Petrov, lo sterzo rotto e i fantasmi storici
La tragedia di Imola ’94 è stata di una portata talmente ampia da tornare a galla, ancora a 17 anni di distanza, ogni qual volta le parole ‘sterzo’ e ‘rotto’ vengono unite.
Quanto successo oggi a Vitaly Petrov ha rimandato la memoria, come succede spesso in questi casi, a quel primo maggio.
La sicurezza delle F1, lo sappiamo, è aumentata in ordine esponenziale proprio a partire da quel giorno, che ha segnato la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova.
E’ significante quanto il ricordo di quel giorno riaffiori in certi casi, ma è anche corretto ‘separare’ gli episodi’. Perchè se è simile il fatto che si tratta in entrambi i casi di una rottura dello sterzo, sono completamente diversi le modalità, la sequenza degli episodi e, ovviamente, i danni provocati.
A Imola, sulla vettura di Senna, era stata la rottura della sterzo durante il suo ‘normale’ utilizzo a causare l’incidente. Come avremmo poi saputo, il tutto derivò da un’aggiunta al piantone mal saldata, che cedette sotto lo stress degli avvallamenti del Tamburello. La rottura era stata la causa, lo schianto la conseguenza.
Il giorno prima, il povero Ratzenberger, era deceduto per la perdita di un flap dell’alettone anteriore che aveva fatto mancare completamente direzionalità alla sua Simtek (a 300 e passa all’ora su quella che, ai tempi, era la curva Villeneuve). Si disse, successivamente, per aver toccato un cordolo con troppa irruenza.
Oggi, la rottura dello sterzo (o di una sua componente) sulla Lotus di Petrov, è stata conseguente al volo sul cordolo del russo (in pieno Rally Style), in particolar modo in riferimento al pesante atterraggio della vettura sull’asfalto. Solitamente, voli del genere causano altri tipi di rotture a livello delle sospensioni, in Malesia invece è stato il piantone a cedere. Le vie di fuga, poi, hanno permesso alla vettura di rallentare senza alcun problema. Ma, come vediamo, la causa è stata il volo, la conseguenza la rottura del piantone. Invocare richiami verso il team o cose del genere non ha senso. Non si è trattato di un problema in condizioni ‘normali’, ma di un problema ‘indotto’. Certo, ci sarà da controllare ed eventualmente rinforzare il tutto, però non è nemmeno normale che il pilota torni in pista in piena accelerazione in questo modo.
Per quanto, poi, possano essere rigidi i controlli sulle componenti delle vetture, non tutti gli eventi possono essere verificati per escludere rotture del genere, anche a seguito di episodi come quello di stamattina.
Certamente la rottura dello sterzo è uno dei guasti peggiori che un pilota possa subìre, perchè rende totalmente impotenti. Ma non è detto che sia oggettivamente il guasto più grave, perchè questo dipende da tantissimi fattori. La pista, il punto in cui ci si trova, la velocità, etc.
A certe velocità e in certe condizioni, qualsiasi problema imprevisto può essere pericoloso. Michael Schumacher, nel 1999, ha riportato la frattura della gamba destra a Silverstone per un problema ai freni. Il fratello, Ralf, ha sofferto due gravi incidenti ad Indianapolis, nel 2004 con la Williams e nel 2005 con la Toyota, per problemi a sospensioni e gomme. E così via, ci sarebbero tantissimi casi di cedimenti pericolosi. E, ricordiamo, l’assenza di test fa sì che le squadre siano costrette a provare nuove componenti il venerdì di gara. Ricordate la perdita delle ruote sulla Toro Rosso di Buemi nel 2010 in Cina?
D’altronde, per quanto si cerchi di alzare l’asticella dello standard di sicurezza, dobbiamo ricordarci che siamo sempre e comunque in F1. E che il ‘motorsport is dangerous’.
Alessandro Secchi
F1Grandprix.it
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