F1 | Ferrari: tre domande a Diego Ioverno, capo operazioni vettura della Rossa

"All'Hungaroring potremmo soffrire molto di più le alte temperature rispetto a Le Castellet", ha detto

F1 | Ferrari: tre domande a Diego Ioverno, capo operazioni vettura della Rossa

La Ferrari e soprattutto Charles Leclerc sono in cerca di riscatto dopo la domenica amara di Le Castellet, addolcita soltanto dall’ottima prova di Carlos Sainz, quinto al traguardo. In Francia il pilota monegasco ha commesso un errore gravissimo e che gli è costato probabilmente la vittoria. Lo spagnolo è stato penalizzato dapprima per aver sostituito la power unit, quindi partito ultimo, e poi in gara un unsafe release della squadra nel corso del pit-stop lo ha condannato a cinque secondi di penalità. La Scuderia del Cavallino vuole voltare pagina a Budapest, gara che si preannuncia caldissima e ricca di insidie, e ci viene presentata da Diego Ioverno, ingegnere capo operazioni vettura della Rossa.

Ci racconti il tuo ruolo, come sei arrivato in Ferrari e da dove arriva la tua passione per il motorsport?

“Sin da piccolo sono appassionato di praticamente tutti gli sport, ed essendo di Bologna tra le mie passioni non poteva mancare la Ferrari. Da sempre sono stato piacevolmente ossessionato dalle rosse, sia stradali che da pista, sia quando le vedevo dal vivo che quando le seguivo in televisione. Al momento di scegliere il percorso di studi non ho avuto dubbi e ho intrapreso quella che pensavo fosse la strada che mi poteva portare vicino a questo mondo, ingegneria meccanica. Sono stato fortunato e il giorno della laurea ho ricevuto una convocazione per il primo di una serie di colloqui in Ferrari. Così ho cominciato in Gestione Sportiva nel maggio del 2000. Le persone che lavorano con me montano cambi, telai, sospensioni, impianti idraulici, impianto frenante, sistemi di raffreddamento sia per la fase di omologazione e delibera a banco che per gli utilizzi in pista. Gestiamo anche le componenti veicolo che forniamo ai nostri clienti. Nella nostra area di competenza ricadono anche le operazioni di pista, inclusi i pit stop”.

Ci racconti le caratteristiche dell’Hungaroring?

“L’Hungaroring è una pista storica per la Formula 1, visto che sono ormai quasi 40 anni che è presente in calendario. Quella ungherese è sempre stata una gara estiva, disputata per tante stagioni a cavallo di Ferragosto, ed è caratterizzata da temperature alte ma anche da improvvisi e violenti cambiamenti climatici. Si tratta di un circuito lento, uno di quelli in cui è più difficile effettuare sorpassi, come Monaco e Singapore, e dove tipicamente si sceglie di utilizzare tutto il carico aerodinamico disponibile per ottimizzare la percorrenza di curva. La pista è corta e le caratteristiche di curve e asfalto la rendono impegnativa per gli pneumatici, anche per la scelta che Pirelli ha fatto – C2, C3 e C4, le mescole di mezzo della gamma a disposizione – oltre che per le temperature che normalmente si registrano. Per questo, nonostante i sorpassi non siano facili, in gara normalmente non basta un solo cambio gomme”. 

Dopo la Francia un’altra gara ad alte temperature: tutta la vettura, incluso il cambio, a causa di queste condizioni è sottoposta a grandi stress. Come la si può aiutare?

“Dal punto di vista delle temperature l’Hungaroring è potenzialmente più difficile della Francia. Ci sono molti meno rettilinei, dove le parti della monoposto che lo necessitano (i radiatori per gli impianti della power unit, per l’olio del cambio, per i freni e altro ancora) possono essere investite dal massimo flusso di aria possibile. Certo, non essendo una pista ad alta potenza media sul giro, l’energia da dissipare è minore ma resta comunque un esercizio non scontato. Sarà importante scegliere quindi i livelli di raffreddamento ottimali per affidabilità e performance dopo aver verificato venerdì la coerenza tra la realtà e la modellazione e la simulazione che come sempre ci guidano nella preparazione degli eventi. Molto importante sarà anche la gestione termica degli pneumatici in caso di pieno sole sull’asfalto”. 

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