F1

Group Lotus ancora impegnato in F1

Con un comunicato il costruttore ha chiarito i suoi rapporti con il team di Enstone
Group Lotus ha ribadito che resterà impegnato in Formula 1 almeno fino al 2017 nonostante un recente cambiamento nell’accordo di