F1 | GP Arabia Saudita: l’analisi delle qualifiche

Sergio Perez conquista la prima pole position in carriera davanti alle due Ferrari

F1 | GP Arabia Saudita: l’analisi delle qualifiche

“Mi ci sono volute un paio di gare, ma che giro. Potrei fare altri mille tentativi e non credo che potrei battere quel giro. È stato incredibile.” Dopo aver conquistato la prima pole position in carriera, Sergio Perez non ha nascosto il proprio entusiasmo per un risultato che attendeva ormai da 215 Gran Premi. Così come a Sakhir, anche a Jeddah si è riproposta la sfida Red Bull contro Ferrari, da cui sul giro secco la squadra di Milton Keynes ne è uscita vincitrice trovando il tempo sui lunghi rettilinei che caratterizzano il circuito arabo, dove la Rossa non ha retto il confronto. Grazie anche al suo assetto più carico e alla buone doti meccaniche, la F1-75 si è dimostrata competitiva sia in curva che in fase di trazione, ma nel momento decisivo è mancato quel salto in più sugli allunghi che gli consentisse di limare quel divario dalla RB18 già osservato durante le prove libere.

Ad affiancare il messicano in prima fila ci sarà Charles Leclerc, mentre il suo compagno di casacca, Carlos Sainz, prenderà il via dalla terza casella. Più staccato Max Verstappen, solamente quarto dopo aver evidenziato problemi con gli pneumatici nell’ultima manche della qualifica, una sensazione avvertita già nel primo appuntamento stagionale del Bahrain, limitando le sue possibilità si fare la differenza in curva e lottare per la pole.

Ottimo quinto tempo per Esteban Ocon, capace di portare la sua Alpine A522 in terza fila dopo aver ottenuto il tempo nel primo tentativo del Q3 su gomma usata, a dimostrazione di quanto l’aspetto fondamentale fosse quello di comprendere come riuscire a far funzionare gli pneumatici, gestendo i problemi di warm-up evidenziati già al venerdì. A chiudere la terza fila sarà George Russell, con una Mercedes a corrente alternata, seppur comunque distante dagli altri top team. L’inglese è riuscito a limitare i danni conquistando la sesta posizione in griglia, a dispetto di un evidente gap sui rettilinei rispetto alle altre vetture di centro gruppo, mentre il suo compagno di squadra, Lewis Hamilton, ha patito lo scarso feeling con la monoposto trovando una clamorosa eliminazione in Q1. Bene le altre due squadre spinte dal propulsore del Cavallino, Alfa Romeo e Haas, ancora una volta in top ten grazie all’ottavo posto di Valtteri Bottas e alla decima posizione ottenuta da Kevin Magnussen, nonostante i dolori al collo ne abbiano messo alla prova la resistenza fisica nelle curve ad alta velocità che caratterizzano la pista araba. Per la gara di domenica, tuttavia, ci sarà in pista solamente una VF-22, dato che Mick Schumacher non prenderà parte alla corsa a causa del brutto incidente che lo ha visto suo malgrado protagonista durante il Q2, mentre stava lottando per il passaggio del turno. Fortunatamente, i controlli al centro medico e all’ospedale non hanno evidenziato particolari problemi fisici, anche se il pesante impatto contro le barriere ha giustamente spinto alla cautela, concedendo al tedesco un periodo di riposo.

Si ripropone la sfida Red Bull-Ferrari

Anche a Jeddah, a conquistare la scena sono state Red Bull e Ferrari, in lotta per la pole position fino all’ultimo tentativo. A spuntarla è stato Sergio Perez, capace di conquistare la prima casella in griglia di partenza dopo un’attesa durante oltre duecento Gran Premi. Una pole che aveva quasi assaporato l’anno passato, quando a Imola si classificò in seconda posizione a soli trentacinque millesimi dal leader. Pochi millesimi che si erano però rivelati decisivi, esattamente come lo sono stati a Jeddah, consentendo al messicano di piazzare la sua monoposto davanti a tutti.

“Pensavamo di non essere così forti [in qualifica] come pensavamo di esserlo in gara. Quindi essere in pole è un ottimo segnale per noi” – ha spiegato il pilota della squadra anglo-austriaca -. “Nel complesso, penso che sia una qualifica difficile perché in Q2 siamo rimasta fermi per mezz’ora cercando di rimanere concentrati. È abbastanza difficile ed è un sacco di tempo in cui devi rimanere concentrato, per pensare a cosa devi fare per essere sicuro di mettere insieme quel giro perfetto e l’ho messo quando contava. Voglio dire, posso fare altri 1000 giri e non credo di poter migliorare questo tempo”, ha poi aggiunto Sergio durante la conferenza stampa.

Una prestazione che il messicano ha definito come il giro della vita, quell’occasione speciale in cui un pilota riesce a mettere insieme tutti i tasselli e tirare fuori dal cilindro quella che per loro è la perfezione. Su un tracciato così difficile come quello arabo, il feeling con la monoposto si pone come un tema chiave e, sotto questo aspetto, è interessante osservare come Perez avesse seguito un approccio opposto rispetto a quello dei suoi rivali. Sin dal venerdì era emerso come uno dei punti principali in qualifica sarebbe stato quello del warm-up, nella speranza di portare le coperture nel corretto range di funzionamento. Già durante le prove, in casa Red Bull i piloti avevano evidenziato questo aspetto critico, tanto che in più occasioni il messicano si era lamentato di un eccessivo sottosterzo nel primo settore. Se nell’ultimo tentativo tutti i suoi avversari più diretti per la prima fila, come il suo compagno di squadra, Charles Leclerc e Carlos Sainz avevano optato per un ulteriore giro di preparazione oltre all’out-lap, Sergio aveva scelto una strada differente, puntando su una singola tornata di riscaldamento prima di lanciarsi in quello che sarebbe poi stato il giro che gli avrebbe consegnato la pole position. Una strategia giunta quasi come una sorpresa considerando i problemi evidenziati durante le libere, ma che testimoniano come in qualifica il pilota di Guadalajara si sentisse a suo agio con la vettura, potendo così imbarcare anche qualche chilo in meno di benzina.

Considerando l’assetto particolarmente scarico scelto dalla Red Bull per l’appuntamento di Jeddah, per i due portacolori della squadra di Milton Keynes sarebbe stato fondamentale limitare per quanto possibile il distacco in curva dalla Ferrari, compensando sugli allunghi. Un aspetto in cui Perez è stato in grado di fare la differenza, trovando rapidamente quel feeling per mantenersi a un buon livello anche in curva. Sensazioni che, al contrario, sono mancate al suo compagno di squadra nelle fasi decisive.

Osservando le immagini dagli onboard, il confronto si apre sul rettilineo principale, dove già nei primi metri Perez era riuscito a conquistare un piccolo ma prezioso vantaggio, ottenuto grazie alle doti della Power Unit Honda e a un assetto più scarico. Un aspetto che si era già presentato in Bahrain, ma che ha trovato ancor maggior risalto su un tracciato rapido e ricco di allunghi come quello dell’Arabia Saudita, garantendo alla RB18 un delta prestazionale particolarmente ampio. Dati confermati anche dalle telemetrie, che evidenziano come sul rettilineo principale il pilota di Guadalajara avesse raggiunto una velocità di punta superiore di ben 13 km/h rispetto a Leclerc. Per quanto sia vero che il monegasco avesse commesso una piccola sbavatura in apertura del giro, finendo in sovrasterzo prima di lanciarsi sul rettilineo principale, in realtà ciò non ha influito in maniera così netta, tanto da passare sul traguardo con velocità paragonabili a quelle del tentativo precedente.

Tra i punti di forza mostrati dalla F1-75 nei primi due weekend di gara, indubbiamente spiccano le doti in fase di trazione, confermate anche nella seconda qualifica della stagione. È interessante evidenziare come il Ferrarista e Perez avessero optato per due approcci leggermente differenti nella prima chicane, con il pilota della Red Bull molto aggressivo nella fase inziale del cambio di direzione, mentre il monegasco aveva puntato sull’ottenere il massimo in uscita, mantenendo una linea più stretta rispetto al cordolo. Una differenza di interpretazioni che spiega il motivo per cui, osservando la telemetria, Perez sia stato in grado di mantenere un picco più alto, ma che ha pagato con una traiettoria più larga in uscita.

Complice il distacco rimediato già nelle libere sugli allunghi, in casa Ferrari erano consapevoli che il primo settore potesse rappresentare una buona opportunità per riuscire a guadagnare quei decimi utili per poi compensare nel resto del tracciato. Occasione che Leclerc non si era lasciato sfuggire, segnando infatti il miglior parziale in assoluto dell’intera qualifica, addirittura due decimi più rapido del tentativo precedente. Una differenza riscontrabile in particolare nel tratto veloce 6/7/8/9/10, dove Charles si era mantenuto il meglio per l’assalto decisivo alla pole, percorrendo in pieno sia curva 7/8 che curva 10. Uno sforzo che aveva consentito di giungere alla conclusione del primo settore con un vantaggio di oltre un decimo e mezzo nei confronti del rivale della Red Bull, il quale, nonostante fosse stato in grado di migliorarsi rispetto al tentativo di apertura del Q3, aveva dovuto fare ancora una volta i conti con un leggero e fastidioso sottosterzo, specie in curva quattro.

Rapidità mostrata dalla F1-75 anche alla 13, un lungo curvone che consente di optare per interpretazioni differenti, tali da poter giocare in termini di traiettorie. Un tema già osservato nelle libere e che si era ripresentato anche in qualifica. Mentre Perez cercava di portare quanta più velocità in ingresso, costringendolo però ad una linea più larga da metà curva in poi (tratto blu nell’immagine), Leclerc seguiva l’approccio opposto, con un ingresso meno aggressivo che gli consentisse di chiudere la traiettoria in percorrenza (linea rossa) e tornare prima sull’acceleratore.

Da quel momento in poi, tuttavia, sarebbe stato un assolo Red Bull. Nonostante la Rossa fosse in grado di ben figurare nelle chicane rapide come la 16-17 e la 22-23, ciò non sarebbe stato sufficiente per compensare il vantaggio in termini di velocità di punta a favore della RB18, evidente una volta superati i 300 km/h. Osservando le telemetrie, infatti, salta subito all’occhio come la monoposto di Milton Keynes fosse stata in grado di imporre il proprio dominio sui rettilinei, con massime superiori tra gli 8 e i 13 km/h a seconda del tratto di pista. Una delta importante che Ferrari non è riuscita a colmare in altre zone dell tracciato, nemmeno nell’ultima curva, anche in questo caso percorsa in maniera differente. Perez con un approccio più aggressivo in entrata, tanto da mantenere una velocità minima di percorrenza leggermente più alta, al contrario di Leclerc, che aveva optato per una linea più dolce in modo da migliorare la fase di trazione per poi lanciarsi verso il traguardo.

Una sfida intensa, che alla fine ha premiato la Red Bull. Nonostante un sorriso amaro per una pole sfuggita per soli venticinque millesimi, il pilota della Ferrari si è comunque mostrato soddisfatto della prima fila, conscio di avere una buona opportunità in gara: “Il giro è stato molto buono onestamente. Sono molto contento del giro. Per l’intera durata delle qualifiche si trattava solo di mantenere la concentrazione e non fare errori, che si sarebbero rivelati costosi. Poi in Q3 nel secondo giro ho dato tutto e più o meno ho messo tutto insieme. Ma nel complesso, sono piuttosto fiducioso per la gara di domani. penso che questa mattina durante le simulazioni gara fossimo veloci. Quindi nutro fiducia per domani”, ha spiegato Leclerc durante la conferenza stampa. Il team del Cavallino ha puntato su un assetto più carico proprio in vista della corsa, sperando di poter fare la differenza sulla gestione degli pneumatici, in particolare nei lunghi curvoni che mettono sotto stress le coperture posteriori. Riuscire a sopravanzare le Red Bull, tuttavia, potrebbe non essere così semplice, anche a DRS aperto, aspetto che Lewis Hamilton aveva già sperimentato nel 2021 durante la sua lotta con Max Verstappen, rischiando di compromettere la salute delle gomme.

Una sfida che si preannuncia intensa, senza dimenticare gli altri due contendenti della lotta, Carlos Sainz e Max Verstappen. Lo spagnolo è riuscito a conquistare la terza posizione, seppur a circa due decimi dal compagno di casacca. Un distacco rimediato in particolare nel primo e nel secondo settore, in quei tratti ad alta velocità dove Leclerc era stato in grado di estrarre dal cilindro una prestazione di altissimo livello. Solamente nell’ultimo parziale Carlos si era posto nelle condizioni di ribaltare la situazione, soprattutto nel rapido cambio di direzione di curva 22-23, ma non abbastanza per avvicinarsi sensibilmente all’altra Rossa. L’anomalia è che il tempo sia arrivato nel primo tentativo, quello con gomma usata, ma ciò dimostra come l’aspetto più importante fosse quello di far lavorare le coperture nella corretta finestra di funzionamento piuttosto che quello di puntare esclusivamente su un ipotetico vantaggio dato un set nuovo: “È stata una buona qualifica, nella quale siamo riusciti costantemente a mettere insieme dei buoni giri. Una cosa insolita: ero maggiormente a mio agio con le gomme usate che con le nuove e col senno di poi avremmo potuto tentare anche il secondo giro lanciato in Q3 con pneumatici già rodati. Guarderemo attentamente i dati, ma ad ogni modo il feeling con la vettura è sicuramente migliorato e lavorando sono convinto che possiamo estrarre altro potenziale dalla F1-75”, ha spiegato Sainz al termine delle qualifiche.

Al suo fianco in griglia di partenza ci sarà Max Verstappen, con il rimpianto per una situazione difficile da comprendere e spiegare. Un andamento altalenante che nell’ultima manche gli ha tolto fiducia, limitando le sue possibilità di fare la differenza in quei tratti più impegnativi. Mancanza di feeling che, su un tracciato rapido e ricco di insidie come quello di Jeddah, rischi di pagare a caro prezzo. Un aspetto che l’olandese ha rimarcato anche nelle interviste: “Le qualifiche non sono andate come speravo, in Q1 e Q2 tutto sembrava normale, ma in Q3 l’aderenza era terribile, non potevo estrarre ciò di cui avevo bisogno dalle gomme e stavo scivolando ovunque. Nelle curve più veloci non ho potuto spingere così forte come avrei voluto e quando non ti senti a tuo agio su un circuito del genere non puoi attaccare le curve. Naturalmente non sono contento del quarto posto e analizzeremo cosa è successo, ma abbiamo una macchina competitiva e abbiamo molto per cui lottare domani come squadra. Non vedo l’ora, speriamo di poter fare una buona gara”. Comportamento difficile da spiegare, ma è interessante andare ad osservare il suo programma in Q3, differente da tutti i rivali. In entrambi i tentativi, infatti, il pilota della Red Bull aveva deciso di effettuare non solo l’out-lap, ma anche un ulteriore giro di preparazione prima di provare l’attacco al tempo, in modo da aiutare gli pneumatici nella corretta finestra di funzionamento. Per riuscire ad attuare questa strategia, l’unica alternativa era quella di imbarcare un buon quantitativo di benzina a bordo sin dal principio, per poi passare dalla pit lane ed effettuare solamente il cambio gomme, così si è poi effettivamente verificato. Ciò lascia comprendere come Verstappen avesse completato il primo tentativo con almeno 7/8 giri di benzina a bordo, un quantitativo importante se paragonato a quello dei rivali. Un programma che, tuttavia, non ha dato i frutti sperati, costringendolo ad una gara in rimonta.

La sfida a centro gruppo

Così come la lotta per la pole, anche la sfida per la terza e quarta fila si è dimostrata particolarmente intensa, con il resto della top ten racchiuso in poco più di due decimi. A prendere il via dalla quinta casella sarà Esteban Ocon, il quale conferma l’ottimo stato di forma mostrato in questo avvio di stagione. Rispetto ai rivali di centro gruppo, l’Alpine si è dimostrata competitiva in particolare nelle curve a media velocità, come si era già potuto apprezzare in Bahrain. Qualità che si sono poi unite alle alte velocità di punta registrate per tutto il weekend, tanto da consentire al francese di mettersi alle spalle entrambe le Mercedes. Anche nel suo caso, il miglior tempo è giunto su gomma usata, complice anche un errore nel tentativo finale con un set nuovo che lo stava per portare a muro in maniera simile a quanto era successo a Mick Schumacher nella manche precedente. Fortunatamente Esteban è riuscito a controllare la monoposto e, nonostante non sia poi stato in grado di migliorarsi, il crono realizzato ad inizio Q3 si è dimostrato sufficiente per guadagnare la terza fila: “La macchina andava bene ed è bello vedere che siamo veloci su questa pista. È un circuito molto veloce, molto tecnico e bisogna prendere dei rischi. Ho quasi messo nel muro in Q3 ma sono riuscito a salvarlo. È solo la seconda gara con questa nuova auto e qualificarsi in quinta e settima posizione è fantastico e dovremmo essere molto contenti di oggi. Siamo in grado di lottare per un buon risultato domani”, ha spiegato Ocon. Competitività della A522 confermata anche dal settimo posto di Fernando Alonso, ma l’aspetto più interessante sarà capire come si comporterà la vettura sulla lunga distanza. In Bahrain, dopo un’ottima qualifica il team di Enstone aveva pagato l’usura degli pneumatici, soprattutto nelle zone più lente del tracciato.

Tra le due Alpine si è inserito George Russell, sesto in quella che è forse stata una delle giornate più strane e complicate in casa Mercedes dell’intera era ibrida. Il distacco di oltre nove decimi rimediato dal poleman è il manifesto di difficoltà che a Jeddah sono culminate nel modo più chiaro possibile, soprattutto sui rettilinei. Massime addirittura inferiori a quelle della Ferrari, nonostante un flap del DRS completamente rivisto per compensare per quanto possibile un problema che si era già visto in Bahrain. Difficoltà che si sono evidenziate soprattutto nella parte conclusiva di alcuni allunghi dove, specie con Russell, le velocità della W13 tendevano a scendere come se andasse in clipping. Un comportamento che si è presentato in maniera altalenante, a seconda del tratto e a seconda del tentativo, a dimostrazione che probabilmente si trattasse solamente di una differente gestione dell’ibrido, situazione che si era già proposta nel 2021.

Mancanza di velocità di punta che ha influito in maniera importante sulle ambizioni della casa tedesca, specie quando paghi 15km/h su due dei tre allunghi più importanti del tracciato. Sotto l’aspetto del carico aerodinamico, tuttavia, il paragone con la Red Bull sembra essere molto più equilibrato, specie nei rapidi cambi di direzione del primo settore, dove la W13 nelle mani di Russell ha mostrato del potenziale. “Siamo una squadra, e come squadra non è stata una buona giornata. Al momento riusciamo a far funzionare la vettura solo in una finestra molto piccola. Dalla nostra parte del garage, siamo riusciti a farla entrare in quella finestra – non so davvero perché o come – e purtroppo dalla parte di Lewis non ci sono riusciti. Quando questo accade su un circuito come questo, non si ha la fiducia di spingere al limite. Sappiamo qual è il nostro problema e tutti stanno lavorando giorno e notte per risolverlo. Sappiamo che c’è così tanto tempo sul giro sul tavolo, ma non riusciamo a sfruttarlo”, ha spiegato l’inglese nelle interviste, evidenziando quel problema negli ultimi anni, al contrario, sembrava essere un punto di forza delle vetture del team di Stoccarda.

Uno scenario completamente opposto a quello di Lewis Hamilton, eliminato addirittura in Q1, complice alcune scelte di set-up che non hanno dato gli esiti sperati. Sia con la gomma media che con quella soft, infatti, il sette volte campione del mondo evidenziava una mancanza di fiducia nel posteriore, che continuava a scivolare curva dopo curva, ponendolo nella situazione di non poter spingere come avrebbe voluto. Venendo a mancare anche quello che sembrava essere l’unico vero punto di forza della W13 in Arabia Saudita, la mancanza di velocità sul dritto si è fatta ancor più rilevante, mettendo Lewis di fronte a una gara completamente in rimonta. Un comportamento inaspettato, perché al netto di qualche piccola modifica a livello di assetto, durante la terza sessione di libere la vettura non sembrava particolarmente nervosa: “Ho lottato con il bilanciamento della macchina oggi, il retrotreno continuava a scivolare. Siamo andati nella direzione sbagliata con il set up questa sera. È strano perché la macchina si sentiva bene in FP3, ma in qualifica, era difficile da guidare all’improvviso era molto nervosa. Ognuno sta lavorando il più duramente possibile e cercando di rimanere positivi. Domani farò del mio meglio e vedremo cosa possiamo fare”, ha spiegato l’inglese, che potrebbe anche optare per un cambio di set-up in vista della corsa, anche se ciò lo costringerebbe a prendere il via dalla pit lane.

A concludere la top ten Valtteri Bottas, Pierre Gasly e Kevin Magnussen, con i motorizzati Ferrari ancora una volta protagonisti di una buona qualifica. L’Alfa Romeo ha mostrato anche a Jeddah un buon bilanciamento, seppur sul giro secco sia mancato qualcosa nelle curve a media-alta velocità per pareggiare Alpine, al contrario di quanto era successo in Bahrain, dove la presenza di tratti più lenti aveva permesso di mettersi alle spalle le due monoposto francesi: “Prima del fine settimana, non eravamo sicuri che il layout della pista sarebbe stato adatto a noi, quindi fare una qualifica solida come squadra è positivo. Forse speravo di essere un paio di posti più in alto, ma siamo tutti così vicini: ci siamo attenuti al nostro piano, che era quello di utilizzare solo un set di gomme per la Q3, e alla fine non c’era più nulla. Eppure, abbiamo ottenuto alcuni buoni giri e sento che siamo sicuramente nella lotta”, ha spiegato il finlandese.

Una Q3 dal sapore speciale anche per il danese della Haas, che su un tracciato particolarmente impegnativo dal punto di vista fisico e su cui non aveva mai girato, ha iniziato a soffrire di dolori al collo, fattore che lo metterà ancor di più alla prova in gara. Tra le due monoposto spinte dal propulsore del Cavallino si è inserito Gasly, autore di una buona qualifica tenendo a mente i guasti di natura tecnica che non gli avevano consentito di provare come avrebbe voluto il giro secco. Problemi che si erano aggiunti al danneggiamento del fondo durante le prove del venerdì, in maniera simile a quanto è poi accaduto anche nelle qualifiche, con i meccanici costretti a posizionare dello scotch per rinforzare la zona ed evitare eventuali disturbi aerodinamici: “Sono davvero soddisfatto di aver raggiunto la Q3 anche oggi. Non è stato affatto semplice, perché durante la Q1 abbiamo avuto dei danni al fondo ma siamo riusciti a metterci una pezza e raggiungere ugualmente la Top 10. Dobbiamo però analizzare i dati e capire come questo problema ha influenzato le nostre prestazioni. È stata una qualifica davvero combattuta oggi e pochi decimi separano le vetture dalla P5 alla P10, quindi sono contento del mio risultato finale”, ha aggiunto il pilota dell’AlphaTauri.

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McLaren in crescita, Aston Martin ancora in difficoltà

Appena fuori dalla top ten le due McLaren, con il rimpianto per quella che avrebbe potuto essere una Q3 senza problemi di traffico e qualche piccola sbavatura da parte dei piloti. Rispetto all’opaca prestazione del Bahrain, tuttavia, il team può senza dubbio essere contento del passo in avanti mostrato a Jeddah, pista che probabilmente si sposa meglio con le caratteristiche della MCL36. Rimane chiara la mancanza di carico aerodinamico rispetto ad altri team, così come la carenza di velocità di punta sui rettilinei, elemento che solo Aston Martin (molto scarica) e Williams sono riuscite a compensare, patendo però nel resto del tracciato. Sfortunato Norris nel suo ultimo tentativo della Q2, dove il traffico in punti specifici del tracciato, come le curve veloci del primo settore, hanno impattato negativamente sulla sua performance, privandolo di quei trenta millesimi che gli avrebbero permesso di superare la seconda manche: “Oggi è andata molto meglio. Ci sono più aspetti positivi da prendere dal Bahrain e, realisticamente, avremmo dovuto essere in Q3. Ci sono state alcune zone in cui avremmo potuto essere più veloci, il che ci è costato entrare in Q3. C’era molto traffico e piloti che facevano giri di riscaldamento, il che ha reso difficile mettere insieme un giro pulito, ma ho anche fatto un errore. Abbiamo avuto una giornata migliore oggi e penso che possiamo puntare a ottenere qualche punto domani”, ha spiegato il britannico.

Se per il team di Woking gli aspetti positivi non mancano, tenendo sempre a mente il tempo perso nel pre-campionato a causa dei problemi di surriscaldamento ai freni che ne hanno rallentato la preparazione, più complicata è la situazione di Aston Martin e Williams, ancora una volta in fondo al gruppo. Nico Hulkenberg l’ha descritto come uno degli appuntamenti più difficili della sua carriera, data la poca preparazione con cui è giunto in Arabia Saudita: “Mi sarebbe servita più preparazione, più tempo. Ma questa pista è un’altra cosa, non c’è niente a confronto con le piste su cui ho corso. È così ad alta velocità, per un circuito stradale, è abbastanza sconvolgente, molto esigente, molto impegnativo. È stato difficile questo fine settimana trovare fiducia, trovare il ritmo. E questo è continuato in qualifica. Potevo fare qualcosa in più, avevo un paio di decimi in me. Ma purtroppo non sono riuscito a mettere insieme tutti i tasselli e ho commesso degli errori in curva uno e curva tredici”, ha commentato il tedesco, spiegando che le sensazioni rispetto al circuito provato al simulatore sono completamente diverse. Manca la sensazione di velocità, il feeling del grip e della sabbia in pista, che hanno poi fatto la differenza sul circuito reale. Difficoltà che si sono poi sommante alla carenza di carico aerodinamico mostrata dalla AMR22. Per evitare di perdere troppo tempo sui rettilinei, il team ha tentato di optare per un assetto più scarico, ma ciò ha reso ancor più complicato per i piloti riuscire a fare la differenza in curva, soprattutto nei tratti più rapidi del primo settore.

Sarà costretto a prendere il via dal fondo della griglia Yuki Tsunoda, rallentato in qualifica da un problema all’impianto idraulico sulla sua vettura, tanto da non permettergli di completare nemmeno un giro cronometrato.

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