La Ferrari non si arrende: Vettel come Blaise Pascal, Arrivabene cita Rosberg…padre!
Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Così scriveva il celebre matematico e filosofo francese Blaise Pascal, trattando il tema della condizione umana, ben più profondo della F1. Eppure Sebastian Vettel sembra aver fatto proprio l’aforisma pascaliano, nel dichiarare che lui è strafelice di indossare la tuta rossa e che “Quando si è piloti della Ferrari c’è sempre enorme pressione, ma la mia passione per questo marchio supera di gran lunga la pressione, quindi sono felicissimo di correre in questa squadra. Non siamo nemmeno arrivati a metà stagione, non mi passa neanche per la testa di mollare”.
Nonostante le persistenti difficoltà di inizio stagione, nonostante la Rossa tentenni, nonostante la vittoria latiti paurosamente e disti in media quei dieci, quindici, secondi a gara – un nonnulla che nel mondo delle corse è un abisso che separa la normalità (Ferrari) dalla straordinarietà (Mercedes) – Vettel è ancora il ragazzo innamorato della Ferrari di un anno fa. Tenace, irriducibile, ostinatamente convinto dei mezzi propri e di quelli del team, il tedeschino reduce da due bei secondi posti, diversi tra loro per intensità ma entrambi utili per la classifica, proprio non vuol gettare la spugna.
Sebastian è un faro, un esempio, capace di trascinare tutto il team. Il condottiero che serve al Cavallino, abbastanza coraggioso da credere ancora al titolo nonostante le otto gare a secco del 2016, nonostante la Mercedes faccia paura quando decide di pigiare duro sul gas, o sui bottoni magici del volante. Questa Ferrari, aggrappata ormai soltanto con le unghie ad un sogno iridato che rasenta l’utopia, si piega ma non vuole spezzarsi.
Il Cavallino guarda ai quarantacinque punti di distacco dalla vetta con relativa tranquillità, confida di avere i mezzi e le potenzialità per mettere al loro posto tutti i pezzi del cervellotico puzzle della SF16-H, una monoposto che è una coperta corta, guadagni in velocità e perdi in carico, guadagni carico e perdi velocità, un continuo compromesso; la Rossa è una crisalide, ma non è mai troppo tardi per diventare farfalla, sopratuttto se i vari aggiornamenti portati in pista continuano a funzionare e se i tecnici troveranno il bandolo della matassa per far lavorare al meglio le gomme Pirelli.
Il team italiano incassa pugni su pugni, è alle corde, si difende a stento. Eppure la Ferrari mantiene un atteggiamento sornione, sembra credere alla possibilità di rispondere ai colpi subiti, e brama di farlo quando l’avversario non se l’aspetterà più e avrà allentato la guardia. Maranello sogna di rimontare in campionato e di ribaltare i pronostici.
Lo stesso Maurizio Arrivabene ha predicato ancora ottimismo: “Scalare la classifica non è impossibile, dobbiamo crederci – così il team principal – Parliamo di una stagione ancora lunghissima, ci sono ancora tredici gare, per me è possibile vincere il titolo anche con una sola vittoria come fece Keke Rosberg nel 1982. Non è solo questione di numero di vittorie ma di come togliere punti a Hamilton e Rosberg, che a loro volta si toglieranno punti”.
Lo zero in casella dopo otto gare non deve spaventare, conta la regolarità e la costanza, questo il pensiero di Arrivabene. Singolare che per battere Rosberg il Cavallino abbia citato il mondiale vinto dal padre di…Rosberg! Ormai ogni spunto è buono per mettere pressione agli anglo-tedeschi…
Antonino Rendina
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