Non più Baby Schumi. Semplicemente, Sebastian Vettel

Non più Baby Schumi. Semplicemente, Sebastian Vettel

L’abbiamo criticato, definito spaccone (caratterialmente e materialmente), paragonato a Raikkonen per la sfiga pazzesca, giudicato immaturo per vincere un Mondiale.

La risposta è stata “Sebastian Vettel, you are the World Champion!”
Ebbene, con questo Team Radio si chiude il sipario sul Mondiale 2010, dopo un’ultima gara Thriller in quel di Abu Dhabi.

Il predestinato

Sebastian Vettel festeggia la vittoria al GP di Monza 2008

Sebastian Vettel è il nuovo Campione del Mondo di F1, alla faccia di tutti. Cinque vittorie quest’anno, 10 Pole.

“Seb” è il più giovane pilota:
– Ad aver vinto un Mondiale, a soli 23 anni e 134 giorni.
– Ad aver ottenuto una Pole (21 anni e 72 giorni), Monza 2008
– Ad aver ottenuto un podio ed una vittoria (21 e 73 giorni), Monza 2008
– Ad aver ottenuto il primo punto Mondiale, a 19 anni e 350 giorni, ad Indianapolis 2007

Per tutto l’anno è andato avanti a mostrarci il dito (indice) dopo aver ottenuto l’ennesima Pole. Da solo se ne è prese la metà+1 di quelle disponibili.

E’ stato definito un predestinato dal primo giorno in cui ha preso in mano un volante di F1. Era conosciuto per essere stato “allevato” nel Kartodromo del Kaiser a Kerpen e passava quasi per raccomandato. Per tutta risposta nelle Prove libere della Turchia 2006 prende la Bmw e si piazza primo davanti a tutti. L’anno dopo, al primo GP ancora con la BMW (Indianapolis 2007), si prende il primo punto Mondiale arrivando ottavo ad Indianapolis. Nel 2008 entra in orbita Red Bull e si guadagna il posto da titolare in Toro Rosso, che legittima dominando letteralmente il weekend di Monza. Nel 2009, passato alla casa madre dopo il ritiro di David Coulthard, se non fosse per i suoi tre ritiri contro l’unico di Jenson Button, potrebbe ambire già al titolo (perso per 11 punti con il vecchio punteggio) dopo un’ottima rimonta nel finale di campionato. Ma ritarda l’appuntamento con l’iride solo di un anno.

Non più “Baby”, ma che rischio

Il tedesco spegne il principio di incendio della sua Red Bull a Yeongam, GP Corea

Ha vinto il titolo 2010 meritatamente. 10 a 5 il confronto nelle Pole col compagno Webber (che non ha sfigurato, anzi, considerato il clima in Red Bull pro-Seb). Si è macchiato di errori grossolani come l’autoscontro proprio con Mark a Istanbul, quello con Button a Spa e il DT rimediato a Budapest per la regola sulla distanza da chi precede in regime di Safety Car. Ma, in una stagione in cui tutti i Big hanno commesso errori (e ne parleremo più in là), il fattore che ha fatto rischiare seriamente a Sebastian di perdere il Mondiale è stato l’affidabilità della sua Red Bull.

A Sakhir, nella gara inaugurale, deve lasciare sfilare per un problema tecnico le tre monoposto che lo seguono (Alonso, Massa, Hamilton) rinunciando alla vittoria e a 13 punti.
A Melbourne, quando è comodamente in testa, un problema ai freni lo mette KO: -25 punti.
A Barcellona è secondo dietro Webber, perde due posizioni per un nuovo problema ma ne riguadagna una per l’uscita di scena di Hamilton a fine gara. Arriva terzo: -3 punti.
A Silverstone, causa foratura provocata da Hamilton in partenza, finisce settimo. Era secondo al via dietro Webber. -12 punti (ma qui non possiamo sapere come sarebbe andata a finire, visto che il guaio si riferisce alla partenza)
A Yeongam, il motore lo tradisce a pochi giri dal termine quando è ancora una volta primo: -25 punti.

Facendo una somma rapida siamo a 66 punti persi per colpe non sue, senza contare gli eventuali 18 britannici (e saremmo a 84).
Noi stessi, dopo la parentesi Coreana l’avevamo definito ironicamente “Baby Kimi” in memoria del 2005 finnico. Fortunatamente, per Sebastian e per la Red Bull, la tendenza non si è confermata.

Finale di stagione indiavolato

Festeggiamento dopo la vittoria di Suzuka con il suo casco in versione Nippo

Da Singapore in poi Seb non ha sbagliato nemmeno una virgola. Tre vittorie (quattro virtuali senza motore fumante in Corea) e un secondo posto agganciato al diffusore di Alonso, proprio in notturna a Singapore. Una dimostrazione di forza e concentrazione che ha soppiantato i dubbi sul suo status mentale e suoi famosi “black-out” che lo mandano in tilt a fasi alterne (vedasi Turchia e Belgio).

Seb ha goduto, comunque, di un vantaggio psicologico non da poco. L’errore di Spa ha spostato l’attenzione dei media su Webber, designato come principale indiziato per la lotta al Titolo assieme ad Alonso. Vettel ha così potuto lavorare in tranquillità e senza pressione. Dopo una prestazione opaca a Monza per la Red Bull in generale, il tedesco non si è più fermato. E, nonostante questo, tutti hanno continuato a seguire esclusivamente i risultati di Webber, pensando che il numero 5 non avrebbe creato problemi e, anzi, se possibile avrebbe prima o poi dato una mano all’australiano per la conquista dell’iride.

La gestione del muretto

Sebastian Vettel e Chris Horner, coppia vincente

Ci sono (o ci siamo?) cascati tutti. Ferrari compresa. Horner è stato accusato da tutti di non aver voluto favorire Webber, sebbene questo fosse più avanti in classifica. Dettaglio che corrisponde, tutto sommato, al vero. Ad Interlagos le polemiche non erano state leggere, vista la doppietta comoda delle Lattine. La fortuna aiuta gli audaci, si dice. Chris è stato più che audace, anzi ha rischiato davvero una figura barbina nonostante la vittoria del Mondiale Costruttori. Eppure, bisogna dargliene atto, ha avuto ragione. Ha deciso, sul filo della pazzia, di favorire comunque Sebastian nonostante tutto facesse pensare ad un errore dovuto alla cieca predilezione per il Baby, a scapito di Webber. Ma, non dimentichiamo, gli addetti ai lavori ed in questo caso i team manager, conoscono meglio di noi i piloti. E’ possibile che Horner abbia previsto il crollo psicologico di Mark (che dall’Ungheria non ha più vinto) e abbia preferito dare più chance non al pilota più avanti “in classifica” ma semplicemente al pilota “più avanti”. Chapeau, Chris.

Maturità in arrivo?

Lacrime sul podio per il Neo Campione del Mondo

Come abbiamo detto all’inizio, Vettel è stato accusato di immaturità e troppa foga (anche da noi, dopo Spa soprattutto). Però, a bocce ferme, è bene pensare che stiamo sempre parlando di un ragazzo di soli 23 anni, il più giovane Campione del Mondo della F1. Più giovane dei rispettivi primi Mondiali di gente come Hamilton, Alonso, Michael Schumacher.
Se questo Mondiale gli darà la maturità necessaria per diventare anche un calcolatore, le potenzialità per diventare uno dei “Grandi” ci sono tutte. E la giovane età in questo caso è un vantaggio notevolissimo. Oltre alla maturità, quello di cui Seb dovrà far spesa è la freddezza nei duelli corpo a corpo, che quest’anno è parsa carente. Il Campione del Mondo infatti è imprendibile quando è nelle migliori condizioni. Tre delle sue cinque vittorie stagionali sono state ottenute partendo dalla Pole (Valencia, Suzuka e Abu Dhabi). Nelle altre due occasioni in cui ha vinto, è partito secondo (Sepang dietro Webber e Interlagos dietro l’outsider Hulkenberg). Se poi consideriamo che era primo anche a Sakhir e Yeongam, sempre partendo dalla Pole, e non ha vinto per i problemi già citati, possiamo comprendere come Seb sia davvero irraggiungibile quando il sabato lo pone in testa. In questo ricorda un suo predecessore, sempre tedesco..

Concludendo..
Un Mondiale è già in bacheca. La giovane età lo pone in vantaggio sugli altri. Se l’esperienza colmerà anche le sue lacune, potremmo aver visto nascere una nuova Stella. Ma non chiamatelo più “Baby”, perchè quel numero “1” che l’anno prossimo porterà sul musetto sarà la dimostrazione di tutto tranne che di un “piccolo” pilota.

Vi lasciamo con le immagini della vittoria e del Team Radio con il quale abbiamo iniziato l’articolo.

http://www.youtube.com/watch?v=0cAazi_xj90

Alessandro Secchi

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