F1 | GP di Francia: l’analisi delle qualifiche

Max Verstappen conquista la sua seconda pole stagionale davanti a Hamilton, quinto Sainz

F1 | GP di Francia: l’analisi delle qualifiche

Per la seconda volta in stagione, Max Verstappen prenderà il via di un Gran Premio dalla prima casella sulla griglia di partenza. Un risultato che mancava da tempo al giovane olandese, il quale era riuscito ad imporsi solamente nel primo appuntamento stagionale in Bahrain, complici anche l’esposizione di due bandiere rosse negli ultimi minuti delle qualifiche a Monaco e in Azerbaijan che non gli avevano permesso di centrare un obiettivo che sembrava alla portata. A consegnarli la pole position è stato un giro particolarmente efficace nell’ultimo tentativo di giornata, con cui è riuscito a rifilare oltre due decimi ai suoi avversari, grazie anche ad un assetto aerodinamico più scarico e alle qualità della Power Unit Honda, fattori che gli hanno consentito di guadagnare centesimi preziosi sui lunghi tratti rettilinei che caratterizzano la pista del Paul Ricard, difendendosi poi egregiamente nei tratti più guidati.

“Riuscire ad essere in pole qui, su un circuito che non ci è stato favorevole in termini di prestazioni nel corso degli anni, è davvero promettente e rappresenta una grande spinta per tutta la squadra. Non ce lo aspettavamo, sono davvero molto felice. Abbiamo fatto grandi miglioramenti rispetto a ieri lavorando e massimizzando il nostro set-up. Ero fiducioso dopo le FP3, ma ancora in quel momento è difficile comprendere cosa tireranno fuori dal cilindro gli altri in qualifica, quindi dobbiamo essere felici della nostra prestazione. Dovremo fare una buona partenza domani considerando che la staccata di curva uno è piuttosto distante dalla griglia e sicuramente gli altri saranno molto vicini, ma il nostro ritmo nel long run durante le FP2 sembrava buono e mi aspetto un’altra lotta ravvicinata in gara”, ha poi spiegato Verstappen al termine delle qualifiche, fiducioso di potersi ripetere nella giornata di domani, anche se non sarà semplice arginare le due Mercedes.

Al fianco del pilota della Red Bull scatterà il suo rivale più diretto nella lotta per il titolo mondiale, Lewis Hamilton, capace di ottenere un preziosissimo secondo posto grazie ad un abile lavoro di messa a punto dopo un venerdì in cui il campione britannico si era trovato completamente a suo agio con la monoposto sul giro secco, anche se le indicazioni provenienti dalla simulazione gara sembravano più incoraggianti. Prove di set-up che si erano protratti anche nella mattinata di sabato, quando durante la terza sessione di prove libere Hamilton aveva optato per una configurazione aerodinamica diversa da quella provata al venerdì, prima di fare un passo indietro e adottare una soluzione intermedia: “Non è stato per niente facile. Da parte mia ho avuto difficoltà con la macchina per tutto il fine settimana. Non mi trovavo a mio agio con il bilanciamento, avevamo fatto tante modifiche ma non stavano facendo molta differenza, stavo ancora facendo fatica. Abbiamo fatto avanti e indietro, avanti e indietro. Alla fine abbiamo fatto alcune modifiche, letteralmente dieci minuti prima della sessione e ci siamo detti: ‘andiamo con questo set-up e vediamo cosa possiamo fare’. Quella di oggi stata una sessione davvero pulita per me. Ogni giro che ho fatto era buono”, ha dichiarato il sette volte campione del mondo nelle interviste di rito. Nonostante i quasi due decimi e mezzi rimediati dal battistrada, il portacolori della squadra tedesca si è comunque detto soddisfatto del risultato, puntando su una corsa all’attacco per strappare il primo posto al rivale della Red Bull e festeggiare quello che sarebbe il suo terzo successo personale sul suolo francese.

Partirà dalla seconda fila l’altra Mercedes, quella di Valtteri Bottas, il quale può ritenersi soddisfatto pensando alle difficoltà che aveva incontrato solamente due settimane fa a Baku su una pista su cui, storicamente, aveva sempre mostrato i muscoli. Una giornata complessivamente positiva, soprattutto per essere riuscito a mettersi alle spalle la seconda Red Bull di Sergio Perez, protagonista di un piccolo errore nel suo ultimo tentativo in uscita da curva dodici, dove tagliando eccessivamente sul cordolo è arrivato al contatto con la parte inferiore del fondo perdendo qualcosa dal punto di vista cronometrico. Difficile pensare che senza quell’errore il messicano potesse trovare i due decimi per puntare alla conquista della prima fila, ma è innegabile che, anche nel confronto con il suo compagno di squadra, parte del distacco accumulato sia proprio dovuto all’interpretazione di quel tratto della pista, dall’ingresso all’uscita, dove Max era riuscito ad essere più incisivo, così come nella parte più guidata del secondo intertempo. “Non è stata la qualifica ideale perché penso che avremmo potuto essere in prima fila, ma sfortunatamente ho fatto un errore nel mio ultimo run in Q3. Stavamo andando nella giusta direzione ed ero a mio agio con la vettura, ma sono andato largo sul cordolo in curva dodici e a quel punto il giro era compromesso. Ma è domani il momento che conta davvero, possiamo giocarcela. Le Mercedes saranno molto vicine, gli metterò pressione sin dal primo giro”, ha poi aggiunto il pilota di Guadalajara, che punta su una partenza aggressiva per guadagnare posizioni e mettere la propria squadra nella situazione di poter giocare in superiorità nei confronti dei rivali della Stella, come era avvenuto poche settimane fa in Azerbaijan.

Quinta casella per uno dei protagonisti di giornata, ovvero Carlos Sainz, capace di piazzare la sua Ferrari numero 55 davanti ai rivali della midfield con una sessione di qualifiche estremamente pulita, dal primo all’ultimo giro, tanto che in Q2 era stato in grado di ottenere un tempo sufficiente per superare il turno già nel corso del primo tentativo, elemento che lo aveva spinto a chiedere al team se vi fosse la possibilità di risparmiare un set di gomme medie in vista dell’ultima manche date le buone sensazioni che aveva riscontrato con quella mescola. Una richiesta che, tuttavia, non era stata accolta dal team di Maranello che, comprensibilmente preoccupato per una possibile evoluzione della pista e dalla possibilità di sfruttare i compound più morbidi negli ultimi minuti, aveva deciso di tornare nuovamente sul tracciato calzando il secondo treno di gomme medie a disposizione. Al di là di questo dettaglio, lo spagnolo non ha nascosto la sua soddisfazione, soprattutto considerando che nei precedenti appuntamenti aveva dovuto rinunciare all’opportunità di migliorare il proprio tempo a causa delle bandiere rosse: “Una buona giornata per la squadra. Dopo un paio di qualifiche un po’ movimentate, è stato molto positivo avere un sabato tranquillo. Siamo riusciti a tirare fuori tutto il potenziale dalla macchina, così da poter mostrare i progressi che abbiamo fatto su questo tipo di circuiti. Per quanto mi riguarda, sto continuando a imparare in ogni curva e in ogni condizione. Oggi mi sono sentito a mio agio in macchina, a prescindere dalla mescola di gomme”, ha dichiarato Carlos al termine delle qualifiche. A fare la differenza a suo favore è stato un feeling complessivamente migliore e una gestione gomme eccellente, non solo nella fase di preparazione, ma anche durante il giro, considerando come le soft in alcuni casi tendevano a faticare negli ultimi due intertempi se stressate eccessivamente nel primo settore. Difficoltà evidenziate proprio dal compagno di squadra, Charles Leclerc, il quale per tutta la giornata di sabato aveva denotato problemi di sottosterzo, rendendogli così difficile pareggiare il crono dello spagnolo, in particolare nella prima chicane, tratto in cui ha faticato per tutto il weekend: “Quella di oggi per me è stata una qualifica difficile, perché non sono riuscito a far fronte adeguatamente ai problemi di bilanciamento che avevo, che per me erano soprattutto all’anteriore. Lavoreremo per capire come posso adattare il mio stile di guida e a gestire la vettura meglio in gara, anche se domani mi aspetto di faticare di meno”, sono state le parole del monegasco al termine delle qualifiche, il quale spera in una gara che possa riservargli qualche soddisfazione in più rispetto alle qualifiche. Ferrari che nella mattinata di sabato aveva optato per un cambio d’assetto, passando ad un’ala posteriore più scarica che gli concedesse la chance di difendersi meglio sui lunghi rettilinei, nella speranza di essere poi altrettanto competitivi in curva: se le temperature dovessero toccare punte particolarmente elevate, sarà cruciale contenere il degrado degli pneumatici, elemento su cui la SF21 si è dimostrata altalenatene nel corso del campionato.

A dividere le due Rosse di Maranello sulla griglia di partenza ci sarà ancora una volta Pierre Gasly, il giovane francese dell’AlphaTauri che in qualifica non perde mai un’occasione per piazzare la sua zampata e conquistare una posizione di assoluto rilievo, replicando così l’ottima performance dell’Azerbaijan nonostante un feeling con la monoposto lontano dalla perfezione che lo ha lasciato a soli ventotto millesimi dalla miglior prestazione dello spagnolo della Ferrari: “È stata un’ottima giornata e sono davvero felice di essermi qualificato sesto. Finora è stato un weekend piuttosto complicato, non mi sono mai sentito completamente a mio agio con la vettura e abbiamo faticato un po’ con le condizioni mutevoli. Durante il fine settimana abbiamo apportato parecchie modifiche all’assetto ed è andata bene in qualifica”. Una AT02 che, come in altre occasioni, si è dimostrata estremamente competitiva sugli allunghi, guadagnando in maniera netta sui propri rivali, prima di dover cedere qualcosa nei tratti più guidati, in particolar modo nelle curve lente come il complesso 3-4-5. A concludere la quarta fila ci sarà Lando Norris, con una McLaren difficile da decifrare a causa di una mancanza di passo sul giro secco, come ormai avvenuto più volte nel corso di questa stagione. Generalmente la squadra di Woking riesce a fare un passo in avanti in gara, ma sarà sufficiente per tenere il passo di una Ferrari che negli ultimi appuntamenti è sembrata avere globalmente qualcosa in più? Nel corso del suo ultimo tentativo, il britannico è stato suo malgrado protagonista di qualche piccola sbavatura, tanto che poi nelle interviste non ha nascosto che il suo tempo avrebbe potuto essere almeno un decimo più rapido, ma ciò non sarebbe comunque bastato per riuscire a mettersi alle spalle quantomeno una delle due SF21, più rapide sia nella chicane del primo settore e nei curvoni veloci dell’ultimo intertempo, nonostante dovesse poi fare i conti con un deficit di potenza sui rettilinei.

Top ten che ha visto tra i protagonisti anche Fernando Alonso e Daniel Ricciardo, rispettivamente nono e decimo. Le buone prestazioni mostrate dall’Alpine durante le prove libere avevano indubbiamente dato ottimismo alla squadra francese, pronta a ben figurare sulla pista di casa, soprattutto tenendo a mente che negli ultimi appuntamenti la A521 ha dimostrato buone caratteristiche sul giro secco, accusando tuttavia il colpo in gara: “Abbiamo già visto diverse volte che durante le libere riusciamo ad esprimerci meglio rispetto alle qualifiche e alle gare. Abbiamo alcune teorie. Ovviamente stiamo indagando dopo ogni gara per capire cosa succede in determinate occasioni, ma non c’è una tendenza chiara. Abbiamo avuto buone prestazioni per esempio a Portimao in gara. Avevamo meno degrado rispetto agli altri, avevamo una buona velocità e stavamo superando le persone negli ultimi due giri come dei pazzi”, ha cercato di chiarire lo spagnolo, che condivide un pensiero e un destino simile a quello del compagno di casacca, Esteban Ocon, undicesimo in griglia di partenza dopo aver accusato problemi di adattamento alla gomma media, ovvero quella con cui avrebbe dovuto disputare i suoi due tentativi durante la seconda manche, pareggiando quindi la scelta dei rivali. In vista della corsa, è utile riportare che durante le simulazioni gara del venerdì, Alonso è stato uno dei pochi piloti ad aver provato in modo esteso il compound più duro tra quelli a disposizione. Tra le due Alpine ci sarà Daniel Ricciardo, il cui spunto di giornata è stata la decisione, coadiuvata dai box in remoto, di alzare il piede abbandonando l’ultimo giro della Q2 con la gomma soft, garantendosi così la chance di confermare il crono ottenuto nel primo run e di partire con la mescola a banda gialla.

Tra coloro che, invece, non è riuscito a guadagnare l’accesso all’ultima manche c’è anche Sebastian Vettel, amareggiato per l’andamento altalenante delle prove ufficiali, sia dal punto di vista cronometrico del comportamento della monoposto. Nel corso della prima manche, il tedesco era sembrato in palla, anche se la Q2 avrebbe riservato diverse incognite, dato che essenzialmente tutti i team rimasti avevano deciso di effettuare il proprio giro con la gomma media, mescola più versatile in vista della corsa. Il primo tentativo con questo compound aveva visto Sebastian ottenere un tempo tecnicamente non sufficiente per ambire all’accesso alla Q3, anche se il distacco dall’ultima posizione utile per passare alla manche successiva era comunque ridotto, circa un decimo. Un miglioramento alla portata che, tuttavia, non era poi arrivato, complice un secondo set di pneumatici a banda gialla che non aveva fornito al quattro volte campione del mondo il grip e la fiducia necessaria per tentare l’assalto alla top ten: “In Q1 sembravamo competitivi sulla gomma soft, ma era una mescola che nessuno voleva usare in vista della corsa, quindi abbiamo utilizzato anche noi la media in Q2. Pensavamo di avere una chance concreta di passare in Q3 ma per qualche ragione sconosciuta, nell’ultimo tentativo il bilanciamento non era ideale” – ha spiegato Vettel al termine delle qualifiche, complice una AMR21 che ha sofferto in particolare la percorrenza della prima chicane e della sequenza 11/12, dove serve grande stabilità da parte della vettura e una buona gestione gomme, dato che l’anteriore sinistra tende ad essere messa sotto sforzo dai curvoni precedenti -. “L’avantreno scivolava e non sono riuscito ad estrarre il grip di cui avevo bisogno. Magari ho spinto troppo, ma non siamo distanti dalla Q3. Per domani abbiamo scelta libera in tema di pneumatici, ma tutti i piloti partiranno con la media, quindi non sarà semplice variare la strategia. Domani conterà tutto sul gestire il degrado delle gomme”, ha poi aggiunto Sebastian, il quale ha giustamente sottolineato come variare la strategia non sarà affatto semplice. Da questo punto di vista è interessante far notare come, pur non avendola usata per le simulazioni gara, nelle prove di sabato l’Aston Martin aveva svolto un profondo lavoro di raccolta dati sfruttando a lungo la mescola più dura, il che potrebbe rivelarsi estremamente utile in vista della corsa. Ad aprire la settima fila ci sarà Antonio Giovinazzi, bravo nel ritagliarsi ancora una volta un posto in Q2 sfruttando anche i problemi accusati dagli avversari in Q1, ma è innegabile che l’italiano riesca a farsi trovare pronto in queste situazioni e costruirsi la propria fortuna, centrando ancora una volta un buon risultato. Nel suo caso sarà vitale riuscire a recuperare qualche posizione alla partenza per massimizzare la strategia, elemento in cui nel corso degli anni il portacolori dell’Alfa Romeo ha dimostrato di saper essere uno dei punti di riferimento in griglia. Quattordicesimo tempo per la Williams di George Russell, le cui abilità in qualifica ormai quasi non sorprendono più per la costanza con cui riesce a ritagliarsi un posto per giocarsela con vetture che, sulla carta, si dimostrano più competitive: in Q2 forse l’inglese avrebbe potuto estrarre qualcosa in più avvicinandosi a Giovinazzi, come spiegato dal pilota stesso, ma le circostanze non erano di quelle semplici. Il primo tentativo della seconda manche era stato completato con gomme usate, dato che in precedenza aveva sfruttato tutti i set nuovi per superare il turno di apertura delle qualifiche, vedendosi così costretto ad utilizzare la media per il secondo run, anche se chiaramente non avrebbe potuto fornire lo stesso grip e la stessa fiducia del compound più morbido in assoluto. Un elemento che anche Russell stesso ha poi sottolineato alla conclusione delle qualifiche, aggiungendo che non era stato in grado di preparare e sfruttare a dovere le coperture a banda gialla.

Si tratta invece della prima apparizione in Q2 per Mick Schumacher, seppur questa sia arrivata con delle modalità che, indubbiamente, il tedesco avrebbe preferito evitare, complice un incidente negli ultimi minuti della Q1. Un episodio dalla dinamica simile ad altri già visti durante il weekend, con una perdita del retrotreno in curva sei che Schumacher non è riuscito a gestire, finendo così in testacoda ed andando successivamente ad impattare contro le barriere. Dai primi riscontri il cambio sembrerebbe non aver riportato particolari danni, ma nella mattinata di domenica verranno completate ulteriori verifiche per comprendere se l’unità potrà essere sfruttata anche in gara: considerando anche i problemi riscontrati negli ultimi appuntamenti, che non hanno permesso a Schumacher di girare con regolarità, è ragionevole pensare che la Haas non si prenderà particolari rischi sotto questo aspetto, montando sulla monoposto del debuttante una trasmissione che gli permetta di arrivare fino al traguardo ed accumulare chilometri ed esperienza. Se Mick aveva suo malgrado tratto beneficio da quella bandiera rossa negli ultimi minuti, lo stesso non lo si poteva dire per Kimi Raikkonen e Lance Stroll, i quali avevano dovuto abortire il proprio ultimo tentativo proprio per l’interruzione provocata dal portacolori della squadra americana, dovendo così scontare un’amara eliminazione già nelle prime fasi della qualifica. Un vero peccato, perché entrambi i piloti si stavano migliorando e, molto probabilmente, sarebbero stati in grado di conquistare il pass per la manche successiva: a farne le spese è stato soprattutto il canadese che, dopo essersi visto cancellato il crono ottenuto nel primo run a causa del superamento dei track limit, nel secondo tentativo non era riuscito nemmeno a segnare un tempo concreto, dato che traffico e bandiera rossa ne avevano pregiudicato negativamente la prestazione. A chiudere lo schieramento ci sarà Yuki Tsunoda, anche lui protagonista di un contatto contro le barriere nei primi minuti di qualifica dopo aver perso la vettura in seguito ad un passaggio troppo aggressivamente sul cordolo interno di curva uno che lo aveva fatto finire in  testacoda: “In qualifica ho fatto un errore e voglio scusarmi con la squadra. Ho usato troppo il cordolo giallo alla prima curva e mi sono girato. Ho cercato di frenare il più possibile per evitare il contatto con la barriera, ma è stato come pattinare sul ghiaccio. L’impatto è stato abbastanza lieve, ma la vettura ha qualche danno e quindi la squadra dovrà lavorare duro questa sera in vista della gara. Il modo migliore di ringraziarli sarebbe fare una bella corsa. Sorpassare qui è difficile, ma spingerò più che posso e sfrutterò ogni opportunità che mi si potrebbe presentare”, ha spiegato il giapponese, che dopo l’incidente non era più riuscito a ripartire data l’impossibilità di reinserire la prima marcia nonostante i molteplici tentativi. Per Yuki si tratterà una gara in salita, così come ad Imola, il che rappresenta un vero peccato perché il passo mostrato dalla A02 nel corso di questo fine settimana sembrava poter regalare al giovane pilota dell’AlphaTauri la possibilità di lottare per i punti, confermando così la buona prestazione che si era potuta apprezzare in Azerbaijan.

La lotta per la pole position

Tra le sfide di giornata più interessanti vi è stata indubbiamente la lotta per la pole position tra Max Verstappen e Lewis che, a dispetto dei due decimi e mezzo accusati dall’inglese, è stata più combattuta di quanto il cronometro lasci intendere. Una sfida in cui i differenti assetti scelti dal pilota della Red Bull e quello della Mercedes hanno giocato un ruolo chiave, permettendo all’olandese di guadagnare decimi preziosi sugli allunghi della pista francese contro cui il britannico ha potuto fare ben poco, soprattutto considerando che la RB16B ha dimostrato di saper reggere il confronto anche nei tratti più guidati del tracciato. Scelte opposte, spiegate dai rispettivi team principal: “Sì, abbiamo tolto carico dalla vettura, lo si può vedere dalle dimensioni della nostra ala posteriore rispetto a quella della Mercedes” – ha dichiarato Chris Horner, seguendo un trend che nel corso dell’anno ha sempre visto la casa di Milton Keynes girare con ali più ridotte rispetto ai rivali -. “Usiamo meno energia nel secondo settore, siamo più veloci sui rettilinei perché abbiamo meno resistenza, ma riusciamo comunque ad ottenere tempi competitivi nel terzo settore, il che ci aiuta ad essere competitivi sull’intero giro”, ha poi aggiunto il responsabile di casa Red Bull, consapevole che a livello telaistico la sua vettura ha dimostrato di potersela giocare. Di parere opposto Toto Wolff che, dopo aver provato condotto con gli ingegneri dei confronti diretti nella mattinata di sabato per comprendere se un cambio di set-up a livello aerodinamico potesse portare benefici sostanziali, ha spiegato come i dati ricavati non propendessero in quella direzione: “Secondo le nostre simulazioni, se avessimo scelto un’ala da basso carico, saremmo stati più lenti. Avremmo perso tempo nelle curve, molto di più della Red Bull”, ha poi aggiunto il team principal della Mercedes, tenendo a mente che ciò potrebbe giocare a favore in gara.

Un assetto più scarico, unito ad un ottima Power Unit come quella realizzata dalla Honda, che aveva dato i propri benefici già sul rettilineo principale, consentendo al pilota di Hasselt di arrivare alla prima staccata con un leggero vantaggio. Prima chicane in cui, al contrario, Hamilton era riuscito a farsi valere, completando un rapido cambio di direzione grazie all’ottimo avantreno della W12 che, nel corso di questa stagione, ha dimostrato di essere uno dei punti di forza della squadra della Stella, soprattutto quando vi è necessità di una risposta veloce sul volante. Nonostante le qualità della controparte anglo-austriaca, in situazioni del genere si palesavano i limiti di un set-up più scarico, non tanto nell’ingresso della chicane in sé, quanto nel richiamo e nella percorrenza di curva due, dove infatti Verstappen aveva registrato velocità minime più basse dopo essere finito in leggere sottosterzo, il che lo aveva portato ad allargare la traiettoria in uscita e a rischiare di arrivare al contatto con i dissuasori esterni che tanti danni avevano causato nella giornata di venerdì. Sotto questo aspetto, è interessante sottolineare come nonostante in uscita Hamilton fosse stato in grado di portare maggiore velocità, alla staccata di curva tre Verstappen non solo era riuscito a recuperare quanto perso alla chicane, ma anche a registrare velocità di punta più elevate, a dimostrazione non solo di come l’assetto più scarico aiutasse a fare la differenza ma anche del fatto che, molto probabilmente, vi fossero in atto strategie diverse nella gestione della carica elettrica. Potendo risparmiare qualcosa sui rettilinei grazie ad una resistenza minore, è possibile ipotizzare che gli ingegneri della Honda avessero lavorato in maniera diversa dai concorrenti, sfruttando quel margine di energia in più in uscita dalle curve. Un elemento importante se si tiene a mente che sulla pista di Le Castellet, gli allunghi principali arrivando in uscita da curve molto lente, dove conta la trazione e la prima fase di accelerazione, elementi in cui la Power Unit giapponese e la RB16B hanno dimostrato di sapersela ampiamente giocare nei confronti del pacchetto Mercedes. Costruttore nipponico che, tra l’altro, si è presentato a Le Castellet con un’unità motoristica nuova, che non prevede particolari incrementi di potenza essendo come specifica simile a quella precedente, ma che ha comunque introdotto piccole modifiche volte a migliorare l’affidabilità complessiva.

Arrivando alla staccata di curva tre, Verstappen poteva ancora contare su un piccolo vantaggio, il quale si sarebbe tuttavia dissolto nella percorrenza di uno dei tratti più guidati dell’intero tracciato, ovvero la sequenza 3-4-5-6. La bontà dell’anteriore Mercedes, unito ad un assetto globalmente più carico, avevano infatti permesso a Lewis di sfoderare le proprie carte, puntando su un ingresso curva particolarmente aggressivo e su un cambio di direzione estremamente rapido, elementi in cui la Red Bull non poteva far altro che tentare di limitare i danni e cercare di perdere il meno possibile. Non a caso, infatti, i dati registrati dalla telemetria evidenziano come Hamilton fosse stato in grado di rilasciare l’acceleratore più tardi, portando qualche km/h di velocità in più. Solo in quel tratto, infatti, il britannico era riuscito a guadagnare oltre un decimo, complici anche scelte in termini di linee differenti tra loro, come avvenuto nell’impostazione di curva cinque, dove Verstappen, conscio di non poter forza l’entrata, si era allargato puntando su una traiettoria che, da una parte gli consentisse di evitare il bump posto nella parte più interna della pista, dall’altra che lo aiutasse a massimizzare l’uscita in vista del tratto successivo che immette sul rettilineo del Mistral. Una scelta che, in effetti, aveva dato i suoi benefici, perché in fase di uscita Max era stato in grado di raddrizzare rapidamente la vettura e porla in situazione in cui fosse possibile massimizzare il grip fornito dalle gomme, potendo così contare su una migliore accelerazione.

Ciò si era dovuto tuttavia scontrare con un cronico sottosterzo che aveva colpito l’olandese anche nella percorrenza di curva sei, tanto da costringerlo non solo a togliere quasi completamente il piede dall’acceleratore, ma anche a dover prendere una traiettoria più larga in uscita, fattore aveva influenzato negativamente in minima parte anche la prima fase del rettilineo successivo, prima che l’assetto più scarico fornisse i suoi benefici restituendogli virtualmente la prima posizione. Infatti, nonostante un’ottima interpretazione della zona conclusiva del primo settore, dove Lewis era riuscito a concludere l’intertempo registrando un vantaggio complessivo di circa trenta millesimi, l’inglese nulla aveva potuto contro le doti velocistiche della Red Bull e, sotto questo aspetto, vi è un dato interessante da menzionare: mentre la RB16B continuava a registrare un incremento costante, lo stesso non si poteva dire per la W12 che, proprio nel tratto conclusivo del rettilineo, aveva accusato un leggero derating, segnale che ad un certo punto la vettura andasse a tagliare carica elettrica per evitarne un utilizzo eccessivo.

Diversa l’interpretazione anche della chicane otto/nove dove, nel tentativo di recuperare terreno, Hamilton aveva optato per un ingresso più aggressivo ritardando la frenata e iniziando più tardi la fase di rotazione, anche se questo lo aveva portato a percorrere una linea leggermente più larga nel cambio di direzione, in parte compensata dall’assetto più carico. Al contrario, Max aveva puntato su una traiettoria più dolce che lo aiutasse nell’uscita dalla chicane e nell’allungo successivo dove, infatti, si è dimostrato più rapido del rivale inglese, complice un’ala ridotta che in un tratto senza DRS fa sentire in maniera importante il proprio effetto. Dai trentuno millesimi che accusava al termine del primo settore, Verstappen era riuscito a passare sul secondo rilevamento cronometrico con circa un decimo di vantaggio, che avrebbe potuto sicuramente essere più elevato se il sensore non fosse stato posto proprio nei metri successivi all’uscita della chicane.

Terzo settore che prometteva una sfida ancora viva ed è forse qui che arriva il momento più interessante. In curva dieci, uno dei tratti più impegnativi per gli pneumatici considerando che si percorre in pieno, Max non solo era stato in grado di mantenere quel vantaggio accumulato in precedenza, ma anche di estenderlo, registrando un incremento di velocità nettamente superiore a quello ottenuto dalla Mercedes nel breve tratto rettilineo che intercorre tra curva dieci e undici, quantificabile in circa 7km/h, guadagnando così ulteriori centesimi sul rivale.

Curva undici che rappresenta una vera e propria sfida, data la lunga percorrenza dove serve una vettura stabile e poco sensibile al vento, dato che in quel punto una folata avrebbe potuto compromettere in maniera importante il giro. Anche in questo caso, Verstappen e Hamilton avevano optato per due traiettorie leggermente differenti, con Lewis leggermente più largo nella fase di entrata per poi chiudere verso l’apice, mentre Max aveva scelto l’approccio opposto, tanto che successivamente aveva accusato un leggero sottosterzo finendo per utilizzare il cordolo esterno in uscita. L’aspetto interessante è che, a dispetto di ciò, il portacolori della Red Bull non aveva accusato più di tanto il colpo, dimostrandosi in grado di pareggiare le velocità di percorrenza della Mercedes, nonostante quest’ultima fosse stata più pulita. Solamente in curva dodici il britannico era riuscito a diminuire il distacco, optando per una linea in ingresso più stretta che gli permettesse di attaccare la curva. Come in altre occasioni, invece, il portacolori della squadra di Milton Keynes si era mantenuto inizialmente più largo, puntando su una traiettoria che gli permettesse di raddrizzare velocemente il volante in uscita e massimizzare il grip in uscita per l’allungo successivo che avrebbe portato alle ultime due curve, le quali non hanno poi riservato grandi sorprese, consentendo all’olandese di conquistare la pole position.

Un risultato importante per Verstappen, che gli garantirà buone chance di poter non solo difendere la posizione in partenza, ma anche di imporre il suo ritmo. Una pole conquistata con astuzia con uno stile di guida pulito, conscio dei punti deboli della vettura relativamente all’assetto scelto, contro cui Hamilton ha potuto fare ben poco, nonostante un giro di cui lo stesso inglese si è ritenuto soddisfatto. Sarà interessante seguire la corsa e vedere come questa differenza di approccio potrà farsi valere sulla lunga distanza.

Le strategie per la gara

Dato il degrado accusato nelle prove libere del venerdì, il quale ha spinto i team in Q2 a puntare sulla mescola media per avere una soluzione più versatile, Pirelli suggerisce come strategia di gara più rapida proprio quella che vede scattare dai semafori con le coperture a banda gialla per poi passare sugli pneumatici più duri a disposizione fino alla bandiera a scacchi. Cronometricamente, secondo il costruttore italiano, la strategia opposta dovrebbe essere assimilabile, mentre sarebbe più lenta quella che vedrebbe l’utilizzo della soft. Anche se dal punto di vista tattico le soluzioni non sembrino permettere grande varietà per chi parte fuori dalla top ten, la possibilità di sfruttare un set nuovo alla partenza potrebbe dare i propri frutti nel caso il degrado dovesse rivelarsi particolarmente elevato. Vi è da tenere a mente, infatti, che nella notte la pioggia ha in parte “pulito” il tracciato e, anche se ci si aspettano temperature complessivamente inferiori rispetto a quelle registrate al venerdì e al sabato, ciò potrebbe rivelarsi un aspetto importante nell’economia della corsa. Da tenere a mente un eventuale rischio pioggia, che ha continuato a riversarsi nella mattinata di domenica, il quale potrebbe cambiare le carte in tavola portando a strategie differenti.

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