F1 | GP dell’Emilia Romagna: l’analisi delle qualifiche
Ripercorriamo i momenti più importanti del sabato di Imola
Dopo quattordici anni di assenza, Imola è finalmente tornata a far parte del calendario di Formula 1, conquistando immediatamente apprezzamenti e giudizi positivi da parte di tutti i piloti. Lo ha fatto con un format particolare, pensato non sui classici tre giorni, bensì solamente su due, eliminando per esigenze logistiche le sessioni di prove libere del venerdì ed allungando di trenta minuti quella del sabato mattina. Essendo una pista di cui vi erano pochi riferimenti per le squadre e su cui la maggior parte dei piloti aveva girato solamente nelle categorie minori, il lavoro di perfezionamento del set-up in vista delle qualifiche e della gara sarebbe stato particolarmente intenso sin dai primi minuti. Ciò che era parso chiaro sin dalle prove, tuttavia, era che prevedibilmente la Mercedes sarebbe stata ancora una volta la squadra da battere, sia sul giro secco che sul passo, cosa confermata anche al pomeriggio in qualifica, dove il team di Stoccarda è poi riuscito a conquistare l’intera prima fila infliggendo distacchi importanti a tutti gli avversari.
A prevalere nella lotta interna è stato Valtteri Bottas, che con le piste “green” ha generalmente avuto sempre un buon rapporto, riuscendo a dimostrarsi molto competitivo soprattutto al sabato. Lo ha fatto anche questa volta, mettendosi alle spalle il proprio compagno di squadra, Lewis Hamilton, staccato di circa un decimo e con il rimpianto di non essere riuscito a mettere insieme un giro pulito come quello del finlandese. Al contrario degli appuntamenti precedenti, dove aveva sostanzialmente ridotto il gap dai battistrada, non si è trattato di un pomeriggio semplice in casa Red Bull, non solo per il distacco di circa sei decimi accusato dal poleman, ma anche per i problemi di affidabilità riscontrati durante la Q2 che avrebbero potuto mettere anticipatamente la parola fine sulla qualifica del suo pilota di punta, Max Verstappen. Chi ha sorpreso, invece, è stato Pierre Gasly, che andrà ad affiancare l’olandese in seconda fila: un risultato in parte inaspettato, perché nel corso di questa stagione l’AlphaTauri ci aveva abituato a lottare ai margini della top ten in qualifica, per poi fare un ulteriore salto di competitività in gara. Dopo una prestazione fatta di alti e bassi come quella di Portimão, la Renault sembra essere tornata sui livelli pre-Portogallo, quantomeno nella mani di Daniel Ricciardo, il quale è riuscito a conquistare un’ottima quinta posizione, mettendosi alle spalle anche l’altro pilota della Red Bull Alex Albon, a cui è mancato quel qualcosina in più per recuperare qualche posizione in griglia di partenza. Ad aprire la quarta fila sarà Charles Leclerc, che non è riuscito a ripetere gli exploit degli ultimi appuntamenti, dovendosi accontentare della settima posizione. A concludere la top l’altra AlphaTauri di Daniil Kvyat, per la prima volta in Q3 con entrambe le vetture, e le due McLaren di Lando Norris e Carlos Sainz Jr., in linea con le aspettative del team inglese prima del weekend.
Chi ha deluso, quantomeno sul giro secco, è stata la Racing Point, fuori con entrambi i piloti nella seconda manche. Sergio Perez, infatti, non è riuscito ad andare oltre l’undicesima posizione, mentre Lance Stroll si è fermato alla quindicesima casella in griglia. Ciò nonostante, la loro sarà una gara interessante da tenere d’occhio perché potranno decidere con qualche mescola prendere il via della corsa: durante le libere, la soft non aveva dato indicazioni entusiasmanti sulla lunga distanza, mostrando qualche segnale di graining, seppur non ai livelli riscontrati a Portimão. Per quanto Imola sia una pista su cui non sarà semplice effettuare sorpassi, un degrado superiore a quanto preventivato del compound più soffice potrebbe avvantaggiare coloro che decideranno di allungare il primo stint, evitando di rientrare nel traffico dopo la sosta. Tra i due portacolori del team anglo-canadese si sono inseriti Esteban Ocon sulla seconda Renault, George Russell e Sebastian Vettel, con quest’ultimo che si è visto cancellare il suo miglior crono di sessione a causa dei track limit. Proprio il rispetto dei limiti della pista ha rappresentato un tema spinoso per tutta la giornata, tanto che il direttore di gara, Michael Masi, era stato costretto a rivederli dopo la conclusione dell’unica sessione di prove: ciò, tuttavia, non era bastato per risolvere completamente il problema, in cui era incappato anche Kimi Raikkonen, il quale si era visto annullare il tempo ottenuto alla fine della Q1 che gli avrebbe permesso di superare il turno ed accedere alla manche successiva. Un’opportunità che, invece, non è arrivata e che lo costringerà a prendere il via in diciottesima posizione, dietro alle due Haas, ma davanti a Nicholas Latifi e al compagno di squadra Antonio Giovinazzi, che chiuderà lo schieramento.
Q1: I track limit fanno la differenza
Con una pista ancora abbastanza sporca e il tanto traffico che avrebbe caratterizzato la manche, dove molto probabilmente si sarebbero viste tuttii e venti le vetture in contemporanea nei momenti più concitati, per le squadre era fondamentale sfruttare ogni occasione ed elaborare strategie alternative pensando, ad esempio, di imbarcare più carburante a bordo per effettuare più tentativi sul medesimo set senza la necessità di tornare ai box. Sapendo che, così come a Portimão, la soft sarebbe riuscita a garantire due giri veloci nello stesso run, molte scuderie avevano seguito proprio questo ragionamento, aumentando la quantità di benzina nei serbatoi al fine di poter gestire con più semplicità la track position e di poter completare più tentativi sperando di incontrare il minor traffico possibile. Vi era, tuttavia, anche chi aveva optato per strategie differenti, come Daniel Ricciardo, il quale aveva aspettato che tutti si fermassero verso metà manche per completare un singolo giro a pista quasi completamente libera, oppure chi aveva puntato su una tattica ancor più aggressiva, decidendo di rimanere in pista il più possibile, come Kevin Magnussen e Nicholas Latifi, che nel primo run avevano completato tre giri veloci ciascuno limitandosi ad una breva sosta ai box per rifornire e modificare l’incidenza dei flap dell’ala anteriore.
Alla conclusione della prima tornata, a rischio esclusione vi erano proprio il pilota della Williams, quello della Haas, Kimi Raikkonen, Alex Albon e Valtteri Bottas. Se per i primi non vi era nulla di particolare da segnalare, se non la decisione di effettuare più tentativi, per gli ultimi tre piloti citati era importante aggiungere una postilla. Sin dalla prima sessione di prove libere, i track limit avevano rappresentato una vera e propria spina nel fianco per i piloti, con ben sessanta tempi cancellati per escursioni oltre il consentito in curva 9 e 15, due zone del tracciato in cui si tende il più possibile a sfruttare ogni singolo centimetro della pista, andando anche oltre la linea, una pratica vietata dalle Event Notes pensate per l’evento italiano. Tra coloro che ne avevano pagato lo scotto vi erano anche proprio questi tre piloti, che si erano visti cancellare il loro miglior crono: ciò li aveva lasciati in fondo alla classifica, con tempi che chiaramente non rappresentavano il vero potenziale, in particolare per Albon e Bottas. Se era ragionevole pensare che quest’ultimi due avessero in mano un potenziale per passare il turno con una certa tranquillità, chiaramente si trattava di una storia differente per il finlandese dell’Alfa Romeo, che spesso nel corso di questa stagione aveva lottare per evitare l’eliminazione già nella prima manche. Il miglior tempo ottenuto nel tentativo e poi purtroppo cancellato, tuttavia, lasciava presagire che anche Raikkonen avesse dalla sua ancora qualche decimo di miglioramento rispetto al crono che era stato preso in considerazione dalla Race Control, che in quel momento lo avrebbe messo in una posizione valida per giocarsi l’accesso al turno successivo. Considerano che quest’ultimi tre si sarebbero poi migliorati nel secondo tentativo, che vi fosse stato un miglioramento delle condizioni dell’asfalto e che i distacchi fino alla top ten fossero piuttosto contenuti, erano pochi i piloti che potevano sentirsi in sicurezza, come Max Verstappen, Charles Leclerc, Lando Norris e i due alfieri dell’AlphaTauri, che infatti non erano ritornati in pista risparmiando così un nuovo treno di pneumatici.
Era così iniziato il secondo ed ultimo tentativo della Q1, con diversi piloti che, come già fatto in precedenza, avevano imbarcato un maggior quantitativo di carburante a bordo per effettuare più giri sulla stessa gomma, sperando che il traffico o un eventuale errore non influenzasse il loro run. L’aspetto più interessante, tuttavia, è che se Bottas era andato sul sicuro, uscendo con un certo anticipo in modo da poter completare anch’egli quantomeno due giri, lo stesso non si poteva dire per Albon, per cui Red Bull aveva deciso di farlo tornare sul tracciato solamente a poco meno di quattro minuti, un tempo limite per effettuare un ulteriore tentativo nel caso nel primo si fosse trovato del traffico o avesse commesso un errore. Ciò nonostante, fortunatamente l’anglo-tailandese era riuscito ad ottenere un crono sufficiente per smuoversi dal fondo della classifica, così come il finlandese della Mercedes, che era ritornato in zone più consone al potenziale della sua monoposto. La sfida era quindi tornata a giocarsi tra coloro che in questa stagione più volte avevano dovuto fare i conti con una possibile eliminazione al termine della Q1, ovvero le due Williams, le due Alfa Romeo e le due Haas, a cui curiosamente si era aggiunta anche la figura di Daniel Ricciardo, il quale aveva scelto una strategia tutta particolare. Se per il primo tentativo l’australiano aveva aspettato metà manche, completando una sola tornata veloce nel momento in cui tutti gli altri erano rientrati ai box, per il secondo run Daniel aveva optato ancora una volta per il medesimo approccio, tornando in pista solamente a poco meno di due minuti dalla bandiera a scacchi, il che gli avrebbe dato l’opportunità di completare solamente un giro, il che avrebbe potuto portare all’esclusione in caso di traffico o errori. Tutti gli altri rivali, infatti, erano usciti dai box con un certo anticipo e con un quantitativo di carburante sufficiente per effettuare due passaggi veloci, il che aveva rispedito Daniel ancora una volta nelle zone finali della classifica, primo che quest’ultimo riuscisse a segnare un crono valido per strappare il pass per accedere al turno successivo.
Allo scadere del tempo, a trovare l’eliminazione erano stati nell’ordine Romain Grosjean, Kevin Magnussen, Kimi Raikkonen, Nicholas Latifi e Antonio Giovinazzi, mentre erano riusciti a salvarsi sia George Russell che Lance Stroll, nonostante quest’ultimo non fosse riuscito a migliorarsi nel secondo run. I più delusi erano sicuramente il danese della Haas e il finlandese dell’Alfa Romeo, seppur per motivi diversi. Per quanto riguarda Magnussen, Kevin aveva senza dubbio da recriminare non solo per l’errore commesso nell’ultimo tentativo in uscita di curva 18, dove era finito largo perdendo l’opportunità di concludere un giro in cui si stava migliorando di un decimo rispetto al precedente run, ma anche per un piccolo problema al cambio che gli era costato qualcosa in termini di prestazioni. Considerando il distacco finale dal danese rispetto all’ultimo tempo utile per passare al turno successivo fosse solamente di circa un decimo, la frustrazione del portacolori della Haas era chiaramente comprensibile, perché ciò gli avrebbe dato la chance di recuperare qualche posizione sulla griglia di partenza in vista della corsa: “Mi sono divertito in questa sessione, è una pista molto bella su cui guidare. Indubbiamente non sono felice del risultato, penso che questo weekend sembriamo un pochino più forti. Saremmo dovuti passare in Q2, ma non ho avuto una qualifica senza problemi. Avevo incontrato traffico e avevo accusato un problema al cambio, nulla di serio, ma che mi era costato tempo durante il mio giro veloce. Il gap per accedere alla Q2 era ridotto, quindi è frustrante. In ogni caso, siamo dove siamo, non vedo l’ora di scendere in pista per la gara”, ha raccontato Kevin a fine sessione.
Chi aveva effettivamente assaporato il passaggio alla seconda manche era Kimi Raikkonen, il quale si era visto tuttavia annullare il crono ottenuto negli ultimi minuti che gli sarebbe valso la Q2 per aver ecceduto i limiti della pista all’uscita di curva 15. Lo stesso finlandese era rimasto perplesso in merito alla decisione, non comprendendo dove avesse sbagliato: da parte sua, il pilota dell’Alfa Romeo era sicuro di essere rimasto sul cordolo più esterno con almeno due gomme, dato che aveva sentito la vibrazione che si veniva a creare nel momento in cui si effettuava il passaggio sugli stessi. Le Event Notes in merito erano state aggiornate proprio poco prima della qualifica e sottolineavano che “il tempo di un giro ottenuto durante qualsiasi sessione o la gara lasciando la pista e andando oltre i cordolo rosso, bianco e verde all’uscita di curva 15 sarà invalidato dagli steward”. L’aspetto che poteva trarre in inganno era che all’uscita di curva 15 fossero realtà presenti due cordoli distinti, uno più interno subito oltre la linea bianca che presentava i colori della bandiera italiana (evidenziato nell’immagine sottostante) e uno più esterno, di colore verde. Nel corso del suo ultimo tentativo, Raikkonen aveva percorso la chicane con un grosso sottosterzo, il che lo aveva portato a dover alzare leggermente il piede e finire nella parte più esterna della pista, oltre la linea bianca, più precisamente sul secondo cordolo ed è per questo che Kimi stesso poi via radio aveva espresso il proprio disappunto in merito alla cancellazione del tempo, dato che credeva di essere nel giusto: viene da chiedersi se qualcuno gli avesse spiegato malamente la regola in precedenza, dato che anche nel primo tentativo si era visto cancellare un tempo per lo stesso identico motivo. Un vero peccato, perché al di là di ciò, il finlandese era riuscito ad ottenere un crono valido per il passaggio in Q2, confermando le buone sensazioni alla guida che aveva provato al pomeriggio: “La vettura è migliorata tantissimo dalla mattina al pomeriggio, mi sentivo bene. Saremmo andati in Q2 con il nostro giro più veloce, ma sfortunatamente è stato cancellato. Ciò che è accaduto è molto deludente, in particolare perché sembra una di quelle piste in cui la griglia è ravvicinata, ma lamentarci non cambierà il risultato finale. Partendo da dove siamo, la gara non sarà semplice ma faremo ciò che possiamo”, ha spiegato a fine sessione Raikkonen.
Q2: Si prova la gomma media
Considerando i dati ricavati durante l’unica sessione di prove libere del weekend e valutando il relativo degrado e passo delle varie mescole, sarebbe stato interessante comprendere come i team avrebbero agito in vista della Q2, quella che determina quali gomme verranno poi usate per la partenza. Se c’era un dettaglio che le prove del mattino avevano raccontato, questo era che, seppur non si fosse ai livelli riscontrati a Portimão, il degrado della soft fosse da tenere in considerazione in vista della gara, in particolar modo per la presenza di graining, tanto che lo stesso Hamilton nel corso del suo long run su quel compound non ne era rimasto particolarmente soddisfatto, chiedendo se anche gli altri piloti avessero accusato le medesime criticità. Una scelta da inquadrare soprattutto in chiave strategica per quelli che sarebbero partiti davanti. Seppur sia vero che la pista di Imola non offra le medesime opportunità di sorpasso che si erano viste sul tracciato portoghese solamente una settimana fa, motivo per il quale sulla carta sarebbe più semplice riuscire a mantenere alle spalle un avversario anche in un momento di difficoltà, indubbiamente ritrovarsi costretti ad anticipare la sosta finendo poi nel traffico dopo il pit-stop rappresenterebbe un fattore che potrebbe compromettere l’intera strategia per il resto della corsa, anche perché ciò vorrebbe dire non poter sfruttare al meglio gli pneumatici nuovi e coprire un eventuale overcut. Chiaramente, come già avvenuto in altri appuntamenti del mondiale, era lecito aspettarsi che Mercedes avesse il margine per riuscire a passare il turno anche con una mescola più dura, motivo per il quale sin dal primo tentativo era scesa in pista con il compound intermedio tra i tre a disposizione, che avrebbe potuto garantire maggior versatilità in gara. Una scelta comprensibilmente seguita anche da Red Bull e Ferrari, nonostante sia le libere che le qualifiche avessero lasciato intuire che il gap nei confronti dei diretti avversari probabilmente non sarebbe stato del tutto sufficiente per coprire il delta a livello prestazionale rispetto alla gomma più soffice. Data la situazione, in particolare quella della Rossa, effettuare quantomeno un tentativo aveva probabilmente un suo senso, sperando di poter estrarre dal cilindro quei decimi necessari per passare il turno su una strategia alternativa: in caso contrario, entrambi i team sarebbero semplicemente tornati su un tattica più tradizionale, effettuando il secondo run su un compound identico a quello degli avversari. A complicare i piani della squadra anglo-austriaca, tuttavia, era stato un problema alla parte elettrica sulla vettura di Verstappen che lo aveva costretto a rientrare immediatamente, in modo da tentare di risolverlo il più rapidamente possibile prima di rientrare nuovamente in pista.
Così come avvenuto in Q1, per il primo tentativo della seconda manche i piloti avevano optato per strategie differenti in merito allo sfruttamento degli pneumatici. Vi era chi aveva deciso di imbarcare una maggior quantità di carburante a bordo, il che avrebbe dato l’opportunità di completare due giri lanciati, come Gasly, Kvyat, Russell, Vettel e Leclerc, ma vi era anche chi aveva scelto di effettuare un solo giro cronometrato, rientrando successivamente ai box, come le due Mercedes, le McLaren, le Renault e le McLaren. Alla fine del primo tentativo, a trovarsi a rischio esclusione erano Albon, Stroll, Russell Vettel e Verstappen, con quest’ultimo che non aveva ancora ottenuto un tempo in seguito all’inconveniente riscontrato sulla sua monoposto. L’anglo-tailandese della Red Bull aveva completato il suo run sulla gomma media ed era purtroppo stato protagonista di un testacoda nel suo secondo giro cronometrato alla chicane 14-15 mentre si stava migliorando di circa due decimi.
Considerando che, sulla carta, Alex si sarebbe potuto migliorare, al muretto sorgeva spontanea la domanda in merito a quale sarebbe stata la strada da seguire secondo secondo run: prendersi il rischio di ritornare in pista ancora una volta sullo stesso compound oppure passare alla soft, che indubbiamente avrebbe garantito maggiori possibilità di passare il turno? Un quesito a cui aveva invece trovato risposta la Ferrari con Sebastian Vettel, distante circa cinque decimi dalla top ten: nel confronto con il compagno di squadra, che era proprio l’ultimo momentaneamente con un tempo utile per la qualificazione, il tedesco accusava un gap nella percorrenza di curva 2/3, curva 6/7, curva 12/13 e la 18, il che immetteva sul successivo rettilineo, con ciò che poteva significare in termini di velocità massima. Un distacco troppo ampio per pensare di poter accedere al turno successivo sullo stesso compound, ma anche banalmente per recuperare qualche posizione rispetto a quella in cui si trovava in quella fase della sessione. Ragionandoci, infatti, partire proprio ai margini della top ten ma con scelta libera in termini di gomma probabilmente avrebbe potuto rivelarsi un vantaggio rispetto all’essere nono o decimo ma con la soft, soprattutto perché in gara il progressivo cambiamento delle condizioni rappresenterà una sfida per tutte le squadre, che dovranno essere brave ad interpretare i dati ed agire di conseguenza. Tenendo in considerazione tutto ciò, era importante anche fare un ragionamento su coloro che, all’interno della top ten si trovavano potenzialmente a rischio nel momento in cui Albon e Vettel sarebbero passati ad un compound più competitivo, mentre Verstappen avrebbe completato il suo primo giro cronometrato. Da Sergio Perez, sesto, ad Alex Albon, undicesimo, vi erano solamente circa due decimi di distacco, il che lasciava presuppore che con uno step di gomma l’anglo-tailandese avrebbe potuto colmare il gap, così come Leclerc, il quale era sì decimo, ma dopo aver completato il suo giro sulla copertura intermedia tra quelle a disposizione.
I piloti erano così tornati in pista per il secondo e decisivo tentativo. Come prevedibile, Leclerc, Albon e Vettel avevano optato per la soft, mentre con Verstappen la Red Bull si era presa un rischio maggiore, facendolo uscire sulla media. Un ragionamento che aveva una sua logica, considerando il distacco medio tra i due portacolori del team anglo-austriaco nel corso di questa stagione, che avrebbe lasciato immaginare come il passaggio del turno per Max non sarebbe stata impresa impossibile. In effetti, tutti e tre erano riusciti a migliorare i propri tempi, ottenendo così il pass per il turno successivo. A farne le spese, tuttavia, erano stati Sergio Perez, Esteban Ocon, George Russell, Sebastian Vettel e Lance Stroll, che avevano trovato l’eliminazione alla bandiera scacchi. Nonostante il risultato deludente, tuttavia, il messicano della Racing Point era riuscito a trovare gli aspetti positivi in vista della gara, puntando sulla possibilità di avere più libertà in termini di strategia come elemento chiave: “Sono deluso di partire undicesimo, in particolare perché i margini in qualifica erano ridotti e qualche centesimo avrebbe significato la Q3” – ha poi spiegato Sergio, eliminato per soli dieci millesimi -. “Ma l’aspetto positivo è che preferirei partire undicesimo che decimo. Ciò significa che abbiamo scelta libera in termini di gomme e ciò potrebbe rivelarsi un vantaggio per noi. Penso che abbiamo impostato il set-up della vettura più per la gara, compromettendo la qualifica. Speriamo che ciò significhi avere una buona vettura domani”. Una giornata comunque difficile quella della Racing Point, che aveva trovato l’esclusione anche con l’altro suo portacolori, Lance Stroll, alle prese con un weekend ridotto che non gli ha dato l’opportunità di lavorare come avrebbe voluto sull’assetto della monoposto. Deludente anche il dodicesimo posto di Esteban Ocon, soprattutto se paragonato all’ottima prestazione del compagno di squadra, Daniel Ricciardo: ad influire negativamente sulla sua prestazione vi era stato sicuramente il fatto che il transalpino non fosse riuscito a migliorarsi nel secondo tentativo, rimanendo così fermo al crono ottenuto ad inizio Q2. Non poteva essere soddisfatto nemmeno Sebastian Vettel, che rispetto al precedente tentativo era sì riuscito a togliere diversi decimi dal punto di vista cronometrico, ma non abbastanza per riuscire a trovare il passaggio del turno. Ma come per Perez, in fondo ciò avrebbe potuto rappresentare un vantaggio nel caso il tedesco fosse riuscito quantomeno a recuperare qualche posizione e a portarsi ai margini della top ten, il che lo avrebbe posto davanti ad altri piloti che molto probabilmente prenderanno il via sua una strategia simile. Un peccato, perché il quattordicesimo posto, così come a Portimão, non aiuterà in vista della corsa: Sebastian era riuscito, in realtà, a risalire in tredicesima posizione con un buon giro, se non per qualche sbavatura (figlie di un posteriore non proprio perfetto) in curva 12/13 e 14/15, successivamente cancellato per track limit proprio in uscita dalla 15. “Sono rimasto soddisfatto della qualità dei miei giri anche se è piuttosto chiaro che oggi non siamo riusciti ad essere abbastanza veloci da meritarci il passaggio del turno. In qualifica mi sono sentito meglio rispetto alle libere di questa mattina e ho provato ad estrarre tutto il potenziale dalla monoposto. Sentendomi più a mio agio, ho rischiato un po’ ma ho commesso qualche errore finendo largo alla chicane e perdendo una posizione per essere andato oltre i limiti della pista. Partiremo piuttosto indietro e domani non sarà facile recuperare dal momento che i sorpassi qui non sono affatto facili. In gara sarà importante salvaguardare le gomme e poi vedremo come si metteranno le cose. Credo che l’obiettivo sarà effettuare una sosta sola”, ha poi spiegato Sebastian alla fine delle qualifiche.
Q3: Mercedes domina, Gasly sorprende
Risolta la questione gomme in vista della gara, in casa Mercedes era arrivato il momento di passare al dunque, alla lotta per la pole position. Le precedenti sessioni ci avevano mostrato come, potenzialmente, Bottas e Hamilton fossero molto vicini sul giro singolo, il che non doveva risaltare del tutto come una novità, data la capacità del finlandese di adattarsi a piste “green” in qualifica e di estrarre tendenzialmente il massimo dalla vettura. Il primo tentativo della sfida interna si era concluso con l’inglese davanti al compagno di squadra per solamente per una trentina di millesimi, un divario minimo che si era già verificato più volte nel corso di questa stagione. Valtteri si era dimostrato estremamente competitivo nei primi due settori, ma non era riuscito a ripetersi nel terzo, in particolar modo nell’inserimento e la percorrenza delle ultime due curve. Questo era l’aspetto su cui il numero 77 doveva migliorare ed era proprio questo ciò su cui, nel secondo tentativo, aveva lavorato, abbassando i propri tempi e conquistando meritatamente la pole position per quasi un decimo.
Andando a confrontare i due giri, possiamo notare delle grosse differenze già nelle primissime curve, ovvero la sequenza 2-3-4, in particolare in termini di approccio. Nella percorrenza della due è possibile osservare come Hamilton fosse stato molto più aggressivo, aggredendo il cordolo interno forse in modo anche eccessivo, perché ciò aveva leggermente scomposto la vettura, fattore che avrebbe pagato nell’impostazione della curva successiva.
Al contrario, Bottas era riuscito a mantenere una linea più pulita e meno aggressiva, sfiorando il cordolo: essendo piuttosto alto, soprattutto nella parte più interna, il rischio di scomporre la vettura come successo ad Hamilton era molto alto e non a caso Lewis ne avrebbe fatto le spese solamente qualche metro più tardi. Osservando l’immagine successiva, è possibile notare come la differenza di stili in curva 2 avesse influenzato anche l’impostazione di curva 3, dove Valtteri era riuscito ad anticipare l’entrata rispetto all’inglese, riducendo oltretutto il sottosterzo, motivo per il quale Hamilton anche in questa occasione aveva dovuto essere molto più aggressivo ed aggredire il cordolo interno.
Un’interpretazione perfetta per il finlandese, che gli aveva così garantito anche una migliore uscita per impostare a sua volta curva 4, portando il suo vantaggio complessivo a circa un decimo. In uscita, infatti, è possibile notare come Hamilton non avesse il volante dritto, dovendo sfruttare maggiormente il cordolo esterno, il che andava ad influire negativamente sulla capacità della gomme di scaricare a terra tutta la potenza della Power Unit.
Un altro punto in cui si poteva notare una differenza tra i due rivali era la chicane di curva 5-6, dove si possono avere più approcci. Generalmente i piloti tendono a sacrificare l’entrata di curva 5 per preparare al meglio la parte successiva della chicane, curva 6, mantenendosi sulla sinistra. Da questo punto di vista, Hamilton aveva svolto un ottimo lavoro, riuscendo a mantenere una linea più interna che lo aveva aiutato nel cambio di direzione, riducendo il gap.
In buona parte del secondo settore, non si erano riscontrate differenze tra i due, tanto che gli intertempi erano risultati molto simili, se non differenze di interpretazione, come alla 12-13, dove il sei volte campione del mondo era riuscito ad essere più efficace in entrata, mentre Bottas aveva a sua volta recuperato invece in uscita. Ciò lo si poteva apprezzare anche alla chicane più lenta della pista, la 14-15, dove Hamilton era riuscito a portare molta velocità in entrata e in percorrenza aggredendo tuttavia il cordolo interno, molto alto, il che aveva leggermente scomposto la sua monoposto costringendolo ad alzare l’acceleratore ed avere una linea più larga in uscita. Tutto ciò al contrario del numero 77, il quale aveva preparato il tratto con maggiore pulizia di guida: sicuramente in termini cronometrici ciò avrebbe influito negativamente, ma la migliore uscita da curva 15 gli avrebbe consentito di recuperare sul breve tratto a gas completamente spalancato che porta all’ultimo settore, quello decisivo.
Nel corso del primo tentativo, Valtteri era riuscito ad essere molto competitivo nel primo e nel secondo settore, ma aveva sofferto nel terzo, accusando un gap rilevante dal proprio compagno di squadra, per cui l’obiettivo per il secondo run era quello di mantenere quanto fatto di buono nel tratto iniziale della pista e migliorare in quello finale. Obiettivo raggiunto, perché nonostante la perfetta interpretazione di curva 17, rimanendo cucito al cordolo interno, Bottas era riuscito a togliere quel decimo utile per conquistare la partenza dalla prima casella. Chiaramente soddisfatto il finlandese, alla sua quindicesima pole position in carriera: “Non è mai facile conquistare la pole, ma questa pista è davvero bella. Quando spingi al massimo hai una sensazione bellissima, e sapevo che dovevo farlo nel mio ultimo tentativo. Sentivo che dovevo lavorare su curva due e tre, e sono riuscito a perfezionarmi solo alla fine. Lo stesso vale per le ultime curve, dove ho faticato con la stabilità, ma sapevo di dover spingere al massimo. Ho rischiato e la vettura ha risposto bene”, ha dichiarato il pilota della Mercedes. Di umore contrario l’altro portacolori del team tedesco, che non si è ritenuto per nulla soddisfatto della sua prestazione nell’ultimo tentativo: “Valtteri ha fatto un grande lavoro oggi pomeriggio, mentre il mio ultimo tentativo non è stato all’altezza, ma capita, non si può essere sempre perfetti. Questo circuito è incredibile, è un classico, con una storia incredibile, e le velocità che riusciamo a toccare sono assurde. Sono grato di essere qui, con le nostre prestazioni, che sono davvero notevoli. Le gomme lavorano meglio qui rispetto al Portogallo, ma è stata comunque una sfida oggi”, ha spiegato Hamilton nelle interviste.
Dalla terza posizione partirà Max Verstappen, il quale ha sì centrato un risultato a cui ormai ci ha abituato in questa stagione, ma rimediando un distacco significativo, molto più grande di quello che si era visto negli ultimi appuntamenti e che avevano segnalato un percorso di crescita da parte della Red Bull. Al di là del mero risultato, non si era comunque trattato di una sessione semplice, date le difficoltà riscontrate nel Q2 con il problema elettrico e in generale in termini di grip: “Non è stata una grande qualifica, perché ho potuto fare solo due giri nel Q1 e nel Q2 non era forse abbastanza pronto. Avendo avuto quel problema e poi le gomme medie che ci ha fatto qualificare senza avere un buon punto di riferimento per il Q3. Abbiamo faticato nel primo tentativo del Q3, non avevamo tanta aderenza. Il secondo tentativo è stato migliore, ma è stato difficile. La terza posizione non è male, ma personalmente mi aspettavo di essere più vicino e di poter lottare con le Mercedes. Però dopo il Q2 abbiamo un po’ perso la strada”, ha rivelato l’olandese dopo la sessione. Per riuscire a recuperare qualche posizione, Max dovrà essere attento in partenza, sperando di riuscire ad attaccare o mettere pressione ad una delle due Mercedes: bisognerà, tuttavia, prestare attenzione anche a chi sarà alle sue spalle, perché partire con la gomma media non rappresenterà un vantaggio in termini di grip offerto allo spegnimento dei semafori.
Partirà dalla quarta casella Pierre Gasly, bravissimo a sfruttare al meglio il pacchetto a sua disposizione, eguagliando il suo miglior risultato di sempre in qualifica. Una prestazione che lascia sensazioni positive in vista della corsa, perché nel corso della stagione il team italiano ci aveva abituato a fare uno step ulteriore durante la gara, avvicinandosi al resto della midfield, esattamente come avvenuto negli ultimi appuntamenti: partire dalla quarta posizione sarà un buon vantaggio che Pierre dovrà cercare di mantenere, dato che i dati ricavati dal passo gara durante le libere sembravano piuttosto promettenti: “La sessione di prove di questa mattina è stata piuttosto impegnativa! Avevamo molte cose da affrontare nel corso di una sola ora e mezza di prove, ma la vettura si è ben comportata fin dal primo giro e abbiamo avuto immediatamente un buon bilanciamento. Abbiamo fatto alcuni long run giusto per avere un’idea del degrado delle gomme in vista di domenica. Potevamo ancora tirare fuori un po’ più di performance, alla fine, con le gomme morbide. Eravamo competitivi e siamo andati in qualifica con un atteggiamento positivo”. Ottavo il suo compagno di squadra, Daniil Kvyat, staccato di circa due decimi dal compagno di casacca, ma comunque autore di una buona qualifica: grazie alla sua performance, l’AlphaTauri è riuscita ad entrare per la prima volta in stagione con entrambe le monoposto, un ulteriore segnale che, su questa pista, la AT01 sembra avere un buon feeling.
Ad aprire la terza fila sarà Daniel Ricciardo, protagonista di una qualifica in crescendo e dove le strategie alternative ne avevano messo inizialmente a rischio la partecipazione alle manche successive, soprattutto in Q1 dove la decisione di uscire solo in determinati momenti e all’ultimo minuto avrebbe potuto significare l’eliminazione in caso di errore o traffico. Fortunatamente per l’australiano, ciò non era avvenuto, trovando sempre maggior performance e feeling ma mano che la sessione andava avanti, fino a conquistare un prezioso quinto posto a circa una ventina di millesimi da Gasly. Dopo la prestazione in chiaro-scuro del Portogallo, un risultato del genere era quello che ci voleva per confermare i progressi della Renault, che ora dovrà ripetere in gara: “Sono molto contento del risultato di oggi. Tra una sessione e l’altra siamo riusciti a trovare più prestazione: in tutta onestà, credo sia stata la qualifica migliore della mia stagione. Questa pista è fantastica, e il quinto posto è importante perché domani potremmo avere una bella lotta visto il divario molto ristretto con le vetture a noi vicine. Con una buona partenza potremo fare una grande gara”, ha raccontato Ricciardo. Al suo fianco ci sarà Alex Albon, autore di un qualifica a fase alterne: l’errore in Q2 poteva forse spingere Red Bull a credere un pochino di più in lui e dargli l’opportunità di tentare anche nel secondo tentativo l’utilizzo della media, il che sarebbe stato un punto a favore per l’anglo-tailandese nel caso di passaggio del turno, date le sue difficoltà nel mantenere in vita gli pneumatici a vettura completamente carica. Ciò generalmente lo aveva costretto ad anticipare la sosta, ritrovandosi nel traffico, cosa da evitare assolutamente a Imola, dove le poche opportunità di sorpasso renderanno più difficile una eventuale rimonta. Nel Q3 il primo tentativo era stato cancellato per track limit, il che aveva anche significato mantenere qualcosa da parte per il run finale per essere sicuri di avere quantomeno un tempo e non commettere ulteriori errori. Qualcosa che probabilmente ha pagato, perché in termini assoluti il quarto posto sarebbe stato lontano meno di un decimo e alla portata. Alex, tuttavia, si dovrà accontentare della sesta posizione, trovandosi virtualmente dietro anche a Gasly e Ricciardo stessi, partendo sulla medesima strategia.
Ci si aspettava forse qualcosa di più da Charles Leclerc e la Ferrari, su una pista che la Rossa stessa si aspettava che potesse adattarsi meglio alle caratteristiche della SF1000. Il tentativo in Q2 con la gomma media, nonostante sembrasse molto al limite, era comprensibile, perché ritornare in una eventuale situazione si svantaggio pneumatici nei confronti degli avversari avrebbero potuto portare a galla le criticità che si erano intraviste negli ultimi weekend, soprattutto con tanto carburante a bordo e nel traffico. Tuttavia, in questo caso non vi era il vantaggio che era stato riscontrato a Portimao, per cui, anche se fosse stato fattibile, in Ferrari avevano deciso di non prendersi questo rischio nel secondo tentativo, rimandando il monegasco su un compound che gli garantisse l’accesso alla Q3. La settima posizione, in fondo, non è neanche un risultato particolarmente negativo considerando i distacchi ridotti dagli altri protagonisti della midfield, ma il passo gara in mattinata non sembrava essere dei più confortanti, soprattutto perché Leclerc stesso si era lamentato del fatto che la monoposto fosse molto difficile da guidare, con una grossa tendenza al sottosterzo, dato che l’anteriore scivolava più del dovuto. Insieme ai meccanici, il numero 16 aveva cercato di porre rimedio alla situazione, ma le difficoltà di bilanciamento non erano state totalmente risolte. Vedremo cosa sarà in grado di fare Charles in questa situazione: “Oggi abbiamo faticato un po’ in termini di bilanciamento e non posso dirmi pienamente soddisfatto dei miei giri in Q3. Alla fine, ne è venuta fuori una settima posizione che non è terribile anche se io speravo in qualcosa di meglio. Siamo tutti vicinissimi e se guardo al distacco dalla quarta posizione è frustrante vedere che siamo tre piazze più indietro. Domani non sarà affatto semplice, specie perché qui i sorpassi sono molto difficili. Dovremo prendere il via con un treno di gomme Soft che hanno già percorso due giri in Q2 ma credo che, finito il primo stint, possiamo giocarci le nostre carte”, ha raccontato Leclerc. A chiudere la top ten le due McLaren, più staccate dal gruppo ma grossomodo in linea con le aspettative del team inglese prima del weekend. Probabilmente Norris sarebbe potuto riuscire a recuperare una posizione tirando via quantomeno un decimo dal suo tempo, come spiegato dall’inglese stesso, ma comunque sarebbe stato complicato riuscire a fare di meglio date le potenzialità del pacchetto. Riuscire ad andare a punti con entrambe le vetture sarà fondamentale in vista del campionato costruttori, dato che Renault è riuscita a portare il solo Ricciardo in Q3, mentre le Racing Point, seppur partiranno su una differente strategia che potrebbe lasciargli spiragli per una corsa particolarmente interessante, non sono andate oltre il Q2.
Le strategie
Dal punto di vista strategico, Pirelli consiglia una gara su una singola sosta, alternando uno stint sulla soft di circa trenta giri ad un altro sulla media di una distanza leggermente superiore. Valida anche l’alternativa soft-hard con un pit stop anticipato in caso difficoltà, potendosi garantire l’utilizzo di una mescola che sicuramente porterà alla bandiera a scacchi. Da questo punto divista sarà interessante capire come si evolverà la corsa e quali saranno i valori in campo tra le varie mescole, perché se il degrado della soft si dovesse rivelare successivo a quello riscontrato nelle qualifiche, soprattutto rimanendo nel traffico, l’eventualità di dover ricorrere a un pit-stop anticipato non sarebbe del tutto impossibile, il che vorrebbe dire a sua volta rientrare dietro coloro che montavano un compound più durato sin da inizio gara con la relativa perdita di tempo. Seppur il degrado non dovrebbe essere il medesimo del Portogallo grazie alle temperature più alte e una pista più gommata, durante le libere un po’ tutti si erano lamentati della mescola più morbida a disposizione sulla lunga distanza, lasciando aperta la possibilità a scenari differenti. Attenzione anche ad un possibile Safety Car che potrebbe modificare sostanzialmente la gara, magari dando l’opportunità a chi si trovava davanti di poter effettuare la sosta nel momento giusto per mantenere le posizioni.
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