F1 | Ferrari, tra le curve di Singapore servono risposte importanti
La Rossa a Singapore lavora anche in ottica futura, su un circuito sfavorevole sulla carta
Le luci, la notte, ma soprattutto curve spezzate a novanta gradi, pieghe lente, secche. L’esatto contrario del senso di libertà dei rettifili di Monza, ma Singapore per questa Ferrari non è un semplice – interlocutorio, magari inutile – GP di passaggio. Marina Bay è una cartina tornasole, è la ricerca di risposte importanti, incrociando le dita con la speranza di dimostrare che la sbornia delle vittorie di Leclerc a Spa e Monza sarà replicabile anche altrove, laddove conta più l’aderenza che la cavalleria.
Per Maranello Singapore è croce e delizia. Circuito di belle vittorie (2010, 2015) e cocenti delusioni (2008 e 2017 su tutte). Mai come quest’anno, però, pista invisa sulla carta, per nulla congeniale, del tutto ostica considerate le caratteristiche di questa SF90, un missile terra terra poco incline a farsi cullare nei tratti guidati.
Epperò la Ferrari sogna di crescere e svettare già dall’anno prossimo, non vorrebbe aspettare il 2021, ha dimostrato di saper vincere e vuole farsi squadra e monoposto completa. Per questo a Singapore, dopo un venerdì difficile – “ma il pacchetto di novità ha funzionato” parola di Seb Vettel – è d’uopo mettere tutti i pezzi al loro posto, trovare l’assetto migliore e dimostrare a se stessa e alla F1 due cose.
La prima, sfatare il tabù degli sviluppi cannati dopo l’estate. La maledizione degli aggiornamenti fallimentari portati a Singapore, dei pezzi nuovi che non servono a nulla. E’ successo nel 2012, quando la mancanza di sviluppi mandò al manicomio Alonso e da lì è andata più o meno sempre così, anche nel 2018, quando la squadra sbagliò tutti gli aggiornamenti al retrotreno. Il Cavallino dovrà dimostrare di aver imparato a sviluppare l’auto nel periodo che negli ultimi anni ha messo spesso e volentieri la parola fine a tutte le ambizioni iridate.
In secondo luogo gli uomini di Binotto devono dimostrare di saper far andare forte la monoposto anche nei tratti guidati. Marina Bay è prova del nove, è il tracciato dove la Rossa spera di cancellare l’onta del GP di Ungheria, con l’obiettivo di darsi una dimensione più completa, di vedere uno spiraglio totale e assoluto di competitività su ogni tipologia di tracciato. Non conta il risultato, ma contano le risposte, il feedback, che il pacchetto ad alto carico darà ai tecnici e soprattutto ai piloti. Se fossero risposte positive allora potremmo dire che Maranello ha davvero iniziato a cambiare passo, che si possono intravedere spiragli per un 2020 più luminoso. Ma se la SF90 annasperà ancora tra degrado gomme e sottosterzo allora significherà che la strada per la vittoria è ancora lunga e molto tortuosa, niente a che fare con il rettilineo amico di Monza.
Antonino Rendina
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