F1 | GP del Bahrain: l’analisi delle qualifiche

Riviviamo i momenti più importanti che hanno contraddistinto le qualifiche sul circuito di Sakhir

F1 | GP del Bahrain: l’analisi delle qualifiche

Dopo una battuta d’arresto in Turchia dove non era riuscita a conquistare la pole position per la prima volta in stagione, la Mercedes torna nuovamente davanti a tutti anche sul giro secco, grazie all’intera prima fila conquistata in Bahrain. A scattare dalla prima casella sarà Lewis Hamilton, il quale è riuscito ad ottenere la sua novantottesima pole in carriera negli ultimi minuti della sessione, segnando oltretutto il nuovo record della pista. Al suo fianco ci sarà l’altra W11 di Valtteri Bottas, staccato tuttavia di quasi tre decimi dal compagno di squadra.

Non è riuscito ad andare oltre la terza posizione Max Verstappen, il quale ha pagato una mancanza di grip in uscita dalle curve più lente e la chiara superiorità della Mercedes in qualifica: l’olandese avrà comunque l’opportunità di prendere il via dalla parte pulita della griglia, il che potrebbe rappresentare un vantaggio allo spegnimento dei semafori. A concludere la seconda fila sarà Alex Albon, il quale continua nella sua striscia di buoni piazzamenti al sabato, accusando tuttavia, anche in questo caso, un distacco non indifferente dal compagno di squadra. La sfida per il quarto posto è stata particolarmente accesa, perché tra i protagonisti non vi era solamente il pilota anglo-tailandese della Red Bull, ma anche Sergio Perez, Daniel Ricciardo, Esteban Ocon e Pierre Gasly, tutti racchiusi in circa un decimo e mezzo. Il messicano della Racing Point è riuscito ad ottenere un prezioso quinto posto grazie ad un guizzo nel finale su una pista che in passato l’ha sempre visto essere particolarmente veloce, grazie alle sue abilità al volante che ben si adattano alle caratteristiche del tracciato. Alle sue spalle scatteranno le due Renault, divise tra loro di soli due millesimi: ad avere la meglio è stato Daniel Ricciardo, sesto in griglia, che in termini generali ha pagato l’impossibilità di poter effettuare due tentativi su gomma nuova nel corso del Q3, avendone sfruttato uno aggiuntivo nel corso della prima manche. Ottava la prima AlphaTauri, quella di Pierre Gasly, leggermente deluso per il risultato, non tanto per il tempo ottenuto, quanto perché pochi millesimi gli avrebbero dato l’opportunità di recuperare diverse posizioni in griglia considerando i distacchi contenuti. Quinta fila per Lando Norris e Daniil Kvyat, a dimostrazione della buona giornata vissuta per il team italiano di Faenza, che è così riuscito a portare entrambe le monoposto tra i primi dieci.

Appena fuori dalla top ten le due Ferrari, prevedibilmente in sofferenza su una pista che non si adatta particolarmente bene alle caratteristiche della SF1000, carente soprattutto sotto il lato motoristico. Al fine di recuperare un po’ di rapidità sui numerosi rettilinei presenti, infatti, gli ingegneri avevano deciso nella giornata di ieri di intervenire sui livelli di carico delle ali, anche se ciò ha poi impattato negativamente sulla stabilità della monoposto e sulla velocità di percorrenza delle curve. Tredicesima posizione per l’altra Racing Point, quella di Lance Stroll, che è stato suo malgrado vittima di un errore da parte dei box, che lo aveva rimandato in pista sul finire della Q2 con un set di gomme medie già usato. Sorte simile anche per Carlos Sainz Jr., costretto a mettere anticipatamente la parola fine alle sue qualifiche a causa di un problema ai freni posteriori. Chi può ritenersi soddisfatto, invece, è George Russell, il quale è riuscito a superare il taglio della Q1 e a guadagnarsi un prezioso quattordicesimo posto in griglia di partenza. Fuori nella prima manche le due Alfa Romeo, le due Haas e Nicholas Latifi.

Q1: I motorizzati Ferrari in difficoltà

Così come in altri appuntamenti della stagione, anche in Bahrain le aspettative per i clienti motorizzati Ferrari non lasciavano presagire un risultato eclatante, in particolare in qualifica, date le carenze della Power Unit italiana in confronto a quelle dei rivali. Su una pista come quella di Sakhir, dove è necessario trovare un buon compromesso per essere efficaci sia sui lunghi rettilinei che nei tratti guidati, era quindi lecito aspettarsi che sia Alfa Romeo che Haas potessero trovarsi in difficoltà nella lotta per superare la prima manche, ma la sfida ai rivali più diretti era comunque aperta.

Come spesso già accaduto nel corso di questo campionato, il primo a scendere in pista era stato George Russell, il quale aveva optato per un approccio differente da quello dei suoi rivali più diretti, puntando su una strategia basata su ben tre diversi tentativi, in cui il primo avrebbe rappresentato una sorta di prima contatto con la pista, in attesa che questa si iniziasse a gommare per i run successivi. I primi cinque minuti della sessione non avevano quindi regalato particolari emozioni, dato che molte squadre stavano aspettando il momento propizio per scendere in pista, anche se ciò, molto probabilmente, avrebbe significato ritrovarsi in una situazione in cui il traffico avrebbe potuto rappresentare un problema di non poco conto. Da questo punto di vista, sia il muretto della Haas che quello della Williams avevano cercato di cautelarsi, indicando ai propri piloti di lasciare i box quando non vi era ancora nessuno altro sul tracciato, in modo da poter completare le procedure di riscaldamento degli pneumatici senza disturbi e ridurre la possibilità di trovarsi altre vetture in traiettoria nel corso del giro veloce.

Alla fine del primo tentativo, diversi piloti erano a rischio e i distacchi non erano nemmeno particolarmente elevati, il che significava che un errore nel secondo run o un giro perfetto avrebbero potuto effettivamente fare la differenza tra passare il turno o rimanere fuori. Nella zona eliminazione vi erano George Russell, Kimi Raikkonen, Romain Grosjean e Nicholas Latifi, con i primi due che sembravano essere quelli con maggior chance di potersi giocare il passaggio alla manche successiva. Al contrario, le due Haas erano più attardate di qualche decimo e le chance di poter effettivamente evitare l’eliminazione già dopo i primi diciotto minuti sembravano abbastanza remote: se il pilota francese era stato autore di un giro piuttosto pulito, aveva sicuramente qualcosa in più da recriminare il suo compagno di squadra, il quale nel corso del primo run aveva dovuto fare più volte i conti con un posteriore che non sembrava fornire il giusto supporto sia nelle fasi di trazione che nelle curve a media/alta velocità, come ad esempio l’ultimo tratto. Tra coloro a rischio, tuttavia, figuravano anche Antonio Giovinazzi, Lance Stroll e Charles Leclerc, il cui margine sui rivali era ridotto a pochi decimi. Se l’italiano era stato protagonista di un buon giro, lo stesso non si poteva dire per il canadese e il monegasco, anche quest’ultimi due avevano dalla loro alcuni fattori che ne avevano inficiato le prestazioni: il portacolori della Racing Point era stato l’unico a scendere in pista sulle gomme medie, probabilmente per salvare un set di pneumatici soft per le fasi successive, mentre il pilota della Ferrari era rimasto imbottigliato nel traffico nel corso del giro di preparazione, il che non gli aveva consentito di portare le coperture nel corretto range di funzionamento e spingere come avrebbe voluto, a cui si era aggiunto un errore in curva dieci. Da parte loro era lecito aspettarsi un importante miglioramento in quello che sarebbe stato il secondo run, ma la sfida per evitare l’eliminazione, in particolare tra le due Alfa Romeo e George Russell, era tutto tranne che finita.

Saggiamente, al fine di evitare il traffico e di dare l’opportunità ai piloti di completare le procedure di warm-up nel modo ottimale, i team a rischio avevano rimandato in pista i propri alfieri con un certo anticipo rispetto alla concorrenza, con George Russell ad aprire le danze davanti a Sebastian Vettel, Charles Leclerc, le due Haas e le due Alfa Romeo. Proprio quest’ultimo giro aveva dato l’opportunità al giovane talento della Williams di mostrare ancora una volta tutte le sue qualità sul giro secco centrando, grazie ad un ottimo giro, il passaggio alla manche successiva per la nona volta nel corso di questa stagione: un risultato senza dubbio confortante che dimostra la crescita continua del team di Grove, anche se rimane ancora tanto da lavorare, soprattutto in gara. Non avevano goduto della stessa fortuna, invece, Antonio Giovinazzi, Kimi Raikkonen, Kevin Magnussen, Romain Grosjean e Nicholas Latifi, costretti ad abbandonare la sessione già al termine della Q1. Il più deluso tra questi non può non essere l’italiano dell’Alfa Romeo, non solo perché nel corso del primo run era riuscito a segnare un buon crono, ma anche perché durante il secondo tentativo aveva accusato un piccolo guasto tecnico sulla sua vettura, con la perdita della sincronizzazione della marce, problema che si era già riscontrato nel corso delle prove libere. Difficile dire quanto ciò potesse aver influito e quanto potesse aver fatto la differenza in termini di tempo sul giro, considerando anche i due decimi rimediati da Russell, ma certamente ha minato le sue chance di lottare per il passaggio del turno. A ridurre ulteriormente le sue possibilità, tuttavia, era stato anche un errore in uscita dell’ultima curva, che lo aveva portato ad accelerare sullo sporco oltre il cordolo e a perdere qualche centesimo di secondo.

Più staccato il compagno di squadra, Kimi Raikkonen, il quale, nonostante i progressi fatti in termini di set-up durante la nottata, non è riuscito ad andare oltre la diciassettesima posizione: “Penso che abbiamo fatto un passo in avanti con la vettura rispetto alle altre sessioni del weekend. La macchina dava un miglior feeling, ma è stata comunque una sessione difficile e finire fuori in Q21 non è l’ideale. Ma è quello che è. Vediamo cosa possiamo fare domani, di solito siamo più competitivi in gara, quindi speriamo di poter recuperare terreno”, ha commentato il finlandese al termine della sessione.

Una giornata difficile anche in casa Haas, che non è riuscita ad andare oltre la diciottesima e la diciannovesima posizione in griglia di partenza su una pista che ha mostrato i punti deboli della vettura, privando i suoi portacolori dell’opportunità di lottare concretamente per il passaggio del turno. Nonostante ciò, i suoi due alfieri avevano comunque provato a dare il massimo in qualifica, tanto da mettere ancor di più in risalto i limiti della VF-20: “Ci abbiamo provato, ma non possiamo essere contenti della diciannovesima posizione, chiaramente si vuole lottare sempre per posizioni migliori. Il mio ultimo giro era stato piuttosto buono in realtà nei primi due settori. Nel terzo avevo provato a spingere un pochino di più, guidando come amo e come ho fatto in passato, ma la vettura non ha risposto bene, quindi ho perso un po’ di tempo. Non avrebbe cambiato il mondo, ma sto solo cercando di godermi queste ultime tre gare”, ha raccontato il francese. Nel corso del suo ultimo tentativo, infatti, Grosjean aveva tentato di forzare nel corso dell’ultimo settore, spingendo la vettura soprattutto in entrata di curva per portare qualche km/h orario di velocità in più: un esperimento che, tuttavia, non aveva dato i propri frutti, dato che, ad esempio, in curva 13 aveva accusato un grosso sottosterzo, inficiando la sua prestazione sul giro. Senza quell’errore, molto probabilmente Romain avrebbe avuto l’opportunità di battere il suo compagno di squadra, ma chiaramente ciò non sarebbe stato sufficiente per riuscire a ricucire il distacco dalle due Alfa Romeo.

Oltre alla sfida per evitare l’eliminazione, tuttavia, un altro aspetto risaltava da questa Q1. Se la maggior parte dei piloti avevano usato due set di gomma soft per la completare la prima manche, ve ne erano anche alcuni che erano riusciti ad ottenere il passaggio del turno sfruttando solamente un treno di pneumatici: Gasly, Sainz e Ocon avevano effettuato un solo tentativo, mentre Hamilton, Bottas, Verstappen e Perez aveva completato il secondo run su gomma usata. Tutti questi piloti avevano quindi salvato un treno aggiuntivo, il che si sarebbe rivelato molto utile nel resto delle qualifica, dandogli l’opportunità di effettuare un tentativo in più con coperture nuove.

Q2: Tutti sulla media

Sin dalle prove del venerdì era chiaro che partire sulla mescola più morbida molto probabilmente non avrebbe rappresentato un vantaggio, data l’abrasività dell’asfalto che tende a mettere in difficoltà gli pneumatici. Partire con un compound così soffice a vettura carica, quindi, avrebbe costretto i team a trovarsi in una situazione in cui avrebbero dovuto anticipare la sosta, con lo scotto di trovarsi successivamente nel traffico. Proprio per questo non è stata una sorpresa vedere praticamente quasi tutti i team scendere in pista per il primo tentativo della Q2 su gomme medie, garantendosi così l’opportunità di avere sin dai primi chilometri di gara una mescola molto versatile che lascia la porta aperta a più strategie. Gli unici che avevano optato per una tattica più tradizionale erano stati i due portacolori dell’AlphaTauri, i quali calvavano il compound più soffice a disposizione, il che gli avrebbe sicuramente garantito un vantaggio prestazionale non indifferente sui rivali.

Il primo a scendere in pista era stato proprio uno dei due alfieri del team italiano, Daniil Kvyat, seguito a ruota da Daniel Ricciardo, le due Ferrari e Sergio Perez, mentre alle loro spalle gli altri erano leggermente più staccati. Un aspetto interessante riguardava senza dubbio il gioco delle scie: nel primo tentativo, solamente due team avevano cercato di posizionare i propri piloti in modo che si potessero dare una mano a vicenda, ovvero Ferrari e Red Bull. Sebastian Vettel avrebbe dovuto fornire la scia a Charles Leclerc, mentre Max Verstappen avrebbe dovuto darla ad Alex Albon. A rovinare i piani delle squadre, tuttavia, era stata la bandiera rossa, esposta pochi minuti dopo l’inizio della sessione a causa della vettura di Carlos Sainz Jr., la quale era rimasta bloccata a bordo pista: nel corso del suo primo tentativo, infatti, lo spagnolo era finito in testacoda a seguito di un problema al sistema frenante dell’asse posteriore, dovendo così abbandonare prematuramente la sessione nonostante un potenziale che, secondo il numero 55, gli avrebbe permesso di lottare per il quinto posto insieme a Sergio Perez e le due Renault. Ciò aveva avuto un effetto non indifferente sui rivali, perché l’esposizione della bandiera rossa aveva fatto sì che tutti i piloti dovessero abortire il giro, anche coloro che si trovavano già in una posizione parecchio avanzata e si stavano apprestando a concludere il proprio tentativo, come Ricciardo, Kvyat, Vettel, Leclerc, Perez e Gasly. Tutto ciò al contrario di Hamilton, Ocon, Stroll, Bottas, Norris, Verstappen e Albon, i quali o non avevano nemmeno iniziato il giro cronometrato o avevano da poco superato la linea del traguardo. Chiaramente, per il secondo run tutti i piloti sarebbero comunque passati su una seconda gomma nuova per ottenere un crono valido che gli avrebbe permesso di accedere alla Q3, ma sarà un fattore da tenere in mente in vista della corsa, dove alcuni piloti potranno quindi godere di un set leggermente meno usurato rispetto a quello dei rivali.

Con ancora nove minuti sul cronometro, due strategie si erano fatte largo. Scendere immediatamente in pista nel momento in cui sarebbe scattato il semaforo verde oppure rimanere ai box ed aspettare gli ultimi minuti, in modo da sfruttare il tracciato nelle sue condizioni migliori. Verstappen, Norris, Albon, Perez, Hamilton e Bottas avevano optato per la prima delle due opzioni a disposizione, uscendo dai garage su gomma media all’esposizione alla riapertura della pit exit. Il poco traffico in pista avrebbe dato l’opportunità ai piloti non solo di evitare di incontri nocivi durante il proprio giro, ma anche di completare il warm-up lap nel miglior modo possibile, il che sarebbe stato fondamentale sulla mescola a banda gialla.

Del secondo gruppo, il primo a scendere in pista a circa tre minuti e mezzo dall’esposizione della bandiera a scacchi era stato Esteban Ocon, mentre tutti gli altri lo avrebbero seguito circa quaranta secondi più tardi, tenendo comunque un minimo di margine per riuscire a passare sul traguardo in caso limite anche con un giro d’uscita particolarmente lento. Avendo comunque aspettato gli ultimi istanti per uscire dai rispettivi garage, tuttavia, era chiaro che il gruppo si fosse notevolmente compattato e ciò poteva potenzialmente portare qualche problema non tanto nel tentativo finale, quanto nel warm-up lap, dove mandare in temperatura le gomme anteriori non sarebbe stato particolarmente semplice, come si è poi effettivamente verificato. Guardando le immagini, infatti, possiamo notare come verso la fine del giro di preparazione il gruppo fosse particolarmente compatto, con Kvyat, Ricciardo, Gasly, Leclerc, Russell e Vettel racchiusi nello spazio di poche centinaia di metri. A farne le spese era stato soprattutto Sebastian Vettel, il quale era rimasto al palo per due differenti ragioni. Da una parte, l’essere stato mandato in pista nel traffico aveva penalizzato il suo warm-up lap, soprattutto perché gli ultimi metri prima di lanciarsi erano stati percorsi a bassa velocità, rendendo così particolarmente complicato alzare le temperature degli pneumatici anteriori e renderli pronti per attaccare sin da subito. Dall’altra, il fatto che Leclerc avesse superato Russell nel giro d’uscita aveva fatto sì che Sebastian non potesse più sfruttare la scia del compagno di casacca, che invece il tedesco aveva fornito nel corso del primo tentativo, seppur nullo data l’esposizione della bandiera rossa. Tutto ciò aveva compromesso il run finale del tedesco, tanto da costringerlo più volte a piccole correzioni che sicuramente gli sarebbero poi costate diversi centesimi di secondo: un esempio pratico lo si poteva apprezzare nella sequenza di curve sei/sette, dove Sebastian aveva cercato di forzare l’entrata nonostante le gomme non fossero ancora totalmente pronte, perdendo così leggermente il posteriore e la linea ideale. Andando ad analizzare le telemetrie, infatti, possiamo notare come in curva Sebastian fosse stato molto competitivo nei confronti dell’ultimo dei qualificati, Pierre Gasly, in particolare in curva quattro e undici, dove già nelle libere la SF1000 si era ben comportata. Al di là del tempo perso sui rettilinei, vi era solamente una zona guidata dove il francese dell’AlphaTauri era riuscito davvero a fare la differenza, ovvero la sequenza 6-7, proprio quella dove Sebastian aveva cercato di forzare per trovare il tempo.

Un vero peccato, perché con una track position migliore il quattro volte campione del mondo sembrava avere il potenziale per poter davvero lottare per l’accesso alla Q3, senza contare che partire dall’undicesima posizione non rappresenterà un vantaggio come lo era su altre piste, dato che tutti coloro che scatteranno dalla top ten, lo faranno sulla media. “Avere solo un giro a disposizione non è mai ideale e questo lo si è visto bene oggi in Q2. Abbiamo mancato l’accesso alla fase successiva per poco più di un decimo ma nell’unico giro lanciato prima mi sono trovato davanti George Russell, che mi ha impedito di prendere la scia di Charles, e poi non sono riuscito ad avere un secondo settore perfetto. Questo non fa che aumentare il rammarico perché, se è vero che qui sapevamo di valere una posizione a centro gruppo, lo è altrettanto che potevamo essere tranquillamente nei primi dieci anziché in sesta fila. Detto questo, sono fiducioso che per la squadra ci sia ancora la possibilità di portare a casa un bel po’ di punti domani. La gara, per le caratteristiche di questa pista, si giocherà soprattutto sul piano della gestione pneumatici e credo che in questo senso possiamo giocarci delle buone carte. Bisognerà essere furbi come le volpi, avere pazienza e non sbagliare nulla”, ha commentato Vettel a fine sessione, esprimendo il suo disappunto per un’occasione mancata.

Fuori dalla top ten anche l’altra Rossa, quella di Charles Leclerc, che per tutto il fine settimana ha avuto difficoltà nel trovare il giusto bilanciamento ed estrarre quel qualcosa in più sul giro secco a cui ci aveva abituato nel resto del campionato. Il monegasco è comunque riuscito a mantenersi all’incirca sui tempi del compagno di squadra, che ha sempre ben figurato su questo tracciato, nonostante qualche incertezza in uscita dalle curve più lente e nell’ultimo tratto della pista: “Dopo le prove libere di questa mattina non credevo che avremmo potuto fare meglio della dodicesima posizione ma, considerando come è andata la qualifica, ho la sensazione che invece qua e là avremmo potuto fare meglio e per questo non posso nascondere la mia delusione per non essere riuscito a entrare nella top ten. Seb ed io siamo i primi in griglia ad avere libera scelta in termini di pneumatici ma non credo che qui si tratterà di un grande vantaggio: infatti partire con le Medium sembra la scelta migliore ma anche gran parte delle vetture davanti a noi dovrà schierarsi con la stessa mescola. Sarà una gara difficile, nella quale le gomme si surriscalderanno facilmente e in cui riuscire a gestirle potrà fare la differenza”, ha spiegato Charles nelle interviste.

Tredicesimo tempo per Lance Stroll, il quale è stato tuttavia suo malgrado protagonista di un fraintendimento con il team dopo l’esposizione della bandiera rossa. Nonostante fosse uscito dai box piuttosto tardi, infatti, il canadese pensava di avere la possibilità di effettuare due giri cronometrati, con una breve sosta ai box per montare le soft nel caso il primo crono ottenuto con le medie non fosse stato sufficiente a passare il turno. Tempo che, in realtà, non aveva. Vi era, inoltre, da sottolineare un fatto: dei due set di gomme medie a disposizione, il primo era già stato utilizzato per un run in Q1, mentre il secondo era quello che Lance aveva sulla sua monoposto prima che la bandiera rossa interrompesse il suo giro. Per cui, in entrambi i casi, per l’ultimo tentativo Stroll si sarebbe trovato con un set di pneumatici usati, un fattore che sicuramente avrebbe potuto influire sotto l’aspetto prestazionale. Un episodio che il pilota della Racing Point ha poi cercato di spiegare nelle interviste: “Avevamo le gomme sbagliate sulla vettura. Penso che saremmo dovuti tornare in pista su gomme soft, non sulle medie. Non è stata colpa di nessuno. C’è stato un fraintendimento sul tempo a disposizione, pensavo che avremmo avuto il tempo per due run, ma in realtà avevamo il tempo solo per un run ed era su un set di medie usate, dato che ne avevamo già utilizzato uno in Q1 e uno nel giro prima che uscisse la bandiera rossa in Q2. Gli altri avevano un nuovo set, non c’era possibilità di avvicinarsi”, ha raccontato Stroll.

Non è stata una giornata particolarmente positiva nemmeno per Carlos Sainz Jr., il quale è stato costretto a concludere anticipatamente la sua qualifica a causa di un problema ai freni dell’asse posteriore, rimasti bloccati. Un peccato, perché al di là del potenziale, lo spagnolo era riuscito a salvare un set di gomme soft in Q1, il quale avrebbe potuto fare la differenza in Q3: “Giornata davvero deludente. Ero a mio agio con la vettura, siamo riusciti ad oltrepassare il Q1 utilizzando un solo set di gomme, tenendo due nuove soft per il Q3. Ovviamente c’è stato un problema meccanico all’inizio del Q2, che ha bloccato l’asse posteriore. È frustrante non aver completato la qualifica, avrei potuto qualificarmi in una buona posizione visto il nostro buon ritmo. Partiremo da dietro, domani, per cui dovremo essere attenti e meticolosi con la strategia, considerando che i top 10 si sono qualificati con le medie. Sarà dura, ma non ci arrenderemo e darò tutto, in gara, per recuperare quante più posizioni possibili”, ha spiegato il portacolori della McLaren. La sua sarà una di quelle gare da tenere d’occhio, perché potrebbe optare per una strategia differenti dagli altri. Uno dei due set che aveva a disposizione in vista delle qualifiche, infatti, è rimasto danneggiato durante il testacoda, rendendolo inutilizzabile per la corsa, il che vorrà dire puntare o sulla soft o sulla hard.

Q3: Ancora Hamilton

All’inizio della terza manche delle qualifiche, la sensazione era quella che la lotta per la pole fosse ancora tutto un affare Mercedes, con Verstappen che si sarebbe potuto inserire nella battaglia per la prima fila, magari sfruttando un errore dei suoi avversari, dato che per tutta la sessione aveva denotato via radio problemi di grip e sensazioni che non lo convincevano fino in fondo. Altrettanto interessante, tuttavia, era anche la lotta per il quarto posto, perché il gruppo di piloti che poteva ambire a tale risultato era in realtà piuttosto ampio e, nonostante le prove del venerdì avessero dato grossomodo un’idea di cosa ci si poteva aspettare, chiaramente la qualifica è una sessione a sé, dove i piloti tendono a dare quel qualcosa in più che potrebbe fare la differenza in classifica.

Il primo tentativo aveva visto Norris scendere in pista davanti a tutti, seguito da Kvyat, Perez, Ricciardo, Gasly, Hamilton, Bottas, Ocon, Verstappen e Albon a fare da capolino del gruppo. Proprio quest’ultimi due, tuttavia, nell’outlap si erano resi protagonisti di diversi sorpassi, segnale che in primis non volevano rimanere immischiati nel traffico dovendo poi rallentare nei metri finali prima di iniziare il giro veloce, oppure che la loro strategia prevedeva un giro di riscaldamento piuttosto rapido, quantomeno in confronto a quello degli avversari. In questo primo run, tuttavia, vi era un importante fattore di cui tenere conto: il pilota anglo-tailandese della Red Bull, così come Ricciardo, Norris e Kvyat, era sceso in pista con pneumatici usati, mentre Hamilton, Bottas, Verstappen, Perez, Ocon e Gasly lo avevano fatto con gomma nuova, avendo salvato un set nel Q1. Una differenza rilevante che poneva coloro che si trovavano su un treno usato in una situazione di svantaggio nei confronti degli avversari, in particolare su una pista come quella di Sakhir che mette particolarmente sotto stress le coperture. Non era un caso, infatti, che proprio questi quattro piloti si trovassero in fondo alla classifica al termine del primo run, con la speranza che il secondo tentativo su pneumatici nuovi potesse fargli recuperare qualche posizione e riportarli nella lotta per ottenere un buon risultato. Nelle posizioni di testa, invece, come prevedibile era stato Lewis Hamilton a dominare la scena, segnando il tempo più veloce della sessione fino a quel momento nonostante qualche piccola sbavatura, in particolare in uscita di curva dieci, frangente in cui non era riuscito a scaricare a terra tutta la potenza della sua Power Unit. Alle sue spalle era riuscito ad inserirsi Verstappen, il quale era riuscito a sfruttare un giro non eccezionale di Valtteri Bottas, suo malgrado protagonista di un errore in curva 12 dove aveva sfruttato troppo il cordolo esterno finendo largo, per portarsi momentaneamente in seconda posizione. Lo stesso finlandese, inoltre, poteva recriminare il fatto che non fosse riuscito a prendere alcuna scia, al contrario dell’olandese e del suo compagno di casacca. La sfida per la quarta posizione ci aveva regalato un Perez in grado di ottenere un ottimo tempo e mettere tra sé e i suoi rivali, come Gasly e Ocon, un buon distacco, anche se vi era da tenere a mente che alcuni dei suoi avversari più diretti, come Albon e Ricciardo, avevano completato il primo tentativo su gomma usata, per cui il secondo run avrebbe potuto mescolare le carte.

Dopo una breve sosta ai box per rabboccare i serbatoi e sostituire gli pneumatici, a quattro minuti da termine i piloti erano nuovamente scesi in pista per quello che sarebbe stato l’ultimo giro della giornata, ovvero quello che avrebbe deciso la classifica finale. Il primo ad uscire era stato Lewis Hamilton, il quale aveva chiesto di non avere ostacoli davanti a sé in modo da poter dettare il ritmo e riscaldare le coperture nel migliore dei modi, ma un aspetto interessante riguardava la scelta di quei team che erano riusciti a portare entrambi i propri portacolori nell’ultima manche. Dalle posizioni in pista, infatti, era chiaro che in casa AlphaTauri Gasly avrebbe offerto la propria scia a Kvyat, così come Verstappen avrebbe trainato Albon e Ricciardo il suo compagno di scuderia Ocon. Una scelta ragionevole, soprattutto perché fare diversamente avrebbe significato dare l’opportunità agli avversari di trarne vantaggio, mentre le posizione erano state scelte in base ad un processo di rotazione interno ai team.

Per la novantottesima volta in carriera, all’esposizione della bandiera a scacchi era stato Lewis Hamilton a segnare il tempo più veloce, migliorandosi rispetto al tentativo precedente e conquistando così la pole position davanti al suo compagno di squadra, il quale non era riuscito ad andare oltre la seconda posizione a quasi tre decimi di distacco. Dopo una battuta d’arresto in Turchia, quindi, la Mercedes era tornata nuovamente davanti a tutti e lo aveva fatto con una prova di forza, grazie anche all’abile interpretazione dell’inglese, capace oltretutto di stabilire il nuovo record della pista. Ma quali sono stati i suoi punti di forza nel sabato bahreinita?

Andando a osservare gli onboard e le telemetrie, possiamo notare come nel confronto interno Bottas fosse stato particolarmente rapido nel primo tratto della pista, sia sui rettilinei, come già avvenuto in altre occasioni nel corso di questo campionato, che in uscita dalla prima curva, dove probabilmente Hamilton aveva invece preferito risparmiare leggermente le gomme posteriori per non affaticarle eccessivamente già ad inizio tornata.

La prima grossa differenza, tuttavia, la si poteva riscontrare in curva 4, nella parte conclusiva del primo settore, dove Hamilton era riuscito a portare qualche km/h di velocità in più in percorrenza, guadagnando quasi un decimo e mezzo. Un situazione che, oltretutto, gli aveva permesso di avere una un’uscita più rapida, guadagnando così ulteriori millesimi in quel breve tratto che portava alla sequenza di curva 5-6-7, dove le Mercedes nella giornata di venerdì avevano dimostrato di poter fare la differenza sui rivali.

Il primo settore si era quindi concluso con l’inglese in una situazione di vantaggio, ma il secondo intertempo, quello più guidato, avrebbe potuto ribaltare la situazione. In curva 8, infatti, era possibile apprezzare come sia in ingresso che in uscita vi fossero delle differenze tra i due piloti. In entrata, infatti, Hamilton aveva cercato di sfruttare il più possibile la pista, portandosi completamente a sinistra anche a costo di frenare sulla linea bianca, in modo da avere una linea migliore per il tornantino. Al contrario, Bottas era rimasto leggermente verso l’interno, cercando di sfruttare solo la parte in asfalto. Nonostante la buona interpretazione, tuttavia, in uscita il campione inglese era stato protagonista di un grosso sovrasterzo, che chiaramente non gli aveva permesso di scaricare a terra la potenza del motore come avrebbe voluto, dando così l’opportunità al compagno di squadra di recuperare qualche centesimo di secondo su quel breve allungo che avrebbe portato a curva 10.

Anche in questo tratto della pista si potevano riscontrare delle differenze, soprattutto nella scelta delle marce. Curva 10 è tra le più complicate, se non la più complessa, dell’intero tracciato, dove spesso si arriva a bloccare l’anteriore che è in fase di sterzata: proprio per questo generalmente i piloti lavorano con il bilanciamento dei freni o con il freno motore, in modo che il carico della frenata si sposti più verso il posteriore. Da questo punto di vista, Hamilton e Bottas avevano interpretato in modo differente il suddetto tratto della pista: Lewis era sceso fino alla seconda marcia, in modo da avere più freno motore e cercare di scaricare il lavoro sul posteriore, mentre Valtteri aveva si agito precedentemente sui parametri che andavano a regolare l’engine braking, ma aveva preferito rimanere in terza, sperando oltretutto di ridurre il pattinamento in uscita.

Ciò che il finlandese era riuscito a recuperare nella parte centrale del secondo settore, tuttavia, lo avrebbe perso nel tratto conclusivo della pista, già a partire da curva 11, dove i due avevano optato per linee differenti. Hamilton aveva favorito l’ingresso, cercando di rimare il più possibile cucito al cordolo per percorrere meno strada possibile, al contrario del numero 77, il quale aveva lasciato scorrere la vettura per sfruttare il più possibile la parte esterna di curva 11, dove nel primo tentativo era in realtà finito largo. La linea scelta dall’inglese, tuttavia, era stata più remunerativa dato che, come possiamo vedere dalle telemetrie, era riuscito a percorrerla con una velocità più alta, recuperando qualche centesimo di secondo.

Un discorso simile lo si poteva fare anche per curva 13, un altro dei punti più complicato dell’intero tracciato, dato che si tende a frenare con il volante che non è completamente dritto, riducendo così la capacità delle ruote anteriori di rallentare la vettura, per cui tendenzialmente si tende a fare affidamento al posteriore. Proprio per questo Bottas aveva cercato di modificare i parametri del differenziale, ma ciò non era sufficiente a colmare il gap che Lewis si sarebbe costruito in quel tratto di pista. Come in curva 10, infatti, dal confronto visivo si poteva apprezzare come Valtteri fosse sceso in quarta, cercando una linea più scorrevole, mentre Hamilton era sceso addirittura in terza marcia, cercando di sfruttare maggiormente l’effetto del freno motore. Un connubio di dettagli che gli aveva permesso di mantenere una velocità di circa 10 km/h più alta e guadagnare circa un decimo, prima che nelle due ultime curve completasse l’opera, conquistando così la sua novantottesima pole position in carriera e il nuovo record del tracciato.

Un risultato eccezionale, che va ad aggiungersi alla lunga lista di primati collezionati dal sette volte campione del mondo nel corso della sua carriera: “Novantotto pole, wow! C’è sempre un po’ di tempo in più, aree in cui migliorarsi, ma è stato davvero un buon giro il mio. Non sono sicuro del perché, ma sono tranquillo questo weekend, con la mente libera dai pensieri. Volevo solo divertirmi oggi, è la cosa più importante per me. Faccio il pilota da molto tempo, ma amo ancora la sfida, capire le gomme, essere un tutt’uno con la macchina. Amo ciò che faccio e sento di riuscire a migliorarmi ogni volta di più. Non solo io, ma tutta la squadra nel box si diverte e ama ciò che fa”, ha commentato Hamilton nelle interviste.

Una differenza di tre decimi che, invece, Bottas ha cercato di spiegare puntando sulla differenza di set-up scelti tra i due portacolori della Mercedes: “Il mio secondo tentativo in Q3 è stato buono, ma è quella la parte complicata, quando pensi di essere al limite e invece il tuo giro non è il più veloce. Non ho fatto alcun errore e l’ultimo giro sembrava buono, stasera nel debriefing dobbiamo capire se ci sono aree in cui possiamo ancora migliorare. Lewis e io abbiamo optato per set-up differenti, per cui questo potrebbe essere uno dei fattori. Ma è bello aver conquistato ancora una volta la prima fila. Guardo già a domani: sarà una gara interessante con diverse strategie, tutti dovranno essere attenti al surriscaldamento delle gomme, credo che possiamo aspettarci una bella lotta”. Vedremo, quindi, se in gara il finlandese riuscirà a restare negli scarichi del compagno di squadra e se davvero questa differenza in termini di assetto potrà fare la differenza a suo favore.

Scatterà dalla terza casella Max Verstappen, autore di un buon giro in cui però è mancato qualcosa, soprattutto in uscita dalle curve più lente. Già nella giornata di venerdì, nonostante avesse ottenuto il suo crono migliore sulla mescola media, l’olandese aveva denotato una certa sofferenza in fase di trazione, accusando un piccolo gap dai piloti della Mercedes che si sarebbe poi portato anche sui rettilinei successivi. Le modifiche apportate durante la nottata sembravano aver migliorato la situazione, ma il problema si è poi ripresentato, seppur in maniera minore, nel corso delle qualifiche: “Il giro finale in Q3 è stato abbastanza buono, anche se ci è mancato un po’ di grip al posteriore nelle curve a bassa velocità. Nel complesso però devo dire che è stata una qualifica abbastanza decente. Ovviamente mi sarebbe piaciuto lottare dalla pole, ma guardiamo il lato positivo dicendo che partiamo dalla parte gommata e questo potrebbe aiutarmi allo start. La gara sarà abbastanza difficile, con la gestione delle gomme che ricoprirà un ruolo chiave nelle strategie. Speriamo di aver trovato il giusto compromesso”, ha spiegato Max. Ad affiancarlo in seconda fila vi sarà il suo compagno di squadra, Alex Albon, il quale è sì riuscito a conquistare la seconda fila ponendosi in una buona posizione per la gara, ma accusando un distacco di circa sei decimi dal compagno di squadra, segnale che, nonostante nelle ultime gare sia effettivamente riuscito a qualificarsi meglio in griglia, il confronto con l’olandese non ha subito sconvolgimenti.

Ad aprire la terza fila e a scattare dalla parte pulita della griglia sarà Sergio Perez, da sempre uno dei protagonisti su questo circuito che ben si adatta alle sue caratteristiche di guida. Indubbiamente l’essere riuscito a salvare un set aggiuntivo di soft in Q1 lo aveva aiutato nell’ultima manche, avendo a disposizione ben due tentativi a gomma nuova in cui andare alla ricerca del limite, al contrario di alcuni dei suoi rivali più diretti, che invece avevano dovuto completare un run su pneumatici usati. Nonostante l’ottimo quinto posto conquistato in qualifica, tuttavia, il messicano è già concentrato sulla corsa, dove è consapevole che un’ottima gestione delle coperture, in particolare quelli posteriori, unita ad una buona strategia potrebbe fare la differenza: “La quinta posizione è un ottimo risultato, sono molto contento della prestazione. Siamo stati in grado di rispettare appieno la strategia, usando un solo treno di soft in Q1 e questo ci ha permesso di avere due tentativi nel finale: considerando che nel mio ultimo giro ho migliorato di due decimi, questa decisione mi ha fatto guadagnare diverse posizioni. Buon giro sì, ma credo di aver perso un po’ di tempo in curva 13, e questo forse mi ha impedito di prendere la seconda fila. Peccato per Lance e quello che è accaduto in Q2, il suo ritmo sembrava buono, ma sono sicuro che recupererà e farà punti cruciali per il campionato costruttori. Le qualifiche non sono così rappresentative, ciò che conta è il ritmo gara, che comunque abbiamo, e sarà importante partire bene e fare delle buone chiamate a livello strategico. Domani ci saranno due o tre soste, quindi è tutto da giocare, e l’obiettivo è quello di fare tanti punti”, ha spiegato Sergio.

La lotta per la quarta posizione è stata particolarmente accesa e ha coinvolto anche le due Renault le quali, seppur leggermente più staccate, sin dal venerdì si erano ritagliate uno spazio per essere tra le protagoniste in qualifica. Daniel Ricciardo ed Esteban Ocon, infatti, sono divisi da soli due millesimi, un nulla, anche se l’australiano avrebbe qualcosa da recriminare, avendo avuto a disposizione un tentativo in meno in Q3 su gomma nuova, avendone sfruttato uno aggiuntivo nel corso del Q1: “Sono contento della sesta posizione di oggi. Ho usato due set di gomme nuove in Q1, quindi ne avevo solo uno per il Q3, e forse con un tentativo in più a disposizione avrei potuto fare anche meglio di così. Va bene, e sono contento anche per la prestazione di Esteban. È importante per il campionato costruttori e domani dobbiamo mettere pressione a Sergio. Sarà una gara interessante: le mescole sono più morbide rispetto allo scorso anno, quindi sarei sorpreso di vedere una gara a una sola sosta. Sono sicuro che ci saranno tante strategie diverse”, ha raccontato l’australiano alla conclusione delle qualifiche. Avendo entrambe le vetture nella top ten, riuscire ad andare a punti con entrambi i piloti sarebbe fondamentale per la lotta nella classifica costruttori, dato che il team transalpino aveva visto allontanarsi l’obiettivo dopo il brutto weekend in Turchia.

Per quanto l’ottavo posto rappresenti comunque un buon punto di partenza, il risultato odierno ha lasciato un po’ l’amaro in bocca a Pierre Gasly, amareggiato dal fatto che un miglioramento di pochi millesimi gli avrebbe permesso di scalare diverse posizioni in classifica. Se Albon e Perez avevano comunque un buon margine a disposizione, le due Renault si trovavano infatti a soli trenta millesimi dal francese: “È importante avere entrambe le vetture in Q3, ma per quanto mi riguarda sono un po’ deluso dell’ottava posizione. Non so cosa provare, perché sembravamo molto più forti, quindi avrei voluto di più. I margini sono molto stretti, siamo a un decimo dal quinto posto e mi sarebbe piaciuto partire dalla terza fila, ma è andata così e credo comunque che la nostra posizione sia buona per fare una bella gara. Mi aspetto tante battaglie in pista, credo ci sia il potenziale per ottenere tanti punti. Dal punto di vista strategico sarà insolito e interessante, penso che vedremo diverse opzioni tra i team. Il degrado delle gomme sarà fondamentale”, sono state le parole del francese. A concludere la top ten saranno Lando Norris, suo malgrado protagonista di un grosso sovrasterzo in uscita di curva 1 che aveva inficiato anche sulla velocità massima sul successivo tratto rettilineo, perdendo diversi centesimi di secondo, e l’altra AlphaTauri di Daniil Kvyat, che vuole proseguire con il suo buon periodo di forma, arrivato in seguito a delle modifiche sulla parte meccanica della vettura nelle scorse settimane.

Le strategie

Su una pista con un asfalto così abrasivo come quello di Sakhir, le strategie rappresenteranno un tema particolarmente importante e riuscire a gestire gli pneumatici sarà fondamentale per ottenere il massimo risultato. Da questo punto di vista, Pirelli suggerisce una strategia a due soste, completando due stint sulla soft e uno sulla media o, in alternativa, due stint sulla media e uno sulla soft. Chiaramente, riuscire a gestire la mescola più soffice non sarà semplice, motivo per il quale molto probabilmente non vedremo nessuno azzardarla ad inizio gara, a meno di non voler puntare su una strategia che possa aiutare a recuperare qualche posizione in partenza. La hard sembra la grossa incognita del fine settimana, avendo pochi riscontri effettivi su questa mescola, in particolare per i top team. Pirelli la consiglia in una tattica ad una singola sosta, alternata ad un lungo stint sulle medie e sarà interessante capire se qualcuno davvero riuscirà a seguire questa strategia. Dal punto di vista degli pneumatici a disposizione, infatti, Verstappen ha conservato ben due sette di gomme hard in vista della gara in caso di consumo eccessivo, mentre le due Mercedes hanno a un solo treno di mescola dura, avendone conservato uno nuovo di soft. Sono diverse le squadre che hanno seguito l’esempio dell’olandese, come ad esempio la Ferrari, l’AlphaTauri, la Haas e la Racing Point, così come Ricciardo, segnale che più di qualche team ha voluto cautelarsi in vista della corsa. Per questo sarà fondamentale riuscire a comprendere sin dai primi giri i livelli di degrado, magari dando un’occhiata anche al resto della griglia, per capire se qualcuno potrà tentare l’azzardo della hard fin dal principio, fornendo ai team rivali importanti indicazioni sul suo comportamento.

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