E ho guardato dentro un’emozione: Raikkonen si prende Austin e chiude il cerchio

Il capolavoro di Kimi in America destinato a restare scolpito nei cuori dei tifosi del Cavallino

E ho guardato dentro un’emozione: Raikkonen si prende Austin e chiude il cerchio

Attesa, agognata, cercata, voluta, sperata, trovata. La vittoria di Kimi Raikkonen ad Austin, a distanza di cinque anni dal suo ultimo successo in F1 (Australia 2013 con la Lotus) e di ben nove dal suo ultimo trionfo con la Ferrari (Spa 2009) è Storia che si completa, è un cerchio che si chiude, è stella polare di un universo di emozioni, sentimenti, gioie e delusioni.

Il commiato del prode finnico dalla Ferrari non poteva essere lasciato alla dolcissima banalità di podi e piazzamenti, necessitava di una prodezza, di un acuto, di un numero degno della classe di questo (finto) freddo highlander, di un Iceman che sa sciogliersi al punto giusto, tanto da inchinarsi alla platea rossa sul podio e affermare: “Lascio al momento giusto quella che per me è una famiglia, forse le persone sottovalutano il mio amore per la Ferrari”.  

Ma forse è Kimi a sottovalutare l’affetto dei tifosi nei suoi confronti. A undici anni esatti dall’epico trionfo iridato di Interlagos Raikkonen ci ha regalato un capolavoro denso di significato che da solo vale una stagione. La partenza decisa, il ritmo tambureggiante, la gestione pressoché perfetta delle gomme. Nel mezzo una difesa da manuale sull’arrembante Lewis Hamilton: traiettorie diverse, chiusura degli spazi, guida tonda per sfruttare al meglio le Pirelli consunte.

In questa vittoria c’è davvero tutto Kimi, perché è stata una (piccola grande) rivalsa fondata sul talento, sul passo gara, sulla consistenza e la lucidità nel gestire un finale dove la Ferrari numero sette era a tiro di schioppio di due funamboli che non fanno sconti. Il vecchio fuoriclasse nordico ha controllato in modo magistrale il ragazzino terribile e il fuoriclasse straccia record.

Ci è sembrato di rivedere il Raikkkonen di Suzuka 2005, delle Ardenne, di Interlagos 2007: spietato, impeccabile, chirurgico nella guida. Come se il tempo si fosse fermato, come se il tempo fosse davvero una dimensione nella quale poter andare davanti e indietro, come se fossimo tutti di colpo ringiovaniti, tornati a riassaporare sensazioni ormai lontane.

E’ questa la magia di Raikkonen, essere stato alfiere e simbolo della Ferrari per due decadi, averla rappresentata sempre con stile, professionalità, eleganza. Pochissime le parole, ma mai banali. Dieci le vittorie in otto anni, ma tutte bellissime, alcune importantissime.

Ho fatto il mio tempo in Ferrari, sono contento di andare in Sauber, la sede è anche a pochi km da casa”. Intimistico e crepuscolare, quasi delicato nel sollevare la Rossa dalla (scellerata?) decisione di non rinnovargli il contratto. Perché il tempo sembra passare un po’ per tutti, ma non per questo eterno ragazzo che a 39 anni ha fatto ancora esultare e piangere l’intero popolo rosso.

Antonino Rendina


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