F1 | GP di Monaco: l’analisi delle qualifiche
Quinta pole position della stagione per Leclerc davanti a Sainz. Seconda fila tutta Red Bull
Cambia la pista, cambia la tipologia di tracciato, ma il sabato rimane territorio di caccia per Charles Leclerc. Davanti al proprio pubblico, il monegasco non ha deluso le aspettative conquistando la pole position nella qualifica più difficile ed emozionante della stagione. Una scarica di adrenalina, un urlo di gioia come quello del team radio, perché il Ferrarista sa di aver posto il primo tassello al termine di una prestazione da sogno.
Al suo fianco prenderà il via il suo compagno di squadra, Carlos Sainz, capace di conquistare la prima fila al termine del primo run, quello che si è rivelato decisivo per stabilire la griglia di partenza. Proprio sul finale, infatti, lo spagnolo era stato suo malgrado vittima di un contatto con Sergio Perez, nonostante avesse fatto di tutto per evitarlo. Nel tentativo di recuperare quando perso nella prima parte del giro, il messicano aveva tentato un approccio più aggressivo in curva otto, finendo in testacoda contro le barriere. Al netto dell’incidente finale, il pilota della Red Bull è stato capace di portare a casa una preziosa terza posizione, proprio davanti al compagno di squadra. Un weekend che per ora non sta procedendo come si aspettava l’olandese, alle prese con un feeling con la monoposto lontano dall’ideale, seppur possa recriminare per non aver avuto l’opportunità di poter completare quell’ultimo giro che avrebbe potuto portarlo in prima fila.
Ottimo quinto posto per Lando Norris, bravo nel portare la sua McLaren davanti alle Mercedes con un secondo settore tra i più veloci in assoluto, secondo solo a quello delle Ferrari. Il sesto e l’ottavo posto finale conquistato dai due piloti del team di Brackley rappresenta l’immagine di un weekend in cui le difficoltà a livello di set-up non hanno permesso di esprimersi al meglio. Le caratteristiche del tracciato di Monaco hanno messo in mostra i punti deboli della W13, non solo in termini di velocità nelle curve lente, costretta ad un assetto particolarmente rigido che ha generato ulteriori compromessi. Nella top ten si sono inserite anche le due Alpine di Fernando Alonso ed Esteban Ocon, così come l’Aston Martin di Sebastian Vettel, capace di portare la rinnovata AMR22 in Q3 mettendo in mostra tutto il proprio talento tra le strade del Principato.
Prima fila tutta Rossa
Dopo aver chiuso in testa la giornata del venerdì, tutti gli occhi erano puntati sulla Ferrari, attesa alla prova più difficile. Nonostante la pressione da chi parte con il ruolo di favorito e non ha margine d’errore, la squadra di Maranello non ha sbagliato, ponendo le fondamenta per una domenica in cui vuole confermarsi assoluta protagonista. La Rossa parte da basi solide, con entrambe le vetture in prima fila e una pole position conquistata in grande stile, quasi senza rivali, perché la superiorità mostrata da Charles Leclerc sul giro secco è di quelle senza appello. Nonostante il Gran Premio di Monaco sia ricco di insidie e di situazioni imprevedibili, su un tracciato dove la regola principe è quella di essere lì davanti, il primo passo era quello di concretizzare il risultato in qualifica.
Per la quinta volta nel corso di questo campionato, Leclerc è stato in grado di piazzare la sua F1-75 sulla casella più ambita, centrando il crono decisivo di 1:11.376 nel run di apertura del Q3. L’unico rimpianto, se così si può chiamare, è il non aver avuto la possibilità di concludere il secondo tentativo, stroncato bruscamente dall’esposizione della bandiera rossa per l’incidente di Perez. Un giro che ha il sapore di un capolavoro incompiuto, perché il Ferrarista era riuscito a migliorare i propri intertempi sia nel primo che nel secondo settore “Il primo tentativo è stato buono, anche se credo che il secondo sarebbe stato uno dei giri più belli della mia carriera. Mi sono divertito un mondo e stavo spingendo al limite, avevo molto sovrasterzo e quindi sentivo il posteriore muoversi parecchio, ciononostante mi stava riuscendo tutto esattamente come volevo. Prima della bandiera rossa ero quattro decimi più veloce, era speciale. È stato un peccato non poterlo portare a termine ma a Monaco è così”, ha poi spiegato il numero 16 durante le interviste.
Proprio quel tratto dove nella scorsa stagione il monegasco aveva faticato per tutto il fine settimana, ovvero il primo settore, quest’anno si è dimostrato un punto di forza, costruendo le basi di una pole position che ricorderà a lungo. Un dominio incontrastato, specie nell’interpretazione della sequenza Massenet-Casinò, dove l’alfiere della Ferrari è stato in grado di fare la differenza non solo in termini di velocità d’ingresso, ma anche nella stabilità e rapidità del cambio di direzione. Osservando i dati e gli onboard, infatti, emerge come vi fossero molteplici interpretazioni di quella zona del tracciato, a seconda di qualche fosse la fase da privilegiare. Sainz è riuscito a tenere il passo in entrata, Perez nella percorrenza della chicane, ma nessuno è riuscito a combinare questi due aspetti come Leclerc. Un vantaggio che Charles ha poi mantenuto in uscita, estendendo il gap fino alla staccata di curva cinque che porta al rilevamento della prima fotocellula.
Altro elemento chiave nel confronto con il compagno di casacca è stata la fiducia mostrata nelle due chicane 13-14 e 15-16. Nella prima il monegasco non ha mai alzato il piede, al contrario di Sainz, che è arrivato a parzializzare fino al 70%. Ancor più importante, tuttavia, è la differenza evidenziata nel complesso delle Piscine, dove ancora una volta ciò su cui è interessante soffermarsi è la rapidità in entrata e nel cambio di direzione. Due approcci profondamente diversi, con l’idolo di casa più morbido come traiettoria in ingresso per poi chiudere all’ultimo, mentre lo spagnolo ha mantenuto una linea costante, soprattutto in termini di angolo volante. L’aspetto decisivo in questo caso si racchiude nella fiducia totale del monegasco nel tornare velocemente il gas, spingendo sull’acceleratore con qualche metro d’anticipo rispetto al compagno di team.
Il riassunto dei due uomini in Rosso sta tutto nelle differenti interpretazioni che hanno mostrato durante il giro. Sainz si è dimostrato competitivo in tutti quei tratti di accelerazione da basse velocità, a testimonianza di come in quelle curve dove il posteriore fosse più prevedibile, lo spagnolo avesse modo di dire la sua. Al contrario, in quelle curve più rapide dove conta la fiducia nell’anteriore e si può aiutare la fase di rotazione gestendo in maniera diversa il retrotreno, come nei cambi di direzione, Leclerc si è confermato imprendibile, conquistando quei decimi che gli sono valsi la pole.
Così come Charles, neanche Carlos ha avuto l’opportunità di migliorarsi nel secondo run, complice l’incidente di cui è stato suo malgrado vittima nei minuti finali della Q3. Nonostante il tentativo disperato di evitare Perez fermo in piena traiettoria, un’esposizione ritardata della bandiera gialla e l’impossibilità di vedere il messicano, avevano reso impossibile evitare l’impatto, seppur senza grosse conseguenze. La prima fila è comunque un risultato positivo per il pilota di Madrid, che domani avrà l’opportunità di difendere la seconda posizione dagli attacchi delle due Red Bull, contando anche su un feeling ritrovato lungo le stradine del Principato: “È vero che questo fine settimana mi sono sentito più a mio agio con la macchina. Forse è una caratteristica del fatto che mi sono sempre trovato bene a Monaco e sono sempre stato veloce qui. Quindi questo è sicuramente un fattore. Inoltre, l’assetto della vettura è sempre molto diverso a Monaco rispetto al resto della stagione. Quindi, potrebbe essere un fattore specifico della pista, oppure no. Quello che è vero è che questo fine settimana mi sono trovato meglio e più a mio agio”, ha spiegato Sainz.
Una Rossa che si è dimostrata anche molto efficace nel passaggio dei cordoli, così come si era già potuto apprezzare sia in Australia che a Imola, elemento che senza dubbio tornerà d’attualità anche in altre corse della stagione. Conquistata la prima fila, per i due portacolori della Rossa ora arriva il difficile, confermarsi in gara. Una corsa spesso ricca di imprevisti e situazioni inaspettate, per cui sarà fondamentale mantenere alta la concertazione ed evitare qualsiasi tipo di errore, specie nel caso arrivasse la pioggia. La speranza è quella di spezzare quella “maledizione” che ha sempre impedito a Leclerc di vedere la bandiera a scacchi, confermando quando di buon mostrato al sabato.
Red Bull: qualche rimpianto
Nonostante Ferrari si presentasse alla vigilia delle qualifica con i favori del pronostico, non è un mistero che forse in Red Bull ci si aspettasse qualcosa di più, non tanto dal punto di vista della prestazione, quanto del risultato. Se la pole position sembrava irraggiungibile, complice un Leclerc in stato di grazia, la prima fila era quasi a portata di mano, sia per Sergio Perez che per Max Verstappen.
Pochi centesimi che, in realtà, raccontato una storia profondamente diversa per i due portacolori del team di Milton Keynes. La delusione è palpabile, soprattutto per l’olandese, che nell’ultimo tentativo sembrava aver davvero le carte in regole per strappare il secondo posto dalle mani di Sainz. Se per tutto il fine settimana il pilota di Hasselt aveva faticato in curva uno, denotato qualche difficoltà nel trovare il grip necessario per attaccare l’ingresso e la fase di percorrenza, in quell’ultimo run qualcosa era cambiato. Max si era migliorato in ogni microsettore, giungendo alla prima fotocellula con un vantaggio di oltre un decimo sul proprio miglior crono. Un tesoretto piuttosto importante, specie tenendo a mente che negli altri due intertempi si era comunque dimostrato piuttosto competitivo, abbastanza per giocarsi concretamente la prima fila.
L’esposizione della bandiera rossa ha però smontato i suoi piani, costringendolo ad una quarta posizione che sa di rimpianto, specie perché né il compagno di squadra né il Ferrarista erano stati in grado di migliorarsi nel settore di apertura del giro. Frustrazione che si aggiunge a quella di un weekend in cui il campione del mondo non si è mai sentito totalmente a suo agio con la monoposto, denotando qualche difficoltà con l’anteriore, che sulla carta dovrebbe essere uno dei punti di forza della RB18 rispetto al passato. Max non ha trovato la fiducia necessaria per spingere sull’avantreno, rendendo difficile attaccare l’ingresso e velocizzare la fase di rotazione come nel suo stile. Per cercare di ovviare a questo problema, Max aveva tentato anche un approccio differente, con un doppio tentativo che avrebbe dovuto aiutarlo a raggiungere la corretta finestra di funzionamento delle coperture proprio sul finale.
“In generale il mio ritmo in questo weekend è stato un po’ difficile, non ho mai trovato l’equilibrio perfetto. Nel Q3 abbiamo fatto un buon giro finale, stavo spingendo al massimo nell’ultimo giro fino ad arrivare alla curva dove ho trovato un piccolo ingorgo! È stata un’occasione molto sfortunato, perché penso che avremmo potuto fare meglio del quarto posto, non la pole position, perché penso che Charles fosse troppo avanti, ma penso che avremmo potuto ottenere almeno il secondo posto. Ma Monaco è così, è completamente imprevedibile e c’è sempre il rischio di una bandiera rossa quando tutti cercano di spingere al limite. Penso di dover fare una piccola danza della pioggia stasera, in modo da scuotere un po’ le acque in vista della gara di domani, perché sull’asciutto qui non si può passare”, ha spiegato Verstappen durante le interviste.
La seconda fila sarà quindi composta interamente dalle due Red Bull, con Sergio Perez che scatterà dalla terza casella sulla griglia di partenza. La lotta per le prime posizioni si è dimostrata molto intensa, con il messicano distante solamente pochissimi centesimi da quel piazzamento che gli avrebbe permesso di mettersi alle spalle una delle due Ferrari. Il pilota della squadra anglo-austriaca si è dimostrato veloce e rapido nel primo settore, quello dove è riuscito a limitare i problemi di sottosterzo e di grip all’anteriore evidenziati dalla Red Bull nel corso del fine settimana, complice anche un approccio più conservativo nella prima parte della Massenet, per poi riscattarsi nel cambio di direzione. Un’interpretazione differente da quella di Sainz, in quale ha puntato su un ingresso più rapido per poi pagarne il dazio in termini di reattività. La RB18 ben poco ha potuto contro le doti nel lento della F1-75, soprattutto in fase di accelerazione, dove le qualità in trazione hanno fatto la differenza.
A stroncare definitivamente le speranze del pilota di Guadalajara è stato l’incidente sul finale della Q3, con un testacoda nella curva che precede il tunnel figlio della volontà di riscattare un primo settore tutt’altro che entusiasmante. Il singolo giro di preparazione non aveva funzionato come previsto, facendo arrivare Perez all’appuntamento di curva uno a gomme fredde: “Sapevo che il giro cronometrato in Q3 era molto importante, ma l’outlap lo era ancora di più, con la gente che non rispettava il delta e così mi sono ritrovato nell’ultimo settore con le gomme troppo fredde e ho rischiato di perdere la vettura alla prima curva. Pensavo che le gomme avrebbero trovato aderenza e si sarebbe riscaldate, ma non è stato così ed è un vero peccato quello che è successo. In curva otto ho cercato di anticipare, ma non ha funzionato e, sebbene sia frustrante concludere la giornata in questo modo, ci siamo comunque qualificati tra i primi tre a Monaco”, ha raccontato Sergio.
Norris porta la McLaren in top-five
Dopo una settimana alle prese con una brutta tonsillite che lo ha debilitato a livello fisico, il quinto posto conquistato nella qualifica più difficile della stagione rappresenta la miglior ricompensa possibile per Lando Norris. Se già in Australia e Imola la monoposto del team inglese aveva dimostrato di poter ben figurare nei circuiti più tortuosi, ma con una buona scorrevolezza, probabilmente in pochi si sarebbero aspettati una McLaren così competitiva a Monaco.
Sono quattro e mezzo i decimi dalla vetta, ma il distacco avrebbe potuto essere ancor più contenuto, se non fosse stato per qualche sbavatura nel corso del giro. Un attacco al cordolo di curva 1 forse fin troppo aggressivo e una penultima curva con un leggero sottosterzo, simile a quello accusato da Magnussen, sono gli unici rimpianti di un giro dove il britannico ha dato tutto. Ciò lo si è visto bene non solo alla Massenet, dove Lando è stato in grado di portare una buona velocità in ingresso senza sacrificare in maniera significativa il successivo cambio di direzione, ma anche nel secondo settore, in cui Norris si è confermato tra i più veloci in assoluto. Sfruttare la pista al momento giusto, prima dell’interruzione per la bandiera rossa, così come mettere insieme tutti i vari piccoli aspetti era fondamentale e il portacolori della McLaren non ha deluso: “Sono soddisfatto di oggi. Penso che sia stato il massimo che potevamo ottenere. La macchina è stata buona per tutto il fine settimana e credo che oggi abbiamo dimostrato che abbiamo estratto molto dalla macchina e abbiamo fatto dei buoni giri. Non è stato abbastanza per stare davanti ai primi due team, ma abbastanza per stare davanti a tutti gli altri, che è sempre il passo successivo. Sono quindi contento, ma domani c’è ancora un lavoro da fare. L’obiettivo è cercare di andare avanti, se possibile, ma è difficile, quindi cercheremo di rimanere dove siamo come minimo e di ottenere qualche buon punto”, ha raccontato Norris.
Mercedes alle prese con un tracciato poco adatto alla W13
Sin dalla prima sessione di prove libere, entrambi i piloti della Mercedes sono stati concordi nel dire che uno dei maggiori problemi della W13 sulle strade del Principato fosse il bottoming. Un’incognita diversa dal porpoising, dovuta principalmente alle asperità del tracciato monegasco e al set-up scelto per affrontare il settimo appuntamento del mondiale: “Non abbiamo avuto problemi di porpoising, solo di bottoming. Tocchiamo l’asfalto in maniera differente, la vettura è troppo rigida e bassa. Probabilmente la vettura poteva guadagnare un quinto e un sesto posto, ma Norris ci ha battuto, ma non ci aspettavamo comunque miracoli, in particolare qui a Monaco”, ha spiegato Toto Wolff al termine delle qualifiche.
Un problema con cui dover per forza convivere, perché l’alternativa era quella di intervenire sulle sospensioni o alzare la vettura, perdendo carico aerodinamico. Qualcosa che Mercedes non si poteva permettere, perché come verificato in altri appuntamenti, la monoposto anglo-tedesca ha spesso dimostrato di non fare delle curve lente e della prima fase dell’allungo il proprio punto di forza. Gli interventi al set-up nella nottata tra venerdì e sabato hanno aiutato a migliorare la situazione, ma non abbastanza da consentire ai piloti di trovare quella fiducia per spingere come e quanto avrebbero voluto.
“La guida della vettura è stata il nostro più grande limite per tutto il weekend e, anche se la sesta posizione non è un risultato da festeggiare, credo che con il pacchetto che abbiamo a disposizione abbiamo ottenuto il massimo. Il team ha lavorato molto duramente per darci l’assetto più conforme possibile, ma a Barcellona abbiamo visto che i nostri punti di forza erano la velocità sui rettilinei e le curve ad alta velocità, mentre a Monaco non c’è nulla di tutto ciò”, ha spiegato Russell, confermando come la W13 riesca ad esprimersi al meglio soprattutto nelle curve a media ed alta velocità, come si era già visto a partire dal Bahrain. Non è un caso che tra il venerdì e il sabato, gli ingegneri avessero optato anche per un cambio d’ala all’anteriore, tornando ad utilizzare la specifica già adoperata nel Gran Premio di Spagna, nella speranza di ribilanciare la vettura.
Hamilton si era dimostrato lucido nelle sue analisi già al venerdì, sottolineando non solo una mancanza di carico al posteriore, ma anche un anteriore che, seppur ben carico, continuava a volare verso il cielo a causa delle scelte di assetto. Ciò ha influito in maniera importante soprattutto nel passaggio sui cordoli, limitando il grip e la possibilità di attaccare in ingresso. Non a caso, nel primo settore la W13 è stata in grado di contenere il gap dai rivali, con una buona percorrenza di curva uno e un’interpretazione della sequenza Massenet-Casino non così distante da Ferrari e Red Bull. In quelle zone dove vi erano meno avvallamenti e l’anteriore poteva agire liberamente, infatti, la Mercedes si è dimostrata nel complesso competitiva. Discorso totalmente diverso, invece, per il secondo e terzo intertempo, dove entrambi i piloti hanno mostrato qualche difficoltà in più non solo nei tratti lenti, ma anche nella percorrenza delle Piscine, dove è stato necessario sacrificare l’ingresso per preparare e compensare il passaggio sul cordolo in uscita.
L’ottava casella in griglia non rappresenta il miglior punto di partenza per il sette volte campionato del mondo, che ha pagato qualche incertezza nel run conclusivo del Q3. Secondo le analisi degli ingegneri della Stella, il momento ideale in cui cercare il crono sarebbe stato il primo giro lanciato, perché nelle fasi successive le gomme sarebbero state troppo calde, complice lo scivolamento del retrotreno. Una chance da sfruttare così come aveva fatto Russell, capace di riportarsi fino alla sesta posizione, mancata invece da Hamilton. Ad inizio giro, infatti, il britannico aveva inserito una mappatura motore errata, giungendo sul traguardo con un gap velocistico tangibile rispetto al giro precedente. Un delta negativo che lo aveva spinto ad abortire il giro alla fine del primo settore, compromettendo tuttavia la gestione delle coperture. Nella speranza di poter completare almeno un altro tentativo, Lewis si era lanciato nel giro successivo, ma a stroncare completamente i suoi desideri era stata l’esposizione della bandiera rossa dovuta all’incidente di Perez.
Gli intertempi registrati nell’ultimo giro non sarebbero stati comunque sufficienti a smuovere la classifica: “Le bandiere rosse mi sono costate l’ultimo giro, ma non credo che il risultato sarebbe stato molto diverso. Col senno di poi, dovevo fare il primo giro con le gomme e non l’ho fatto, dopo aver iniziato il giro con la modalità di motore sbagliata. Ma Monaco è così, ed è stata una sessione sfortunata. Sentivo la macchina piuttosto male e dobbiamo prendere dei grossi rischi per avvicinarci ai tempi delle auto che ci precedono. Abbiamo migliorato la vettura rispetto a ieri e ci siamo avvicinati un po’ di più, ma anche con un giro perfetto credo che saremmo ancora a sei decimi di distanza”, ha raccontato il pilota del team di Brackley.
Alpine e Vettel conquistano la top ten
Si tratta di un weekend nel complesso positivo anche per l’Alpine, capace di conquistare la quarta e la quinta fila con Fernando Alonso ed Esteban Ocon. Un risultato che consente al team francese di chiudere il sabato monegasco con un sorriso sul volto, specie per i miglioramenti apportati nel corso del weekend sulla vettura in termini di assetto. Forse ci sarebbe stato il margine anche per qualcosa in più, specie tenendo a mente che Esteban Ocon aveva completato il suo primo tentativo su gomma usata, mantenendo il set nuovo quell’assalto finale bloccato dall’esposizione della bandiera rossa.
Qualche rimpianto anche per lo spagnolo, che dopo il primo run si trovava in quinta posizione, con la speranza di potersi confermare anche nell’ultimo tentativo, quando l’evoluzione della pista avrebbe dovuto garantire qualcosa in più. Un aspetto che Russell e Norris, entrati in pista con qualche minuto di anticipo, avevano sfruttato a loro favore, rispedendo Alonso fuori dalla top-five. L’errore sul finale al Mirabeau, dove era giunto al bloccaggio dell’anteriore nel tentativo di forzare l’ingresso seguendo un approccio più aggressivo, si è dimostrato ininfluente ai fini del risultato, anche se Fernando ha voluto scusarsi con il team: “Anche se abbiamo fatto un grande miglioramento con la macchina per oggi e, dal punto di vista della posizione, è una buona qualifica, avremmo potuto fare ancora meglio. Al primo tentativo in Q3, ero quinto e con l’evoluzione della pista penso che avremmo potuto mantenere questa posizione per domani. Purtroppo sono arrivato al bloccaggio in frenata al Mirabeau. A Monaco quando si perde la concentrazione, anche solo per un secondo, può avere un grande impatto, quindi mi scuso con la squadra”, ha spiegato l’alfiere dell’Alpine.
La grande sorpresa delle qualifiche risiede probabilmente nella figura di Sebastian Vettel, nono in griglia dopo aver dimostrato ancora una volta il suo talento nel tortuoso tracciato del Principato. Una top-ten significativa, la seconda in stagione dopo quella di Imola, ma la prima giunta con la “nuova” ARM22. Nonostante la delusione spagnola, dove Aston Martin aveva portato al debutto una monoposto in gran parte rivista nei concetti aerodinamici, il tedesco si era dimostrato fiducioso, sottolineando come vi fosse ancora tanto margine da estrarre.
Per quanto quello di Monaco sia un tracciato atipico, questa nona posizione rappresenta un segnale incoraggiante, soprattutto perché evidenzia i progressi effettuati dalla squadra di Silverstone. Con la “vecchia” vettura, costretta a girare alta da terra e con assetti al limite per limitare il porpoising, probabilmente il team avrebbe incontrato le stesse difficoltà sperimentate da Mercedes. Saltellamento, mancanza di carico al posteriore e un anteriore con chiare difficoltà nell’assorbire le asperità del tracciato, limitando la fiducia dei piloti. La versione rivisitata della AMR22, invece, ha permesso di poter contare su un margine più ampio in termini di set-up, soprattutto in termini di altezza da terra e di regolazione delle sospensioni. Non è tutto oro ciò che luccica, perché Aston Martin ha mostrato i suoi limiti specie nelle curve a media ed alta velocità, ma è un primo passo incoraggiante.
Per il quattro volte campione del mondo si tratta della tredicesima apparizione consecutiva in Q3, una striscia che prosegue ininterrotta dal 2009. Un nono posto giunto con una strategia differente rispetto agli altri: invece di utilizzare l’unico set nuovo nell’ultimo tentativo, dove la pista presumibilmente sarebbe risultata più gommata, Vettel aveva seguito l’approccio opposto, sfruttandola nel run di apertura del Q3. Una scelta ben precisa, dovuta principalmente al timore che qualche bandiera rossa nei minuti finali potesse privarlo dell’opportunità di poter completare quell’unico tentativo a gomma nuova. Una scelta che si è confermata vincente, complice anche l’ottima strategia messa in piedi dal team: ultimo ad uscire per prendere spazio e un giro di preparazione in più per portare le coperture nella corretta finestra di funzionamento. Un timing perfetto, soprattutto perché nel giro cronometrato il tedesco è stato in grado di evitare completamente il traffico, elemento che su un tracciato angusto come quello di Monaco comporta sempre una minima perdita di tempo. L’unica piccola recriminazione è quella sbavatura in curva uno, dove aveva perso il posteriore in percorrenza, dovendo correggere quindi correggere per due volte la traiettoria: “Finire la Q3 in P9 è un buon risultato. È sempre importante qualificarsi bene a Monaco, quindi speriamo di poter fare bene da lì e di sfruttare al massimo le opportunità. Il meteo, però, è il grande punto interrogativo. Se è bagnato, può essere una vera e propria lotteria su questa pista, ma può anche dare vita a una gara divertente. Sarei sorpreso se la gara fosse completamente bagnata, quindi dovremo essere pronti a condizioni miste. Qualunque cosa accada, domani punteremo a conquistare buoni punti”, ha spiegato Vettel.
Ci si aspettava qualcosa di più da AlphaTauri e Alfa Romeo
Ad aprire le danze fuori dalla top ten sarà Yuki Tsunoda, undicesimo sulla griglia di partenza. Per il giovane giapponese si è trattato di una qualifica di alti e bassi, che nel complesso gli ha tuttavia lasciato l’amaro in bocca. L’errore in Q1, quando era giunto al contatto con le barriere proprio nella staccata della Nouvelle chicane, aveva rischiato di estrometterlo già durante la prima manche. Fortunatamente, l’esposizione della bandiera rossa aveva fornito il tempo sufficiente al team per limitare i danni, togliendo oltretutto a diversi rivali l’opportunità di concludere il giro e migliorarsi. “Sono deluso. In Q1 ho toccato le barriere, danneggiando la parte anteriore sinistra della vettura. La bandiera rossa mi ha permesso di rientrare ai box, ma c’erano dei danni sulla vettura che hanno influito sulla mia prestazione. Purtroppo, questo episodio ha anche compromesso la qualifica di Pierre, che non è riuscito a superare la Q1. È un vero peccato, perché credo che entrambi avessimo il potenziale per entrare in Q3 oggi”, ha spiegato Tsunoda.
Una delusione in parte comprensibile, dato che per tutto il fine settimana la AT03 si era ben comportata, sfruttando le buone doti di grip meccanico e il lavoro di adattamento del set-up alle esigenze del tracciato del Principato, ben diverse da quelle della Spagna. Amarezza che diventa ancor più marcata pensando all’eliminazione a sorpresa di Pierre Gasly durante la prima manche. Dopo l’esposizione della bandiera rossa, la squadra faentina era stata tra le ultime a rimandare in pista i propri piloti. Un rischio che non ha pagato, perché complice il traffico e l’elevato numero di vetture sul tracciato, il francese non era riuscito a completare l’outlap prima dea bandiera a scacchi. Un’opportunità persa, che lo aveva provato dell’occasione di migliorarsi ed evitare l’esclusione, dovevo così progettare una gara tutta in salita.
Non è andato oltre la dodicesima posizione Valtteri Bottas, con l’Alfa Romeo che probabilmente rappresenta una delle delusioni del weekend fino a questo momento. Alla vigilia, le aspettative sul team svizzero erano alte, complice le doti mostrate dalla vettura nel lento e in allungo, elementi chiave del Principato. Sensazioni positive condivise anche dal team, che non aveva nascosto di puntare a un buon risultato, date le caratteristiche favorevoli del tracciato. Tuttavia, sia Bottas che l’Alfa hanno dovuto farei conti con una realtà ben diversa e difficile da digerire. Per quanto il problema che lo aveva costretto a saltare la FP1 non avesse aiutato, per il finlandese è stato ininfluente ai fini del risultato, perché era comunque riuscito a trovare un buon ritmo in macchina. Nonostante un giro da cui secondo Valtteri non si poteva estrarre di più, Valtteri non è riuscito a trovare la velocità necessaria per superare il taglio del Q2, faticando in particolare nel secondo settore. Paradossalmente, la C42 non si è espressa al meglio proprio tratto guidato, forse per un set-up troppo rigido che continuava a spingere l’asse anteriore in aria limitando direzionalità e grip: “Non ci aspettavamo di mancare la Q3, ma non siamo stati competitivi come ci aspettavamo. Nonostante l’aver perso una sessione ieri, sento di essere riuscito a trovare un buon ritmo. La macchina aveva un buon bilanciamento, anche l’ultimo giro in Q2 è stato davvero buono. Penso che probabilmente abbiamo ottenuto il massimo: ci mancava un po’ di ritmo, non in una curva in particolare ma nel complesso. È deludente, perché pensavamo che questa fosse una pista forte per noi, ma non siamo ancora lontani dai punti”, ha dichiarato Bottas.
Un colpo duro che alle ambizioni dell’Alfa Romeo, con Guanyu Zhou che si schiererà sull’ultima casella della griglia. Si tratta di un periodo sfortunato per il cinese, che dopo due weekend in cui traffico e problemi tecnici ne hanno limitato le possibilità, sperava di poter completare finalmente un Gran Premio pulito, senza inconvenienti. Invece, anche a Monaco Zhou si è dovuto scontrare con qualche episodio sfavorevole: prima la bandiera rossa, esposta proprio nel momento in cui stava per concludere il suo secondo tentativo, poi il traffico nel run finale, che non gli ha permesso di effettuare un altro giro. Anche senza l’interruzione, il crono ottenuto dal pilota di Shanghai non sarebbe stato sufficiente per passare la tagliola, ma probabilmente gli avrebbe consentito di evitare l’ultima casella.
Tredicesimo e quindicesimo posto per le due Haas da cui, così come l’altra squadra motorizzata dal Cavallino, forse ci si aspettava qualcosa di più. Negli altri appuntamenti del campionato, la monoposto del team statunitense aveva mostrato un buon livello di competitività nel lento, ma sulle strade del Principato al contrario ha tirato fuori il meglio nelle curve a media velocità. Rimane probabilmente un po’ di rimpianto, perché proprio nel tentativo conclusivo Kevin Magnussen era stato autore di un errore nell’inserimento della penultima curva, mancando il punto di corda. Una sbavatura che probabilmente è costata quantomeno un decimo spezzando il ritmo, abbastanza per sopravanzare Bottas e giocarsela con Tsunoda ai margini della top ten.
Scatterà dall’ottava fila Mick Schumacher, per cui sicuramente non ha aiutato l’aver perso la prima sessione libere per un problema all’MGU-K. Il tedesco non è riuscito a trovare quel qualcosa in più nel secondo settore, in particolare nell’inserimento del Tabaccaio, rimediando solo in quel tratto circa tre decimi di ritardo dal compagno di squadra. “Eravamo a tre o quattro decimi dalla Q3, quindi penso che se da parte mia avessi azzeccato il secondo settore, sicuramente saremmo stati più vicini, ma ci sono quei giorni in cui sembra che manchi qualcosa, ma è molto divertente. Abbiamo saltato parte della FP1, il che significava che eravamo sempre in svantaggio, per le qualifiche non abbiamo fatto modifiche al set-up e personalmente mi è sembrata che fosse la direzione giusta dando i suoi frutti, nel senso che sarà sicuramente d’aiuto in gara”, ha spiegato il tedesco.
Così come nel 2021, su una pista che in passato lo aveva visto assoluto protagonista, Monaco non ha portato fortuna a Daniel Ricciardo, eliminato in Q2. Le stradine del Principato hanno messo in evidenza tutte le difficoltà di adattamento dell’australiano alla monoposto di Woking, specie in termini di fiducia nell’anteriore e le difficoltà nell’arrivare al limite hanno influito in maniera importante. Un aspetto che ha pesato soprattutto nella seconda manche, dove non è stato in grado di fare quel salto in avanti che gli consentisse di pareggiare il rendimento del compagno di casacca. Esclusi nella prima manche anche Lance Stroll e le due Williams, con quest’ultime alle prese con una mancanza di carico complessivo e qualche problematicità nel portare le gomme nel corretto range di funzionamento. A farne le spese è stato soprattutto Nicholas Latifi, che per tutto il weekend ha continuato a cambiare set-up nella speranza di trovare quello che gli consentisse di trovare la fiducia necessaria. Chi può recriminare, tuttavia, è il canadese dell’Aston Martin, che prima di un errore verso l’ingresso delle Piscine in seguito a un passaggio fin troppo aggressivo sul cordolo interno, era stato in grado di ottenere intertempi sufficienti per evitare l’eliminazione nella prima manche, quasi in linea con quelli del compagno di squadra. Una delusione difficile da mandare giù, specie su un tracciato come quello di Monaco, dove il risultato in qualifica gioca un ruolo chiave.
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