F1 | Hamilton dato in pasto a Verstappen

Sacrificato lo sport sull'altare dello spettacolo

F1 | Hamilton dato in pasto a Verstappen

Il mondiale più combattuto degli ultimi anni, uno dei più combattuti e tesi di sempre, si è risolto con un sorpasso in pista negli ultimi giri dell’ultima gara, soprattutto con un esito sorprendente, ormai inaspettato, con Verstappen che ha freddato Hamilton per andare a vincere il suo primo titolo mondiale.

Sgombriamo il campo da ogni polemica: il titolo mondiale del ventiquattrenne olandese è meritato. Il pilota della Red Bull per talento, lavoro e per il livello dimostrato nel 2021 è lì dove merita di essere, su questo non si discute. Così come l’avrebbe meritato Lewis; entrambi hanno corso una stagione meravigliosa.

Questa la debita premessa, giusto per evitare il frettoloso giudizio di qualcuno che magari non capisce ciò che legge.

A mente fredda l’epilogo di questo mondiale mi ha lasciato un po’ perplesso. Al di là dei protagonisti in gioco ciò che ho visto non mi è piaciuto del tutto. Mi è parso di assistere a qualcosa tipo Squid Game. O ad una arena romana dove un gladiatore era armato e il suo avversario no, con il pubblico pronto a fare il pollice verso per vedere il sangue.

Michael Masi, inadeguato come direttore gara ma perfetto sceneggiatore, si è proclamato vero e proprio “deus ex machina” del campionato, sacrificando lo sport sull’altare dello spettacolo. Alla F1 serviva il colpo di scena, il suo momento da urlo, la categoria per fare appeal doveva regalare un’emozione e quale cosa migliore di un’iradiddio scatenata come Verstappen che azzanna una preda perfetta, il più grande di tutti nei numeri. Era la storia che volevamo leggere, e l’opportunità di scriverla era troppo ghiotta.

Latifi, con la sua fatua perdita di controllo, ha consentito la stesura del copione perfetto.

La F1 ha armato il cacciatore dandogli un solo colpo in canna, concedendo l’apparente possibilità alla preda disarmata di salvarsi, ma di fatto condannandola.

Hamilton è stato dato in pasto a Verstappen davanti al pubblico in visibilio. Nelle stanze dei bottoni a nessuno importava nulla nè di lui, nè di Verstappen, volevano il sangue nell’anfiteatro patinato di Abu Dhabi. Tutto per lo show. L’epilogo perfetto, come se avessimo visto un film, o una serie su Netflix.

Di sport però in quell’ultimo giro c’è stato ben poco. Due gradi di mescole diverse, Verstappen libero di attaccare con gomma soft fresca un Hamilton con gomma hard a fine vita. Ma si doveva ripartire, la safety andava fatta rientrare di corsa, e i piloti doppiati che si frapponevano tra i due contendenti dovevano togliersi di mezzo, sparire senza però avere il tempo di riaccodarsi.

La bandiera rossa avrebbe messo in condizioni di parità i contendenti, ma era chiedere troppo. Sarebbe stato un finale più giusto ma meno divertente, meno epico, meno impressionante. D’altronde anche Ettore perse contro Achille perché ingannato dalla dea Atena. La dea della giustizia che decise di schierarsi dalla parte di uno dei due eroi omerici. Potrebbe essere una metafora, volendo.

Antonino Rendina 


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