Preparate le bandiere Ferrari, si va ad espugnare Barcellona…
Il presidente della Ferrari continua a chiedere con insistenza la vittoria, creando una serie di aspettative difficili da mantenere
Col cuore pieno di ebbra felicità possiamo annunciare che (finalmente) la Ferrari sta per vincere il primo GP stagionale, il quinto appuntamento iridato, che le permetterà di riaprire questo benedetto mondiale e di lottare alla pari con la Mercedes.
Una vittoria che ci voleva, scusate ci vorrà, per esorcizzare finalmente la tanta sfortuna che sta impedendo alla velocissima SF16-H di rivaleggiare e battagliare alla pari con la Mercedes W07. D’altronde le rotture e i guasti che hanno tormentato, facendola scoprire insolitamente fragile, la Rossa in queste prime gare sono stati dettati solo dalla sfortuna.
Così come (ma magari!) i sette decimi che sul giro secco a Sochi Nico Rosberg ha rifilato in qualifica a Sebastian Vettel. Sfortuna, nient’altro, almeno a sentire il presidente Sergio Marchionne che – ancora una volta – ha chiesto alla squadra di ribaltare quello che, soltanto per cause accidentali sia chiaro, sembra un altro mondiale targato Mercedes.
“Vinceremo noi a Barcellona, voglio due vittorie subito”. La sfortuna, stavolta nostra, di non riuscire a capire perché Marchionne sembra totalmente avulso dal contesto cui si riferisce. Cui prodest questo atteggiamento? Più Sergione spinge la squadra e più quest’ultima è portata a strafare, ad osare, rendendosi spesso imprecisa, e imbattendosi spesso e volentieri in problemi di affidabilità fino a quest’anno sconosciuti all’universo del Cavallino.
Rebus sic stantibus, e con la Mercedes pronta a mettere in pista un pacchetto evo da mezzo secondo al giro di guadagno netto, appare una follia chiedere a gran voce la vittoria nel GP di Spagna. Magari il presidente, uomo deciso e risoluto, agisce con il solo intento di incitare la Rossa, spronandola a migliorarsi usando la frusta. Il problema è che la F1 non è il calcio, dove magari basta sudare la maglia un po’ di più per portare a casa i tre punti. In F1 si possono anche sudare sette camicie, ma se sotto al sedere hai una vettura meno performante della concorrenza puoi anche morire pazzo, ma non vinci. E’ un ragionamento banale, semplice, scontato, che però non sembra appartenere alla mentalità ultra vincente di Marchionne. C’è chi lo ammira per l’irriducibilità e chi crede, invece, che il numero uno di Maranello dovrebbe cambiare approccio, per evitare sanguinosi effetti collaterali ai suoi proclami.
La situazione in Ferrari è ormai surreale, essendoci una vera e propria spaccatura tra le aspettative dei vertici e i riscontri oggettivi della pista. Ogni fine settimana è quello della svolta, della vittoria annunciata, della speranza e della illusione. Non c’è da meravigliarsi se poi al “novantesimo”, al fischio finale inappellabile della bandiera a scacchi, le facce diventano scure, serpeggiano nervosismo, tensione e delusione e iniziano i processi di piazza.
Non può esservi sorriso sul volto di chi è condannato a fallire a priori, quasi per scelta, per essersi imposto obiettivi realisticamente non (ancora) alla portata. La Ferrari ha deciso di passare dal purgatorio della “piazza d’onore” all’inferno di quella destinata al “primo degli sconfitti”; è la stessa cosa, è solo questione di prospettiva. E se è il presidente in persona ad alzare in continuazione l’asticella, non c’è da meravigliarsi se poi l’appassionato medio rimanga scottato dal distacco in pista dalla Mercedes, un gap tuttora piuttosto ampio.
Parlavamo di effetti collaterali ai proclami, esempio principe sono le voci che vorrebbero la Ferrari già pronta all’enessima notte dei lunghi coltelli, all’ennesimo taglio di teste che nemmeno Robespierre. Non si vince e sembra già vacillare la posizione nientepopodimeno che di Maurizio Arrivabene, il volto nuovo, il manager ruspante e carismatico che doveva rinverdire i fasti dell’era Todt. Il team principal della svolta, quello del “crande Seb” e del “piedi per terra e testa bassa“, capro espiatorio perfetto per colpe non sue. Sperando che il progetto Arrivabene possa durare a lungo e che la Ferrari trovi la tranquillità e la serenità per lavorare in ottica iridata sul lungo termine magari pianificando un “mercato tecnici” degno di nota, non resta che cacciare il vessillo giallo con Cavallino rampante nero e festeggiare la presa del Montmelò. Meglio farlo in anticipo, che ultimamente le domeniche sono sfortunate.
Antonino Rendina
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