F1 in vacanza – Rosberg col braccino, Ferrari senza bussola, Red Bull da esempio

Ormai vince sempre Hamilton, la Ferrari ancora una volta lontana dal podio

F1 in vacanza – Rosberg col braccino, Ferrari senza bussola, Red Bull da esempio

Sacrosanta questa vacanza dai motori, perché davvero non se ne poteva più di vedere la Ferrari scivolare sempre più indietro GP dopo GP. Silverstone, Budapest, Hockenheim; tre circuiti da telaio, tutti trazione e aerodinamica, tre piste che hanno smascherato la pochezza della Rossa confinandola al (modesto) ruolo di terza forza del mondiale.

“Se il nostro problema deve diventare la Red Bull allora me ne vado a casa” diceva Arrivabene dopo Barcellona, parole che da sole dicono molto e sulle quali è preferibile non infierire. La sensazione, dall’esterno, è quella di una squadra piombata nella più stordente confusione. Il Cavallino dà l’idea di aver completamente perso la bussola e, a testimonianza di ciò, basti citare le dichiarazioni recenti di Jock Clear e Kimi Raikkonen. Per Clear “Il vuoto lasciato da Allison non sarà facile da colmare perché James è un tecnico fortissimo“, mentre Iceman è stato lapidario: “Sono troppo legato ad Allison per commentare questa vicenda”.

L’amara verità è che la Ferrari (si) guarda (nel)la Red Bull come se fosse uno specchio e vede d’improvviso tutti i propri limiti. A Milton Keynes hanno avuto la capacità di rialzarsi ed hanno una struttura vincente, con quel genio di Adrian Newey che detta i tempi e ancora una volta ha sfornato un telaio impeccabile. La Ferrari invece non porta in pista idee nuove, ha cambiato l’ennesimo direttore tecnico e non sembra voler andare forte sul mercato, preferendo affidarsi al “know-how interno e ai nostri talenti” (parole di Marchionne che ricordano molto da vicino i recenti errori della Honda) piuttosto che affidare il team ad una figura di spessore. Sembra quasi che Alonso ci avesse visto lungo l’anno scorso, quando continuava a dire che la Ferrari non era poi tanto cambiata.

Purtroppo la Ferrari di Marchionne in realtà non ha dato segnali di discontinuità col passato, ma ha semplicemente continuato la tradizione (perdente) dell’ultima Rossa di Montezemolo. Ma d’altronde a Maranello si viaggia sull’impietoso ritmo di una pole-position ogni due anni, numeri che da soli dovrebbero giustificare l’ingaggio di un genio alla Newey. Mentre il Cavallino sembra voler continuare a navigare a vista, senza programmare una consistente rifondazione.

A ridere è la Red Bull, fresca e giovanile con il velocissimo Ricciardo e lo “scostumato” Verstappen. Scomplessata, di nuovo pericolosa, candidata ad un ruolo da protagonista nel 2017. La Ferrari non può far altro che registrare le facce avvilite di Vettel e Raikkonen, perplessi e delusi, novelli “Alesi e Berger” senza prospettive di riscatto a breve termine.

Scocciato come i ferraristi c’è soltanto Nico Rosberg. Il tedesco in questa fase centrale del campionato ha lamentato una grave mancanza di spessore e difficilmente può restare un avversario credibile per quell’iradiddio di Lewis Hamilton. Nico in qualifica è veloce come il compagno (29 pole Lewis, 27 Rosberg in questi tre anni) ma in gara sta dimostrando di avere il braccino e di avere poca lucidità. Anche la lotta iridata sembra spegnersi, a vantaggio del fenomeno anglo-caraibico. S’è spento il rosso (e non da Hockenheim), s’è spento il mondiale, spegniamo anche noi la tv. Tuffandoci nel mare blu, lo stesso colore delle Red Bull, unica varabile impazzita di quest’ennesimo campionato scontato.

Antonino Rendina


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