Ferrari, un podio agrodolce che maschera inattese difficoltà…

Vettel fa un grande "numero" portando sul podio una Ferrari smarrita. Raikkonen ormai è un caso, ma al team serve equilibrio.

Ferrari, un podio agrodolce che maschera inattese difficoltà…

Un piccolo squarcio rosso tra le nubi ha rasserenato gli animi agitati dei ferraristi. “Nice One“, bella questa, urla godereccio Sebastian Vettel via radio dopo aver tagliato il traguardo in terza posizione. Il pilota tedesco, al sesto podio in nove gare, si è “regalato” un podio dimostrandosi tanto talentuoso sull’asfalto viscido e capriccioso, quanto opportunista nel cogliere il momento giusto per dare la “svolta” ad una gara altrimenti piatta.

GRANDE VETTEL Come un attaccante di razza, Seb ha risolto a proprio favore la pratica Silverstone con un guizzo da campione, ricucendo su pista umida gran parte del gap che lo separava dalle Williams e dando poi il colpo finale quando ha montato le intermedie al momento propizio. In condizioni di pista scivolosa Vettel resta uno dei migliori interpreti in circolazione, insieme forse a quel Button che ieri si sarà mangiato le mani ai box vedendo come è evoluta la gara (McLaren permettendo, ovviamente). Non è un caso che lo stesso team principal Arrivabene non sia riuscito a trattenere la gioia verso Sebastian “Abbiamo un grande pilota, questo podio è merito suo”.

MA LA SF15T E’ SPARITA La felicità, contenuta, per il ritorno sul podio è stata quella di chi sa di aver fatto un mezzo “numero”, mettendo a segno un piccolo colpo inaspettato, con la consapevolezza però che le cose non sono andate per il verso giusto. La Ferrari in questa assolata estate italiana ha smarrito certezze e perso decimi per strada. Dopo il secondo posto di Montecarlo la bussola di Maranello è sembrata quella del personaggio cinematografico Jack Sparrow, un po’ impazzita, che punta il desiderio senza però indicare una rotta precisa. Aspettative, pressioni, sviluppi indecifrabili (ricordate la storia della doppia configurazione a Barcellona?) sembrano aver portato più caos che fortuna. La Williams non ha fatto chissà quale passo avanti, ha semplicemente montato il motore Mercedes EVO, quanto basta per pareggiare i conti – se non superare -la Ferrari nella sfida alla piazza d’onore. Il Cavallino ha tre settimane di tempo per ritrovarsi e darsi un’obiettivo, magari puntando sull’aerodinamica o sui problemi di idiosincrasia con le mescole più dure, ma lavorando con ordine.

IL GRUPPO E’ ANCORA UNITO? Una delle qualità più belle del nuovo corso Ferrari sembrava una sincera e ritrovata armonia. Ovviamente quando i risultati iniziano a latitare tutto diventa più difficile, l’atmosfera diventa naturalmente più pesante e il “restare uniti” rischia di essere declassato a classico luogo comune difficile da rispettare. Dall’esterno la paura è che la Rossa si stia spaccando a metà, con una parte efficiente ed armonica e l’altra (quella di Raikkonen) ombrosa e confusa.

CASO RAIKKONEN Perché Kimi, inutile nasconderlo, ormai è un caso vero ed anche di difficile comprensione. Di ipotesi da fare ce ne sarebbero a milioni, con il rischio di cadere nella più triste dietrologia. Posto che – con il massimo grado di serenità – va rilevato come la spontanietà di Maurizio Arrivabene possa spesso risultare controproducente. Nel dopo gara inglese il team principal Ferrari non ha esitato a complimentarsi con Vettel, dichiarando a caldo che Raikkonen aveva sbagliato a “leggere la partita“. Pensiero legittimo, dopotutto lo stesso pilota finlandese si è assunto la responsabilità di un azzardo andato male. E però, dirlo così, a bruciapelo, fa da ennesima cassa da risonanza della vicenda Kimi, con il risultato di mettere ancora dello spazio tra la Ferrari e il campione del mondo 2007. Troppo facile pensare ad una strategia volta a “scaricare” Iceman, il cui rinnovo è ormai una chimera in cui sperano soltanto gli aficionados del 21/10/2007.

SERVE EQUILIBRIO Anche se così fosse, oppure si trattasse di tutta una strategia per arrivare al 31 luglio (termine nel quale scade l’opzione Ferrari per il rinnovo) in posizione di forza contrattuale, resta il fatto che un team principal impulsivo non è quello che serve adesso alla Ferrari. Arrivabene domenica ha buttato la croce su Raikkonen, lunedì l’ha difeso chiedendo di lasciarlo tranquillo senza parlare sempre del contratto. IronMauri ci piace per genuinità, idee nuove, capacità di motivare la squadra. Per essere insomma uno “vero”. Eppure ad una Ferrari che improvvisamente si scopre inutilmente spendacciona di gettoni e lontana anche dalla Williams, servirebbe equilibrio e grande calma per applicarsi nel lavoro sulla monoposto. Arrivabene è troppo intelligente per non capirlo, e dev’essere lui, da bravo capo, il primo a dare serenità a tutto l’ambiente.

Antonino Rendina

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