Hamilton incanta a Silverstone, la Ferrari vive un incubo senza fine

GP spettacolare con tre squadre in lotta, la Rossa fa da triste comparsa

Hamilton incanta a Silverstone, la Ferrari vive un incubo senza fine

La Ferrari vive in un momento di crisi. Dura soltanto dal 2009, che sarà mai, passerà. Il GP di Silverstone fotografa in modo finanche troppo limpido quello che è lo stato dell’arte della Formula 1 da ormai tanto tempo. Una questione tra inglesi, che quando vogliono sanno anche divertirsi e divertire. Con Maranello che compra i biglietti in prima fila per gustarsi lo spettacolo, spettatrice non pagante, soprattutto contendente non pervenuta.

La gara vinta da Lewis Hamilton è stata una delle più belle degli ultimi tempi. Una corsa a tre, tra la rediviva Mercedes che ha monopolizzato la prima fila, una grande ma sempre sprecona McLaren, e l’irriducibile Verstappen, che riesce sempre a salvarsi e a guadagnare in ottica mondiale pur con una Red Bull che non è certo dominante come quella del 2023. A salire in cattedra a Silverstone è toccato a Hamilton, il quale ha disputato una gara meravigliosa, incantando per la guida sul bagnato e per la “lettura della partita”, dimostrando che con la macchina giusta resta un punto di riferimento per l’intera categoria.

La McLaren, pur velocissima, tra le incertezze in partenza di Norris e quelle del muretto con i pit-stop (pessime le chiamate per tempismo e scelta della mescola) ha gettato alle ortiche il secondo GP consecutivo dopo quello di Spielberg e l’ennesimo della stagione. Woking brilla per velocità e carico aerodinamico, ma deve crescere dal punto di vista della massimizzazione del risultato. La Red Bull è sembrata fare capolino tra le due motorizzate Mercedes senza dimostrare il consueto smalto. Ma Verstappen ci ha messo tutta la sua qualità e consistenza per tenere a galla il team, e il passo con le hard nel finale non lascia dubbi, parliamo ancora del pilota e dell’auto da battere.

Il risultato è stato un podio Mercedes-Red Bull-McLaren dopo una gara bellissima e incerta dal primo all’ultimo giro. Uno spettacolo per gli occhi e una volta tanto possiamo applaudire questa F1 che spesso abbiamo aspramente e severamente bollato come inguardabile a causa del dominio di una sola scuderia.

L’unico top team che non ha partecipato al party è stato il Cavallino. La Rossa è sembrata un pesce fuor d’acqua, relegata sin dal venerdì al ruolo di triste comparsa. Le prove comparative al venerdì tra configurazione vecchia e nuova sono state l’anticamera di un disastro telefonato, scontato. Bocciati gli aggiornamenti, la Ferrari è rimasta attorcigliata nelle proprie incertezze e nei propri problemi, con passo gara scadente a debita distanza dalle prime della classe.

Stendiamo poi un velo pietoso sulla strategia di gara di Leclerc, perché è chiaro che tra muretto e pilota abbia prevalso la voglia di strafare per ribaltare una situazione di obiettiva mediocrità. La SF-24 è sempre più un incubo, con il team principal Fred Vasseur che ha avuto l’ardire di dichiarare “abbiamo capito qual è il problema e in Ungheria saremo più competitivi”, rispolverando un mantra agghiacciante che francamente pensavamo di non dover riascoltare.

Ciò che resta di questa Ferrari passata da seconda a quarta forza del campionato in una manciata di GP, crollata su se stessa e sull’atavico problema degli sviluppi sbagliati, è l’immagine di una squadra depressa, con il direttore tecnico Cardile che lascia a metà stagione, il nome di Newey come ancora di salvezza (genio con il dono dell’ubiquità, prossimo all’ingaggio sia in Ferrari che in Aston Martin), l’altro acquisto top Loic Serra che prenderà servizio ad ottobre, Fred Vasseur nominato ad interim direttore tecnico. Proprio l’ambiente sereno che serviva per progettare in questo periodo la prima Ferrari di Lewis Hamilton.

E torniamo proprio al sette volte campione del mondo, che ci ha regalato un capolavoro nella sua Inghilterra, facendoci stropicciare gli occhi, che si è commosso per il ritorno alla vittoria davanti alla sua gente. E speriamo che le lacrime fossero solo per quello e non per aver abbracciato questa Rossa così malmessa.

Antonino Rendina

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