F1 | GP del Portogallo: l’analisi delle qualifiche
Valtteri Bottas conquista la sua prima pole stagionale battendo per sette millesimi il compagno di squadra
Dopo un inizio di stagione avaro di soddisfazioni, Valtteri Bottas è finalmente riuscito a fare la differenza, conquistando la pole position del Gran Premio del Portogallo. Nonostante le difficili condizioni del tracciato che hanno messo a dura prova tutti i piloti, il finlandese è riuscito per la prima volta in questo campionato ad imporsi in qualifica, ritrovando così quel feeling con il giro secco che più volte nel 2019 e nel 2020 gli aveva permesso di prendere il via dalla prima casella sulla griglia di partenza. Al suo fianco scatterà Lewis Hamilton, il quale non è riuscito a migliorarsi nell’ultimo tentativo, consegnando di fatto la pole al suo compagno di squadra.
Una qualifica complicata per tutti i piloti, soprattutto per le condizioni del tracciato e per quelle del vento, che durante tutto il fine settimana hanno reso la vita difficile ai protagonisti del mondiale. Tra gli elementi che hanno fatto la differenza nel sabato portoghese vi è stato sicuramente l’asfalto, molto scivoloso e con poco grip, il che ha reso la fase di riscaldamento degli pneumatici ancor più impegnativa. Non a caso, infatti, durante le qualifiche in più occasioni si sono potuti apprezzare i piloti effettuare due tornate di preparazione, in modo da riuscire a portare le coperture nella corretta finestra di funzionamento. Questo lo si è potuto notare in particolar per quelle anteriori, fattore fondamentale per riuscire ad ottenere un buon tempo su un tracciato come quello di Portimao. Caratteristiche che hanno reso ancor più complicato individuare quale mescola preferire per l’assalto finale alla pole position, tanto che gli stessi portacolori della Mercedes per l’ultimo tentativo avevano optato per un ultimo tentativo sulla gomma media, convinti dalle potenzialità di quel compound mostrate in Q2, anche se, proprio le difficoltà nel riuscire a mandarle in temperatura, non avevano permesso di arrivare nelle condizioni ideali per il momento decisivo. Nonostante ciò, Mercedes è riuscita ad imporsi conquistando l’intera prima fila, con il numero 77 che non ha nascosto il proprio entusiasmo: “Abbiamo lavorato duramente per capire i problemi che stavo vivendo in qualifica. Siamo riusciti a mettere le cose a posto e questo è il risultato, ne sono felice. Nelle prime due gare sapevo di avere la velocità, ma non riuscivo a scaldare bene le gomme. Ci siamo concentrati su questo aspetto e il duro lavoro è stato ripagato. La chiave era mantenere la calma, fare per bene il nostro lavoro concentrandoci sui piccoli dettagli, in particolari nei giri di lancio. Siamo stati più forti del previsto, ma è solo la qualifica, penso già alla gara di domani. Sappiamo che la Red Bull ha una vettura molto forte e ci aspetta una battaglia epica”, ha poi commentato Bottas, che in gara potrà contare su un assetto differente rispetto a quello del suo compagno di squadra.
Subito alle loro spalle ci sarà Max Verstappen, il quale indubbiamente avrà ben più di qualche rimpianto per non essere riuscito a trarre il massimo dalla sua RB16B nonostante un potenziale che, sulla carta, gli avrebbe consentito di potersi giocare quantomeno la prima fila. Un piccolo sovrasterzo in un uscita da curva quattro, tuttavia, dovuto ad una perdita del posteriore in fase di accelerazione, aveva fatto sì che l’olandese fosse andato fuori dai limiti della pista, vedendosi così cancellato il proprio miglior tempo della sessione. Un vero peccato perché chiaramente, non solo perché quel tempo gli avrebbe consentito di porsi davanti a tutti, ma anche perché a livello cronometrico quell’uscita non era stata poi così influente e, soprattutto, era dovuta più ad un errore che ad un tentativo di trarne vantaggio, ma l’essere andato oltre i limiti della pista aveva rappresentato una sentenza per le sue ambizioni di gloria. Nel secondo tentativo, infatti, complice anche l’aumentare dell’intensità del vento e qualche piccolo errore, Max non era riuscito ad ottenere un crono paragonabile a quello del primo run, dovendosi così accontentare della terza posizione in griglia di partenza: “Il terzo posto non è ciò che ci aspettavamo, ma non è male considerando il mio tempo cancellato all’inizio del Q3, che era più veloce nonostante il tempo perso con l’errore in curva 4. Abbiamo avuto problemi di bilanciamento in Q1 e Q2 per via dell’asfalto, tutti cercavano il grip, ma siamo riusciti a recuperare un po’ nel Q3, quindi non credo che siamo così lontani. È stata sicuramente una di quelle sessioni in cui puoi andare dalla prima alla terza posizione in uno schiocco di dita, puoi fare un giro perfetto e poi passare ad un nuovo set di gomme, e se hai fatto un out-lap leggermente diverso nella preparazione delle gomme, con il poco grip che c’è, ti ritrovi con una vettura completamente diversa ed è difficile prevedere come andrà il giro. Ad essere onesti, non mi sono goduto un solo giro questo fine settimana, proprio a causa dello stato della pista. Voglio dire che il layout è incredibile, ma il grip che stiamo sperimentando non credo sia bello. So che è lo stesso per tutti, ma per me personalmente non è piacevole da guidare”, ha spiegato Verstappen a fine qualifiche, visibilmente insoddisfatto per come si è evoluto il weekend. Rispetto alla passata stagione, tuttavia, l’olandese avrà un’arma in più: se nel 2020 Max aveva deciso di prendere il via della corsa con la soft, dimostrando poi in gara tutti i punti deboli di quella scelta, quest’anno potrà fare affidamento sin dall’inizio sulla gomma media, ponendolo su una strategia simile a quella degli avversari più diretti. Al suo fianco ci sarà Sergio Perez, il quale non è riuscito ad essere così incisivo come lo era stato ad Imola solamente due settimane fa. Per il messicano, così come altri piloti, le difficoltà nel riuscire a portare le coperture nella corretta finestra di funzionamento non hanno permesso di riuscire ad estrarre qualcosa di più dalla sua monoposto, in particolar modo nel secondo tentativo dove, complice anche l’intensità del vento, il messicano non è poi riuscito a migliorare il proprio tempo, tanto che il suo miglior crono di giornata era stato ottenuto con la media nel corso del Q2. Una carenza di feeling che si è fatta notare soprattutto in curva otto, una delle più complicate del tracciato, dove Verstappen era riuscito ad essere più incisivo in percorrenza e in uscita utilizzando in maniera più efficace l’acceleratore, elementi che gli avevano garantito un piccolo ma importante vantaggio nel tratto successivo.
Ad aprire la terza fila ci sarà Carlos Sainz Jr., che, per la prima volta in stagione, è riuscito a qualificarsi davanti al proprio compagno di squadra Charles Leclerc. Un risultato importante per il giovane spagnolo della Ferrari, il quale è riuscito ad avere la meglio in una midfield dove si sono visti diversi piloti racchiusi in pochi decimi di secondo. Nonostante non potesse contare sugli ultimi aggiornamenti che si erano potuti intravedere nelle libere di Portimao durante alcune prove sperimentali, complice l’impossibilità di montarli su entrambe le vetture, Carlos si è comunque distinto in pista, ponendosi davanti a tutti i suoi rivali più diretti con un giro pulito, senza grosse sbavature, precedendo l’Alpine di Esteban Ocon e la McLaren di Lando Norris, il quale è riuscito a tenere a galla il team inglese in una giornata altrimenti deludente. Un’impresa non da poco, perché la squadra francese si era dimostrata estremamente competitiva durante tutto il fine settimana sul giro secco e, nonostante l’evidente gap velocistico sui rettilinei, riuscire a colmare quella differenza nel settore più guidato come fatto dallo spagnolo non era per nulla semplice. A concludere la quarta fila sarà Charles Leclerc, incappato suo malgrado in una giornata storta per gli standard a cui ci ha spesso abituato, in cui ha accusato un ritardo di quasi ben tre decimi dal proprio compagno di casacca. Difficoltà dovute in parte al vento e in parte ad una gestione non eccezionale degli pneumatici, soprattutto dell’asse posteriore.
Cercando di forzare l’inserimento, come avvenuto in curva otto o in curva tredici, a farne le spese era stato il retrotreno che, non lavorando nella finestra ideale, finiva per perdere grip provocando grossi fenomeni di sovrasterzo: “La mia prestazione in Q3 non è stata sufficientemente buona e io non mi sono sentito al livello delle mie aspettative. Oggi in pista era piuttosto difficile per tutti, forse io ho spinto un po’ troppo e di conseguenza il posteriore della vettura si muoveva come è successo nel mio secondo tentativo. Guardando agli aspetti positivi, sono stato in grado di fare un buon lavoro con le gomme Medium in Q2 e questo dovrebbe darmi un vantaggio domani, specie nella fase iniziale. Infatti, abbiamo visto molto graining sulle Soft nel corso delle prove libere e quindi spero che ne beneficeremo dal momento che le vetture intorno a me prenderanno il via proprio con quella mescola”, ha spiegato il monegasco, che spera di poter contare sulle medie come arma vincente in vista della gara di domani. Una situazione che ricorda vagamente quella che si era già apprezzata nel 2020, quando Charles fu l’unico del gruppo della midfield a qualificarsi sul compound a banda gialla, potendone così trarre un vantaggio sulla lunga distanza. Per lui sarà fondamentale cercare di mantenersi in una buona posizione nelle prime fasi iniziali di gara, dove molto probabilmente la soft potrà garantire qualcosa in più in termini di grip, evitando così di vanificare quanto di buono costruito al sabato. A concludere la top ten ci saranno Pierre Gasly e Sebastian Vettel, con quest’ultimo che per la prima volta in stagione è riuscito a strappare l’accesso per il Q3. Un gradito ritorno per un pilota che ormai mancava da troppo tempo nelle ultime fasi delle qualifiche: il risultato di oggi, in realtà, è in un certo senso una sorpresa, date le difficoltà che il tedesco aveva incontrato non tanto sul passo, dove era riuscito a fornire indicazioni positive, quanto sul giro secco, dove sembrava mancare il feeling soprattutto in percorrenza e in uscita. Al contrario, i miglioramenti apportati a livello di set-up durante la nottata sembrano aver dato davvero qualcosa in più a livello di performance, garantendogli così la possibilità di trovare più confidenza con la monoposto e centrare un risultato che ormai mancava da troppo tempo, oltretutto senza avere a disposizione gli ultimi aggiornamenti introdotti dall’Aston Martin sul suolo portoghese, così evidenziato dall’immagine. Dovendo partire con la soft, riuscire a mantenersi in una posizione valida per conquistare i primi punti in campionato non sarà impresa semplice: “Mi sento più felice dopo questa sessione. Partiremo all’interno della top ten e saremo nel mezzo di una grande lotta per i punti. C’è ancora un sacco di duro lavoro davanti a noi, ma le cose stanno iniziando a scattare per me e diventare un po’ più automatico, fattore che mi sta aiutando a concentrarsi di più sulla mia guida. Sto ancora imparando a conoscere la macchina, ma oggi mi sono sentito più a mio agio. Le condizioni erano difficili, le raffiche di vento erano abbastanza imprevedibili e mi hanno fatto sentire la macchina piuttosto leggera. Il mio giro finale in Q3 non è stato il migliore. La direzione del vento era cambiata di nuovo, e ho perso un po’ di tempo, che costa molto quando la midfield è così stretta. Nel complesso, però, è stata una sessione migliore per me. Vediamo cosa possiamo fare domani”, ha poi spiegato il numero 5.
Chi ha mancato la qualificazione all’ultima manche per pochissimi centesimi è stato George Russell che, sulle montagne russe di Portimao, ha dimostrato ancora una volta tutto il suo valore in qualifica nonostante un mezzo non di certo al livello degli avversari di centro gruppo. Andando ad osservare la telemetria è possibile notare come un assetto piuttosto scarico e doti motoristiche della sua Power Unit gli abbiano effettivamente consentito di essere molto competitivo sul rettilineo principale, per poi riuscirsi a difendere egregiamente anche nel tratto più guidato, ma non abbastanza per guadagnare un posto nei primi dieci: a penalizzarlo è stato soprattutto una velocità di percorrenza più bassa nel tratto di curva 7-8, una zona del tracciato che ha messo alla prova tutti i piloti. Al suo fianco ci sarà Antonio Giovinazzi, uno di quelli da tenere d’occhio in vista della corsa, soprattutto perché avrà scelta libera in tema di pneumatici e questo potrebbe avvantaggiarlo sotto l’aspetto strategico dopo i positivi riscontri del venerdì. Dopo la pessima qualifica di Imola, compromessa sul finale dopo un episodio con Nikita Mazepin, l’italiano è finalmente tornato in posizioni più consone al suo potenziale e a quello della vettura che, ancora una volta, è riuscita ad inserirsi nella lotta di centro classifica: “Sono contento della P12, soprattutto perché dimostra quanto stiamo progredendo: siamo stati molto vicini a un posto in Q3, ma almeno possiamo scegliere la nostra strategia ottimale domani. La macchina era molto meglio oggi rispetto a ieri, anche se le condizioni erano ancora molto difficili. Sembra che abbiamo ritrovato il ritmo che abbiamo mostrato in Bahrain dopo un po’ di sfortuna nelle qualifiche di Imola, ma ora dobbiamo fare in modo di ripeterci anche domenica. Abbiamo bisogno della strategia giusta, di una buona partenza e di una buona gara: il nostro ritmo sembrava buono ieri, quindi possiamo divertirci. Non vedo l’ora”, ha aggiunto Giovinazzi. Settima fila per quella che è stata una delle delusioni del sabato portoghese, Fernando Alonso, il quale, così come ad Imola, non è riuscito a trovare il giusto feeling con la vettura in qualifica nonostante questa volta la vettura sembrasse capace per tutto il weekend di lottare per posizioni di rilievo, come confermato dal compagno di squadra Esteban Ocon. Nessun grosso errore nel suo tentativo finale, quanto piuttosto una relativa difficoltà nel riuscire a portare velocità in determinate curve, elemento dove il francese è invece riuscito a fare la differenza. Deluso anche Yuki Tsunoda, il quale non è riuscito ad andare oltre il quattordicesimo posto. Per quanto il giapponese fosse alla sua prima esperienza su questa pista, Yuki ritiene che questo non sia stato l’elemento fondamentale che ha portato alla sua esclusione in Q2, quanto una difficoltà nel trovare il grip con gli pneumatici più soffici, in particolare nell’ultimo settore, dove scivolava visibilmente con il posteriore perdendo velocità di percorrenza che poi si sarebbe riversata sul suo rettilineo: “Per me è la prima volta su questa pista e alla fine delle prove libere sentivo di essermi adattato bene al circuito e pronto per affrontare le qualifiche di oggi pomeriggio. Il giro è stato buono, ma semplicemente non avevo aderenza con le gomme soft e nel settore finale sembrava quasi di guidare con una gomma dura. Le qualifiche sono state complicate e sono davvero deluso, ma stasera analizzerò i dati con i miei ingegneri e vedrò dove posso migliorare. Domani, spero che il mio passo gara sia migliore: farò del mio meglio per recuperare posizioni”, ha spiegato il giovane talento giapponese al termine delle qualifiche. Alle sue spalle ci sarà Kimi Raikkonen che, così come Tsunoda, nel secondo tentativo della Q2 non è riuscito a trovare l’aderenza ideale nell’ultimo settore della pista, accusando un grosso sovrasterzo in entrata di curva 14 che ha inesorabilmente compromesso il suo giro e le sue speranze di recuperare qualche posizione in griglia.
Tra le sorprese delle qualifiche vi è stata indubbiamente l’esclusione di Daniel Ricciardo, il quale non è riuscito ad impressionare in qualifica a causa di un feeling non ancora perfetto con la sua MCL35M, che lo ha portato ad un’amara esclusione già nel Q1. Una cocente delusione difficile da spiegare date le qualità dell’australiano sul giro secco, ma che ben denota le sue attuali difficoltà nel riuscire ad estrarre il massimo dalla monoposto. Una strategia particolare la sua, che inizialmente aveva optato per la media, per poi spostarsi sulla soft per quello che avrebbe dovuto essere il tentativo che gli avrebbe garantito il pass per il turno successivo, cosa che in realtà non è avvenuta. Analizzando il suo giro in un confronto diretto con quello del sup compagno di squadra, è possibile notare come Daniel accusasse un piccolo svantaggio già dopo la prima curva dove, è pur sì vero che potesse recriminare qualcosa per il traffico, il quale potrebbe aver minimamente influito a livello aerodinamico, ma che di certo non ha rappresentato il motivo principale della sua esclusione. Andando ad osservare il tratto successivo, le difficoltà più importanti le si potevano riscontrare nella sequenza sette-otto, dove Norris era riuscito a mantenere l’acceleratore sopra il 60%, al contrario dell’australiano, che era sceso fino al 30%: nessuna sbavatura, ma solo una maggior sicurezza da parte dell’inglese nel riuscire ad essere più incisivo portando qualche km/h in più di velocità a centro curva.
A influire negativamente era stata anche la percorrenza di curva quattordici, l’ultima, che poi immette sul lungo tratto rettilineo: in quel caso Daniel aveva riscontrato una perdita di grip al posteriore, la quale lo aveva spinto fuori dalla traiettoria ideale costringendolo così non solo ad avere una velocità di percorrenza più bassa, date le caratteristiche di quel tratto della pista che ti porta verso l’esterno, ma anche a percorrere più metri, venendo così penalizzato a livello cronometrico. Una giornata difficile da digerire per il numero 3, che ora dovrà tentare di ricostruire una gara diversa: “È stata una giornata frustrante. Nelle libere tutto è andato abbastanza bene, quindi non avrei mai pensato ad un risultato del genere. Non ho ben capito cosa sia andato per il verso sbagliato, dovremo analizzarlo attentamente. In Q1 sono andato bene con le medie, la macchina era veloce, mentre nel giro con la soft il traffico a inizio giro non mi ha aiutato. Abbiamo provato a fare il possibile, ripartendo per un nuovo tentativo ma è crollata di prestazione molto velocemente. La sedicesima posizione è molto lontana dal mio obiettivo. Devo dormirci su e svegliarmi domattina pronto a dare il massimo”, sono state le parole di Ricciardo. Alle sue spalle figurerà un’altra delle delusioni di giornata, Lance Stroll, ben lontano da quello era riuscito a farmi vedere sia in Bahrain che in Italia, dove in entrambi i casi era riuscito a trovare l’accesso all’ultima fase delle qualifiche. Una prestazione difficile da spiegare, anche perché i rilievi cronometrici delle altre sessioni lo davano in lotta quantomeno per superare il Q1, cosa che non si è poi verificata. A giocare negativamente, molto probabilmente, sono state anche le condizioni del vento, che nel corso di tutte le prove ufficiali hanno rappresentato una grossa incognita sia per i piloti che per il team, data la direzione e l’intensità variabile, tanto che lo stesso canadese aveva segnato il proprio miglior tempo nel primo tentativo, peggiorandosi poi nel secondo. Alle sue spalle scatteranno Nicholas Latifi, alle prese con un bilanciamento vettura che non lo ha soddisfatto, Mick Schumacher, che piano piano si avvicina ai rivali davanti a sé e Nikita Mazepin, ancora una volta suo malgrado fanalino di coda del gruppo.
La lotta per la pole position
Per tutto il fine settimana, le condizioni del tracciato, così come quella vento, hanno rappresentato un’incognita importante nella ricerca della massima prestazione. Già al venerdì si era potuto apprezzare come il riuscire a portare gli pneumatici nella corretta finestra di funzionamento, così come il trovare il bilanciamento ideale, potesse fare la differenza, garantendo un buon risultato. Un elemento di cui in molti piloti si sono lamentati, soprattutto considerando la scelta di Pirelli di portare in terra portoghese le mescole più dure della sua gamma, le quali hanno poi dimostrato grosse difficoltà nella fase di warm-up, tanto ad arrivare anche a del graining nelle simulazioni gara. Difficoltà che hanno reso complicata anche la scelta del compound con cui tentare il proprio giro veloce, tanto che molti piloti hanno di fatto registrato il loro miglior crono di giornata sulla media, situazione che molto raramente si verifica durante il mondiale. Lo stesso è valso anche per i due portacolori della Mercedes che, spinti dai buoni risultati ottenuti nel Q2, avevano optato per effettuare il secondo tentativo dell’ultima manche con le coperture a banda gialla, nella speranza che gli potessero garantire qualcosa in più in termini di performance. Un’idea che, tuttavia, non aveva dato i risultati sperati, in parte per il vento che negli ultimi minuti aveva rappresentato una sfida per tutti i piloti impegnati in pista, in parte proprio per le difficoltà nel riuscire ad innescare temperatura negli pneumatici, tanto che lo stesso Hamilton nel post-qualifica avesse poi sottolineato come non fosse arrivato nelle miglior condizioni al primo settore. A decidere la lotta per la pole position erano quindi stati i risultati del primo tentativo, sia in positivo che in negativo. A trarne maggior vantaggio era stato indubbiamente Valtteri Bottas, il quale era riuscito a far segnare sul tabellone il tempo più rapido, conquistando così momentaneamente quella prima posizione che gli sarebbe poi valsa anche la partenza dal palo alla conclusione dei dodici minuti concessi dal regolamento. Chi poteva recriminare era sicuramente Max Verstappen che, senza quel piccolo sovrasterzo in uscita di curva quattro e la successiva escursione fuori dai limiti della pista, avrebbe potuto ottenere un tempo utile per porsi davanti a tutti. Una piccola sbavatura che all’olandese è costata la possibilità di svoltare radicalmente la sua corsa. Complice l’errore del portacolori della Red Bull, la sfida si era quindi spostata tra i due alfieri della Mercedes, con soli sette millesimi a dividere il duo del team di Stoccarda: un distacco minimo, quantificabile in pochi centimetri sul traguardo, ma che è stato sufficiente per porre il proprio sigillo sulla prima posizione. Differenze riscontrabili anche a livello di set-up, come evidenziano le immagini: al retrotreno, infatti, è possibile notare come il finlandese abbia optato per un’ala che presenta un singolo pilone di sostegno a sorreggerla, al contrario del compagno di squadra, che ha optato per una soluzione classica, con il doppio pilone di sostegno e un flap meno pronunciato, quindi con un carico aerodinamico minore. Sarà interessante vedere quale sarà l’effetto di questa scelta in gara e se ciò impatterà sulla gestione degli pneumatici, soprattutto tenendo a mente che nella passata stagione il numero 77 andò in crisi sulla lunga distanza proprio a causa della gestione delle coperture.
Osservando gli onboard e la telemetria, è possibile osservare come sul rettilineo principale, il finlandese avesse accusato un minimo distacco in termini di velocità di punta, quantificabile in circa mezzo decimo, ma che potrebbe comunque essere dovuto anche ad una diversa gestione dell’ERS tra i due piloti in termini di differenze d’utilizzo dell’energia a disposizione nei vari tratti della pista, come è accaduto in più occasioni. Uno svantaggio immediatamente recuperato con un ottimo inserimento in curva uno, dove era riuscito a portare qualche km/h orario di velocità in più senza commettere l’errore di finire oltre i limiti della pista. Interessante notare come i due avessero scelto un approccio completamente diverso per curva due e tre, uno dei tratti più impegnativi: Hamilton molto più stretto in percorrenza, favorendo l’ingresso, elemento che gli aveva permesso di guadagnare qualche centesimo. Al contrario, il finlandese aveva optato per linee più conservative e larghe, che avevano sì penalizzato la prima fase, ma che avrebbero poi invece favorito l’uscita, tanto che è possibile notare come in curva tre fosse riuscito a mantenere una traiettoria più chiusa, trovando così anche una miglior accelerazione per il tratto successivo. Al di là di queste differenze, il primo settore si era chiuso sostanzialmente in parità, con i due divisi solamente da pochi millesimi, fattore che lasciava la sfida ancora del tutto aperta.
Un elemento da cui Bottas aveva cercato subito di trarre beneficio, ponendosi in una situazione di vantaggio grazie ad un’ottima interpretazione della sequenza di curve sette-otto. Il pilota di Nastola era riuscito a portare molta velocità in ingresso della prima fase mantenendo l’acceleratore intorno al 90%, cercando poi di porre la vettura il più dritto possibile in modo da massimizzare la frenata. Fattori che, unito ad una maggior aderenza del retrotreno, gli avevano consentito di portare il gap ad oltre due decimi. Al contrario, il sette volte campione del mondo non era riuscito a fare altrettanto, perdendo già qualcosa nella fase iniziale del tratto, con uno svantaggio che si sarebbe poi ampliato in seguito ad una perdita di grip al retrotreno, che avrebbe compromesso la percorrenza e l’uscita da curva otto allontanandolo dal cordolo e, di conseguenza, dalla linea ideale. Perdere in quel tratto di pista, uno dei più complicati dell’intero tracciato, indubbiamente può fare la differenza: curva otto è infatti tra le curve più difficili, data la sua natura. È necessario cercare di portare buona velocità ma allo stesso tempo porre la vettura il più dritto possibile, in modo da massimizzare la fase di frenata che generalmente avviene già in fase di sterzata, rischiando di arrivare al bloccaggio dell’anteriore. Proprio per questo tendenzialmente si tende a spostare la ripartizione verso il posteriore, ma è chiaro che in un punto che mette particolarmente sotto stress entrambi gli assi della vettura, riuscire a trarre il massimo non è impresa semplice.
Uno svantaggio che Hamilton era riuscito a poi a colmare quasi totalmente nel terzo settore, quello che avrebbe deciso la pole position. Una differenza importante la si era già potuta riscontrare in uscita da curva undici, dove Bottas aveva optato per una linea molto larga che, suo malgrado, lo aveva portato sulla parte in cemento dove sono presenti molti dossi. Per quanto ciò non lo avessero desistito dall’alzare il piede, è chiaro che quelle piccole correzioni di volante dovute ai bump avessero in qualche modo anche influenzato la scelta della linea del finlandese, che era stato costretto a mantenere una traiettoria più esterna per il tratto successivo, al contrario dell’inglese, che era riuscito ad arrivare alla staccata di curva tredici con qualche km/h in più. A fare la differenza a favore del campione di Stevenage, tuttavia, è stato proprio l’ultimo tratto di pista, dove la sua intenzione di lasciar scorrere la vettura in ingresso applicando meno angolo volante gli aveva permesso di recuperare buona parte del gap accumulato fino a quel momento, riportandolo in lizza per la pole.
Curva tredici è di per sé molto particolare, perché esistono più interpretazioni e non vi è solo una linea corretta: si può cercare di stringere molto la traiettoria, come fatto da Bottas, oppure lasciar scorrere in ingresso per poi chiudere a metà curva, in maniera simile a quanto fatto da Hamilton. Non vi è un’interpretazione sbagliata, ma è fondamentale riuscire ad ottenere un’uscita valida. Due giri che nel complesso, nonostante le evidenti differenze in termini di interpretazione, si erano equivalsi, lasciando così i due piloti separati solo di sette millesimi.
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