Quel giro di boa che preoccupa la Ferrari, Budapest crocevia per il sogno mondiale…

La Ferrari deve sfruttare una pista amica per lasciarsi dietro un periodo difficile e qualche incertezza di troppo...

Quel giro di boa che preoccupa la Ferrari, Budapest crocevia per il sogno mondiale…

I media teutonici c’hanno messo un nonnulla, un battito di ciglia, ad insinuare dubbi e incertezze, cavalcando l’onda del passo indietro della Rossa per (ri)avvicinare in chiave 2018 il pupillo Seb Vettel all’ammiraglia Mercedes.

La Ferrari sbarazzina, brillante, vivace delle prime gare – tre vittorie in sei gare e sempre a podio – ha ceduto il passo al ritorno prepotente della belva germanica di Inghilterra, quella Mercedes made in Brackley che ad inizio anno aveva dato la sensazione di essersi stancata di vincere, ma che invece è ritornata alla ribalta più in forma che mai, con un Hamilton determinato e un Bottas in forma “mondiale”.

L’astinenza da vittorie ha segnato quel cannibale implacabile che è Sebastian Vettel, verosimilmente ancora scettico sulle reali potenzialità del Cavallino rampante. L’inizio di stagione scoppiettante non può bastare a placare ansie e preoccupazioni, quando l’Obiettivo, sognato, inseguito, bramato, è tale da costringerti a dover arrivare davanti ad un rivale capace di infilare tre Grand Chelem su quattro vittorie stagionali. Ecco perché, nonostante i punti guadagnati – con un pizzico di fortuna – su Hamilton a Baku e in Austria, Sebastian è arrivato a Silverstone scuro in volto, corrucciato, guardingo e molto cauto. La prova opaca in Inghilterra non è una conseguenza diretta, ma nemmeno un caso, soltanto la prova delle difficoltà attuali della Rossa, pienamente percepite da quell’ingegnere “mancato” di Vettel.

Ma perché la SF70H è calata dopo Monaco nelle prestazioni? Molteplici, e non per forza tutte corrette, le ipotesi che si possono fare. In primis lo sviluppo netto e valido della Mercedes, squadra con due factory e grandi risorse, che ha perfettamente capito come far funzionare le gomme 2017 (tallone d’Achille delle prime uscite stagionali). In secondo luogo questo mondiale s’è rivelato – per certi versi – una guerra di corrispondenza, con le ormai famose “letterine” mandate alla FIA. Ha iniziato Maranello, vero, con il noto chiarimento sul “terzo elemento” delle sospensioni. Una vittoria a tavolino della Rossa, con Brackley però che ha saputo ribattere repentinamente, colpendo probabilmente la Ferrari nel suo punto di forza.

Non è un caso, infatti, che la Rossa sia calata dopo gli interventi della Federazione sul fondo flessibile e sull’olio usato come carburante. Mercedes ha ribaltato il risultato epistolare, da 0-1 a 2-1, e la doppia segnatura ha avuto effetti (per ora) determinanti sul mondiale, con la Rossa che ha perso smalto dal punto di vista aerodinamico e della power unit.

Auspicando che la “partita delle missive” sia giunta al novantesimo minuto, il mondiale adesso si gioca tutto sugli sviluppi e i pacchetti d’aggiornamento, terreno nel quale la Mercedes è regina da anni, mentre la Ferrari…be’ meglio soprassedere, per non ravvivare il doloroso ricordo di mondiali persi per un alettone anteriore mai indovinato.

Per tutti questi motivi, ed per un trend che da quattro GP arride fortemente alla Mercedes e volta la faccia al Cavallino, qualche nuvola minacciosa si addensa anche sul fin qui ottimo mondiale rosso. Il GP d’Ungheria, la pista amica di Budapest, una Montecarlo senza sfarzo e vip, con curve strette, tratti guidati, tutta telaio e trazione, potrebbe agevolare l’agile e compatta SF70H, facendo respirare Vettel, tallonato in classifica da Hamilton.

Un augurio, più che una previsione; dovesse infatti andare male anche in terra magiara la situazione sarebbe fin troppo chiara. Il brusco risveglio dopo un sogno toccato con mano è un’opzione che la Scuderia vuole esorcizzare a tutti i costi. Ecco perché all’indomani di Silverstone Marchionne è andato a Maranello per tirare su il morale alle truppe.

Sullo sfondo, tornando alle voci dei media tedeschi di cui sopra, c’è quel rinnovo di Vettel ancora pendente, incerto, un libro senza firma in calce. La Ferrari e il suo condottiero sono attesi da battaglie stremanti con la spada di Damocle del contratto in scadenza, una situazione che alimenta voci e perplessità. Le prime, comprensibilmente, sono proprio quelle di Vettel: la Ferrari è pronta per fare la storia? Lui avrà davvero l’opportunità di ripercorrere in rosso le orme del mentore Schumacher, o da cannibale qual è gli conviene lasciarsi sedurre dalle prospettive (vincenti) di una freccia d’argento?

Antonino Rendina


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