F1 | Lasciate in pace Mick Schumacher

Lasciate che il pilota tedesco si costruisca un posto nel circus per i suoi meriti in pista. Basta con i paragoni, ma sopratutto basta con le domande inopportune sul suo privato

F1 | Lasciate in pace Mick Schumacher

Leave me alone”: no, non stiamo parlando del famoso team radio di Kimi Raikkonen nel Gran Premio di Abu Dhabi 2012; leggere nella mente è impossibile, ma questa frase probabilmente si avvicina a quelli che sono i pensieri di Mick Schumacher, ormai vicinissimo alla sua prima gara in carriera di Formula 1.

Il “personaggio” di Mick fa ormai discutere da tempo: prima ancora che approdasse in F2, era già lui il vero predestinato, colui che avrebbe ereditato l’enorme fardello di un cognome pesante, quello del vero re della Formula 1. Ci perdoni Sir Lewis, ma Michael Schumacher ha sicuramente scritto un enorme pezzo di storia della massima categoria del motorsport: le sue gesta sono ormai leggenda, sebbene proprio Hamilton abbia ormai stracciato ogni suo record. Fa ancora troppo male pensare a quanto è successo dopo, sempre su una pista, ma non di F1. 

E fa male non solo perché nessuno sa davvero quali siano le reali condizioni del sette volte campione del mondo, non solo perché non può essere stato questo a fermare il kaiser, ma fa male anche perché non è giusto che un ragazzo di ventidue anni debba ritrovarsi a rispondere a domande così intime e private alla vigilia del suo primo gran premio. 

Già nei suoi esordi, quando probabilmente papà Michael era a bordo pista a filmarlo, come ogni papà farebbe con il proprio figlio, Mick ha calcato i primi circuiti utilizzando il cognome di sua madre, Corinna Betsch, ma era inevitabile, con quel pool genetico, rivelare a tutti chi lui fosse in realtà. Anche perché diciamocelo, ogni volta che si incrocia lo sguardo del giovane tedesco, è impossibile non pensare a quanto somigli a suo padre, il cui viso è scolpito nella memoria collettiva di tifosi e non. Quando nel 2019 è stato ingaggiato dalla scuderia Prema in F2, tutti si aspettavano già grandi cose. E invece Mick si è preso i suoi tempi, ha imparato, ha studiato i suoi avversari e solo un anno dopo, in una lotta serrata fino all’ultima gara, ha conquistato il titolo contro Callum Ilott. 

Mick Schumacher si laurea campione di Formula 2 con un sedile già assicurato in F1 con la Haas. Accanto a lui, un altro rookie, Nikita Mazepin, che tanto ha diviso i tifosi di tutto il mondo. Bisogna essere onesti: non sarà una stagione facile per i due esordienti, che si ritroveranno a lottare praticamente per le ultime file della griglia, con una monoposto quasi per nulla aggiornata rispetto al 2020. E allora, cosa accadrà se i risultati non dovessero arrivare già nel 2021? 

Diciamocelo: parte della stampa e dei tifosi già vedono Mick occupare il posto che è, oggi, di Carlos Sainz, in Ferrari. La coppia Leclerc – Schumacher è nei sogni di tanti tifosi che attendono di rivedere la rossa vincente. Ma cosa ha fatto Mick per meritarsi quel sedile ancor prima di approdare nella massima categoria? Anche Charles Leclerc è arrivato in Ferrari da predestinato, e si sa, piloti così non nascono tutti i giorni. Mick Schumacher sembra già essere destinato al successo senza ancora aver disputato una gara in F1. Quella che si appresta a cominciare fra poche ore è una stagione di prova, di preparazione a quella che sarà la vera sfida, il 2022 ed i suoi nuovi regolamenti. Come reagiranno, però, i tifosi e la stampa, ad eventuali errori del tedesco? E cosa accadrà se anche Mazepin, già nell’occhio del ciclone, dovesse commettere gli stessi errori? E’ scontato dire che, purtroppo, inevitabilmente, ci saranno disparità di trattamento mediatico tra i due, con la stampa pronta a giustificare uno e a sacrificare l’altro. 

A proposito di questo, tireremo le somme solo a novembre. C’è un altro problema, però, con cui Mick deve misurarsi già da ora. 

La tragedia di Michael Schumacher ha sconvolto tutto il mondo delle corse, tra addetti ai lavori e tifosi che portano il kaiser nel cuore. Nessuno, però, può comprendere il vero dolore, quello dei famigliari, che ogni giorno lottano con Michael continuando allo stesso tempo a vivere e lottare per i propri sogni. 

Mick Schumacher ha combattuto battaglie in pista per arrivare fino in F1: un percorso che avrebbe dovuto fare con suo padre accanto, con i suoi consigli, con i suoi sorrisi sotto al podio. Purtroppo, tutto questo non è successo. Probabile ulteriore dolore sul dolore. E allora perché, perché allargare le ferite, perché girare ancora di più il coltello nella piaga facendo domande così intime e private? 

“Puoi dirci come potrebbe sentirsi li ora, nel momento in cui suo figlio esordisce in Formula 1?

Puntare il dito solo contro chi ha pronunciato questa domanda in una conferenza stampa in diretta mondiale sarebbe troppo facile. Il giovane pilota Haas ha avuto il sangue freddo di rispondere in tono garbato e corretto. La verità, però, è che Mick si ritrova ogni giorno a combattere contro un gigante fatto di dolore privato. Nominare o pensare a suo padre è ogni volta inevitabile, quasi automatico per ogni giornalista o tifoso che parla di lui. Piacerebbe a tutti vedere Michael nei box a tifare per suo figlio, o magari un giorno sotto al podio, ma la vita, il fato, il destino, dio, o come volete chiamarlo, hanno voluto che andasse così. 

E allora, lasciate in pace Mick Schumacher: non fategli domande del genere, non chiedetegli cosa vorrebbe suo padre o se lo guarda in tv, anzi. Forse, ciò che dovremmo dimenticare tutti, è proprio chi sia suo padre. Convivere con un peso ed una eredità del genere sicuramente non sarà facile, e Mick non potrà vivere di “rendita” per sempre: lasciate che questo giovane ragazzo si costruisca la carriera che merita e, se saranno vittorie o fallimenti, saranno solo per meriti suoi. 

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