Ferrari, Raikkonen penalizzato e ottavo: “Dovevo provarci per forza”
Un irriducibile Kimi ha provato ad agguantare il podio fino alla fine arrivando al contatto con Bottas
Una gran partenza, che poteva far pensare ad una gara tutta in discesa per Kimi Raikkonen; e invece già alla ripartenza dopo la prima safety car il pilota finlandese ha dovuto sopportare il sorpasso a bruciapelo di Valtteri Bottas. Kimi, scattato bene dalla quinta pizza, ha dovuto poi subire il furibondo ritorno dello scatenato compagno Vettel, con il quale ha dato vita ad un corpo a corpo serrato ed avvincente, che l’ha visto però soccombere.
La Ferrari ha fatto il resto dal muretto, chiamandolo ai box forse troppo frettolosamente e rispedendolo nel traffico. In sesta posizione, con una rincorsa al podio di fatto compromessa, Raikkonen si è rimboccato le maniche scatenandosi negli ultimi indiavolati giri di Sochi, quando ha dapprima superato Ricciardo e poi si è messo all’inseguimento di Perez e Bottas. Archiviata la “pratica” messicana, Raikkonen ha tentato il tutto per tutto per superare il connazionale finlandese (con il quale non scorre buon sangue) per prendersi di prepotenza il podio.
Con una manovra emozionante e coraggiosa, da pilota con gli attributi, Kimi ha provato l’impossibile, finendo per speronare Bottas ed arrivando quinto al traguardo con una SF15-T malconcia. Kimi ha emozionato, ma la Federazione non ha gradito e l’ha reputato l’ unico responsabile della collisione, penalizzandolo di trenta secondi sul tempo totale e condannandolo all’ottava posizione. Un peccato, poi non lamentiamoci se i piloti non ci provano mai.
“Dovevo per forza provare a superarlo, ci ho provato subito in uscita dai box ma non è stato possibile – ha raccontato Kimi – Ho studiato quella curva e ho capito di potercela fare, ero troppo vicino per non provare a prendermi il podio. Dovevo provarci di nuovo; ho impostato la manovra di sorpasso ed era troppo tardi per ripensarci, a questo punto io non so se lui mi abbia visto al suo interno. Ho provato a rallentare e a non colpirlo, ma non potevo andare da nessuna parte. Per me si è trattato di un contatto di gara, d’altronde stavamo entrambi correndo…” La FIA, però, non è stata della stessa idea.
Antonino Rendina
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