F1 | Il brusco risveglio dal sogno iridato, alla Ferrari sul più bello manca sempre qualcosa

La Mercedes anche quest'anno si è rivelata essere di un altro pianeta. Perché Maranello si perde dopo la pausa estiva?

F1 | Il brusco risveglio dal sogno iridato, alla Ferrari sul più bello manca sempre qualcosa

Valtteri Bottas è scuro in volto, eppure la sua solerzia nel dare strada a Lewis Hamilton è l’ennesima prova della lucidità e della forza della Mercedes, una squadra dominante che non lascia nulla al caso, capace anche quest’anno di uscire sulla distanza e chiudere i giochi (di fatto) in largo anticipo, ridimensionando una Ferrari che conferma tutte le sue incertezze, su tutte la preoccupante incapacità di lottare per i titoli fino alla fine. Stigmatizzare e biasimare la platealità del team order degli anglo-tedeschi è uno specchietto per le allodole, buono per moralisti e idealisti, ma è evidente che per Stoccarda rinunciare a sette punti in nome dello sport avrebbe rasentato l’autolesionismo.

Vettel, Raikkonen, la Ferrari, sono scomparsi a Sochi, recitando lo splendido ruolo di comprimari. Addirittura a Seb è riuscito l’undercut su Hamilton, in altri tempi, non più di qualche mese fa, roba da trombette e salti di gioia, e stavolta invece utile solo al campione inglese per dare prova della sua implacabilità e della sua forza, con un controsorpasso al ferrarista fulmineo e micidiale, senza appello, una di quelle manovre che ti stendono psicologicamente. Non resta che accodarsi ancora una volta alla Mercedes, come ormai da tre gare a questa parte.

La pausa estiva per Maranello è come le Colonne d’Ercole, superate le quali c’è il buio totale, si naviga a vista, ci si perde e probabilmente non si sa dare nemmeno una risposta sensata a tutto ciò. Più gambero che Cavallino, a risaltare è la più totale impotenza e la mancanza di reazione. La Ferrari che – dopo anni di inseguimento – sembrava aver raggiunto tecnicamente la Mercedes e soprattutto trasmetteva la romantica idea di una squadra unita e concentrata sul sogno iridato, è improvvisamente crollata, nelle prestazioni e nell’umore, nelle aspirazioni e nei traguardi, con gli sguardi e le parole che tradiscono la rassegnazione.

E’ una fine mesta perché è un limbo, dal quale non si esce più, è un equivoco ormai frustrante: ancora una volta la Rossa recita la parte dell’avversario perennemente bastonato, dello sparring partner che cala alla distanza, con i dubbi ricorrenti sulla solidità interna del team e sul lavoro di sviluppo. Perché la Mercedes riesce sempre a risolvere i problemi e migliorare, mentre la Ferrari puntualmente si perde alle porte dell’autunno?

Maranello dovrebbe intavolare una profonda riflessione su quella che è la sua dimensione attuale, sul perché non riesce ad essere top team fino in fondo, su questa così tangibile fragilità. In Mercedes sono solidi, cinici, tetragoni, danno l’idea di una corazzata inavvicinabile. La Ferrari puntualmente (o comunque spesso, come non ricordare i casi gemelli del 2012 e del 2017) viene a mancare sul più bello, trasforma le certezze e i punti di forza (motore e trazione, ma dove sono finiti?) in punti deboli. Perché i pregi diventano difetti?

Ormai pronti ad assistere all’ennesimo monologo Mercedes nelle ultime gare, restano l’incredulità e la tristezza per una debacle tanto dolorosa quanto inaspettata. E dopo l’ennesima delusione diventa anche difficile aggrapparsi alla vana retorica della squadra che ha lottato con tutte le sue forze e quindi va applaudita a prescindere. Perché è mancato qualcosa, manca sempre qualcosa, e più il tempo passa e più diventa difficile crederci. E’ un crepuscolo rosso.

Antonino Rendina


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