Robert Kubica: la calma è la virtù dei forti
Sono passati praticamente sei mesi da quando, all’inizio di Febbraio, la pausa invernale della Formula 1 è stata risvegliata tragicamente dall’incidente di Robert Kubica.
Dopo lo spavento, la paura, i giorni di attesa, di progressivo ottimismo e qualche mese di riposo e riabilitazione, iniziano ad arrivare le prime notizie sulle condizioni generali dello sfortunato pilota polacco.
Come avrete letto nei giorni scorsi, non è detto che il braccio destro possa riprendere completamente la propria funzionalità, il dito medio non è allineato con la sensibilità delle altre dita e, insomma, c’è ancora da aspettare.
Ecco, la calma.
Quello su cui vorremmo soffermarci è questo aspetto.
I tifosi di Robert, così come tutti noi che seguiamo la F1 24 ore su 24, sperano che il pilota possa tornare al più presto al volante di una Formula 1. Alcuni fantasticano su un suo ritorno lampo, visto che, a quanto pare, entro la fine dell’anno potrebbe essere in programma un test con la Renault. Tanti altri lo vorrebbero in Ferrari.
Calma, Signori.
E’ sicuramente corretto essere ottimisti e pensare in bene per il futuro di Robert, ma bisogna anche essere realisti e fermarsi un attimo a riflettere su quello che è successo.
Prima di tutto, Robert è un miracolato. Non ci sono altre parole per descrivere quanto sia stato vicino ad abbandonare questo mondo. Questione di centimetri, di fortuna nella sfiga, chiamatela come preferite. Insomma, nelle ore successive all’incidente a tutto si pensava tranne che alla Formula 1.
L’incidente è stato devastante, fisicamente e psicologicamente. Per fortuna Robert è un ragazzo forte d’animo, e questo ha sicuramente inciso nelle prime settimane successive al botto e nel periodo di riabilitazione. I medici hanno svolto un lavoro straordinario, una dimostrazione di efficienza e tempestività rare.
Come anticipato tempo fa, entro la fine dell’estate si saprà con più precisione quali sono le condizioni cliniche, le prospettive di miglioramento e, infine, le possibilità di tornare a correre. Tornare in Formula 1 deve essere l’ultimo pensiero, sebbene probabilmente sia l’obiettivo primario di Robert.
L’importante è, innanzitutto, che la persona possa tornare ad uno stile di vita normale, e day by day stiamo capendo che da questo punto di vista le possibilità ci sono eccome. In seconda battuta, ogni ulteriore miglioramento sarà importante e decisivo per la vita agonistica.
Quello che vogliamo dire è che vedere Robert sulla griglia del primo GP del 2012 sarebbe il finale di un miracolo lungo un anno e un mese, ma anche che dobbiamo essere consci di quanto questa possibilità, attualmente, sia ancora tutta da verificare. I problemi alla mano, ora, nell’anno 2011, potrebbero essere più difficili da gestire rispetto a 15 o 20 anni fa. Avete presente le decine di manettini presenti sui volanti?
Ovviamente immaginiamo che, nella malaugurata ipotesi che Robert non possa tornare in F1, questo non significherebbe per lui abbandonare la carriera agonistica. Ci sono molte altre categorie che richiedono uno sforzo fisico minore rispetto alla F1, e che gli permetterebbero di guidare con meno fatica.
Speriamo comunque che la concentrazione nel tentativo di raggiungere l’obiettivo massimo sia tale da permettergli di tagliare la bandiera a scacchi più importante della sua vita. Con tutto il tempo necessario.
Alessandro Secchi
F1Grandprix.it
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