John Edward Barnard – Parte Prima

John Edward Barnard – Parte Prima

La carriera lavorativa di John Edward Barnard inizia a metà degli anni 60’ quando, dopo soli quattro anni di studio, decide di lasciare il college dove sta studiando, in Inghilterra, con in mano una laurea da “engineer”. Stranamente decide di tuffarsi così all’improvviso nel mondo del lavoro, laddove tutti avrebbero proseguito negli studi per altri due anni ottenendo un dottorato in meccanica.  John accetta un lavoro offertogli dalla General Electric Company, una azienda del settore energetico che produce lampadine, ma nel 1968 viene arruolato dalla Lola Cars, ad Huntingdon e viene messo a lavorare ad alcuni telai tra cui anche telai di vetture da competizione, come quelle destinate alla Formula Volkswagen.

Qui John muove i primi passi nell’ambiente del motor sport, e conosce alcuni personaggi che saranno poi i protagonisti del circus della Formula 1. Patrick Head è uno di questi: tra i due nasce una stretta amicizia. Nel 1972 il grande salto: la McLaren ingaggia Barnard e lo indirizza allo sviluppo di una vettura che obbligatoriamente dovrà essere vincente. La M23. Per tre anni si sviluppa una collaborazione in parallelo con Gordon Cuppock che porterà la vettura a vincere il mondiale nel 1974 con Emerson Fittipaldi, e l’anno dopo con James Hunt.

Nel 1975 John si unisce al team Parnelli e sviluppa insieme a Maurice Phillipe la Parnelli VPJ4, che viene affidata alle mani esperte di Mario Andretti, il quale riesce a portarla fino al quarto posto al gran premio di Svezia del 1975. Il destino della Parnelli, però, è oltreoceano e Barnard riesce a modificare con successo la vettura e la adatta al regolamento della Indycar. Fattosi conoscere in America, riceve l’incarico di disegnare la Chaparral 2K che permette a Johnny Rutherfotd di vincere la 500 miglia di Indianapolis e il campionato CART.

Nel 1980 viene richiamato in Europa da Ron Dennis in persona, che ha apprezzato le sue doti di progettista, e sa che in America vi sono tecnologie più avanzate che possono fare la differenza per la McLaren in Formula 1. Il progetto si chiama Mp4-1, e usa per la prima volta dei materiali compositi, quali la fibra di carbonio. Pioniere in questo campo, Barnard fa costruire il telaio in America da uno degli sponsor, la Hercules Aerospace, e la McLaren diventa il primo team a schierare una vettura costruita con parti in fibra di carbonio. L’idea viene subito copiata dagli ingegneri della Lotus nel progetto della Lotus 91. L’efficacia della monoscocca in fibra di carbonio viene involontariamente testata al Gran Premio di Monza dell’anno successivo, quando Watson sbatte violentemente contro un muretto all’uscita della curva di Lesmo. Tutti temono il peggio, ma il pilota inglese ne esce miracolosamente illeso.

Nel 1983 John introduce nel progetto della nuova monoposto McLaren una certa forma delle pance a “bottiglia di Coca Cola” rivoluzionando ancora i criteri di progettazione delle vetture, dopo che il regolamento aveva vietato l’utilizzo di minigonne per scopi aerodinamici. Gli anni seguenti sono quelli più ricchi di vittorie con tre titoli piloti e due costruttori, e una stagione, quella del 1984, praticamente dominata dai due piloti della McLaren, Lauda e Prost. Alla fine di questo triennio John saluta Dennis e il team di Woking e si trasferisce a Maranello dopo che le sue vetture progettate per la McLaren avevano già vinto 31 Gran Premi.

Continua…

Matteo Bramati.

 

Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Amarcord

Lascia un commento

9 commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

F1 | Prost: Verstappen maturato con il titolo vinto nel 2021F1 | Prost: Verstappen maturato con il titolo vinto nel 2021
News F1

F1 | Prost: Verstappen maturato con il titolo vinto nel 2021

"Quel Max impaziente è andato via al termine di quella fantastica battaglia con Hamilton. Batterlo gli ha dato fiducia", ha affermato il quattro volte iridato
L’impazienza che ha caratterizzato Max Verstappen, nei suoi primi anni in Formula 1, è solo un lontanissimo ricordo. Alain Prost,