Bentornata Alfa Romeo! Da parte di Marchionne un tris d’autore…
L'accordo con la Sauber potrebbe rivelarsi una strategia vincente sotto molteplici punti di vista...
Una mossa quasi a sorpresa, fulminea, tempestiva, che manda fuori tempo i più diretti competitor. Una manovra in pieno stile Marchionne, imprevista ma al contempo ragionata, chiara, con una sua logica.
L’accordo tra la Sauber, onestà realtà ventennale del Circus che vive una situazione tecnica difficile, e l’Alfa Romeo, marchio glorioso ma assente nella massima categoria da trent’anni, è l’incontro perfetto tra due realtà distinte per una partnership che vada ben oltre la mera sponsorizzazione.
Sin dal suo ingresso in F1 nelle vesti di presidente Ferrari, Sergio Marchionne non ha nascosto la sua predilizione per l’Alfa Romeo, un sincero affetto per un marchio sportivo ed iconico che l’a.d. di FCA sta provando a rilanciare in tutti i modi. La “corsa” si gioca sul mercato, nel mirino ci sono le berline sportive di Audi, Mercedes e Bmw, con l’Alfa Romeo tornata ad essere grande protagonista del tanto desiderato “segmento D” con la riuscitissima Giulia.
Ma un rilancio totale di un marchio così glorioso non può prescindere da un impegno nel motorsport. Ormai lontanissimi i tempi del DTM con Larini o del Turismo con Giovanardi, Marchionne sin da subito ha fatto capire quali erano le sue ambizioni, piazzando tra lo scetticismo dei puristi lo stemma dell’Alfa sulla fiancata della Ferrari SF15-T.
Ma l’Alfa Romeo ha una sua storia, una sua tradizione, parliamo pur sempre di quella che a tutti gli effetti è stata la “mamma” della Ferrari (“Oggi ho ucciso mia madre” sentenziò Enzo Ferrari quando Gonzalez nel 1951 a Silverstone portò per la prima volta sul gradino più alto del podio la Rossa, davanti a Fangio su Biscione), nonché della scuderia che ha vinto i primi due titoli mondiali della F1 (Farina nel 1950, Fangio nel 1951). L’auto di Nuvolari meritava di camminare con le proprie gambe, di avere una propria dimensione, distinta dalla Ferrari, scuderia che per mito e blasone assorbe qualsiasi cosa gli ronzi attorno.
Ecco perché andava fatto un ulteriore passo, per restituire la F1 al Biscione e al contempo un pezzo di storia alla massima formula. L’accordo, pluriennale, con Hinwill ha tutti i presupposti per trasformarsi con il tempo in qualcosa di veramente importante. Chiare in tal senso le dichiarazioni di Marchionne:
“Il brand Alfa Romeo potrà beneficiare dello scambio tecnico e strategico con un partner di esperienza indiscussa come Sauber F1 Team e gli ingeneri e i tecnici dell’Alfa, che hanno già dato prova delle loro capacità con la progettazione dei nuovi modelli Giulia e Stelvio, potranno ulteriormente ampliare la loro esperienza portando al Sauber F1 Team competenze tecniche di assoluta avanguardia”.
Questo passaggio dovrebbe fugare molti dubbi. L’Alfa non farà soltanto la parte della bella statuina, un nome o un colore affibiati ad un team minore, ma tra le due realtà ci sarà collaborazione vera, scambio di idee e conoscenze, con i tecnici del Biscione direttamente impegnati nel progetto F1 via Hinwill. E’ questo il viatico migliore per un impegno a tutto campo in F1, e con una sola mossa Marchionne ha fatto gli interessi dell’Alfa, ma anche della Ferrari.
Nell’entusiasmo per il ritorno della casa milanese, va sottolineata anche la lungimiranza nel voler dotare la Scuderia Ferrari di un vero e proprio Junior Team, un serbatoio vivo dal quale attingere risorse fresche, quel famoso “vivaio” che tanto manca a Maranello. L’Alfa-Sauber sarà affidata a Charles Leclerc, campione GP2 e talento in erba del Cavallino, e non è detto non trovi spazio Antonio Giovinazzi, al posto dello svedese Marcus Ericsson.
La nuova Sauber cela un triplice significato: restituire un marchio storico e amato alla F1, promuovere l’immagine sportiva dell’Alfa Romeo e al contempo rafforzare l’impegno della Ferrari in F1 (mentre molte case buttano l’occhio all’affascinante alternativa elettrica, la Formula E). La strategia è chiara, e il tris di Marchionne potrebbe rivelarsi vincente.
Antonino Rendina
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