F1 | Mercedes, non starai esagerando?
Continuano le polemiche con Wolff pronto a fare fuoco e fiamme. Né lui, né Hamilton presenzieranno al FIA Prize Giving. Non sarà un po’ troppo?
Il campionato di Formula 1 2021 si è combattuto fino all’ultimo metro, letteralmente. Quanto accaduto durante il Gran Premio di Abu Dhabi è ormai noto anche ai profani della categoria suprema del Motorsport: qualcosa non ha funzionato, ma cosa?
Certo è che Toto Wolff non ci sta a perdere, non a queste condizioni, o forse gli eventi poco c’entrano. Il team principal austriaco sembra proprio non voler accettare la sconfitta, ignorando totalmente la vittoria del campionato costruttori o l’addio di Valtteri Bottas al team dopo cinque anni di onorato servizio. L’unico che sembrava uscirne bene era Lewis Hamilton: definito un signore dopo i complimenti a Max nel retro podio, e soprattutto dopo l’invito a desistere nel presentare appello, perché “il titolo voglio vincerlo in pista, non in tribunale”. Tanto di cappello. Peccato però, che a ritirare la coppa per l’ottavo titolo consecutivo della Mercedes e per il secondo posto nel campionato piloti non ci saranno, stasera, né Lewis né Toto.
Il post-gara. Già nei team radio durante quei cinque, infernali, giri finali del Gran Premio di Abu Dhabi, Toto Wolff premeditava guerra aperta. Quelle cuffie ne avranno subite di ferite e chissà cosa avranno ascoltato nel corso di questa intera stagione. Fatto sta che la Mercedes si è chiusa nel silenzio. La direzione gara ha subito rifiutato ogni protesta presentata dal team tedesco nel dopo gara: il waving di Max Verstappen durante quell’ultimo giro, la modalità di ripristino della griglia per i doppiati durante il regime di Safety Car. La direzione gara ha ben motivato le sue decisioni, ma ancora qualcosa non quadra.
No, Mickey, no. Come se fosse un amico stretto, Wolff si rivolge a Mickey con un nomignolo confidenziale, qualcosa che durante una gara di F1 non dovrebbe accadere. La direzione gara dovrebbe essere arbitro imparziale, posta al di sopra delle parti per regolare una gara che preveda le stesse regole per tutti, e sopratutto, per tutti i Gran Premi. C’è quindi un problema di fondo: le aree grigie del regolamento, la discrezionalità di decisione, la varietà di giudici susseguitesi nel giudicare una lotta che già in Bahrain prometteva scintille. Nel caso dei doppiati dietro Safety Car, però, le regole sono chiare: allora cosa non ha funzionato?
Contrattazioni. E ce ne sono state tante durante la stagione: vuoi partire terzo? Sennò ti penalizzo. Fammi sapere entro un minuto. Mickey, ti prego, non mettere regime di Safety Car, non è giusto. Ecco, questo non è corretto: Michael Masi ha sicuramente sbagliato in tante, troppe cose, non avendo la forza e l’autorevolezza di imporsi su due team principal che pensavano forse di essere in macchina a lottare per un titolo che non spettava loro. Toto Wolff e Christian Horner hanno giocato con Masi, che si è ritrovato ad essere, in diverse occasioni, un pupazzo alla loro mercé.
L’errore. O gli errori. Il primo, imputabile alla Race Direction, è quello di aver atteso l’ultimo giro per far sdoppiare i doppiati, dopo tre passati invano alle spalle della Safety Car. Il secondo, però, è della Mercedes. Diversi addetti ai lavori – vorrei citare Matteo Bobbi, che è intervenuto dicendo che Hamiilton e Verstappen non si sono giocati il titolo all’ultimo giro, perché uno in svantaggio di mescola rispetto all’altro. Ma è anche vero che Verstappen partiva con uno svantaggio di motore, montato ben sette GP prima. E allora? E’ ovvio che chi sta davanti ha molto di più da perdere e se Hamilton fosse rientrato ai box si sarebbe ritrovato a parità di mescola con l’avversario, magari perdendo solo una posizione, ma aveva dimostrato nei cinquanta giri precedenti quanto la W12 fosse superiore ad Abu Dhabi. Con uno schiocco avrebbe superato l’olandese – o, secondo chi scrive, si sarebbero buttati fuori pista. Invece la Mercedes sceglie di tenerlo in pista, nonostante le preoccupazioni date dalle gomme ormai troppo usurate, ma anche dalla foratura di Lando Norris, nelle stesse condizioni di Hamilton. Scelta plausibile, quella del team di Brackley, che però sapeva come sarebbe finita quella gara: Michael Masi, ancora una volta di comune accordo con le squadre, aveva già deciso che quella gara, in qualunque caso, sarebbe finita sotto regime di bandiera verde, forse anche a costo di aggiungerci dieci giri. E allora è la Mercedes a sbagliare, a non voler rischiare.
L’appello. Dopo il rigetto delle proteste della Mercedes, il team di Brackley si è chiuso nel silenzio, tramando vendetta. Né un ringraziamento a Bottas, né tantomeno a squadra, piloti e tifosi per la conquista dell’ottavo titolo costruttori consecutivo, niente. La Mercedes vuole andare in tribunale, ma sembra sia Lewis Hamilton a fermarli. Appellarsi contro chi? Contro Verstappen, che ha visto le carte cambiare a suo favore e ha scelto di rientrare ai box e giocarsela? O contro la direzione gara, che durante la stagione ha sorteggiato i numeri del lotto per decidere quali regole applicare. Quanto accaduto domenica non deve segnare un precedente per la Formula 1: le regole vanno applicate per tutti, senza contrattazione alcuna. Lewis Hamilton continua a comportarsi da signore, mostrando ancora il grande pilota che è sempre stato sia fuori che dentro la pista, utilizzando tutto questo per tornare più agguerrito che mai nel 2021. E poi, la notizia di oggi.
Assenti. Lewis Hamilton e Toto Wolff non parteciperanno al FIA Prize Giving. Quel gala che per anni e anni, sin dall’inizio dell’era turbo- ibrida, ha celebrato soltanto loro. Una presa di posizione forte, che ci fa anche domandare perché Toto Wolff non sia così riconoscente verso una Federazione che ha tolto qualcosa alla Mercedes, ma ha anche dato negli ultimi otto anni. Non vogliamo insinuare nulla che non sia un dato fattuale, ma certamente l’arbitrio di Masi e Co. non ha solamente favorito Verstappen e la Red Bull nel corso di questa intensa stagione, primo episodio quello del Bahrain, dove l’olandese ha ceduto all’ultimo giro la posizione al rivale. Dalla gara inaugurale, fino all’accordo sul finale del Gran Premio di Abu Dhabi, qualcosa non ha funzionato. La Mercedes conosceva benissimo le circostanze, sapeva che avrebbero corso fino alla fine. Il grande errore è stato non richiamare Hamilton ai box, lo dimostra quel team radio censurato alla fine.
Il colpevole. Utilizzare il nome di Michael Masi come capro espiatorio è forse troppo, ma la verità è che l’australiano si è ritrovato a ricoprire un ruolo più grande di lui, a sopportare un peso troppo oneroso per le sue spalle. Non deve essere sicuramente facile ritrovarsi al centro del ring con Wolff e Horner pronti a sputare fuoco, ma la direzione gara deve atteggiarsi a giudice imparziale, applicando le regole in modo adeguato e conforme per tutti. Quanto accaduto durante non solo la gara di Abu Dhabi, ma l’intero campionato, è inaccettabile: ben venga la collaborazione di Mercedes nel voler analizzare quanto accaduto, per far si che la Federazione ponga rimedio ai troppi errori commessi, auspicando una riforma del sistema che non si ferma al solo nome di Masi. La scuderia di Brackley, però, deve guardare anche all’altra faccia della medaglia ed analizzare anche i propri errori e capire che si, ogni tanto la sconfitta può arrivare e si deve imparare ad accettarla.
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