F1 | GP del Messico: Gasly stupisce e convince, mentre Ferrari conquista il suo obiettivo con un pizzico di amarezza
La Rossa torna terza in classifica costruttori, mentre l'AlphaTauri aggancia l'Alpine
In un fine settimana che ha visto Max Verstappen e la Red Bull prendersi gli onori della cronaca grazie ad un altro meritato successo in terra messicana, nella lotta a centro gruppo la sfida che ha tenuto banco è stata quella tra Pierre Gasly e le due Ferrari, divisi negli obiettivi ma spinti dalla stessa motivazione.
Per il francese si trattava di una grossa opportunità per tornare nelle zone alte della classifica dopo un weekend negli Stati Uniti che non aveva regalato grandi soddisfazioni, mentre per l’AlphaTauri l’occasione di riuscire a recuperare punti preziosi su una Alpine in difficoltà per la lotta al quinto posto nel mondiale costruttori sembrava qualcosa da non lasciarsi scappare. Una motivazione simile spingeva Ferrari a cercare di sfruttare un momento di debolezza degli avversari, in particolare quella della McLaren, grande rivale nella lotta al terzo posto nel costruttori, per massimizzare i punti a propria disposizione, in modo da proseguire su quella strada vista in Turchia e in Texas che gli consentisse di sopravanzare la squadra di Woking in classifica. Una missione compiuta, ma che tuttavia non ha soddisfatto del tutto i vertici di Maranello, che forse si aspettavano qualcosa in più da un appuntamento dalle caratteristiche a loro favorevoli. Chi, invece, non si aspettava di essere così competitiva era l’AlphaTauri che, nonostante le bontà dimostrare dalla propria vettura in circuiti simili, seppur non in altura, probabilmente credeva di essere un passo indietro alla squadra di Maranello.
Primo stint
Sfruttando il vantaggio di scattare dal lato più pulito della griglia, Gasly era stato autore di una partenza pulita, senza eccessivo wheelspin, elemento che gli aveva consentito di prendere rapidamente di coloro che lo precedevano, nonostante fosse poi stato costretto a tagliare la chicane per evitare l’ingorgo che si era formato in curva uno a causa del contatto tra Daniel Ricciardo e Valtteri Bottas. Al contrario, loro malgrado entrambi i due Ferraristi non erano stati protagonisti di una partenza altrettanto convincente, venendo immediatamente sopravanzati sia dall’australiano della McLaren che da Sebastian Vettel: una scatto che sembrava avere nel suo punto debole non tanto un eventuale pattinamento dell’asse posteriore, quando proprio nella fase di rilascio frizione, aspetto in cui Carlos Sainz è spesso stato un punto di riferimento in griglia. L’incidente in curva uno, tuttavia, aveva ribaltato la situazione, dando in particolare a Charles Leclerc l’opportunità di sfruttare nel migliore dei modi la sua linea esterna per tagliare la prima parte della chicane e recuperare ben quattro posizioni, tanto da farlo risalire sino al quinto posto. Un episodio per cui, seguendo quanto indicato nelle Event Notes per l’appuntamento di Città del Messico, il monegasco avrebbe dovuto ricedere quanto guadagnato al di fuori della pista, ma su cui molto probabilmente la direzione gara ha chiuso un occhio tenendo a mente il fatto che anche quegli altri stessi piloti fossero stati successivamente costretti a tagliare curva tre, seppur avessero inizialmente tentato di tutto per rimanere sul tracciato ed evitare le monoposto coinvolte nell’incidente. Chi ci aveva rimesso maggiormente da questa situazione era stato lo spagnolo della Ferrari, il quale non solo aveva perso la posizione a favore del compagno di squadra, alle sue spalle lungo l’intero rettifilo che precedeva la prima staccata, ma anche nei confronti di Antonio Giovinazzi.
L’entrata della Safety Car aveva dato l’opportunità di compattare il gruppo dopo una fase iniziale movimentata, una chance che Sainz non si era fatto sfuggire, sfruttando una linea molto più aggressiva e interna in uscita dall’ultima curva per sopravanzare immediatamente l’italiano dell’Alfa Romeo, perdendo meno tempo possibile. A dispetto di quanto successo nelle prime fasi di gara, sin dal venerdì era chiaro come il pilota madrileno fosse il portacolori della Rossa più a suo agio tra le curve della pista messicana, e ciò lo si era intravisto anche nei passaggi successivi al rientro della vettura di sicurezza. Se davanti Gasly era riuscito rapidamente a mettere tra sé e i rivali un margine di sicurezza per gestire con maggior tranquillità la situazione, alle sue spalle Leclerc non sembrava avere il ritmo per reggere il passo dell’alfiere dell’AlphaTauri, tanto da spingere Sainz ad aprire la radio per invocare indirettamente uno scambio delle posizioni in modo da non poter perdere il treno del gruppo di testa. Una richiesta che il team non aveva accolto, indicandogli di rimanere al suo posto, motivo per il quale lo spagnolo aveva leggermente alzato il proprio ritmo, in modo da raffreddare le gomme e preservarle in alcuni punti critici come nella sequenza più rapida del secondo settore. Il piano originario del team di Maranello, infatti, era quello di sdoppiare la strategia facendo gara sulla McLaren di Ricciardo per guadagnare quanti più punti possibili nella lotta nel mondiale costruttori, ma l’incidente dell’australiano aveva cambiato i piani, spingendo la squadra italiana a dirottare la propria attenzione su Gasly. Chi si trovava davanti, nella fattispecie Leclerc, avrebbe dovuto forzare il pit stop del francese, mentre Sainz avrebbe allungato il primo stint, nel tentativo di creare un delta sufficiente per andare all’attacco nei giri finali.
Il problema si poneva nel fatto che se Leclerc avrebbe potuto sì mettere pressione al transalpino, ma non abbastanza per svoltare completamente la sua corsa. Quei tre/quattro secondi accumulati ad inizio stint, infatti, avevano dato al francese l’opportunità di gestire la corsa con maggior serenità, salvando le gomme nei punti più critici ma senza la necessità di dover alzare troppo il piede per mantenere un gap di sicurezza. Ferrari era ben consapevole che, data la presenza della gomma hard come unica alternativa più valida per il secondo stint, riuscire a concludere un undercut da quella distanza sarebbe stato sostanzialmente impossibile, ma la decisione presa era comunque quella di dover spingere a fermarsi quanto prima possibile, in modo da costringerlo a giocare in difesa nella seconda metà della corsa e a dare campo libero a Sainz. Probabilmente con lo spagnolo davanti la situazione sarebbe stata differente e, seppur riuscire a rimanere nella scia del francese a lungo sarebbe stato difficile, Carlos si sarebbe ritrovato una finestra sufficiente per riuscire a completare un undercut, ponendo l’AlphaTauri nella scomoda situazione o di dover forzare anticipando a sua volta la sosta oppure di dover cedere il passo. La fortuna della Ferrari era quella di poter giocare con due frecce al proprio arco, elemento che gli avrebbe concesso di variare in tema strategico: un’opportunità che, tuttavia, non è stata sfruttata fino in fondo per non aver compreso sin da subito quale dei due “cavalli” avrebbe fornito maggiori opportunità di portare a casa il quarto posto e punti importanti nella sfida nel costruttori.
In tal senso, un altro errore era stato commesso nel momento del pit stop del monegasco, quando il team italiano lo aveva rispedito in pista alle spalle di Fernando Alonso, costringendolo non solo a dover sopravanzare in pista, ma che ne aveva limitato anche la chance di mettere pressione su Gasly in una fase estremamente delicata della vita della gomma. La prima fase è forse quella più delicata e mettere pressione al francese avrebbe potuto costringerlo a spingere eccessivamente, formando del graining, fattore che non sarebbe andato tanto a vantaggio di Leclerc, quanto piuttosto di Sainz, che essendo rimasto sul tracciato girando con un ottimo ritmo era stato in grado di allungare il suo primo stint per una decina di giri. Mancata questa opportunità, tuttavia, Gasly aveva avuto modo anche in questa occasione di prendere quel piccolo vantaggio di tre/quattro secondo che gli aveva permesso di gestire la situazione con maggiore tranquillità, impostando una seconda metà di gara volta solamente a controllare il ritmo e la rimonta dello spagnolo.
Secondo stint
Con un finale di primo stint che aveva messo in mostra tutto il talento del madrileno nella gestione degli pneumatici e la sua fiducia nel mezzo, per quanto un leggero traffico gli avesse fatto perdere qualche decimo, Carlos era stato in grado di creare un delta dai suoi avversari di oltre dieci giri, una differenza che gli avrebbe consentito di spingere all’attacco sul finale, a patto naturalmente di riuscire a portare gli pneumatici nel corretto range di funzionamento con un’introduzione “dolce”, che non li mettesse eccessivamente sotto sforzo già nella fase iniziale. Nonostante un avvio di stint con qualche precauzione, il beneficio della copertura nuova si era dimostrato subito evidente, tanto da permettere al numero 55 di chiudere rapidamente il distacco da un compagno di squadra che era entrato in crisi con una gestione dell’anteriore sinistra che gli aveva lasciato qualche dubbio di troppo. Un comportamento che il monegasco avrebbe definito come uno dei più strani mai visto in vita sua, il che potrebbe portare quasi a pensare che si trattasse di un set “fallato”, oppure che quella necessità di spingere nelle fasi iniziali del suo stint lo avesse portato a creare del graining di cui non era riuscito a disfarsi. Al netto di queste considerazioni, il passo dello spagnolo era evidentemente più rapido e già dal cinquantaduesimo/cinquantaduesimo passaggio sarebbe potuto avvenire lo scambio tra i due alfieri della Rossa, come preventivato nel meeting tenuto dal team prima della corsa, in cui si era anche analizzato uno scenario di questo genere. Per quanto la presenza di alcuni doppiati avesse rallentato questo processo, la decisione di non sacrificare Leclerc in questa case si era rivelata controproducente, perché una volta liberatosi degli altri piloti, Sainz era rimasto in scia al suo compagno di casacca per altri due passaggi prima di avere finalmente strada libera, con una perdita potenziale di almeno due secondi, che si sarebbe andati a sommare a quelli persi in precedenza.
Con un distacco ormai superiore ai dieci secondi, per quanto Carlos avesse mostrato tutto il suo passo riducendo nello spazio di poche tornate il gap fino ai sette secondi, la mancanza di tempo prima della bandiera a scacchi non aveva permesso di agire come Carlos avrebbe voluto, rendendo di fatto impossibile riuscire a riprendere un Gasly che aveva avuto modo di gestire gli errori del muretto Rosso in tutta tranquillità. Se in casa AlphaTauri non si può che essere soddisfatti per un weekend che ha riservato una AT02 in un ottimo stato di forma, anche con uno Tsunoda in crescita, Ferrari ne esce con un sorriso a metà; da una parte di felicità per un terzo posto riagguantato nella classifica costruttori che sembra nelle condizioni di potersi giocare fino a fine stagione, ma dall’altra vi è forse un pizzico di rammarico per un weekend al di sotto delle aspettative più rosee in cui non si è riusciti a massimizzare un potenziale che avrebbe meritato di più.
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