Mercedes: Allison sul podio, una stoccata alla Ferrari
Tra Ferrari e Mercedes è guerra anche psicologica, con Stoccarda che ha tirato un colpo basso al Cavallino...
Mentre il popolo del web discuteva animosamente della penalità comminata a Verstappen, in Texas si consumava l’ennesimo dispettuccio della Mercedes ai danni della povera Ferrari. Non bastassero le batoste in pista, dopo metà campionato fatto di sogni di gloria e di riscossa, di illusioni soltanto toccate, la Rossa ha dovuto incassare l’ennesimo colpo basso di Brackley, squadra padrona in campo e fuori, capace di lanciare segnali fin troppo chiari.
Davanti al pubblico americano, una sorta di nuova platea tutta da conquistare, la Mercedes nel giorno della conquista matematica del titolo Costruttori ha deciso di mandare sul podio James Allison. Proprio lui! L’ingegnere inglese che appena due anni fa si commuoveva per le prime vittorie di Vettel in rosso, il direttore tecnico che doveva rilanciare il Cavallino, travolto da un dramma personale senza eguali, ma – molto più realisticamente – entrato in rotta di collisione con Marchionne.
La partenza di Allison ha dato il “la” alla ristrutturazione interna della Scuderia. Mai più un direttore tecnico demiurgo unico delle sorti della monoposto, ma strada all’ormai famoso schema orizzontale, dove c’è collaborazione alla pari tra i reparti e un direttore tecnico – Binotto – a fare da “primus inter pares”. Un modello che sembrava dirimente, risolutivo, vincente. Eppure la Mercedes quell’Allison se l’è tenuto ben stretto, le parti sono entrate subito in sintonia. Di poco tempo fa le parole di James che hanno messo sotto tanti punti di vista la parola fine con il suo passato ferrarista: “Sono venuto in Mercedes per lavorare con Hamilton, è un pilota straordinario”.
Quando Marchionne, all’indomani della deludente prestazione di Monza, aveva tuonato di voler vedere sparire il sorriso dal volto degli uomini Mercedes, la Stella a tre punte non aveva replicato, probabilmente al contempo guardinga e conscia delle proprie potenzialità. Ma il messaggio mandato in mondovisione ad Austin è stato fin troppo chiaro.
La scelta di mandare Allison a festeggiare sul podio la vittoria iridata del colosso anglo-tedesco, più che un premio al bravo ingegnere inglese subentrato a Paddy Lowe, aveva tutta l’aria di una stilettata a Maranello, rifilata con tempismo crudele, premeditata e agognata. Un sorrisetto beffardo che gli uomini in grigio si saranno conservati per il momento buono, come un vino d’annata da stappare solo nelle occasioni importanti, perché la battaglia tra Ferrari e Mercedes si gioca anche dal punto di vista psicologico, con la Freccia d’argento che s’è messa davanti anche su questo piano…
Antonino Rendina
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