La Ferrari, Dallara e il pragmatismo di Marchionne…
L'indiscrezione di Repubblica su un Marchionne pronto a rivolgersi a Dallara per l'aerodinamica ha spiazzato i puristi del Cavallino ma...
L’indiscrezione lanciata dal quotidiano La Repubblica ha gettato nello sconforto e nel panico molti aficionados puristi di Maranello. Ma come!?! La gloriosa Ferrari, il mito a quattro ruote, costretta a bussare alla porta dell’azienda di Varano de Melegari costruttrice di telai da competizione?
A quanto pare, infatti, il presidente Sergio Marchionne tra luglio ed agosto avrebbe avuto più di un incontro con la Dallara per parlare della monoposto 2017. Nelle idee del presidente la Dallara dovrebbe letteralmente aiutare la Ferrari nel settore aerodinamico, dove il Cavallino proprio non riesce ad emergere da anni. Probabilmente Marchionne, quando si scagliava contro le sconfitte di Montezemolo e prometteva vittorie in successione, proprio non immaginava quanto fosse difficile vincere in una F1 dove la Ferrari nell’immaginario collettivo sembra quasi tecnologiamente obsoleta.
L’ennesima rivoluzione attuata da Marchionne, con l’allontanamento del direttore tecnico James Allison (telaista doc) e la promozione in quel delicato ruolo dell’ottimo motorista Mattia Binotto, ha sollevato più di una perplessità. La Ferrari già carente nel telaio rispetto alle potenze “inglesi” (Mercedes, Red Bull ma anche McLaren) s’è privata di colpo dell’unica figura apicale in materia, di quello che – a conti fatti – doveva essere il faro, la guida, di una rinascita tecnica che non c’è stata.
Ecco allora che la Ferrari 2.0 proverà a vincere attuando un inedito modello di lavoro orizzontale, con il presidente certo di aver “liberato”dal giogo il talento inespresso dei suoi uomini, sui quali ripone una fiducia incondizionata. Binotto, quindi, dovrebbe essere solo un coordinatore, un primus inter pares, con il difficile compito non tanto di comandare i geniali cervelli di Maranello, quanto di farli rendere al loro meglio, cosa che “evidentemente” non era possibile con Allison. Questo è quello che ci viene raccontato dalla Ferrari, con Marchionne che a Monza non ha esitato a parlare di fallimento, ma che si è mostrato molto fiducioso per il 2017.
La realtà della F1 però è meno idilliaca e romantica, e parla di geni super pagati dai maggiori team per far funzionare le cose. Mercedes ha Paddy Lowe, Geoff Willis, Aldo Costa. La Red Bull ha il semi dio degli ingegneri Adrian Newey coadiuvato da Rob Marshall che scarso non è. La McLaren presenta la triade Tim Goss, Matt Morris e il talentuoso Peter Prodromou. Alla Ferrari non resta che…Resta! Che bravo lo è ed anche tanto, ma che da solo (o meglio con il francese David Sanchez) può fare ben poco.
Ma la Rossa allergica ad andare forte sul mercato per prendere un progettista top o un direttore tecnico di spessore, incapace o riluttante ad ingaggiare grandi telaisti, si affaccia al 2017 prestando il fianco ai rivali proprio nell’aerodinamica, carente ed inerme proprio nel suo Tallone d’Achille. Un mezzo disastro, una situazione kafkiana con pochi spiragli di luce. Ed ecco, forse, il colpo di genio del grande manager. Bussare a Dallara, chiedere una mano ad una realtà italiana che costruisce le IndyCar, le GP2, le GP3, che insomma ci sa fare, ma proprio bene.
I puristi storceranno il naso, ma Marchionne è quello che ha trasformato la FIAT in una realtà mondiale, è l’uomo della real politik, non certo un romanticone. E soprattutto è uno che non ci sta a perdere. Il fine giustifica i mezzi e la Ferrari non può permettersi un altro telaio scadente.
Restano sullo sfondo le parole sibilline di Arrivabene, che ha affermato: “I contatti con Dallara? Sì, ci sono stati. Collaboriamo su molti progetti. Vorremmo rilanciare la Motor Valley emiliana per poter rispondere alla sfida lanciata fagli inglesi nell’Oxfordshire, dove in 200 km ci sono le factory di quasi tutti i team di F1”. L’Inghilterra, la perfida Albione dei Newey e dei Paddy Lowe, chiama…la Terra dei Motori risponderà?
Antonino Rendina
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