Bravo Hamilton, ma ora la F1 deve cambiare per non morire. La palla passa a Domenicali

La competizione in F1 è ai minimi storici per colpa del monopolio della Mercedes, così è impossibile andare avanti

Bravo Hamilton, ma ora la F1 deve cambiare per non morire. La palla passa a Domenicali

Bene, bravo, ma non sia mai bis. Sette – presto otto su questi schermi – anni di noiosissimo ed incontrastato dominio bastano e avanzano, avendo svuotato di significato la F1.

A ben guardare tra un fine settimana in cui c’è la F1 e uno nel quale non c’è cambia ben poco, è soltanto una domenica senza appisolarsi dinanzi al monologo di Hamilton, alla finta competitività del gregario Bottas, alla desolazione del talento di Verstappen, svilito nella terra di nessuno, o dinanzi a battaglie per posizioni di rincalzo che fanno urlare soltanto chi racconta la F1, ma che obiettivamente interessano ben poco. A meno di non emozionarsi davvero per sfide tra Norris, Perez e Ricciardo per il quinto posto.

La Ferrari non vale la pena nemmeno citarla, si è auto eliminata dal contesto prendendosi di fatto un anno sabbatico di totale fallimento e non c’è certezza alcuna di un prossimo ritorno a livelli accettabili, visto che la squadra porta sì sviluppi in pista, ma l’auto in gara è un gambero. Ma il discorso esula dal campanilismo italico e dalla passione per la Rossa e riguarda più in generale la competitività della massima categoria.

Dopo otto anni dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che il regolamento turboibrido ha messo in una posizione di assoluto vantaggio una squadra rispetto a tutte le altre e che quella stessa squadra abbia sfruttato un know-how di fatto superiore per aprire un gap non più colmabile dai rivali. La F1 turbo ibrida, dal cuore per metà elettrico, questo piccolo e compatto motore impossibile da capire talvolta anche per la FIA (ma non dalla Mercedes), è un vestito cucito su misura per chi ha legato il proprio impegno nel Circus a questa tecnologia, portandosi anni luce avanti ad una concorrenza prima domata e poi annientata.

Una concorrenza che nella più totale ignavia non ha saputo imporsi e ribellarsi, miope dinanzi al prepotente incedere di chi ha congelato la F1 assicurandosi anni e anni di vittorie. Come spesso capita, però, la misura è ormai colma. Non è un caso che il maggior argomento di discussione siano nell’ordine: i confronti tra Hamilton e Schumacher, Vettel in Aston Martin, il ritorno di Alonso; ovvero passato o futuro perché ciò che accade in pista nel presente può soltanto annoiare.

Una gigantesca bolla di chiacchiere che scoppia appena si spengono i semafori e la F1 viene risucchiata dalla noia. Si può fare mercato piloti, ci possono essere tante squadre con progetti ambiziosi che fanno colore, tante belle battaglie in pista per la quinta posizione, ma il discorso non cambia: alla lunga uno sport dove si conosce già il nome del vincitore non può attrarre il pubblico.

Non è un caso che la governance della F1 abbia scelto un uomo di corse e di esperienza come Stefano Domenicali per rilanciare la baracca, magari mettendo fine a questo monopolio Mercedes che ha reso Hamilton leggenda e complimenti vivissimi al lui candidato GOAT dell’automobilismo, ma che per il resto ha solo francamente rotto al contempo le palle e l’intero giocattolo.

Dott. Stefano Domenicali – ancor prima delle regole 2022 che sono il classico specchietto per le allodole, regole pensate poi da Ross Brawn, completamente anonimo, inutile e deludente nei panni del direttore tecnico di Liberty Media – inizi Lei in prima persona a pensare a cambiamenti davvero dirimenti: test privati, semplificazione delle power unit (ancorché ibride) in modo da attirare Costruttori e non farli scappare, sviluppo e aerodinamica liberi nei tempi, nei modi e nei concetti.

Il nuovo amministratore delegato del Circus ha un compito quasi impossibile: liberare la massima categoria dalla morsa di norme stringenti e asfissianti che hanno eretto Mercedes a dominatrice e annientatrice della competizione in quanto tale. Un compito, quello di restituire alla F1 una dimensione di genuinità sportiva, davvero arduo. Auguri, intanto noi ci prepariamo alla cavalcata di Hamilton in quel di Portimao. “Wow” direbbe qualcuno, non io.

Antonino Rendina


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