Pagelle del GP del Giappone

Pagelle del GP del Giappone

Alle falde del Monte Fuji si disputa una gara dalla doppia lettura. Da un lato c'e' chi corre per vincere il GP, dall'altro c'e' chi fa di tutto per cercare di perdere il mondiale. E va detto che le modalita' scelte per primeggiare in questa seconda competizione sono assolutamente degne di nota, da una parte (quella brasiliana) e, soprattutto, dall'altra (quella inglese). In mezzo a tutto questo marasma c'e' anche pero' chi di mondiali se ne intende e, badando bene a farsi gli affari suoi, conquista la seconda vittoria di fila. Ci auguriamo che l'ipotetico marziano sbarcato sulla terra due settimane fa a Singapore non se ne sia andato, e anzi lo invitiamo fra sette giorni a Shangai. Se si continua cosi', di storie surreali da raccontare al suo rientro a casa ne avra' parecchie… Buona lettura!

Kimi Raikkonen: 7 – Quando si e' immersi nelle tenebre e si intravede un bagliore, generalmente le spiegazioni sono due: o si tratta della luce in fondo al tunnel oppure sono i fari di un tir che procede nella tua stessa corsia ma in senso opposto. Nel caso di Kimi, pero', il ritorno sul podio e' un risultato interlocutorio, non assimilabile a nessuno dei due casi. E' vero, dopo la battaglia alla prima curva il finlandese si e' ritrovato indietro, ma e' anche vero che al Fuji la Ferrari e' parsa la vettura piu' veloce, e non riuscire a passare Kubica né ai box né in pista non gli fa particolarmente onore. Ad ogni modo raccoglie punti importanti, per una volta non commette errori e muove una classifica ferma dal lontano GP d'Ungheria.. Peccato solo che, con il risultato giapponese, esca matematicamente fuori dalla lotta per il titolo. In realta' c'e' chi dice che fosse out gia' da parecchio tempo. Forse erano interpretazioni, ma la matematica non e' un'opinione e il discorso si chiude cosi'. Il risultato nipponico forse potra' ridargli serenita', ammesso che un tipo come Kimi l'abbia mai persa (o mai avuta, chissa'!). Monotono.

Felipe Massa: 6 – Alcune cose ci sono piaciute, altre decisamente no. Ci sono piaciuti i sorpassi, la grinta messa in mostra nel rimontare, i giri veloci in successione. Non ci sono piaciuti i rischi evitabili che si e' andato a prendere in diverse occasioni, come ad esempio nel sorpasso di Webber (per carita' bellissimo, ma smisuratamente rischioso se si considera la differenza di prestazioni) o nella toccata con Bourdais. Ci sono piaciute la determinazione e la concentrazione, che forse erano mancate a Singapore dopo il patatrac ai box. Non c'e' assolutamente piaciuta la toccata furbesca rifilata ad Hamilton in occasione del sorpasso subito al secondo giro. Prestazione complessivamente buona, macchiata pero' dal contatto malandrino con l'inglese della McLaren. Forse ci ha provato, di sicuro non gli e' andata bene. Se non si stesse giocando un mondiale meriterebbe di piu', ma l'attitudine con cui si dovrebbero correre gare decisive come questa e' un'altra, anche se devi recuperare punti. Ad ogni modo si avvicina ad Hamilton e, visto lo stato di forma della Ferrari, ha decisamente di che essere ottimista. Furbetto (del quartierino).

Lewis Hamilton: 4,5 – Ecco un altro che al capitolo “come NON affrontare una gara decisiva per il mondiale” avrebbe materiale per scrivere un'enciclopedia. E' vero che, a nostro parere, la penalizzazione infertagli dai commissari di gara (un inglese, un giapponese e un messicano…) appare discutibile anzicheno', ma resta il fatto che dal punto di vista tattico una staccata come quella tirata in partenza a Raikkonen e' un'eresia, evitabile come la cioccolata con la birra. Perde posizioni ma non si abbatte, e al secondo giro attacca con successo Massa, il quale assai poco carinamente lo spedisce in fondo al gruppo toccandolo al retrotreno. La sosta ai box e il drive through fanno il resto, distruggendo la sua gara e le sue speranza di limitare i danni. Da meta' gara in poi semplicemente non esiste, un po' come Massa a Singapore. Ribadiamo: si puo' discutere, e molto, sulla penalita' comminatagli, ma resta il fatto che l'approccio alla prima curva non e' quello che ci si aspetterebbe da un pilota in testa al mondiale alla terzultima gara. Urge piu' che mai un reset psicologico, che vada pero' al di la' delle scontate e politically correct dichiarazioni pre-gp. E, in questo senso, l'acidita' mostrata per la prima volta ai giornalisti dopo la corsa appare un segnale quasi positivo. Frastornato.

Heikki Kovalainen: 5 – Probabilmente contagiato per osmosi dalla foga dei due contendenti per il titolo mondiale, pure lui si produce al via in una manovra che definire poco cristallina e' quantomai limitativo. Il finlandese effettua infatti un vero e proprio blocco su Kimi Raikkonen (ben peggiore rispetto a quello per il quale e' stato punito il compagno di squadra Hamilton) accompagnando il connazionale fuori pista pur avendo la possibilita' di percorrere una traiettoria differente. Poi, uscito al terzo posto dalla prima curva, segue Kubica e Alonso probabilmente aspettando la prima sosta per tentare il colpaccio. Strategia vanificata dal kappao' del propulsore Mercedes, che lo costringe al ritiro al sedicesimo giro. Peccato, perché poteva essere una buona giornata per lui, che per una volta non ha colpe di sorta. Tuttavia la manovra alla prima curva non ci e' piaciuta, e per questo si becca un votaccio. Cattivone.

Nick Heidfeld: 5 – Disastroso in qualifica, dove non riesce ad accedere nemmeno alla Q2, fa quello che puo' in gara pianificando una strategia ad una sola sosta e partendo stracarico di carburante. Lotta per buona parte della gara con Williams e Honda, ed e' tutto dire, specialmente se si pensa a cosa combina, con la stessa vettura, il compagno di squadra. Ha il suo momento di celebrita' quando cerca di resistere a Massa, che lo passa in rettilineo (si, in rettilineo, non in staccata!). Chiude al decimo posto, recuperando una posizione a seguito della penalizzazione inflitta a Bourdais. Un po' pochino, effettivamente. Per tutto il weekend torna ad accusare uno scarso feeling con le gomme morbide, che condiziona la qualifica e, di conseguenza, la gara. Tuttavia appare sospetto come questi problemi rispuntino fuori subito dopo il rinnovo del contratto… Seduto.

Robert Kubica: 8,5 – A due gare dalla fine del campionato e' ancora in lotta per il titolo. Se, da un lato, questo la dice lunga su un campionato che ricorda sempre piu' da vicino quello del 1999, dove l'obiettivo dei contendenti al mondiale sembra compiere il maggior numero di errori, dall'altro non puo' non far risaltare la tenacia di Robert, che bene o male riesce sempre a tirar fuori il meglio possibile dalle situazioni a volte strampalate che si vengono a creare. E lui infatti e' geniale nell'uscire in testa dal caos della prima curva, pur partendo dalla sesta posizione in griglia. Tiene a bada Alonso nel primo stint, ma non riesce a restargli davanti dopo la prima sosta e si conferma al secondo posto anche dopo l'ultima fermata. Nell'ultima parte lotta come un leone con Raikkonen, difendendo con il coltello tra i denti il secondo posto e producendosi in uno splendido duello ruota a ruota al 53° giro. Raccoglie otto punti che lo mantengono in lizza per il campionato, grazie ad una grande costanza nei risultati. E, in un mondiale cosi' pazzo, sbaglia chi lo chiama fuori dalla lotta. Alzi la mano chi avrebbe previsto una cosa simile alla vigilia del GP d'Australia. Tenace.

Jarno Trulli: 7 – Quinto al traguardo nella gara di casa per la Toyota, con una gara emotivamente ed agonisticamente molto intensa. Dopo un buono spunto al via resiste per diverse tornate a Raikkonen, che poi lo passa, e viene sopravanzato da Piquet dopo l'ultima sosta, finendo cosi' in quinta posizione. Ammette di essere un po' deluso dal risultato, ma effettivamente al Fuji la Toyota non valeva la Renault e il risultato finale e' il massimo ottenibile. Lui ci mette del suo, come al solito, martellando tempi interessanti con giri spesso al limite e non commettendo errori. Pur essendo al 200° GP della carriera non si risparmia, e come al solito da' tutto, in attesa di tempi migliori. Stoico.

Timo Glock: 5,5 – Conclude anzitempo la propria gara danneggiando i supporti del sedile a seguito di un fuoripista con conseguente passaggio violento su un cordolo. A rigor di logica verrebbe da chiamare in causa la sfortuna piu' bieca. Tanto piu' che lui dichiara di essere passato sopra alcuni detriti che avrebbero rovinato il bilanciamento della vettura portandolo all'errore. Tutto plausibile, certo. Pero' ci pare quantomeno indelicato ritirarsi per un guasto causato da un fuoripista quando 1)affronti il GP di casa per la tua scuderia 2) corri nel circuito di proprieta' del tuo datore di lavoro, che e' probabilmente il team che spende di piu' in F1 e vorrebbe fare bella figura quantomeno se si gareggia nel giardino di casa sua. Un pilota a queste cose dovrebbe pensarci, no? Un po' di cautela in piu' non avrebbe fatto male, e per questo si gioca la sufficienza nonostante i pochi km percorsi in gara. Cafone.

Mark Webber: 6,5 – Parte per una strategia ad una sola sosta e soffre nelle prime fasi di gara con una vettura particolarmente pesante. Quando pero' il carico di benzina inizia ad assottigliarsi prende un buon ritmo e, grazie anche a un paio di sorpassi, entra in zona punti. Non tutte le ciambelle possono pero' riuscire col buco, e nel suo secondo stint, con gomme morbide, accusa un graining pauroso che distrugge i suoi pneumatici e ne rallenta il ritmo. Questo favorisce il recupero di Massa, che lo raggiunge e lo attacca. Dura la difesa dell'australiano, decisa la risposta del brasiliano, che prendendosi un bel rischio lo passa all'interno. Da li' in poi Mark vivacchia fino al traguardo, vedendosi poi recapitare un punto come un pacco regalo dopo la penalizzazione inflitta a Bourdais. Niente di trascendentale, ma considerato dov'era partito non è nemmeno poi male. Anche perché la Red Bull la pista giapponese sembrava non digerirla proprio. Compitino.

David Coulthard: 6 – Ancora un incidente, ancora lui. Oramai, e non e' la prima volta che lo diciamo, siamo alla barzelletta. Se Mateschitz dovesse decidere di fargli pagare il costo delle riparazioni di tutti i danni fatti quest'anno addebitandoglieli sullo stipendio, crediamo che il buon David andrebbe in rosso. Stavolta, pero', la colpa davvero non sembra sua. Prova ad approfittare del caos alla prima curva per cercare un varco, e sembra pure trovarlo. Poi pero' arriva Nakajima, non nuovo quest'anno a manovre azzardate, che lo tocca dietro sfasciandogli la sospensione posteriore destra e spedendolo a muro. E dire che si era qualificato molto bene… Peccato. Dopo il botto non se la prende nemmeno troppo con Kazuki, denotando saggezza (ah, l'eta'…) e magnanimita'. E dice pure che in F1 bisogna rischiare, specie alla prima curva, se si vogliono guadagnare posizioni importanti. Magari un po' tardi, e' vero, ma c'e' arrivato pure lui. Come non dargli la sufficienza, almeno stavolta? Arguto.

Nico Rosberg: 5,5 – Meriterebbe sempre un dieci per la spontaneita' delle sue dichiarazioni, molto lontane da quelle di tutti gli altri piloti, aride e stereotipate. A fine gara dice «partivo quasi ultimo, ho sbagliato il via e mi sono ritrovato ultimo. Ho provato a risalire, ma da li' e' dura». In queste poche parole c'e' tutta la sua corsa, povera di emozioni se si esclude il doppiaggio avventuroso subito da Raikkonen. Certo, la Williams al Fuji era improponibile, pero' l'impressione che ci e' rimasta e' che Nico non si sia strappato i capelli per tirar fuori il coniglio dal cilindro. Ma magari siamo noi che, memori dell'impresa di Singapore, chiediamo l'impossibile. A scanso di equivoci lui, con molta sincerita', ammette che anche in Cina e Brasile ci sara' poco da stare allegri. La sufficienza potrebbe quasi starci, se non fosse per l'incomprensione con il ferrarista, forse evitabile. Distratto (ma sincero).

Kazuki Nakajima: 5 – Al GP d'Europa lo avevamo definito kamikaze. Evidentemente il vizio non l'ha perso. Al via si tocca con Coulthard, o meglio lo sperona, mandandolo contro il muro e danneggiando la propria ala anteriore. Il conseguente pit stop per le riparazioni annulla qualsiasi velleita' per Kazuki, che si limita a passeggiare lungo la pista fino alla bandiera a scacchi, cercando di non ostacolare i piloti piu' veloci durante le fasi di doppiaggio. Poco altro da segnalare: quando guidi una vettura poco competitiva e ti fai del male da solo in partenza, non puoi pretendere che scenda la manna dal cielo a riportarti in zona punti. Distratto (pure lui!)

Fernando Alonso: 10 – Dopo una gara come questa diventa complicatissimo trovare aggettivi adatti a Fernando. Per cui ci limiteremo alla cronaca. Parte bene, evitando il caos alla prima curva e installandosi alle spalle di Kubica. Nel primo stint lo segue come un'ombra, riuscendo a sopravanzarlo ai box anche in virtu' di una sosta piu' breve. Ma il capolavoro vero e' nel secondo stint, dove lo spagnolo tiene un ritmo da qualifica (si dice spesso, anche a sproposito, ma in questo caso la dicitura ci sta tutta) e riesce a restare davanti al polacco della Bmw addirittura comodamente. Da li' in poi amministra il vantaggio con autorita', tagliando il traguardo con un margine di tutta sicurezza sugli inseguitori. Sulla pista dove lo scorso anno aveva detto addio alle speranze di vincere il terzo mondiale di fila, si dimostra piu' che mai campione di razza e uomo-squadra, capace di spremere il massimo sia dalla vettura che dal team. Se a Singapore, per sua stessa ammissione, la fortuna aveva giocato un ruolo fondamentale, al Fuji il merito e' tutto suo. Chapeau.

Nelson Piquet jr: 7,5 – La classe operaia va in paradiso. Certo, fa un po' effetto affibbiare un appellativo di tal fatta a un pilota che di cognome fa Piquet, ma questo e' quello che oggi passa il convento, e tutto sommato in Giappone va piu' che bene cosi'. Bravo e fortunato al via, quando evita il caos, e' abile a sfruttare i pit stop per risalire posizioni su posizioni fino ad arrampicarsi al quarto posto. Nel finale avvicina pure la coppia Kubica-Raikkonen, prima che le gomme lo inducano a piu' miti consigli. La sua prestazione e' comunque piu' che buona, matura, costante e priva di errori (cosa di per sé assolutamente non scontata!). Certo, Alonso e' un'altra cosa, ma con un compagno di squadra come Fernando in Giappone sarebbero usciti ridimensionati in molti. Avanti cosi'.

Jenson Button: 5,5 – La Honda e' solo la pallida imitazione di una vettura di Formula 1, e suoi piloti fanno quello che possono, cioe' praticamente nulla. Una volta messo in chiaro questo, analizzare la prestazione di Jenson diventa piu' un esercizio di stile che altro. Parte bene, grazie anche alle gomme morbide, uscendo dalla prima curva addirittura in undicesima posizione. Poi pero' le stesse gomme morbide iniziano a consumarsi, a causa del carico di carburante imposto dalla strategia ad una sola sosta, e a quel punto la sua vettura diventa una chicane mobile in pista. Dopo il pit stop rientra dietro Barrichello e li', di conserva, rimane fino alla bandiera a scacchi, tenendosi dietro solo il prode Nakajima (che i suoi bei grattacapi se li era creati al via). Non ha nessun senso infierire sul pilota, ma se Rubens gli arriva davanti allora la sufficienza vacilla. Triste.

Rubens Barrichello: 6 – Fatta salva la premessa enunciata per il suo compagno di sventura (ehm, scusate… di squadra!), alla sua gara va aggiunto anche il danno causato dall'urto con Fisichella, che gli rovina il retrotreno e rende ancora piu' disastroso il comportamento della sua Honda. Ciononostante il brasiliano tiene duro e riesce, alla fine della fiera, a tener dietro il proprio compagno di squadra, che pure era partito meglio di lui. Certo, lottare per la 13° e 14° posizione in una gara in cui si classificano 15 piloti e' triste per un pluri-vicecampione del mondo. Ma e' pur vero che questa e' la situazione della Honda oggi, che lui e Jenson sopportano con stoicita'. Da qui a dire che l'impegno e' lo stesso di quando lottava per il mondiale ce ne corre (anche se la riprova contraria non l'abbiamo, s'intende!), ma la sufficienza ci puo' anche stare. In fondo l'unico che guida una vettura della sua classe – che, ricordiamolo, assomiglia solo vagamente ad una F1 – lo tiene dietro. Forza!

Sebastian Vettel: 6,5 – Wonder boy stavolta si limita al compitino. In realta' e' forse ingeneroso considerare cosi' la sua prestazione, dato che raccoglie comunque punti e come al solito convince come un veterano. La realta' e' che, pero', al Fuji il suo compagno di squadra e' stato complessivamente piu' efficace, e questo stona un po' con quanto fatto vedere nelle gare precedenti. Intendiamoci, non stiamo sostenendo che Bourdais sia un fermo, anzi. Ma probabilmente siamo noi a pretendere troppo dal tedeschino, che complice la penalita' inflitta all'occhialuto Sebastien alla fine della fiera e' comunque ancora una volta l'unico a portare punti alla causa Toro Rosso. Una giornata all'insegna dell'ordinarieta' ci puo' stare, dopo una stagione straordinaria. Certo che se avesse azzeccato la partenza, pero'… Calmo.

Sebastien Bourdais: 7 – Cosi' come a Spa, viene da dire: finalmente! Una volta tanto veloce sia in qualifica che in corsa, riesce a star davanti in pista a Vettel e a inserirsi con autorita' nelle posizioni che contano, senza commettere errori o leggerezze. Cosi' come a Spa, pero', anche stavolta nelle ultime fasi di gara accade qualcosa che lo ributta malamente indietro. In questa occasione ci pensa Massa, con una manovra quantomeno bizzarra, a incasinargli la situazione, portandolo al contatto e innescando la penalizzazione che lo retrocedera' dal sesto al decimo posto finale (dopo la gara). A nostro avviso la decisione dei commissari appare un po' forzata, perché il francese era in lotta per la posizione e certo non poteva andare sull'erba per lasciare spazio a Massa. Un concorso di colpa, insomma, la classica situazione in cui si dice “chi ha piu' buon senso l'adoperi” ma nessuno poi lo fa. Peccato, perché a rimetterci e' proprio lui, che aveva bisogno di un bel risultato come e piu' dell'ossigeno. Certo, la prestazione rimane. Speriamo faccia morale. Coraggio!

Giancarlo Fisichella: 6 – Gara breve ma frizzante per la Freccia del Tiburtino, che azzecca una gran partenza e recupera diverse posizioni. Nei primi giri lotta con tenacia per tenere dietro gente piu' veloce di lui, e per per un po' la cosa gli riesce, nonostante in un contatto con Barrichello abbia danneggiato leggermente l'alettone anteriore. Poi a un certo punto il cambio sostiene che sette marce son troppe e decide che si puo' benissimo fare a meno della piu' lunga. Giancarlo non e' dello stesso avviso, cerca di farlo ragionare, ma senza successo, e rientra ai box nella speranza che tra tecnici e meccanici qualcuno riesca ad impietosirlo. Niente da fare, l'impresa non riesce: il cambio dal cuore di pietra non muta di un millimetro la propria decisione e cosi' il romano e' costretto a ritirarsi. Un buco nell'acqua, dunque. Anzi, per dirla con le stesse parole di Giancarlo, «con un buco nel cambio». Filosofo.

Adrian Sutil: 6 – La sua gara dura appena sei giri. L'uscita di scena, pero', e' decisamente spettacolare: una foratura in pieno rettilineo, per fortuna risoltasi senza troppi danni. Ma del resto degna di nota era stata anche la partenza, in cui il tedesco era riuscito a recuperare ben otto posizioni e grazie alla quale al momento del ritiro viaggiava addirittura al decimo posto. Vista la brevita' della sua corsa la scelta piu' giusta sarebbe forse assegnargli un senza voto d'ufficio, ma visto lo spettacolo regalato (!!!) vogliamo premiare la sua prestazione con la sufficienza. Forse siamo un po' larghi di manica, ma abbiamo sempre avuto un debole per i fuochi d'artificio, anche quelli piccolini. Speriamo possiate perdonarci. Pirotecnico.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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