Max Verstappen, il fenomeno inviso che può ribaltare la F1…

Un talento purissimo, una presenza scomoda per molti, l'evidenza di trovarsi davanti a qualcosa di unico...

Max Verstappen, il fenomeno inviso che può ribaltare la F1…

“Ciao sono Max, ho il piede pesantissimo e degli altri sinceramente me ne frego”. Non l’ha detto, ma potrebbe essere questo il biglietto da visita perfetto di Verstappen Max Emilian, olandese figlio d’arte che s’è abbattuto sulla F1 con la stessa veemenza di una pioggia di meteoriti.

Premetto, il ragazzino d’oro di casa Red Bull non mi sta simpatico, non mi suscita particolare empatia, anzi lo vedo abbastanza acerbo caratterialmente, anche banalotto quando si lascia andare a frecciatine gratuite a colleghi ben più esperti di lui. Epperò nelle pieghe e nelle storture di una personalità tutta in divenire, in quel romanzo di formazione che può essere una carriera passata tra gli squali del paddock, non possiamo fare a meno di scorgere le stimmate del fuoriclasse innato, i segnali premonitori di trovarci dinanzi ad un vero e proprio crack, a qualcosa di più unico che raro.

Basti pensare alla facilità, disarmante, con la quale questo imberbe ventenne riesce a tenere il passo e il livello di gente che farebbe tremare le gambe a qualsiasi giovanotto. Perché i rivali attuali di Verstappen sono la migliore infornata di talenti del dopo Schumacher: Vettel, Hamilton, Alonso, Ricciardo, Raikkonen, ognuno di questi, presi singolarmente è un campione. Ognuno di questi, preso singolarmente, abbisogna di sette camicie per aver ragione di Max in pista. E questo è un dato di fatto.

Il ragazzo, poi, come tutti i fenomeni del domani, ingombranti per partito peso, ostacolo in pectore a vittorie e mondiali, sta sulle balle un po’ a tutti. Sono proprie di Verstappen, infatti, quell’irriverenza e strafottenza, quella malcelata consapevolezza di (poter) essere il migliore, l’ispirazione di chi sa di avere qualcosa in più e non vuole fingere di avere complessi di inferiorità o provare un timore reverenziale che non c’è.

La mente – mi perdonino i puristi per lo sconcertante paragone – riporta direttamente al Michael Schumacher dei primi anni. Quello che non rispettava i veterani degli anni ottanta, il ragazzo tedesco criticato per l’approccio troppo aggressivoA chi imputa a Max un’immaturità di fondo, che si traduce in irruenza dannosa per se e per gli altri, lui risponde con il cronometro, facendo spallucce, vivendo con immane serenità il suo personale percorso di crescita.La verità è che Verstappen non ha bisogno di avere buoni rapporti, di farsi amici, di sorridere o di lasciarsi andare ad affettate captatio benevolentiae, né tantomeno di alzare quel benedetto piede dal gas.

Non ne ha bisogno perché nelle sue stelle è già scritto che gli basterà solo e soltanto guidare come sa fare. A Sepang Verstappen s’è sbarazzato del binomio Hamilton-Mercedes come fosse l’ultimo dei doppiaggi a fine gara. La scioltezza di guida, la semplicità innata con la quale riesce a far sembrare normali prestazioni monstre, sono inequivocabili indizi di ciò che l’olandese volante molto presto sarà in grado di combinare. Cadranno autodromi ai suoi piedi, s’aprirà un’era di folle arancioni in visibilio. La mente corre veloce ad un pilota italiano che ha monopolizzato la MotoGP e il colore delle tribune. Verstappen spesso sembra un automa con una corazza, indifferente alle critiche. Forse perché sa di potersi prendere la F1 e rivoltarla a suo piacimento.

Antonino Rendina


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