Pagelle del GP di Singapore

Pagelle del GP di Singapore

Se un marziano fosse sceso sulla terra domenica scorsa e avesse scelto come meta Singapore, avrebbe visto in sequenza: 1) una gara di F1 in notturna; 2) le vetture piu' veloci del mondo correre in una pista perfetta solo per le automobiline radiocomandate; 3) il box Ferrari trasformarsi in un parco giochi con tanto di serpente argentato; 4) David Coulthard correre in maniera saggia; 5) il pilota piu' esperto dello schieramento lanciare i guanti ai tifosi facendoli pero' finire in acqua; 6). il campione del mondo 2007 sbattere a quattro giri dalla fine come un pivello. Di fronte a tutto questo, al suddetto marziano il podio Alonso-Rosberg-Hamilton sarebbe addirittura potuto sembrare normale, no? Buona lettura!

Kimi Raikkonen: 4 – Stavolta ci ha stufato, davvero. Terzo in qualifica, manca al via quello che doveva essere il suo obiettivo principale, ovvero saltare davanti ad Hamilton. Fatica oltremodo nelle fasi iniziali prima di svegliarsi e di cominciare ad inanellare giri veloci a ripetizione fino ad arrivare a ridosso dell'inglese della McLaren. Poi la safety car lo spedisce nelle retrovie, complice anche il caos al box Ferrari. A quel punto corre in maniera intelligente, risalendo fino al quinto posto… fino a quattro giri dalla fine, quando spalma ancora una volta la sua vettura contro il muro. Imperdonabile. Da quattro gare senza punti, da undici senza vittoria. Un ruolino inaccettabile per un pilota del suo talento, e per questo non scusabile. Anche perché la Ferrari ha un disperato bisogno dei suoi piazzamenti per il campionato Costruttori. Bocciato.

Felipe Massa: 8,5 – Weekend grottesco per Felipe, che conquista in scioltezza la pole position e conduce la gara con autorita' fino a quando non entra in pista la prima Safety Car. Poi la fermata ai box e (scusate per l'ovvieta') il Buio, con la B maiuscola. La Ferrari elimina l'uomo del leccalecca (o lollypop, che fa piu' figo) per evitare problemi, e i risultati si vedono tutti. Segnalazione errata, pilota che riparte con il tubo attaccato alla vettura e che si fa tutta la corsia box con l'innaturale coda argentata. L'immagine, suggestiva quanto surreale, riporta alla memoria un folkloristico drago cinese, per rimanere in tema orientale. Poi lo stop in fondo alla corsia box, una sosta che sembra un tagliando, con i meccanici che raggiungono di corsa la fine della pit lane per rimuovere il tubo incriminato. Quindi, finalmente, la ripartenza. Ma non finisce qui. Prima arriva un drive through per ripartenza pericolosa (col tubo ancora attaccato aveva infatti sfiorato il contatto con Sutil). Quindi una foratura lenta, che lo costringe ad anticipare la sosta ai box. Infine dulcis (!!!) in fundo, il leggero contatto con le barriere a pochi giri dalla fine. In questo contesto, i due o tre errorini in pista successivi al patatrac ai box diventano apostrofi rosa tra le parole “che sfiga”. Poco altro da dire. Dal fondo del gruppo non rimonta, non fa sfracelli. E questo gli costa mezzo punto. Comprensibile piu' che mai lo sconforto e la deconcentrazione con cui affronta la seconda parte di una gara decisiva per il mondiale. Coraggio!

Lewis Hamilton: 7 – In una gara dall'andamento stranissimo, riesce a portar via sei punti fondamentali per la corsa al titolo mondiale 2008. Riesce a tenere la posizione al via, ma capisce subito che contro la Ferrari non c'e' nulla da fare. Come a Valencia resta dunque diligentemente in seconda posizione in attesa degli eventi. Che, a differenza del Gp spagnolo, stavolta non mancano. Lui, in realta', non fa nulla di straordinario o esorbitante. In regime di Safety Car, appena viene aperta la pit lane entra ai box, cambia gomme, fa benzina ed esce. Operazione di routine, ma che in questa gara ha creato grattacapi ad almeno un paio di piloti. Poi rientra in pista dietro Coulthard, non riuscendo a sorpassarlo se non in sfruttando l'uscita dai box di un altro pilota. Quindi trotterella fino al traguardo, evitando di attaccare Rosberg. Questa condotta di gara lo porta sul podio e gli permette di riallungare su Massa. Sostanzialmente anonimo, ha due soli meriti: aver passato Coulthard e, soprattutto, aver saputo tenere a freno la sua proverbiale aggressivita'. Al resto, stavolta, ci hanno pensato i suoi avversari. Incredibile.

Heikki Kovalainen: 5 – Si incasina in partenza, quando cerca di passare Kubica e finisce per perdere invece diverse posizioni. La safety car, e la conseguente sosta ai box in coda ad Hamilton, lo rispedisce in pista parecchio indietro, e la sua gara, peraltro gia' compromessa, diventa una stanca processione fino al traguardo. Certo, la pista non permette acrobazie, sorpassi o numeri da cineteca, e lui corre per la maggior parte del tempo in mezzo al traffico… pero', che diamine, il suo giro veloce e' di un secondo e tre decimi piu' lento rispetto a quello di Hamilton, un distacco inaccettabile. L'aria notturna evidentemente non fa bene ai finlandesi, nonostante lui venga da un paesino vicino al Circolo Polare Artico dove la notte non dura esattamente poco… Incolore.

Nick Heidfeld: 7 – Se un indizio e' un indizio e due sono un sospetto, tre sono una prova. Non lo diciamo noi, ma Sir Arthur Conan Doyle, che le mette in bocca a un certo Sherlock Holmes. Esercizi stilistici a parte, non ci vuole un investigatore per fare mente locale e realizzare che ogni volta che una gara prende una piega strana Wise Nick (ci arroghiamo ancora una volta il diritto di cambiargli il soprannome) c'e' sempre. Dicevamo dei tre indizi, ma per la verita' nel 2008 Heidfeld ne ha gia' lasciati quattro. Era successo a infatti Montreal, si era ripetuto a Silverstone, a Spa ne avevamo avuto un ulteriore esempio e, puntualmente, e' accaduto pure a Singapore. Parte nono per effetto della penalizzazione, ma come suo solito lascia che la gara gli venga incontro, tenendosi alla larga dai guai e raccogliendo tre punti che gli permettono di staccare Kovalainen in classifica. Certo, Kubica aveva un altro passo, ma alla fine il fieno alla cascina della BMW lo porta lui. E scusate se e' poco… Serafico.

Robert Kubica: 6,5 – Paga la scellerata decisione del team di farlo rientrare ai box subito dopo l'ingresso della safety car. Robert, fino a quel momento in piena bagarre, si ritrova a dover scontare addirittura uno stop&go di dieci secondi che compromette in maniera pressoché irreparabile le sue chances di finire a punti. Peccato, perché era partito bene, aveva battagliato con successo con Kovalainen al via e resisteva con autorita' nelle prime posizioni. Dopo la penalizzazione inizia a sentire la fatica dovuta alle asperita' del manto stradale, accusa un forte mal di testa e rallenta per evitare guai peggiori. Peccato, perché poteva guadagnare ulteriormente terreno su Raikkonen nella lotta al mondiale. Debilitato.

Jarno Trulli: 7 – La sua faccia stremata a fine gara la dice lunga su come si senta. Gira pochissimo il venerdi' e nelle qualifiche guida praticamente al buio (scusate…) senza aver provato in precedenza con quelle regolazioni. In gara parte con tantissima benzina e, come al solito, da' sfoggio di grandissima classe nel tener dietro piloti piu' veloci di lui senza commettere scorrettezze. Dopo l'unico pit stop risale in classifica e si trova in pienissima zona punti quando l'impianto idraulico dice basta e lo costringe al ritiro. Ultimamente non gliene va bene una. Lui da' tutto, come sempre, e molto signorilmente cerca di prenderla con filosofia. Mezzo punto in piu' per l'atteggiamento. Ammirevole, davvero.

Timo Glock: 7,5 – Evidentemente i toboga lenti e tortuosi gli vanno particolarmente a genio. Dopo il podio di Budapest, Timo si inventa un altro garone e con una corsa grintosa riesce a chiudere al quarto posto, ai piedi del podio. Si ferma al momento giusto, in regime di safety car, e una volta tornato in pista riesce a passare Vettel con autorita'. Dopo la seconda sosta, nel finale, tiene dietro senza troppi patemi d'animo Kimi Raikkonen, tanto che questi, a quattro giri dalla fine, finisce a muro nel tentativo di stargli vicino. Rispetto all'inizio della stagione mette in mostra quella solidita' mentale che gli avevamo visto tirar fuori nelle formule minori, dimostrandosi molto maturato. Bravo.

Mark Webber: 6,5 – E' costretto al ritiro per un problema al cambio, che gli toglie la quinta e la settima marcia, ma la sua gara e' positiva. Si tiene lontano dai guai e rifornisce al momento giusto, imbarcando tanta benzina e gettando le basi per un possibile piazzamento nei primi cinque. Lui dice addirittura che senza il ritiro poteva arrivare secondo, e magari e' davvero cosi'. Purtroppo, pero', la sua Red Bull dice di no e lo costringe a tornare mestamente ai box. Peccato, perché da qui alla fine della stagione difficilmente si ripresenteranno condizioni simili. Jellato.

David Coulthard: 7 – Quando ce vo' ce vo'. Stavolta David corre con la testa e capisce che, in una situazione simile, basta non far casini per poter raccogliere il risultato. Obiettivo centrato in pieno (anche se rischia tantissimo al pit stop), grazie ad una gara regolare e coriacea. Splendido nel tenere dietro Hamilton che guida una vettura sensibilmente piu' veloce, si arrende dopo parecchi giri e solo per via del rientro in pista di un altro pilota che – involontariamente, per carita' – lo penalizza. Procede di conserva (ah, Poltronieri….) e approfitta delle disavventure degli altri per raccogliere due punticini che muovono, seppur di poco, la classifica. Non male per un pensionando, che nelle ultime apparizioni piu' che un pilota da Circus era parso una bestia da Circo. Sintomatico che i suoi due arrivi in zona punti quest'anno siano coincisi con gare a dir poco particolari (Montreal e, appunto, Singapore), ma l'esperienza serve – o meglio dovrebbe servire – anche a questo, no? Vintage.

Nico Rosberg: 9,5 – La copertina e' tutta sua, quanto e forse piu' di Alonso. Su una pista che sembra un kartodromo si esalta guidando in maniera aggressiva ma pulita per tutto il weekend. Non eccezionale al via, dopo una lunga battaglia riesce a passare Trulli e, con pista libera, inizia a far segnare tempi di tutto rispetto. Il team lo richiama ai box nel momento piu' sbagliato, con la pit lane chiusa per via della safety car, e questo gli costa uno stop&go di dieci secondi. Una sanzione che ammazzerebbe un bufalo. Lui, pero', inizia a girare con tempi da qualifica prima di scontare la penalita', guadagnando tantissimo tempo e riuscendo a rientrare con pista relativamente libera. A quel punto continua a tirare come un pazzo per accumulare vantaggio sufficiente per garantirsi il secondo posto anche dopo l'ultima sosta. Torna cosi' sul podio per la prima volta dopo la gara inaugurale di Melbourne. E chissa' se non avesse avuto lo stop&go dove sarebbe arrivato… Esuberante.

Kazuki Nakajima: 6,5 – Nella giornata di Rosberg pure lui riesce a ritagliarsi un minuscolo spazio. Molto aggressivo ad inizio gara, e' uno dei pochi che potranno vantarsi con i nipotini di aver compiuto almeno un sorpasso in pista su un circuito che e' stato concepito accuratamente per impedirli. Su un tracciato nuovo per tutti mostra aggressivita' e personalita', lottando con il coltello tra i denti e non risparmiandosi. La safety car non lo aiuta, e lui ci mette del suo con un paio di svarioni di troppo, ma nel complesso corre bene e alla fine l'incidente di Raikkonen gli regala un punticino che fa tanto morale. Piccoli piloti crescono…

Fernando Alonso: 9,5 – In tempi non sospetti, per un altro pilota, avevamo scritto “la sorte toglie, la sorte da'…”. Non per vantarci, ma eravamo stati profetici. Quel che il Fato toglie a Fernando in qualifica, stoppandolo nella Q2 e relegandolo al 15° posto in griglia, glielo restituisce con gli interessi facendo entrare la safety car un giro esatto dopo il suo pit stop. Curioso a dirsi, la stesso identico regalo era toccato al suo compagno di squadra Piquet nel GP di Germania, e allora era arrivato un secondo posto. Capricci della sorte a parte, lui ci mette molto, molto del suo, con una condotta di gara aggressiva e spregiudicata. All'inizio regala sorpassi da antologia, su un tracciato lento e angusto come una pista Polistil, e dopo la safety car capisce che ha la possibilita' di fare il colpaccio. Vedere la sua guida attraverso il cameracar e' uno spettacolo: correzioni, controsterzi, derapate… un perfetto mix tra grinta e concretezza. Sbaraglia la concorrenza e si toglie lo sfizio di salire di nuovo sul gradino piu' alto del podio dopo piu' di un anno. Qualcuno dira' che Fernando e' tornato, ma la verita' e' che, secondo noi, non se n'era mai andato. Gladiatorio.

Nelson Piquet jr: 4,5 – Ordunque, le chiavi di lettura della sua prestazione possono essere tre. Numero 1): il team gli ordina di schiantarsi contro il muro esattamente dopo il pit stop di Alonso. Se cosi' fosse, giu' il cappello di fronte alla genialita' del gioco di squadra di Briatore&co. Numero 2): Nelsinho decide volontariamente di raschiare la polvere dal muro con il retrotreno della Renault, per far uscire la safety car, regalare la vittoria a Fernando e conquistarsi presso la squadra un carico di riconoscenza tale da garantirsi la riconferma. In questo caso, una statua al valor civile a Enstone non gliela toglie nessuno. Numero 3): nel tentativo di tenere il ritmo di Fernando, Nelsinho esagera finendo contro il muro e distruggendo la vettura. Secondo voi qual e' la versione corretta? Se scegliete la 1), assegnate al brasiliano il voto 9. Nel caso preferiste la 2), la valutazione sale a 10. Se invece optate per la 3)…. beh, complimenti, la pensate esattamente come noi. Bravi!

Jenson Button: 6,5 – Si qualifica ottimamente e in gara, di riffa e di raffa, si arrampica fino al nono posto. Decisamente non male, considerato che guida una Honda che e' solo la pallida imitazione di una vettura di F1. Nonostante tutto si lamenta, perché a suo dire l'ingresso della safety car avrebbe condizionato in negativo la sua corsa. E in effetti e' parzialmente vero, perché dopo la prima sosta si trova imbottigliato in mezzo al gruppo ed e' costretto ad anticipare il secondo pit stop ritrovandosi cosi' subito dopo meta' gara con una vettura molto pesante. Il piazzamento finale, figlio delle disavventure di diversi top driver, e' comunque ottimo e crediamo che possa ridare un po' di morale ad una squadra allo sbando. Se non altro lui sembra crederci un po' di piu'. Rinfrancato.

Rubens Barrichello: 6 – Sufficienza di stima per il pilota ma soprattutto per l'uomo. Parte diciottesimo ma ha l'occasione di tentare il colpaccio quando Ross Brawn lo richiama ai box pochi istanti prima dell'ingresso della safety car. Al pit stop gli riempiono il serbatoio fino all'orlo, condizione ottimale dato che tutti gli altri dovranno ancora fermarsi due volte. Tutto sembra mettersi per il meglio, dunque. Senonché, subito dopo lo stop ai box, arriva quello in pista, con il motore ko. Esemplare il suo comportamento quando si mette ad aiutare i commissari (che usando un eufemismo definiremmo poco esperti….) a spostare la vettura. Ma il bello deve ancora venire: una volta rimossa la sua Honda, decide di andare verso la tribuna per lanciare i guanti ai tifosi. Gesto splendido quanto raro, vanificato tuttavia da una poderosa folata di vento che rispedisce indietro i guanti stessi facendoli finire in un canale. No, decisamente non era la sua giornata. Magnanimo.

Sebastian Vettel: 7,5 – Oramai non si ferma piu'. Smaltita la sbornia di Monza, il tedeschino si regala un'altra prestazione sontuosa issandosi fino al quinto posto finale e superando addirittura Trulli nella classifica del mondiale. Con molta onesta' ammette che senza un errore in staccata poteva pure finire quarto, ma va piu' che bene cosi'. Con la Toro Rosso continua a mettersi dietro le Red Bull, a macinare punti e a confermarsi un campioncino coi fiocchi. Ripetiamo: il prossimo anno finira' alla Red Bull, ma per maturita' e velocita' e' gia' pronto per un top team. Magistrale.

Sebastien Bourdais: 5 – Come per Vettel, anche per Sebastien siamo costretti a ripeterci. Non nel bene, pero'. Oramai la differenza di prestazioni tra lui e il compagno di squadra si fa sempre piu' imbarazzante, tanto che viene da domandarsi il perché di tutto questo. Anche stavolta fatica in qualifica, anche stavolta arranca in gara, anche stavolta lamenta problemi di gomme e freni. Un copione gia' visto tante, troppe volte quest'anno. Negli Stati Uniti Bourdais ha piu' volte dimostrato di essere un campione, ma da questa parte dell'Oceano fatica a ritrovare la sua identita'. Sta uscendo malissimo da questa stagione, e non e' finendo sette posizioni dietro al proprio compagno di squadra che riuscira' a conquistarsi un posto al sole. Indecifrabile.

Giancarlo Fisichella: 5 – Se avete tempo, e voglia, andatevi a rileggere con attenzione il giudizio su Felipe Massa in cima alla pagina. Ripercorrete le sue incredibili disavventure, i suoi tanti problemi, le sue immense difficolta'. L'avete fatto? Bene. Vi abbiamo costretto a questo sforzo di lettura supplementare per dirvi che, nonostante tutto, Felipe non si e' classificato all'ultimo posto. Ebbene si, e' proprio cosi'. E volete indovinare chi e' riuscito ad arrivargli alle spalle? Esatto, proprio la Freccia del Tiburtino. E' vero che Giancarlo ha avuto problemi in qualifica, e' vero che e' partito dai box, e' vero che nelle ultime fasi di gara ha incontrato delle difficolta'…. pero', che diamine, classificarsi addirittura dietro il brasiliano della Ferrari francamente ci pare troppo. E dire che, nella giostra dei pit stop, a un certo punto si era ritrovato terzo. Incredibile, a fine gara, sentirlo dire: «credo che abbiamo avuto una buona strategia che ci ha permesso di recuperare delle posizioni». Boh.

Adrian Sutil: 4,5 – Si ritira a dodici giri dalla fine piantando il muso della sua Force India contro le barriere. Da maliziosi quali siamo non vorremmo che avesse fatto apposta, per evitare di essere classificato anche lui dietro Massa, come il compagno di squadra. Decisione discutibile, se non altro perché costringe i meccanici ad un lavoro supplementare per riparare la vettura. E ha addirittura il coraggio di dichiarare che ha sbattuto per evitare Felipe, che si era girato davanti a lui. E no, quando e' troppo e' troppo… scherzi a parte, con una Force India c'e' davvero poco da inventarsi, e lui si cala perfettamente nella parte non inventandosi di fatto nulla se non (con il beneficio del dubbio) il microbotto finale. Birichino.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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