Lewis Hamilton, croce e delizia della F1 attuale
Genio. Scorretto. Superveloce. Irrispettoso. Grintoso. Arrogante.
La Formula 1 si divide su Lewis Hamilton. Ad ogni gara.
L’alfiere della Mclaren parla e fa parlare di sè. Dei suoi atteggiamenti, delle sue gare, dei suoi sorpassi al limite e oltre. Delle sanzioni che riceve sistematicamente per aver ‘osato’ quello che oggi, in Formula 1, è ‘inosabile’.
In una Formula 1, infatti, che dopo aver standardizzato tutto il possibile dal lato tecnico, sta tentando di livellare anche l’aspetto sportivo (i sorpassi con il DRS ne sono esempio, prima o poi alla Fia decreteranno regolari solo questi), Lewis Hamilton fa la figura del pesce fuor d’acqua in continuazione.
L’inglese, se parliamo di ‘manico’ e aggressività, è il top in circolazione. Veloce sull’asciutto, sul bagnato. Non si fa problemi a tentare un sorpasso. D’altro canto, l’irruenza che lo contraddistingue gli vieta di ottenere, a volte, i risultati che sul campo sta meritando. E di episodi ce ne sono, da ricordare. Primi tra tutti Monza e Singapore 2010, dove di fatto si giocò le possibilità mondiali. Nel 2011 ricordiamo il duello finito male col compagno Button a Montreal.
Una sola settimana fa era reduce dalla straordinaria vittoria in casa del Campione in carica Vettel. Ieri, invece, un po’ per colpe sue e un po’ per una strategia completamente sbagliata, ha dovuto rinunciare alla lotta per la vittoria. Inoltre, è arrivata l’ennesima sanzione ai suoi danni per lo spin in faccia a Di Resta, che ha diviso il pubblico (e anche degli ex piloti come Alesì e Capelli).
Lewis…[…]
Lewis è così, o lo ami o lo odi. Non ha mezze misure. Lui ci prova, sempre. A volte il colpo gli riesce, a volte no, a volte i suoi sogni si infrangono contro altri piloti. Nella sua irruenza ricorda lontanamente Juan Pablo Montoya, che nella sua breve carriera in F1 qualche volta si è reso protagonista di episodi controversi, soprattutto con i propri compagni di squadra. A volte di Hamilton si dice che spenga il cervello. Forse è così, o forse è semplicemente foga agonistica.
Lewis divide perchè il suo modo di vivere la Formula 1 è diverso da quello di tutti gli altri piloti. Già in altre occasioni avevamo sottolineato il fatto che sembra un pilota di altri tempi (e altri regolamenti, soprattutto) teletrasportato nel 2011. E forse, nel giudizio complessivo su di lui, pesa l’età dei tifosi e di chi commenta il suo modo di correre.
Lewis non piace infatti a chi ha vissuto solo questa Formula 1, quella degli ultimi 10 anni. Non piace ai tifosi avversari, che in ogni sua azione aggressiva o irruente vedono uno scavalcare le regole, un atto illegale a prescindere. Non piace per la sua spavalderia a chi non è più abituato a questo genere di piloti. Non piace in Italia perchè ha portato via un Mondiale a Felipe Massa all’ultima curva. Chi lo sa, però, che un giorno non varchi la soglia di Maranello? E allora, cosa succederebbe? Beh, forse è facile prevederlo.
Lewis è considerato raccomandato da chi contesta il fatto che abbia esordito in F1 direttamente al volante della Mclaren, senza di fatto fare la ‘gavetta’. Che è e sarebbe importante, per un esordiente (Vettel ha corso un anno e mezzo in Toro Rosso prima di approdare alla casa madre). La stagione 2007, però, ha dimostrato che probabilmente non ne aveva bisogno. Quanti avrebbero scommesso 100€ su un pari punti con Fernando Alonso ad Interlagos, all’inizio dell’anno? Nessuno, probabilmente. Nemmeno lui.
Lewis piace, invece, a chi ha vissuto generazioni di F1 e, nella memoria, ha impresse immagini passate di duelli avvincenti, senza esclusione di colpi e senza continue interferenze da parte della Federazione con sanzioni che, ai tempi, non venivano nemmeno prese in considerazione. Lewis piace perchè mette l’anima in ogni tentativo di sorpasso e non si arrende mai. A Budapest ha pressato come un mastino Vettel fino all’errore del tedesco, e ha ingaggiato un duello spettacolare con il compagno Jenson Button. L’inglese, in una Formula 1 immaginaria, sarebbe bello vederlo lottare contro Senna e Mansell, più che contro Prost e Berger. Stona invece nell’attuale Formula, dove tutti sono ligi ad un regolamento da scolaretti in fila per due mano nella mano. Certo, le regole vanno rispettate, ma se le regole sono queste ci poniamo questa domanda: è Lewis Hamilton il ‘selvaggio’, o è la Formula 1 ad essere diventata ‘santarellina’?
Abbiamo già avuto modo di parlare, dopo Montecarlo, del fattore sanzioni. Lewis, per questo regolamento, spesso esagera, e viene (regole alla mano) sanzionato. Ma questo non vuol dire che il regolamento sia giusto.
Parentesi: Lewis e Fernando Alonso sono i due piloti più decisi, nel sorpassare. Ma, se poniamo di fronte a chi ‘ci prova’ lo spauracchio della sanzione dietro l’angolo, ecco che non ne usciamo più. Proprio i due furono protagonisti di un bel duello a Sepang, quest’anno. Ed entrambi furono sanzionati con 20 secondi aggiunti al tempo di gara per aver cambiato troppe volte traiettoria (Lewis) e aver causato un incidente (Fernando). Una delle sanzioni più scandalose del 2011. Stiamo parlando di motorsport, di corse, di piloti che corrono a trecento all’ora. Che senso ha penalizzare un involontario incidente di gara? O vogliamo credere che in tutti gli incidenti ci sia l’intenzionalità di chi ‘tocca’ di buttare fuori l’avversario?
Tornando a Hamilton e concludendo: piace, non piace, lascia tutti senza parole o fa discutere, ma alla fine si parla sempre di lui. E, quando si parla sempre di un pilota, raramente è perchè siamo di fronte ad un pilota mediocre.
Alessandro Secchi
F1Grandprix.it
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