F1 | Non esiste nessun caso Vettel, i problemi della Ferrari sono altri

Sebastian ha dato tutto in una stagione divenuta complicata soprattutto per colpa del team

F1 | Non esiste nessun caso Vettel, i problemi della Ferrari sono altri

A costo di essere ripetitivo, mi sento di dover insistere su un punto a me caro: la Ferrari non ha nessun caso Vettel da affrontare, semmai la Ferrari ha problemi seri e radicati che inevitabilmente si riflettono sul suo pilota di punta. E’ una sfumatura, forse, ma è il nodo gordiano della questione, perché è impensabile ragionare in F1 sul singolo prescindendo dalla squadra, in uno sport di mezzi e tecnologia.

Addetti ai lavori, media, manager, sembrano essersi schierati tutti lì, a mo’ di plotone, con i fucili puntati sul corridore tedesco. Un quattro volte campione del mondo, con spunti di talento e guida sopraffina, incappato in questa disgraziata stagione in qualche errore di guida troppo, e su questo non ci piove. Ma anche il condottiero capace di vincere e convincere, di correre in maniera sontuosa in Bahrein e in Canada, di infilare i due della Mercedes con prepotenza in Austria e Inghilterra. Insomma non un brocco.

Vettel rimane un fuoriclasse, e il confronto con Hamilton fa molto Messi-Ronaldo nel calcio, ma lascia il tempo che trova. Lewis non ha mai guidato così bene ed è nel momento migliore della sua carriera; alla velocità pura ha saputo affiancare una saggezza e una maturità nuove, la bravura nel saper amministrare e controllare anche le gare più difficili. Ma il paragone forzato e continuo tra i due sfidanti ha un punto debole: si dà per assodata una assoluta parità di mezzi, come se Vettel e Hamilton fossero compagni di squadra, quando il campione inglese vive e lavora in un ambiente anni luce più sereno, e può contare su una squadra che gli dà tutte le certezze tecniche del caso.

Senza voler commettere reati di lesa maestà, anche Schumacher non avrebbe vinto cinque mondiali di seguito senza una Ferrari impeccabile e passata alla storia per prestazioni e organizzazione. Hamilton ha potuto gestire e fare la figura del novello Prost perché intimamente sicuro di disporre di lì a poco nuovamente della vettura migliore. Quando hai due factory, fior fior di tecnici, risorse, insomma una squadra nel complesso dominante, i mondiali hanno ampio respiro, diventano una maratona da affrontare centellinando le energie, è più facile fare bella figura e ragionare nel lungo termine.

Vettel, poverino, è invece l’eroe romantico e un po’ rocambolesco, l’impulso che prevale sulla ragione. L’uomo costretto a dare il tutto per tutto perché forse nella tasca della tuta si è formata un po’ di neve. L’errore in Germania resta grave, l’unico vero errore esiziale, ma le altre imprecisioni sono tutte dettate dalla foga, dal voler chiudere i giochi, dalla frenesia di dover precedere il rivale sotto la bandiera a scacchi.

Perché Vettel non ha preferito accontentarsi ogni tanto? Probabilmente – è solo una ipotesi – perché non poteva, perché Seb conosce meglio di tutti le dinamiche interne del Cavallino, perché la guerra fredda di cui tutti parlano lui l’ha vissuta sulla sua pelle, se l’è dovuta portare come un macigno in macchina una stagione intera.

Probabilmente – sempre per ipotesi per carità – Seb ha anche pagato gli sviluppi verosimilmente sbagliati che hanno inciso negativamente sulle prestazioni (sull’utilizzo delle gomme e quindi sulla trazione) facendo qualche volta la figura del  brocco che invero non è. La verità è che questo mondiale proprio non voleva perderlo.

Ovviamente il 2018 non passerà alla storia come una stagione da ricordare, nonostante le pole e le cinque vittorie, eppure sentir parlare di problema Vettel o di un Sebastian prossima vittima sacrificale dell’ancora inesperto Leclerc pare francamente un’esagerazione. La Ferrari dovrà anzi tenersi stretto un pilota così forte, perché quando (e sperando che) tutti i tasselli saranno nuovamente al loro posto, quando questo caos calmo – ma gli spifferi insistenti e le fonti sempre più autorevoli lasciano adito a pochi dubbi – sarà finito e la Rossa avrà una nuova o rinnovata fisionomia, servirà un finalizzatore dal talento di Vettel.

Sarebbe curioso vedere il tedeschino con alle spalle una squadra come quella dell’attualmente invincibile numero uno Hamilton. Onore all’inglese che ha saputo contribuire con la sua guida ad un connubio che non dà segni di cedimento. Ma quando anche la squadra di color rosso saprà dare certezze e serenità al suo campione, sviluppando doverosamente la monoposto in un ambiente nuovamente rasserenato, allora si che vedremo il vero Vettel. A meno che non si chieda ad un pilota di dover gestire lui da solo un avversario fenomenale, i mancati sviluppi e una crisi gestionale. Un po’ troppo anche per un quattro volte campione del mondo.

Antonino Rendina


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