Il ritorno di Michael Schumacher (3/4) – Il rovescio della medaglia

Il ritorno di Michael Schumacher (3/4) – Il rovescio della medaglia

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Analisi del 2010
Delusione o apprendistato?

Eccoci al terzo appuntamento con l’approfondimento su Michael Schumacher.

L’abbiamo intitolato “Il rovescio della medaglia” per raccontare come questo 2010 si sia trasformato in un boomerang che, come da caratteristica principale, è tornato alla base colpendo l’immagine di supercampione che Schumacher si era costruito durante la sua “prima” splendente carriera.

2010, una manna per i detrattori

Schumi dietro a Rosberg, purtroppo per il Kaiser quest'anno è andata così più di quanto avrebbe sperato

I risultati non brillantissimi ottenuti dal tedesco in questo 2010 hanno risvegliato chi ha, sempre o in parte, sostenuto che la carriera di Michael sia stata caratterizzata unicamente da un misto di illegalità, “carinerie” nei confronti degli avversari e immense fortune legate alle supermacchine guidate durante la sua militanza alla corte del Cavallino. Stampa italiana ed estera, quest’anno, non hanno perso occasione per sottolineare, anche enfatizzando oltremisura, le prestazioni negative del tedesco. Ex colleghi, datori di lavoro e lo stesso Bernie Ecclestone non hanno risparmiato ampie critiche a Schumacher, anche gratuite come l’ultima in ordine di tempo. Parliamo della foto di gruppo di fine campionato ad Abu Dhabi alla quale Michael non ha partecipato. Ecclestone non ha perso tempo per dare del “pensionato” al numero 3, non accorgendosi però che all’appello mancassero altri tre o quattro piloti..Anche su internet, che ormai rappresenta un importante bacino di utenza, gli schieramenti hanno visto contrapposti i difensori del tedesco ai detrattori più agguerriti, pronti ad enfatizzare anche il decimo di ritardo nelle prove libere nei confronti di Rosberg.

7 Mondiali, uno più piccolo dell’altro

1994. La Benetton Ford B194 con cui Schumacher ha vinto il suo primo Mondiale

E’ quello che pensano in molti.
1994,1995,2000,2001,2002,2003,2004. Sette titoli Mondiali. Eppure su ognuno di questi aleggiano ombre imponenti, che vorrebbero tali allori frutto di illegalità e scorrettezze ai danni degli avversari (1994), e auto palesemente superiori alla concorrenza (tutti gli altri anni, praticamente).

La foto di copertina ritrae Schumacher e Damon Hill nel 2010, sedici anni dopo il fattaccio. Sono infatti loro i protagonisti del primo Mondiale targato Schumi. E il 1994 è effettivamente l’anno più controverso del tedesco. Nessuno può sapere cosa sarebbe successo se Ayrton Senna avesse concluso l’anno invece di scomparire, prematuramente, nel GP di San Marino. L’unica gara di riferimento (il GP inaugurale in Brasile) aveva visto Schumacher vincente con Senna ritirato quando era all’inseguimento del tedesco. La scomparsa prematura del brasiliano è vista, ancora oggi e da molti, come il “via libera” all’epoca Schumacheriana. In buona sostanza si sostiene che, senza l’incidente di Imola, Michael non solo non avrebbe vinto i primi due mondiali, ma probabilmente non sarebbe giunto in Ferrari. Perchè, come si dice da anni, al Cavallino sarebbe potuto arrivare proprio Ayrton. Ricordiamo infatti la profonda ammirazione di Senna per la Ferrari, manifestata in più occasioni, e alcune dichiarazioni di Todt riguardo una sorta di accordo verbale raggiunto alla fine del 1993 con obiettivo la stagione 1995.
Di tutto questo, però, a Schumacher crediamo che non se ne possa fare una colpa.

Dal punto di vista sportivo, quello che viene contestato a Schumacher per gran parte della stagione 1994 è l’aver guidato una monoposto (la Benetton B194) a tratti illegale nell’elettronica (launch control tra gli altri) e di aver concluso un anno passato tra squalifiche e punizioni con la discussa manovra ai danni proprio di Damon Hill nel GP di chiusura in Australia, ad Adelaide.

Su questo scontro si sprecano ancora ora, a distanza di 16 anni, le discussioni tra chi sostiene la tesi della scorrettezza premeditata da parte del tedesco e chi pensa, invece, che Damon Hill sia stato troppo “ottimista” nel tentare un sorpasso forse troppo azzardato o forse suggerito dalla troppa foga data dall’adrenalina del momento.

I primi asseriscono che il tedesco, dopo il primo contatto sul muro, abbia teso una sorta di trappola all’inglese, portandolo ad infilarsi all’interno con il solo scopo di stringerlo sul muro e fargli terminare la corsa in anticipo.

I secondi sostengono, invece, che Hill abbia tentato un sorpasso tutto sommato azzardato, alla luce del fatto che la Benetton dopo il primo contatto sulle barriere si era probabilmente danneggiata e lo stesso sorpasso sarebbe stato possibile, oltre che molto più agevole, solo poche curve dopo.

Quello di Schumacher sarebbe stato, insomma, un disperato gioco meschino. Simile a quello tentato tre anni dopo (di cui parleremo più avanti).

L’unico dettaglio (o spunto di riflessione) che vogliamo sottolineare è questo: solitamente chi vuole “buttare fuori” è chi sta all’interno, perchè ha più possibilità di riuscita. Ci spieghiamo meglio, non fraintendeteci.Vogliamo dire che, nella dinamica di un incidente di questo tipo, è solitamente più facile che sia l’auto all’esterno a subire le conseguenze maggiori di uno scontro. E, se sulla Williams di Damon non si fosse danneggiato il braccetto della sospensione anteriore sinistra, questa tesi si sarebbe applicata alla perfezione al caso, visto che comunque il tedesco è volato in aria. In circa cinque secondi (dal momento della toccata sul muro), Schumacher avrebbe dovuto pensare, nell’atmosfera di un’ultima gara decisiva per il suo primo mondiale, di “portare” all’interno Hill col fine di sbatterlo sul muro quanto bastasse per fargli rompere qualcosa. Ora, noi (o almeno chi scrive) non siamo piloti, e non sappiamo cosa passi per la testa di questi pazzi in momenti come questi. Ma, oggettivamente, sembra un tantino esagerato ipotizzare una pensata simile, in un momento simile, in una tempistica simile. Forse è più facile pensare ad un gesto estremo di ‘difesa’ (diverso da quello di Jerez), ma non premeditato.

Ovviamente, comunque e per la legge del tifo, non si arriverà mai ad una conclusione definitiva di questa vicenda. Schumacher rimarrà sempre lo scorretto per antonomasia della F1 e Hill il pollo che ha tentato di infilarsi dove non poteva nè doveva. Ma forse è giusto così. Sono anche gli episodi più controversi quelli che rimangono nella memoria dei tifosi e degli appassionati.

Tornando all’anno 1994 in generale, per cronaca è anche giusto ricordare che Schumacher è arrivato al Gp finale con quattro gare in meno alle spalle. Squalificato dal GP di Gran Bretagna per aver sorpassato Hill nel giro di ricognizione senza render conto (sembra su suggerimento di Briatore dal muretto) della bandiera nera esposta, è stato costretto a guardare in televisione anche altre due gare per punizione (Italia e Portogallo). Inoltre, la vittoria nel GP del Belgio gli è stata annullata per eccessivo consumo del fondo piatto, rimediato presumibilmente nel testacoda a 360° su un cordolo, del quale vi mostriamo il video.

Questo per quanto riguarda l’anno 94.

Sugli altri sei titoli mondiali del tedesco si alza l’ombra della “fortuna”, e delle auto stratosferiche.

La Benetton B195 era fondamentalmente superiore alla B194, grazie all’adozione del motore Renault V10 al posto del Ford V8. E infatti nel 1995 Schumacher fece la differenza. Corse anche tutti i gran premi, nessuna squalifica in quella stagione fu infatti comminata al tedesco.

Un oggettivo falso storico è, invece, quello relativo al periodo in Ferrari. Si parla infatti, generalizzando un po’ troppo, di una monoposto due gradini al di sopra di tutte le altre senza considerare, però, che i mondiali 2000 e 2003 sono stati vinti uno al penultimo e uno all’ultimo GP. E che il 2001 è stato vinto sì in Ungheria, ma con un Rubens Barrichello giunto quarto in classifica mondiale, segno che la grande differenza sul campo era quella portata dal tedesco. Vada invece per il 2002 e il 2004, in cui la Ferrari ha sfornato due delle auto più performanti mai viste in F1. Ma, se se ne deve fare una colpa al pilota tedesco (invece che un merito per il lavoro di sviluppo insieme agli ingegneri), la storia ci ricorda altre annate in cui i Mondiali sono stati vinti anche grazie ad una palese superiorità tecnica (tra l’altro, ne abbiamo parlato qui, qualche tempo fa). Pertanto, se si parla di mondiali quasi “illegittimi” riguardo Schumacher, si dovrebbe applicare lo stesso metro di giudizio anche in altri casi.

Le scorrettezze del Kaiser

Jerez, 26 Ottobre 1997. Il famoso scontro tra Michael Schumacher e Jacques Villeneuve che consegnerà il titolo al canadese.

La chiusura fin troppo aggressiva nei confronti di Rubens Barrichello nel Gp di Ungheria di quest’anno ha riaperto, nella circostanza di un 2010 già negativo di suo, il capo di accusa di cui abbiamo appena parlato in precedenza, relativo alle scorrettezze in pista del tedesco. Partendo dall’episodio già citato tra Michael e Damon Hill nel 1994, passando per la ruotata costata il mondiale contro Jacques Villeneuve a Jerez nel 1997 (in foto), arrivando ai famosi tagli di traiettoria in partenza fino appunto all’episodio di Budapest 2010.

Per quanto riguarda Jerez 1997, i video e le riprese dai cameracar della Ferrari e della Williams mostrano due dettagli che non sono stati considerati, visto l’esito della corsa.

http://www.youtube.com/watch?v=CgfuoSFerDU

1- Schumacher stava accusando, dopo l’ultimo pit stop, evidenti problemi sulla sua F310B. Si dice fossero riconducibili ad un treno di gomme fallato, ma l’ipotesi più accreditata è quella di un problema ai freni della Ferrari, sorto in realtà già prima della sosta. Non si spiega altrimenti come, negli ultimi due giri, Schumacher abbia perso inesorabilmente terreno nei confronti di Villeneuve. Questo dettaglio è oltretutto ben riscontrabile dai video dell’epoca. E, infatti, in occasione della staccata del sorpasso, si nota come la Williams sia davvero molto distante dalla Ferrari, segno che Schumacher potrebbe aver iniziato a frenare in anticipo rimanendo, però, sorpreso dall’attacco deciso di Jacques.

2- Villeneuve è arrivato lungo alla staccata. Quanto basta per bloccare l’anteriore destra sul cordolo e sterzare a metà curva, mancando completamente la corda. Quello che ci chiediamo, quindi, è: come sarebbe andata se Michael, invece di tenersi largo per poi sterzare frettolosamente, avesse percorso quella curva utilizzando la traiettoria comune? In pochi se lo sono chiesti, ma se il Ferrarista avesse chiuso anzitempo il raggio di curva per difendersi, sarebbe stato probabilmente centrato dal pilota Williams. Ovvio, si va per ipotesi e sicuramente non sarebbe cambiato niente ai fini del Mondiale (tranne l’estromissione del tedesco dalla classifica del mondiale)

Il paragone tra Adelaide 94 e Jerez 97 è stato portato da molti come prova del “marchio di fabbrica” di Schumacher. Tra i due episodi c’è, però, una differenza, vale a dire la posizione della Williams. Quella di Hill (il quale frena prima del contatto quasi ad accorgersi di rischiare troppo) era dietro rispetto alla Benetton di almeno un metro e mezzo, e infatti lo scontro fu tra l’anteriore sinistra di Damon e la pancia destra seguita dalla ruota posteriore destra di Michael. Erano pertanto stati sbagliati i tempi del sorpasso e, in una finale Mondiale, non puoi sempre pretendere che il tuo avversario ti lasci una porta aperta per passare. A Jerez ad essere ormai davanti era Jacques, il quale lo spazio invece l’aveva trovato rispetto all’inglese, e l’errore di Schumacher è stato quindi doppio. Il primo infatti è stato quello di non chiudere la porta per difendersi, il secondo di chiuderla e male quando ormai i giochi erano fatti. E, visti i problemi della Ferrari, lo sarebbero stati comunque, anche se fosse rimasto in pista. Ma almeno non il tedesco non si sarebbe visto togliere i punti del mondiale.

Riguardo i tagli di traiettoria abbiamo avuto quest’anno un esempio di come non sia solo Schumacher a rendersi protagonista di questi episodi. L’unico video che abbiamo trovato è un po’ scadente ma rende l’idea, si tratta dello zig-zag ripetuto di Hamilton in Malesia di fronte a Petrov.

Inoltre, non è una novita il cambio di traiettoria in partenza, anche quest’anno ne abbiamo avuti diversi esempi.

Anche lo scontro nell’alluvione di Spa 1998 con la Mclaren di David Coulthard è stato annoverato tra le perle negative di Schumacher. Certo, chi tampona ha sempre torto, ma non considerare che Coulthard era doppiato, non aveva nessun interesse per la gara e viaggiava in traiettoria con il piede alzato è da miopi.

Quando si parla di scorrettezze in pista, solitamente il primo nome che si fa è proprio quello di Schumacher. Spesso pare infatti, tra addetti lavori, stampa e appassionati, che le scorrettezze in Formula 1, per quanto poco condivisibili, siano state unicamente di competenza del tedesco. Sarà che la sua lunga carriera in F1 conta diversi episodi, ma tra gli appassionati più datati basta davvero poco: portare il datario, per esempio, indietro alle annate 1989-1990 (Senna-Prost in Mclaren) per rendersi conto che anche altri grandi Campioni non sono stati dei Santi durante la propria carriera.

Un altro episodio che non ha sicuramente giovato (indirettamente) alla simpatia di Schumacher nei confronti dei tifosi è stato il sorpasso pilotato dal muretto su Barrichello in Austria, nel 2002. Ma qui più che di scorrettezza del pilota si può parlare di mancanza di tatto del muretto stesso. Anche questo episodio è stato molto discusso e ha portato nella stagione 2003 all’inutile regola sul divieto di giochi di squadra che, come abbiamo visto quest’anno ad Hockenheim, ha mostrato tutti i suoi limiti.

Conclusione
Schumacher non è mai stato “simpatico”, almeno pubblicamente. Il fatto che abbia vinto tutto quello che c’era da vincere non l’ha reso di sicuro più amato tra chi non l’ha tifato negli anni d’oro. E questo vale per tutti i grandi campioni in generale. Chi vince tanto (o forse troppo) non è adorato da una gran parte degli appassionati. Al di là delle antipatie o meno, gli va comunque riconosciuto il fatto di essersi rimesso in gioco a 41 anni, con il rischio (nemmeno più tanto rischio ormai) di macchiare l’immagine di vincente che si era creato.

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Alessandro Secchi – F1Grandprix

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