F1 | GP del Belgio: l’analisi delle qualifiche

Analizziamo i temi più importanti della settima qualifica stagionale

F1 | GP del Belgio: l’analisi delle qualifiche

Continua la serie di pole position targata Mercedes. Dopo aver dominato l’inizio di campionato, anche sul tracciato belga di Spa-Francorchamps, infatti, la casa tedesca è riuscita a centrare la prima posizione in qualifica grazie al nuovo giro record targato Lewis Hamilton, autore della sua quinta pole position stagionale. A completare la prima fila sarà l’altra W11 di Valtteri Bottas, autore di una sessione dove non ha brillato, ma in cui è riuscito a fare comunque il necessario per garantirsi la partenza dalla seconda casella e l’intera prima fila alla Mercedes, il che permetterà al team di Stoccarda di gestire diversamente le fasi della partenza.

Scatterà dalla terza posizione Max Verstappen, anch’egli autore di una qualifica di alto livello in cui ha mancato la prima fila per soli quindici millesimi. Considerando l’attuale potenziale della Mercedes, al di là del giro di Hamilton, si tratta di un risultato di cui in Red Bull possono ritenersi soddisfatti e che garantirà buone opportunità in vista della corsa. L’altra RB16 di Alexander Albon prenderà il via dalla quinta casella, il che rappresenta sicuramente un passo nella giusta direzione tenendo a mente il trend in qualifica di questo inizio di stagione, anche se il distacco dal compagno di squadra rimane comunque importante, quantificabile intorno al mezzo secondo. A dividere le due Red Bull sarà Daniel Ricciardo, autore di un’ottima sessione che va ancora una volta a confermare le sue doti in qualifica: sebbene ci si aspettasse una Renault estremamente competitiva a Spa, come confermato anche dal sesto tempo di Esteban Ocon, indubbiamente l’australiano è riuscito a trovare quel qualcosa in più, estraendo il massimo potenziale dalla sua vettura. Buona prestazione anche per Carlos Sainz Jr., bravo ad inserirsi tra la le monoposto francesi e quelle della Racing Point che, al contrario, ha deluso un po’ le aspettative del team stesso: è importante tuttavia considerare che le caratteristiche del tracciato belga sono meno adatte alla RP20 di quanto non lo fossero quelle di Barcellona, dove il team inglese aveva brillato, e con una midfield così compatta non è una sorpresa vederla perdere qualche posizione rispetto alla concorrenza. A concludere la top ten sarà Lando Norris, questa volta incappato in una qualifica deludente, soprattutto per un pilota che ormai ha dimostrato di poter essere spesso in lotta per posizioni di rilievo al sabato.

La lotta per l’eliminazione nella seconda manche è stata piuttosto intensa, con diversi team che erano pronti a giocarsi l’accesso alla Q3: tra questi vi era anche l’AlphaTauri che, tuttavia, se negli appuntamenti precedenti era riuscita a passare il taglio quantomeno con una vettura, a Spa non è riuscita a ripetersi, concludendo all’undicesimo e al dodicesimo posto. Non si tratta comunque di una notizia del tutto negativa, perché ciò gli darà l’opportunità di scegliere quali gomme montare per la partenza, adottando magari una strategia differente rispetto ai rivali più diretti. Non è stata una grande giornata, invece, in casa Ferrari, solamente tredicesima e quattordicesima, su una pista che mette a nudo tutti i problemi della SF1000 e i compromessi necessari per sopperire alle sue carenze: date le aspettative dopo la terza sessione di prove libere, essere riusciti a passare in Q2 con entrambi i piloti può forse tristemente considerarsi l’unico aspetto positivo nel sabato della Rossa. Alle loro spalle scatterà George Russell, il quale non si aspettava di riuscire a superare la prima manche di qualifica considerando le caratteristiche della vettura che non premiano la FW43, ma la prestazione di oggi può essere vista come il proseguimento di un cammino nella giusta direzione, per quanto la Williams nelle mani dell’inglese ormai ci abbia abituato a prestazioni di alto livello al sabato.

Fuori dalla Q1 le altre squadre motorizzate dalla casa del Cavallino, Alfa Romeo e la Haas, insieme all’altro pilota del team di Grove, Nicholas Latifi. Nonostante l’handicap a livello motoristico, vi è da sottolineare come probabilmente Kimi Raikkonen avesse il potenziale per superare la prima manche ed escludere quantomeno una delle due Ferrari, ma un piccolo errore nella frenata della prima curva lo ha poi privato di un risultato alla portata. Più staccato il compagno di casacca, Antonio Giovinazzi, che non è riuscito ad andare oltre la diciottesima casella, anch’egli protagonista di un piccolo errore che non gli ha permesso di essere parte della lotta finale.

Q1: una lotta tra motorizzati Ferrari

Arrivando a Spa, seppur le caratteristiche del tracciato non giocassero a favore della SF1000, difficilmente ci si aspettava di vedere una Ferrari così in difficoltà sotto tutti gli aspetti. Al fine di riuscire a trovare il miglior compromesso che potesse da una parte mascherare il deficit motoristico e dall’altra gestire le carenze della monoposto nel riuscire a mandare in temperatura le gomme, gli ingegneri del team italiano avevano lavorato su diverse configurazioni aerodinamiche, testando con Charles Leclerc una versione più scarica che però non aveva dato i risultati sperati, tanto che poi per la giornata del sabato il monegasco si era allineato all’assetto più carico del compagno di squadra. Complici le difficoltà nel riuscire a trovare il bandolo della matassa in una situazione estremamente difficile e ben al di sotto delle aspettative, il team aveva lavorato durante tutta la nottata con il supporto del personale rimasto in fabbrica per cercare qualche alternativa in termini di set-up che potesse soprattutto aiutare i piloti a scaldare più rapidamente gli pneumatici e portarli nella giusta finestra di funzionamento, senza tuttavia trovare le risposte di cui erano alla ricerca. I deludenti risultati della terza sessione di prove libere, con Sebastian Vettel che aveva concluso addirittura all’ultimo posto, non lasciavano grandi speranze in vista delle qualifiche, in cui l’obiettivo principale doveva essere quantomeno quello di limitare i danni ed evitare una doppia eliminazione nella prima manche, in particoalre considerando che i rivali più accreditati erano proprio quelli che montavano sulle proprie monoposto le Power Unit italiane.

L’inizio della Q1 si era aperto con le sole due Haas pronte a scendere immediatamente in pista, in modo da sfruttare liberamente il tracciato in un momento in cui generalmente il traffico non rappresenta un problema. Per la squadra statunitense, infatti, fino a quel momento il weekend di Spa non era stato dei più semplici, dati i numerosi problemi motoristici che gli avevano impedito di girare per gran parte della prima e della seconda sessione di prove libere, motivo per il quale completare più chilometri possibile, oltretutto senza disturbi, poteva rivelarsi fondamentale anche per avere qualche dato in più sulla monoposto. Ciò, tuttavia, non rappresentava l’unica motivazione che aveva spinto i tecnici della Haas ad uscire così presto: se con Romain Grosjean si era optato per una strategia più tradizionale, con soli due tentativi a causa del tempo perso per i controlli FIA alla bilancia, diversa era stata la scelta per Kevin Magnussen, con cui la squadra sarebbe scesa in pista in ben tre giri cronometrati. Una tattica che l’Alfa Romeo aveva adottato in Ungheria, caricando molto carburante a bordo in vista di un possibile arrivo della pioggia, anche se a giocare a favore in quella specifica occasione vi era anche la breve lunghezza del tracciato. A Spa sarebbe stato molto più difficile, non solo perché il giro di rientro tendenzialmente richiede circa due minuti, ovviamente tenendo anche conto del possibile traffico in pista, ma anche perché la Haas aveva deciso di effettuare il rifornimento della monoposto tra ogni run, motivo per il quale la sosta ai box si sarebbe allungata rispetto a quella di un semplice cambio gomme.

Alla fine del primo tentativo, la lotta per evitare l’esclusione era piuttosto accesa, con diversi piloti a rischio: da George Russell, tredicesimo, a Sebastian Vettel, diciannovesimo, vi erano infatti poco più di quattro decimi di secondo e, considerando il progressivo miglioramento della pista e la possibilità di avere a proprio favore una scia, è facile comprendere come quel gap potesse essere ricucito. A rischio eliminazione, oltre ai due piloti appena citati, vi erano anche Charles Leclerc, Antonio Giovinazzi, Nicholas Latifi, Kevin Magnussen, Kimi Raikkonen e Romain Grosjean, con l’italiano dell’Alfa Romeo che in quel momento si trovava nell’ultima posizione utile per passare il turno. Vi è anche da sottolineare che, tuttavia, il danese della Haas aveva concluso due differenti run in quel momento, mentre il suo compagno di squadra era stato penalizzato dall’aver completato il suo tentativo ad inizio sessione su una pista in condizioni peggior rispetto a quella che avevano trovato i rivali.

Con così tanti piloti pronti a giocarsi l’accesso alla fase successiva della qualifica e un miglioramento della pista che avrebbe potuto essere piuttosto significativo, molti piloti avevano deciso di ritornare in pista per il secondo tentativo, ad esclusione di Hamilton, delle Red Bull, delle Renault e di Carlos Sainz Jr., i quali avevano potuto così risparmiare un nuovo set di gomme soft sapendo di essere in una posizione confortevole per il passaggio del turno. Oltre alla prestazione pura, un altro problema di cui tener conto era il traffico: avendo così tante vetture in pista, che tra l’altro presumibilmente sarebbero uscite tutte insieme per sfruttare gli ultimi istanti a disposizione, riuscire ad individuare la giusta track position era fondamentale, soprattutto per quanto riguardava la gestione delle temperature degli pneumatici.

Dovendo aspettare che i piloti davanti a sé prendessero spazio per iniziare il proprio giro, sicuramente coloro che si trovavano verso il fondo del gruppo sarebbero stati costretti ad aspettare in coda, raffreddando così le proprie coperture e vanificando il lavoro di preparazione che era stato fatto nel resto del giro. Un fattore da non sottovalutare, perché la prima curva è proprio uno di quei tratti della pista in cui si sfrutta a pieno il grip fornito dalle gomme per affrontare aggressivamente la staccata e successivamente ottenere il massimo rendimento in fase di trazione in uscita, fondamentale per riuscire a portare maggiore velocità possibile nel rettilineo che porta all’Eau Rouge. Da questo punto di vista, gli strateghi della Ferrari avevano scelto due approcci diversi, facendo uscire Leclerc in testa al gruppo, mentre Vettel si sarebbe trovato nel mezzo, magari sfruttando l’aiuto di una possibile scia proveniente dai piloti davanti a sé, che su questo tracciato riesce a farsi sentire anche a tre secondi di distanza.

A risentirne maggiormente di questa situazione erano stati i due piloti dell’Alfa Romeo Racing, che si trovavano proprio nelle ultime posizioni del gruppo. Ciò li aveva a rallentare eccessivamente verso la fine del giro per aspettare il proprio turno, con il conseguente raffreddamento dei propri pneumatici. Un dato confermato anche da Antonio Giovinazzi, che poco prima di iniziare il suo secondo ed ultimo tentativo, aveva aperto la radio per comunicare ai box che le coperture fossero troppo fredde. Una scelta che non ha pagato nemmeno con Kimi Raikkonen, il quale infatti era arrivato leggermente lungo in curva 1 in seguito ad un bloccaggio, compromettendo così l’uscita e perdendo diversi centesimi di secondo che si sarebbero poi rivelati fondamentali nella lotta per evitare l’esclusione considerando che Charles Leclerc, ultimo dei qualificati, aveva concluso la Q1 con un tempo di soli ottantasette millesimi più rapido. Un peccato, in quanto il finlandese effettivamente sembrava avere tutte le carte in regola per giocarsi l’accesso alla manche successiva, che magari sarebbe potuto arrivare con un lavoro di posizionamento migliore da parte del muretto: per quanto l’idea di sfruttare le scie e la pista nelle migliori condizioni possibili potesse essere in parte condivisibile, il tempo perso sul finale del giro di preparazione aveva condizionato in maniera chiara il processo di riscaldamento degli pneumatici, portando gli stessi fuori temperatura. “Abbiamo provato il nostro meglio oggi e abbiamo avuto davvero una chance di passare il turno, ma non ci siamo riusciti. Nel giro d’uscita abbiamo trovato traffico e le gomme erano un po’ troppo fredde quanto ho iniziato il giro. Ho faticato con il sovrasterzo in curva 1 e ho perso del tempo rispetto al mio giro precedente. Dopo di ciò mi sentivo bene in macchina, sono stato più rapido rispetto al mio tentativo precedente, ma non abbastanza per passare il turno. È deludente, ma è così. Vedremo come andrà domani e faremo la nostra gara: la pioggia potrebbe rendere la giornata più frenetica, ma non faremo affidamento su ciò”, ha spiegato il campione del mondo 2007 a fine qualifica.

Oltre alla due Alfa Romeo, a trovare l’esclusione in Q1 erano state anche Nicholas Latifi e le due Haas. Un discorso da approfondire soprattutto per il team americano, il quale ha vissuto una situazione all’opposto. I problemi tecnici riscontrati durante le prime due sessioni di prove libere, oltre ad aver fatto perdere tempo prezioso in tema di apprendimento della vettura, avevano costretto i tecnici a sostituire alcuni componenti delle Power Uniti su entrambe le monoposto. Se, tuttavia, Magnussen poteva contare su un’unità fresca, lo stesso non si poteva dire per il compagno di casacca, per cui era stato deciso di rimontare il motore che aveva utilizzato nei primi cinque appuntamenti stagionali, con i relativi chilometri portati a termine alle spalle. Nonostante tutti questi imprevisti, la possibilità di riuscire a passare il turno era effettivamente concreta, quantomeno con una delle due monoposto: colui che aveva maggior possibilità era senza dubbio il danese, il quale però dopo aver concluso un buon primo parziale, aveva osato troppo finendo largo e perdendo così ogni chance di evitare l’eliminazione. Andando a compiere un raffronto sui parziali e sui mini-settori, in effetti i tempi ottenuti fino al momento dell’errore sembravano validi per metterlo in una posizione tale per giocarsi l’accesso al turno successivo: “Provare tre run qui in Q1 è stato molto difficile. Dopo il mio secondo tentativo, tuttavia, il gap dai piloti in tredicesima e in quattordicesima posizione non era troppo elevato, sarebbe stata una buona posizione per noi. Sapevo che avrei dovuto fare un gran giro, ho dato tutto ma sono andato oltre. Ho fatto un errore in curva 14 e sono andato largo. Non avevamo scie nei primi due run e questo ci è costato almeno tre decimi. Non sappiamo molto per quanto riguarda il passo gara in vista di domani, speriamo, come spesso accade, che sia più rapido rispetto alla qualifica”, ha raccontato Magnussen dopo l’esclusione, conscio di aver comunque dato tutto.

Q2: una scelta di strategia

Date le possibili interpretazioni a livello strategico in vista della gara, non è stata una sorpresa vedere diverse squadre provare a cambiare le carte in tavola nella seconda manche di qualifica scegliendo un compound leggermente più duro per il proprio tentativo, come spesso accade per i top team. Invece di optare per la soft, infatti, le due Mercedes, le due Racing Point e Max Verstappen avevano scelto di scendere in pista con un set a mescola media, in modo da potersi qualificare e poi iniziare la corsa su quel determinato compound, il quale dovrebbe garantire maggiore versatilità non solo in tema di durata, ma anche in caso di un possibile arrivo della pioggia allungando lo stint. Al contrario, tutte le altre squadre avevano deciso di montare un nuovo treno degli pneumatici più teneri a disposizione. Una mossa comprensibile dato che i distacchi nella midfield sembravano piuttosto ridotti e qualche decimo extra in termini di grip avrebbe potuto significare l’esclusione o il passaggio del turno.

Alla fine del primo tentativo, a rischio eliminazione vi erano proprio le due Racing Point, per cui la scelta della gomma media non aveva pagato, motivo per cui era necessario fare delle serie valutazioni. Dal canto suo, Sergio Perez probabilmente aveva ancora un paio di decimi di margine, considerando che un errore in curva 1 gli era costato, secondo le sue stime, quasi venti centesimi di secondo, mentre Lance Stroll lamentava una mancanza di grip. Ma ciò sarebbe stato sufficiente per passare il turno? Dopo aver fatto i necessari raffronti con i due alfieri per comprendere di quanto potessero abbassare i propri crono effettuando un secondo tentativo sempre sulla medesima mescola, gli ingegneri avevano valutato che non vi fosse il margine sufficiente per riuscire a portare a termine l’idea iniziale, vedendosi costretti ad adottare un cambio di strategia e a passare agli pneumatici soft. Una battaglia per evitare l’eliminazione che non sembrava coinvolgere da vicino le due Ferrari e George Russell, con quest’ultimi a chiudere provvisoriamente la classifica. L’inglese della Williams, a dire il vero, non aveva fatto nemmeno registrare un tempo ufficiale, avendo deciso di abortire il proprio giro dopo alcuni piccoli errori nel primo e nel secondo settore, dovuti anche all’aumentare dell’intensità del vento nella chicane di “Les Combes”.

Tra i principali indiziati da tenere sott’occhi in vista dell’ultimo tentativo vi erano anche le due McLaren e le due Alpha Tauri che, con il progredire della Racing Point a partirà di compound nel secondo run, avrebbero trovato un rivale in più con cui confrontarsi. In effetti, sfruttando una mescola più morbida rispetto al primo tentativo, le due RP20 erano riuscite a riportarsi in una zona utile per mettersi al riparo da una possibile eliminazione, in particolare con Lance Stroll, autore di un ottimo giro che gli aveva garantito la settima posizione. A farne le spese erano stato proprio le vetture del team di Faenza, che avevano così trovato l’esclusione con Daniil Kvyat e Pierre Gasly rispettivamente per soli otto e ventitré millesimi ai danni di Lando Norris, qualificatosi in decima posizione. Una sfida in cui a far la differenza sono stati i dettagli e certamente i due alfieri della squadra italiana avrebbe da recriminare dati i piccoli errori commessi, come ad esempio la perdita del posteriore nel secondo settore per il russo o la scodata in trazione all’ultima curva per il francese. L’aspetto positivo è che quantomeno ciò darà all’AlphaTauri la possibilità di scegliere con quale gomma prendere il via e non è da escludere che la squadra italiana possa decidere di diversificare le strategie tra i due piloti. Da sottolineare, inoltre, che questa si tratta della prima volta in cui il russo è riuscito a battere il compagno di squadra sul giro secco.

Fuori e distanti quasi tre decimi dall’ultima posizione valida per passare il Q3 le due Ferrari di Charles Leclerc e Sebastian Vettel. Nemmeno un gran secondo tentativo del monegasco, che aveva mostrato ancora una volta tutte le sue abilità in qualifica, era riuscita a salvare la Rossa da un’esclusione che comunque sembrava scontata. L’essere riusciti a ad arrivare fino a quel punto con entrambe le vetture ha rappresentato senza dubbio l’unico aspetto positivo della giornata per il team di Maranello, in particolare considerando come lo stesso monegasco pochi minuti in prima avesse evitato l’eliminazione in Q1 per pochi centesimi di secondo. Difficoltà che il team principal della Ferrari ha cercato di spiegare nelle interviste post-qualifiche all’emittente televisiva Sky: “Già ieri dalle libere abbiamo avuto molte difficoltà con la macchina, non siamo riusciti mai a far funzionare le gomme, i piloti non hanno mai avuto fiducia, quindi il weekend è partito in salita. Abbiamo cercato di cambiare in tutti i modi la vettura per oggi sia come bilanciamento che come set-up e modo di fare il giro di preparazione per poi utilizzare al meglio gli pneumatici nel tentativo da qualifica. Non siamo arrivati al punto sperato, ancora credo che ci siano delle spiegazioni necessarie, in questo weekend c’è qualcosa che ci sta sfuggendo e mi aspetto che i nostri tecnici e ingegneri riescano a capire. Detto questo siamo arrivati a due decimi da poter entrare in Q3, quindi la situazione rispetto a ieri è migliorata, ma non abbastanza per star davanti a chi oggi è nostro diretto rivale”, ha raccontato Mattia Binotto. La SF1000 ha perso ovunque nei confronti dei rivali più diretti, ma a penalizzare maggiormente è stato sicuramente il secondo settore, in cui si registrava non solo una bassa velocità di percorrenza rispetto alle squadre più rapide, ma anche una estrema lentezza nei cambi di direzione, segnale di un anteriore difficile da gestire e di pneumatici fuori temperatura, che non garantiscono ai piloti il giusto feeling per osare qualcosa in più.

Q3: Hamilton e Verstappen si impongono

Come ci ha ormai abituato questa stagione, anche in Belgio la lotta per la pole position sembrava un affare riservato interamente ai due piloti della Mercedes, grazie ad un buon vantaggio sulla concorrenza. Una sfida che, tuttavia, è durata poco, perché sin dal suo primo tentativo Lewis Hamilton aveva messo le carte in chiaro, rifilando quasi sei decimi di secondo al proprio compagno di squadra, anche quest’ultimo non era stato autore di un giro particolarmente pulito soprattutto per via di qualche errore nella percorrenza del primo e del secondo settore. Un ritardo considerevole che, seppur nel secondo tentativo si è ridotto a cinque decimi, lascia ben più di qualche dubbio in merito alla prestazione del finlandese, protagonista di diversi errori in entrambi i run. Effettuando un confronto tra la Q2 e la Q3, possiamo notare che, nonostante la differente mescola, Bottas sia riuscito a migliorarsi solamente di mezzo secondo, al contrario di Hamilton e Verstappen, i quali erano riusciti a togliere quasi otto decimi ai loro rispettivi tempi. Viene quindi lecito chiedersi da dove nasca il gap così ampio che il pilota di Nastola ha accusato nei confronti del proprio compagno di squadra.

Analizzando gli onboard e i dati della telemetria, è possibile notare che così come nel primo tentativo, Bottas non era riuscito a trovare l’interpretazione perfetta della prima curva, arrivando lungo in entrata e perdendo il posteriore in uscita. Guardando il confronto, infatti, possiamo notare come già a centro curva il finlandese fosse in svantaggio nei confronti di Hamilton e la correzione per il controsterzo avuto in fase di trazione non avesse fatto altro che ampliare questo gap. Si tratta di un fattore da tenere in considerazione, perché al di là del tempo perso in sé, uscire nel miglior modo possibile dalla prima curva è fondamentale per portare più velocità nel successivo rettilineo che porta al complesso dell’Eau Rouge-Radillon. Un errore simile a quello del primo tentativo, che non aveva permesso a Bottas di migliorare sensibilmente il parziale ottenuto nel primo settore e che, soprattutto, la aveva già posto virtualmente a due decimi di ritardo dal compagno di squadra. Proseguendo con il giro, possiamo arrivare al secondo intertempo, dove effettivamente il finlandese era riuscito a migliorarsi in modo importante rispetto a quanto fatto precedentemente, ma non abbastanza per mantenere il passo di Hamilton.

Indubbiamente la sequenza di curve 5-6-7, meglio nota come “Les Combes”, ha rappresentato uno dei punti chiave nel dominio di Hamilton, in quanto proprio in questa tratto della pista era riuscito nuovamente a fare la differenza nei confronti del compagno di squadra. Da portare all’attenzione è soprattutto la percorrenza della prima chicane, dove i due avevano dimostrato stili di guida differenti: più pulito Hamilton, che aveva pennellato più dolcemente il cambio di direzione, al contrario di Bottas che aveva preferito impostare con un movimento di volante più aggressivo. La telemetria ci racconta che proprio in questo punto, il sei volte campione del mondo era così riuscito a portare quasi ben 15 km/h di velocità in più in percorrenza, garantendosi così un piccolo vantaggio. Da sottolineare è anche l’uscita in curva sette, dove ancora una volta l’inglese era stato molto scaltro nello sfruttare al massimo i limiti della pista. Per questo fine settimana, infatti, i commissari di gara avevano revisionato i track limits in diverse zone del tracciato, come ad esempio in uscita da curva 7 o da curva 14, dove i piloti tenendo a sfruttare il più possibile la parte esterna per portare maggiore velocità in uscita: per questo era stato ritenuto valido anche il pieno utilizzo del cordolo che, seppur garantisse un minor grip rispetto all’asfalto, permetteva di essere più fluidi alla guida. Un fattore che Lewis aveva sfruttato a pieno, in particolare in uscita di curva 7, dove dal confronto è possibile notare quanto avesse sfruttato il cordolo in maggior misura se paragonato al compagno di squadra, evitando così lo scotto di dover alzare eccessivamente il piede dell’acceleratore.

Proseguendo con il giro, possiamo notare anche come anche la percorrenza di curva 9 fosse stata lontana dall’ideale per Bottas, avendo dovuto correggere un sovrasterzo che lo aveva spinto quasi ad azzerare l’input sull’acceleratore, con conseguente perdita non solo nel tratto in sé, ma anche in termini di velocità per il rettilineo successivo che avrebbe portato alla “Pouhon”. Problemi di posteriore che riscontrabili anche nell’inserimento della 12, per cui, considerando tutti questi piccoli errori, non sarebbe stata di certo una sorpresa vedere che il distacco virtuale tra il finlandese e il compagno di squadra crescere ulteriormente di circa due decimi e mezzo.

Differente di interpretazioni visibili anche nell’ultima chicane della pista, molto difficile a causa della sua conformazione tende a portare i piloti molto verso l’esterno a causa della del suo offset. Come si può apprezzare dalle immagini, Bottas aveva optato per il tentare di portare maggiore velocità in ingresso, lasciando così scivolare la vettura a metà curva nonostante ciò avesse significato finire leggermente larghi e in una posizione più scomoda per l’impostazione della seconda metà della chicane. Andando ad effettuare un confronto, infatti, possiamo notare come anche se effettivamente nella fase di impostazione della seconda parte della chicane fosse virtualmente dietro rispetto al compagno di casacca, la linea scelta gli avrebbe garantito l’opportunità di avere una miglior uscita verso il rettilineo finale, potendo così raddrizzare la vettura più rapidamente e sfruttare al massimo il grip fornito dagli pneumatici per l’ultimo allungo. Una situazione all’opposto per Valtteri, il quale, nonostante il vantaggio ottenuto nella prima parte di chicane, aveva optato per una linea molto larga, che avrebbe penalizzato l’impostazione della seconda parte a causa del poco spazio a disposizione. Andando a completare il raffronto in uscita, infatti, è possibile notare come nel momento in cui il sei volte campione del mondo fosse a volante praticamente quasi aperto, garantendosi l’opportunità di sfruttare meglio l’impronta degli pneumatici per poter mettere a terra la potenza della propria Power Unit, il finlandese fosse ancora in fase di rotazione con un angolo volante piuttosto pronunciato, il che naturalmente limitava le possibilità di trovare la miglior accelerazione possibile in vista dell’ultimo tratto.

I cinque decimi finali sul traguardo accusati dal numero 77 sono forse la prova più chiara che qualcosa non abbia funzionato a dovere nel suo sabato belga, dimostrando a pieno la differenza che vi può essere tra un giro ricco di piccoli errori ed uno estremamente pulito, come quello di Hamilton, che gli ha così garantito la quinta pole position stagionale.

Nonostante il distacco accusato dal compagno di casacca, Bottas è comunque riuscito a limitare i danni, guadagnando la seconda posizione, per quanto le possibilità di perdere anche la prima fila ai danni di Verstappen fossero a dire il vero piuttosto elevate, dati i soli quindici millesimi a separare i due. Un distacco minimo, dovuto soprattutto al secondo settore, quello in cui la W11 ha fatto la differenza nei confronti dei rivali nel corso di tutto il fine settimana.

Nel primo intertempo, in effetti, il pilota della Red Bull era stato estremamente rapido, grazie ad un’interpretazione perfetta della prima curva, sia in entrata che in uscita, al contrario di quella dell’alfiere Mercedes, che come abbiamo visto aveva incontrato delle difficoltà. Ciò gli aveva garantito l’opportunità di portare qualche km/h di velocità nel complesso dell’Eau Rouge-Radillon, che ormai si percorre in pieno con le vetture moderne. Vale tuttavia la pena menzionare un dettaglio: per questo fine settimana, il team anglo-austriaco aveva optato per l’utilizzo di un assetto leggermente più scarico rispetto a quello della controparte tedesca, il che avrebbe dato un vantaggio sui tratti rettilinei, pagandone poi lo scotto nelle zone guidate. Proprio nella parte finale dei rettilinei, tuttavia, guadando la telemetria si può notare come sulla vettura di Verstappen si verificasse in maniera ridotta il fenomeno del clipping, con il taglio della potenza da parte del motore elettrico, al contrario delle due Mercedes, che continuavano invece a guadagnare velocità fino alla fine senza accusare il medesimo problema. Un fattore di cui aveva parlato anche Verstappen stesso nelle interviste post-qualifica e che sarà importante tenere in considerazione anche per il resto del giro.

Proseguendo con il secondo settore, possiamo notare come nel tratto più guidato della pista, nonostante qualche piccolo errore, il numero 77 della “Stella” fosse riuscito ad essere comunque più incisivo nella percorrenza, in particolar modo alla “Bruxelles”, dove l’essere riuscito a mantenere una linea interna gli aveva permesso di guadagnare metri preziosi nel confronto. Una differenza che si era potuta apprezzare anche negli altri tratti guidati del secondo parziale, il che gli aveva consentito di arrivare al rilevamento con un vantaggio virtuale di circa due decimi.

Sfruttando i tratti rettilinei dell’ultimo settore, tuttavia, Verstappen era riuscito a ridurre nuovamente questo gap, portandosi all’incirca sui tempi del rivale della Mercedes, nonostante anche in questo caso si fosse leggermente verificato quando era già occorso in precedenza ovvero del clipping nella parte finale delle zone ad alta velocità. L’impostazione dell’ultima curva è stata anche in questo caso estremamente interessante. Così come Hamilton, anche il pilota olandese aveva deciso di seguire una linea volta a favorire la seconda parte della chicane piuttosto che l’ingresso nella prima fase, scegliendo così una traiettoria molto interna. Una scelta che in effetti aveva pagato in uscita, garantendo così a Max l’opportunità di anticipare la fase di accelerazione, anche se un sovrasterzo lo aveva costretto ad alzare il piede e perdere quanto di buono fatto fino a quel momento. Probabilmente, con un’uscita più “delicata”, Verstappen sarebbe riuscito a centrare la seconda posizione, per quanto comunque la seconda fila sia un risultato in linea con le aspettative: “Per noi è stato un weekend positivo fino ad ora. Siamo arrivati qui e pensavamo sarebbe stato difficile, ma essere P3 e così vicino a Bottas, in generale possiamo essere soddisfatti. Il giro era buono, mi è mancato un pochino di energia, forse l’ho finita troppo resto, è difficile gestirla per tutto il giro. Alla fine, ho trovato forse il modo migliore per fare il giro più veloce”, ha commentato il numero 33 nelle interviste, spiegando anche i problemi legati all’ERS.

Giornata estremamente positiva anche in casa Renault, la quale è riuscita a conquistare la quarta a la sesta casella sulla griglia di partenza sfruttando le caratteristiche della pista che ben si adattano alla RS20. Dal canto suo, Daniel Ricciardo come al solito ci ha messo qualcosa in più, dimostrando tutte le sue abilità in qualifica che lo hanno reso uno dei piloti più apprezzati sotto questo aspetto, ripetendo così le buone sensazioni che si erano viste a Silverstone. Dopo il primo tentativo, l’australiano era riuscito addirittura a guadagnare virtualmente la terza posizione, ma un secondo run in cui non era riuscito a trovare il giusto feeling lo aveva costretto ad abortire il giro ed accontentarsi della quarta casella finale. Qualifica positiva anche per Esteban Ocon: seppur il sesto posto non rappresenta il suo miglior risultato stagionale, l’essere riuscito ad ottenere questa prestazione su pista asciutta è un passo nella giusta direzione. Sarà interessante vedere cosa potranno fare le due monoposto francesi ad inizio gara con non solo un assetto più scarico, che dovrebbe aiutarli sui rettilinei, ma anche con gomme a mescola soft, che dovrebbero entrare più facilmente in temperatura rispetto a quelle a banda gialla su cui potranno contare i tre primi classificati alla partenza. A dividere le due Renault sarà Alex Albon che, seppur anche in questo caso accusi un gap non indifferente dal proprio compagno di squadra, continua a fare passi in avanti nella giusta direzione: partire così avanti sarà fondamentale per lui perché, nel caso riuscisse quantomeno a mantenere la sua posizione, ciò gli eviterebbe di finire subito nel traffico, fattore che lo ha penalizzato oltremodo negli appuntamenti precedenti. Settima posizione per Carlos Sainz, il quale ha mancato solamente per pochi centesimi di secondo la terza fila: considerando il potenziale della Renault su questo circuito, si tratta comunque di un buon punto di partenza, che lascia aperta la porta a varie possibilità in gara. Non è andata altrettanto bene all’altra vettura di Woking, la quale domani scatterà dalla decima casella, pagando lo scotto di non aver trovato la giusta scia nel tentativo finale, ovvero quello in cui la maggior parte dei piloti ha fatto un salto in avanti. A dividere le due McLaren saranno le Racing Point che, tuttavia, non avevano effettuato l’ultimo tentativo, preferendo rimanere ai box in mancanza di un nuovo set di gomme morbide a disposizione.

Le strategie

In tema strategie, ammesso che in gara non piova, Pirelli suggerisce di completare i primi diciotto giri di gara sulla soft, per poi arrivare fino al traguardo sulla media: secondo il costruttore italiano, anche la soluzione opposta è un’alternativa valida. Tra le altre strategie proposte vi è anche quella di iniziare sulla soft completando sedici passaggi, per poi passare alla hard fino alla fine. Una delle grandi incognite sarà sicuramente la pioggia, che potrebbe cambiare completamente lo scenario durante la gara.

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