In ricordo di un Eroe: David Purley

In ricordo di un Eroe: David Purley

È nel momento del pericolo che si rivelano a noi i veri uomini. David Purley è uno di quei piloti che sono ricordati per un solo gesto. Un gesto di umanità e generosità talmente spontaneo che lui stesso insistette per far ricredere quelli che volevano definirlo un eroe. Ma lui lo era, era un Eroe.

David Purley è ricordato a volte anche come il figlio di papà, spesso arrogante, che entrò nel mondo delle corse dopo essere stato congedato dall’esercito. Non per passione, non per soldi, ma per trovare nuove emozioni e nuove scariche di adrenalina. Il britannico fu anche soprannominato re di Chimay dato che in Formula 3 vinse per ben 3 volte consecutive su quell’ostico circuito, fatto di saliscendi e curve mozzafiato, degno di competere con Spa e Nurburgring.

“La cosa migliore è urlare sino a sfondarti i polmoni. E via… quando corro su quella pista, mi capita di urlare spesso nel casco.”

Se vogliamo essere del tutto sinceri i suoi risultati in Formula 1 non furono all’altezza dei grandi campioni, ma il suo coraggio e la sua tenacia lo distinguevano dagli altri piloti. La grinta con cui affrontò Niki Lauda in pista e fuori dalla pista, a Zolder nel 1977, fu qualcosa di geniale. Con la sua modesta auto, non certo all’altezza della Ferrari, aveva tenuto testa a lungo a Niki Lauda, costringendolo anche a un testacoda. Affrontandolo poi a viso aperto a fine gara : “se sei davvero un campione non dovresti avere problemi a sorpassare uno che guida una Lec, senza finire in testacoda come un pivellino” per poi finire con “La prossima volta che mi mostri il dito te lo infilo nel…”

L’incidente, a Silverstone, che mise fine alla sua carriera da pilota è anche ricordato come una delle più brusche decelerazioni mai registrate in Formula 1: da 170Km/h a 0 in 70 centimetri a causa del blocco dell’acceleratore sulla sua vettura. Inutile dire che Purley ne uscì parecchio malconcio. Fratture agli arti inferiori e 7 costole rotte lo costrinsero al ritiro.

Ma quello per cui David Purley è ricordato con onore è il coraggio mostrato nel Gp di Olanda del 1973.

Il Gran premio si disputa sul circuito di Zandvoort. Purley corre il Gp alla guida di una March 731 con i colori Lec (sponsor della ditta di frigoriferi del padre) mentre con la vettura gemella corre Roger Williamson.

A un certo punto della gara la vettura di Williamson sbanda e si schianta contro le barriere strisciando per un centinaio di metri terminando la sua corsa a testa in giù in fiamme. La situazione sembra subito grave. Ma cosa succede? Una vettura si ferma dall’altro lato della pista a circa 100 metri dalla carcassa della March. È David Purley! Scende in tutta fretta e comincia a correre alla disperata verso il compagno.

È il primo ad arrivare e l’unico ad avere le giuste protezioni per toccare il metallo rovente della vettura in fiamme. Cerca subito di rigirare la March, probabilmente sentendo l’amico chiedere aiuto. Ci mette tutta la forza e tutto il suo animo, ma i rottami sono troppo pesanti. Intanto il fuoco divampa.

Ora chiede aiuto agli attoniti commissari, ora cerca di spegnere l’incendio strappando un estintore dalle mani di un commissario, ma il fuoco è animato dallo spostamento d’aria provocato dal passaggio delle altre vetture che continuano la loro corsa incuranti della gravità dell’incidente. La gara non viene interrotta, e un gruppo di spettatori che vuole aiutare il pilota a rivoltare la macchina viene bloccato dalla polizia, con il divieto di entrare in pista. I soccorsi, lenti, tardano ad arrivare.

È la fine per Roger Williamson. Purley non lo vuole ammettere, e viene portato via a forza dai commissari. Mentre se ne va dalla pista guarda i suoi colleghi e i commissari con disprezzo, testimoni e ignavi in una situazione del genere. Pieno di malinconia si ritrova a camminare senza meta a lato del tracciato, non volendo capacitarsi della tragedia appena accaduta.

Purley non volle mai essere considerato un eroe, tuttavia per il suo coraggio e la sua prontezza nell’intervenire in aiuto di un pilota in pericolo fu insignito della medaglia al valore, la George Medal, dalla Regina Elisabetta stessa, e del Siffert Trophy. Ma quello che fece quel giorno è un gesto talmente puro, che raramente si ritrova nello sport.

David Purley morì nel 1985 a bordo di un aereo turistico mentre si dilettava in acrobazie mozzafiato al largo delle coste dell’Inghilterra.

David Purley ha dimostrato che tutti gli uomini possono diventare piloti, ma non tutti i piloti sono dei veri uomini.

Matteo Bramati.

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