F1 | Ferrari: addio al modello orizzontale, ma più che un Cavallino sembra un Gattopardo
La Ferrari riorganizza la propria struttura organizzativa, archiviando il modello orizzontale tanto caro a Marchionne
C’era una volta la Ferrari organizzata secondo il modello orizzontale, tanto caro all’allora presidente della Ferrari Sergio Marchionne. Uno scambio di idee tra reparti totalmente alla pari, una organizzazione con un direttore tecnico “primus inter pares” senza singoli vertici a comandare le singole aree di sviluppo della monoposto. Il sogno di armonizzare un concetto di vettura che fosse pensata “liberando le idee e il talento degli ingegneri”.
E il ruolo di direttore tecnico fu affidato a Mattia Binotto, che nelle idee di Marchionne doveva fare da raccordo tra i vari reparti, dando il là alla rinascita tecnica di una Ferrari più moderna e italiana. Niente di tutto ciò. Binotto, figlio di quel progetto di Marchionne, è diventato il capo del team, il team principal, e dopo le evidenti difficoltà ha deciso di archiviare quel modello orizzontale che non ha portato i successi sperati.
La Rossa sbiadita e doppiata brutalmente dalla Mercedes in Ungheria aveva bisogno di un cambio di passo, di una reazione. Sarebbe servito, probabilmente, qualche intervento più incisivo e sostanziale, mentre bisogna accontentarsi di una riorganizzazione interna dei ruoli e delle responsabilità, qualcosa di molto sfuggente, poco palpabile, un Cavallino che si fa Gattopardo cosicché “tutto cambi affinché tutto rimanga com’è“.
Si resta quantomeno perplessi dinanzi al comunicato della Ferrari; sappiamo quindi che è stato istituito un reparto per lo sviluppo della prestazione, con un bel nome anglofono Performance Development che forse fa più figo al giorno d’oggi. Binotto ha poi parlato di “identificazione di responsabilità” dando la stura ad una organizzazione nuovamente di tipo piramidale ed indicando l’ingegnere Cardile quale nuovo responsabile della prestazione della monoposto. Un nome, insomma, che esce dall’ombra del plenipotenziario Binotto per assumere onori e oneri. Adesso sappiamo che Cardile è a capo dell’area che si occuperà in maniera generale della performance e dello sviluppo della monoposto. Si deduce dunque che se la macchina non migliorerà le responsabilità saranno prima di tutto sue. Facile.
Gli uomini restano gli stessi, le mansioni anche. Di fatto la Ferrari resta identica a prima, non è cambiato nulla, ma allora per quale motivo far passare questa riorganizzazione interna quale una grande sterzata in vista “dell’apertura di un nuovo ciclo vincente” ?
Probabilmente Binotto voleva mandare un messaggio, facendo capire che non è lui a fare tutto. La scelta di archiviare il modello orizzontale e tornare ad una struttura piramidale ha il duplice effetto di rinnovare la fiducia al gruppo tecnico scelto da lui, ma anche di inchiodare ciascuno alle proprie responsabilità.
A conti fatti però parrebbe cambiato ben poco. Non si è parlato di innesti di tecnici per potenziare il team. Presidente e Amministratore delegato continuano a trincerarsi in un silenzio sempre più assordante e inspiegabile; non parlano perché stanno aspettando il prossimo passo falso prima di prendere decisioni forti oppure non parlano perché a loro va bene così e c’è davvero piena fiducia nell’attuale gruppo tecnico? Mistero.
Non resta che aggrapparsi alla timida speranza che la Ferrari possa trovare nerbo e brillantezza in questa nuova organizzazione interna del lavoro. Speranza si teme vana, pronta a spegnersi come un fuoco fatuo dinanzi al prepotente incedere delle (troppe) Mercedes.
Antonino Rendina
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