Fernando Alonso si scaglia contro la FIA
Lo spagnolo, ieri penalizzato dai commissari per il contatto con Maldonado, rivolge il suo personale "j'accuse" alla Federazione
Quando lo scorso anno firmò con la McLaren, Fernando Alonso non si aspettava un 2015 così travagliato. Invece il due volte campione del mondo ha dovuto fare i conti con una monoposto poco competitiva, complice anche l’anno di assestamento della Honda con le moderne e complicate power unit.
Nei 19 appuntamenti iridati della stagione, Alonso ha ottenuto solo 11 punti, grazie al 10° posto di Silverstone e al 5° dell’Hungaroring. Un bottino troppo misero per un pilota abituato a battagliare per le posizioni nobili della classifica.
Nella corsa di Abu Dhabi lo spagnolo è stato protagonista subito dopo la partenza di un incidente con la Lotus Pastor Maldonado: ritenuto colpevole, è stato penalizzato con un drive trough.
Sulla penalizzazione ricevuta, Alonso non ha voluto tacere: “Essere punito con un drive trough quando sei colpito da un’altra vettura (la Sauber di Ericsson, ndr) è qualcosa di strano, anzi di unico. La Formula 1 deve interrogarsi se il vero problema sia il sound dei motori o se ci siano altre motivazioni che stanno allontanando il pubblico. Si deve andare in una direzione diversa, non vedo le stesse cose nel WEC, in MotoGP o in altre categorie più divertenti. Serve una maggiore uniformità di giudizio nel dare le penalità”.
Inoltre lo spagnolo ha rivolto il suo personalissimo “j’accuse” alla Federazione, rea di aver allontanato molti appassionati dalla Formula 1: “E’ tipico della FIA. Le tribune sono mezze vuote nei circuiti e ci sono altre categorie che ci stanno superando in popolarità come il WEC o la MotoGP mentre noi ci stiamo preoccupando di come rendere le vetture più rumorose. Credo che sia necessario riorganizzare le idee”.
Sul 2015 appena concluso: “La gara è stata un test. Abbiamo sempre detto che questa stagione ci sarebbe servita come banco di prova ed oggi è stato l’ideale senza avere nessuno contro cui lottare. Spero almeno di aver ottenuto dei buoni dati”.
Piero Ladisa
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