F1 | GP del Brasile: l’analisi della Sprint Qualifying

Valtteri Bottas conquista la pole, un ottimo Sainz si porta al terzo posto mentre Hamilton rimonta fino al quinto

F1 | GP del Brasile: l’analisi della Sprint Qualifying

Dopo aver trionfato a Monza grazie ad una prestazione inattaccabile, Valtteri Bottas si riconferma anche a San Paolo, conquistando per la seconda volta nel corso di questa stagione la vittoria nella sprint qualifying, il nuovo format introdotto dalla Formula 1 per il campionato 2021. Grazie al successo conquistato nella prova del sabato, il finlandese prenderà il via della gara da trecento chilometri dalla prima casella sulla griglia di partenza, dove verrà affiancato da Max Verstappen, il quale ha pagato un pessimo scatto al via e una scelta conservativa in tema di pneumatici, nonostante i diversi tentativi sul finale per tentare di riprendersi quanto aveva perso nelle prime fasi.

Un successo conquistato alla partenza

Un successo che pone le sue radici soprattutto nella partenza, dove Bottas era stato in grado si approfittare delle difficoltà di Verstappen allo spegnimento dei semafori per prendere la testa della corsa ed imporre subito il suo ritmo, guadagnando quei pochi secondi sui piloti alle sue spalle che sarebbero risultati fondamentali per gestire le coperture fino alla bandiera a scacchi. Rispetto ai suoi avversari più diretti, infatti, il finlandese aveva optato per l’utilizzo della mescola più tenera a disposizione, che nella mente dei tecnici Mercedes poteva essere l’unica vera arma a disposizione per attaccare immediatamente l’olandese della Red Bull e impedirgli di conquistare tre punti che avrebbero potuto rivelarsi fondamentali nella lotta al titolo piloti. Una scelta che chiaramente giocava anche in favore del compagno di squadra, nel tentativo di provare qualcosa per cui non avrebbero avuto molto da perdere, ma che trovava anche dei buoni riscontri dalle indicazioni ottenute nelle prove libere: “Penso che in abbiamo usato le Soft perché, inizialmente pensavamo che la media sarebbe stata migliore per lo sprint, ma poi in FP1 la soft si è comportata un po’ meglio di quanto ci aspettassimo, così poi abbiamo iniziato a dare un’occhiata per vedere se c’era un’opportunità di utilizzare la gomma soffice, anche se non era un set nuovo”, ha spiegato il numero settantasette nella conferenza stampa. Una scelta che ha pagato non solo in partenza, ma nell’arco di tutta la gara grazie alle temperature più basse del fine settimana, se non per un leggero calo sul finale, come confermato da altri piloti. In generale, tuttavia, il compound più tenero si è ben comportato nella sprint, tranne rari casi in cui vi è stato un drop eccessivo dovuto più a fattori dovuti ad un’insita difficoltà nella ricerca dell’assetto, come per le due AlphaTauri.

Proprio le fasi della partenza sono state fondamentali nel trionfo del pilota Mercedes che, dopo aver sfruttato l’incertezza di Verstappen al via, era riuscito a prendere quei pochi secondi che gli avevano permesso di gestire gli pneumatici con linee più morbide, soprattutto per quanto riguarda le posteriori nel secondo settore, intertempo dove nel suo tentativo di rimonta l’olandese riusciva a fare la differenza, recuperando anche diversi decimi al giro. “Oggi la partenza è stata fondamentale per me, per avere una buona partenza. Abbiamo giocato un po’ con la gomma soft. Sapevamo che sarebbe stato un vantaggio per la partenza e ha funzionato e poi si trattava solo di cercare di sopravvivere fino alla fine. È stato difficile alla fine, ma Max ha comunque faticato a seguire in alcune curve, quindi sono contento che abbia funzionato perfettamente. Non è stato facile alla fine, le gomme hanno iniziato a degradare, ma ho solo cercato di evitare errori e cercato di mantenere la concentrazione e oggi è stata una buona giornata”, ha spiegato Bottas al termine della corsa.

Per quanto da circa metà gara in poi Verstappen fosse infatti stato in grado di chiudere il gap e riportarsi a poco più di un secondo dal leader, infatti, quella differenza di grip in uscita dall’ultima curva e, soprattutto, il surriscaldarsi degli pneumatici seguendo Bottas così da vicino, non avevano mai dato l’opportunità all’olandese di portare un attacco concreto, dovendosi così accontentare della seconda posizione. “Abbiamo scelto di partire con la gomma media, ma penso che la pista sia scesa di temperatura un po’ più di quanto avremmo voluto. E poi, oltre a questo, alla partenza ho perso ho perso in qualche modo la sincronizzazioni delle marce. Quindi la mia partenza non era già così particolarmente buona le gomme, ma poi, quando stai hai problemi con il cambio… quindi tutto sommato non ha funzionato per me” – ha spiegato Verstappen al termine della sprint qualifying, raccontando cosa è successo alla partenza, che gli è costata la possibilità di mantenere la testa della corsa. Tra le opzioni a disposizione, l’olandese aveva anche una soft, seppur usata in qualifica; una mescola che avevano provato anche durante a prima sessione di libere, restituendo un treno al termine delle prove, ma è chiaro che comunque il team di Milton Keynes abbia deciso alla fine di andare per una scelta più conservativa che portasse meno rischi, sperando in un calo della soft sul finale che, invece, non è poi stato così ampio come pronosticato. “Naturalmente sono sceso in terza posizione al primo giro, ma poi dopo il ritmo era buono, ma non si può sorpassare qui. Le gomme si surriscaldano molto rapidamente e sei bloccato, soprattutto quando le auto sono molto vicine sul passo: non c’è molto da fare senza un pitstop. Quindi, mi sono semplicemente rimasto dietro”, ha poi aggiunto l’alfiere della Red Bull.

La rimonta di Hamilton

La comunicazione della squalifica a poche ore dall’inizio della sprint qualifying aveva rappresentato un vero e proprio colpo basso alle ambizioni dell’inglese, che dopo aver conquistato la prima posizione nelle qualifiche del venerdì aveva dovuto ridimensionare le proprie ambizioni, puntando a recuperare quante più posizioni possibili, pur sempre consapevole che avrebbe dovuto scontare altre 5 caselle in griglia di partenza per la gara di domenica a causa della penalità per la sostituzione del motore sulla sua monoposto. Già al via il campione britannico era riuscito a recuperare qualche posizione e, con il passare dei giri, era ben evidente come la differenza di prestazioni in termini di vettura e una Power Unit fresca potessero essere le sue armi migliori per risalire la classifica che, giro dopo giro, lo vedeva compiere sorpassi su sorpassi sfruttando l’ala mobile sul lungo rettilineo dei box. Una gara che, al di là delle facili considerazioni sulla competitività della monoposto, lo ha visto comportarsi in maniera molto intelligente, sfruttando traiettorie che sulla carta in certi momenti potevano sembrare meno redditizie, ma che all’atto pratico gli consentivano di andare a sfruttare le carenze e i duelli degli avversari, potendo così contare su una fase di trazione migliore e sfruttare meno i suoi pneumatici, per quanto nel traffico comunque essi risentano comunque della presenza di altre vetture. Tornata dopo tornata, il sette volte campione del mondo continuava a infilare i rivali e recuperare posizioni, mostrando anche un passo in aria libera assolutamente competitivo, il più rapido in pista, per quanto chiaramente i piloti di testa non avessero necessità di forzare il ritmo più del necessario. Tempi che gli avevano consentito di recuperare anche su Charles Leclerc e Lando Norris, infilato nell’ultimo passaggio con una bella manovra in frenata in curva uno. Una corsa in cui anche dai box avevano limitato al minimo sindacale i e suggerimenti per non arrecargli disturbo. Oggi Lewis era in full attack mode, solo con sé stesso, concentrato unicamente sull’obiettivo di spingere senza contenersi e così ha fatto: “Onestamente, non avevo idea di cosa fosse possibile fare oggi, non avevo fissato un limite o un massimo. Quando ero in fondo alla griglia all’inizio, prima che ci allontanassimo per il giro di formazione, avevo pensato di essere stato in grado di vedere circa il decimo posto e mi sono detto ‘ok, questo è il mio obiettivo, devo cercare di arrivare il più lontano possibile’, ma poi all’improvviso mi sono avvicinato molto più velocemente e ho davvero usato un sacco di cose diverse per trovare la motivazione oggi. Non mi arrendo mai, non puoi mai arrenderti. È stata dura oggi: mentre la squadra stava lavorando, parlando con i commissari, stavo solo cercando di concentrarmi sul mio lavoro con i miei ingegneri e mantenendo alto il morale con i miei meccanici e concentrandomi sul lavoro a portata di mano. Senza pensarci. Naturalmente, è stato devastante quando ho sentito il verdetto, ma non puoi lasciare che questo ti trattenga. Devi tenere la testa bassa e andare avanti. Mi sono subito risistemato, mi sono concentrato su quello che potevo fare e ho dato il massimo”, ha raccontato Hamilton a fine gara. Vi è da sottolineare come anche la gestione dell’energia sia stata molto efficace da parte del pilota di Stevenage, capace di conservare qualcosa nei punti critici sapendo di avere una vettura tendenzialmente più competitiva per poi sfruttare tutto sugli allunghi, portando anche ad una differenza velocistica sugli avversari maggiore di quanto riscontrato da altri piloti.

Un ottimo Sainz resiste agli attacchi di Perez

Ad aprire la seconda fila saranno Carlos Sainz e Sergio Perez, con il Ferrarista che si è ritagliato un ruolo da protagonista nei ventiquattro giri del sabato, sfruttando una partenza fulminea sulle coperture più soffici per attaccare nei primi metri e portarsi nelle zone alte della classifica. Un terzo posto che lo spagnolo ha poi difeso con grande intelligenza dai continui attacchi del messicano della Red Bull, traendo il massimo da traiettorie più efficaci e dalle difficoltà del portacolori della squadra di Milton Keynes in uscita da curva dodici, quella che immette sul lungo rettilineo finale. Un aspetto fondamentale, ben più importante di quanto si possa pensare, perché quel piccolo margine che il pilota di Guadalajara non riusciva a chiudere sugli allunghi avrebbe consentito al madrileno di poter puntare a traiettorie sempre più morbide e redditizie. Linee che gli avrebbero permesso di gestire gli pneumatici e mantenere dietro il rivale nel secondo settore, quello più guidato, dove recuperare anche un maggior quantitativo di energia da poter poi sfruttare in pieno in uscita dall’ultima curva e sui rettilinei per difendersi: “Sprint Qualifying molto buona per quel che mi riguarda, dopo una delle mie migliori partenze della stagione. Lo scatto in avvio è uno dei miei punti di forza e quest’anno ho lavorato molto per arrivare ai miei livelli usuali anche con questa vettura. Sapevamo che la scelta tra la gomma Soft e la Medium era 50/50: eravamo sicuri che ci avrebbe aiutato nei primi due o tre giri ma poi pensavamo che la sua gestione sarebbe stata critica e che sarebbe stato difficile difendersi. Invece sono riuscito a trovare il giusto equilibrio tra spingere al via e riuscire ad avere un passo costante per il resto della corsa. Ero consapevole che al minimo errore la Red Bull ci avrebbe potuto passare facilmente perché aveva un ritmo molto migliore e tenere dietro Checo è stato davvero difficile. Però ne è valsa la pena perché arrivargli davanti ci ha permesso di conquistare un punto extra e ci offre una buona possibilità per domani. La gara sarà molto impegnativa ma io cercherò di confermare il buon passo di oggi e vedremo se riusciremo a portare a casa un risultato importante”, sono state le parole di Sainz al termine della sprint qualifyig.

Al contrario, per tentare di chiudere il divario nei punti più critici dal Ferrarista, Perez era costretto a cercare di dover mantenere linee più aggressive e al termine del secondo settore spesso si ritrovava con gomme surriscaldate ed un’uscita peggiore dalla dodici, pagando così dazio nella prima parte dell’allungo, elemento che consentiva al rivale della Ferrari di chiudere in frenata anche in maniera abbastanza aggressiva, limitando così di fatto le opportunità di sorpasso: “È stato difficile superare Carlos Sainz oggi, pensavo che l’avrei sorpassato abbastanza facilmente, ma non sono riuscito a trovare l’uscita giusta nell’ultima curva e questo ha influito sulla mia capacità di passarlo. Ci aspettavamo di contenerli all’inizio, ma alla fine non è stato così. Il problema principale che avevo oggi era che Sainz aveva sempre una buona uscita dall’ultima curva mentre le mie gomme si surriscaldavano. Anche la velocità in rettilineo della Ferrari era abbastanza forte. Domani è la gara che conta, c’è ancora molto da giocare e possiamo prendere più rischi di oggi. Avrei potuto recuperare quella posizione oggi, ma avrebbe comportato prendere troppi rischi, più di quanto avrei voluto”, ha poi aggiunto Perez, raccontando la sua corsa.

Sesto posto, che domani diventerà una quinta posizione in griglia, per Lando Norris, bravo nel trarre il massimo dalle difficoltà di Charles Leclerc, alle prese con un feeling con gli pneumatici anteriori lontano da quello riscontrato in mattinata, e di quelle di Pierre Gasly, suo malgrado autore di una corsa “a gambero”, complice delle sensazioni al volante che sin dalla prima sessione di prove libere non lo avevano del tutto convinto: “Una buona giornata per noi con due posizioni guadagnate. Una su un concorrente molto importante, che è la Ferrari, e una sull’AlphaTauri, quindi ci siamo dati la migliore opportunità di conquistare alcuni punti importanti domani. Ci sono stati alcuni aspetti positivi e negativi di oggi in termini di come la macchina era e quanto ero sicuro di spingere la macchina. Cercheremo di fare miglioramenti durante la notte e vedere se possiamo uscire ancora più forti domani. Abbiamo fatto tutto il possibile. Anche se non avevamo il ritmo delle Ferrari, siamo riusciti a stare davanti a una di loro. Domani cercheremo ancora di più”, ha aggiunto il britannico della McLaren.

Il trenino e la sfida a centro classifica

Chi conferma un buon stato di forma in terra brasiliana è l’Alpine, che già nella giornata di venerdì aveva dimostrato di potersela giocare per una buona posizione in top ten e, in tal senso, Esteban Ocon non ha deluso, sfruttando al massimo il maggior grip fornito dalla gomma soft allo spegnimento dei semafori per risalire in classifica. Con distacchi così risicati a centro gruppo, tuttavia, era importante non solo guadare avanti, ma anche tenere costantemente un occhio su ciò che accadeva alle proprie spalle e un aspetto fondamentale nella sua performance sono state le alte velocità di punta che la squadra francese ha fatto registrare per tutto il weekend, sufficienti per tenere a debita distanza gli avversari nei momenti in cui quest’ultimi potevano attingere all’utilizzo dell’ala mobile. Indubbiamente la scia costante fornita da Gasly, così come il vantaggio della soft in fase di trazione dall’ultima curva, ha dato i propri benefici, ma il transalpino è sempre stato in grado di gestire gli attacchi dei rivali. Dopo aver passato gran parte della corsa proprio negli scarichi del francese dell’AlphaTauri, sul finale il pilota di Evreux sembrava davvero vicino all’opportunità di attaccare il connazionale in crisi con gli pneumatici, ma i pochi passaggi a disposizione prima della bandiera a scacchi non si era rivelati sufficienti per completare un sorpasso che sembrava alla portata: “Oggi è andata bene e penso che abbiamo avuto un’ottima qualifica sprint. Sono contento di come l’intera e siamo messi in una posizione solida sulla griglia di partenza per domani. Dopo una mega partenza non sulla linea ideale abbiamo guadagnato alcune posizioni attraverso le curve 1 e 2 e poi abbiamo messo pressione su Alpha Tauri davanti per la maggior parte della gara. È stato molto positivo oggi ed è un segno promettente in vista di domani. La macchina si è sentita competitiva, quindi l’obiettivo sarà quello di portarla avanti per la gara principale. Il nostro passo di gara sembra buono, abbiamo un’altra scelta libera sulla gomma di partenza per domani, quindi valuteremo le nostre opzioni e vedremo cosa possiamo fare in gara”, ha spiegato Ocon.

Decimo Sebastian Vettel, bravo nel districarsi tra gli avversari in partenza per guadagnare quelle due posizioni su Fernando Alonso e Daniel Ricciardo che gli avevano permesso di rientrare in top ten. Nonostante i diversi tentativi di rimanere negli scarichi dell’Alpine e dell’AlphaTauri sin dalle prime fasi, sperando in un eventuale calo della soft sul finale, le difficoltà nel riuscire a rimanere sufficientemente vicino nel secondo settore, quello in cui Aston Martin aveva faticato maggiormente nelle libere e in qualifica, rendevano impresa ardua riuscire a rimanere sufficientemente vicini in uscita dall’ultima curva per sfruttare a pieno l’effetto del DRS, senza scordare che, come evidenziato già dal venerdì, la AMR21 denotava una carenza in termini di velocità di punta. Una mancanza bene evidenziata dalla telemetria, compensabile solo in parte dall’utilizzo dell’ala mobile, soprattutto tenendo a mente che a sua volta anche Ocon poteva contare sulla scia formata da Gasly, creando un vero e proprio trenino. Sebastian è stato comunque bravo nel gestire la situazione, portando a casa il massimo ottenibile nella sprint qualifying: “Ho fatto una buona partenza e ho guadagnato un paio di posizioni, ma abbiamo dovuto lottare duramente per rimanere lì con macchine veloci, come la McLaren [di Daniel Ricciardo], dietro di noi. Ero nel trenino di auto, beneficiando del DRS, che certamente ha aiutato. Il ritmo di gara è stato buono, ma partire sulle Medium ha significato che eravamo più veloci verso la fine [rispetto a quelli sulla soft]. Penso che sarà simile domani. È una gara lunga, e dovremo lottare duramente per conquistare punti perché ci sono alcune auto più veloci, tra cui Lewis [Hamilton], dietro di noi”, ha raccontato Vettel.

Un trenino di cui ha sofferto per gran parte della corsa anche Daniel Ricciardo, il quale a dire il vero era stato autore di uno scatto al via tutto sommato positivo, mantenendo la propria posizione, quantomeno fino a quando un duello in curva uno con Ocon lo aveva costretto a seguire una linea meno remunerativa alla prima chicane, venendo così sopravanzato anche da Vettel. Da quel momento in poi, nonostante diversi tentativi e un approccio più aggressivo nell’interpretazione delle traiettorie, l’aria sporca e le difficoltà nel portare un attacco concreto al tedesco dell’Aston Martin aveva reso di fatto la sua corsa una strategia di attesa, sperando in un eventuale errore da parte degli avversari che invece non è mai arrivato. Vale però la pena sottolineare la buona difesa nei confronti di Hamilton, di cui ne ha rallentato la rimonta per alcuni giri prima di essere sopravanzato sul rettilineo principale con l’uso del DRS. Un destino condiviso anche da Fernando Alonso, il quale dopo la bella qualifica ha pagato una partenza non eccellente, figlia soprattutto dell’eccessivo pattinamento nelle fasi immediatamente successive a quelle del rilascio frizione, venendo immediatamente sopravanzato da Vettel, dall’australiano della McLaren e, brevemente, anche da Antonio Giovinazzi, prima che lo spagnolo riuscisse a recuperare la posizione con un sorpasso capolavoro all’esterno della sei. Nel resto della corsa, seppur ad una breve distanza, in alcuni casi non sufficiente a sfruttare il DRS, Fernando era stato in grado di mantenere il passo di Ricciardo, ma anche nel suo caso non era mai stato abbastanza vicino da poter portare concretamente un attacco. Solo sul finale, quando il gruppo era stato compattato da un Gasly in difficoltà, il pilota dell’Alpine era stato in grado di portarsi a pochi decimi dai suoi avversari, ma l’impossibilità di sfruttare il delta fornito dal DRS a causa del trenino ne aveva reso di fatto impossibile tentare una manovra di sorpasso.

Le due Alfa Romeo al contatto, Tsunoda soffre una AlphaTauri non perfetta

Tredicesima posizione per Antonio Giovinazzi, protagonista di una prima fase di gara molto movimentata. Sfruttando un ottimo posizionamento in uscita dalla prima chicane e le difficoltà di Yuki Tsunoda, l’italiano era andato all’attacco del giapponese, finendo tuttavia lievemente al contatto con l’ala anteriore, prima che comunque il pilota dell’Alfa Romeo riuscisse a completare il sorpasso. Una bella manovra che gli aveva permesso di ingaggiare un duello anche con lo spagnolo dell’Alpine per il resto del giro, di cui era riuscito a prenderne la scia sull’allungo principale. Nel tentativo di portare al termine la manovra nella staccata di curva uno, tuttavia, l’italiano era arrivato incolpevolmente nuovamente ad un contatto, questa volta con il suo compagno di squadra, Kimi Raikkonen, il quale nel tentativo di attaccare all’esterno dopo aver preso la scia di entrambe le vetture che lo precedevano, aveva chiuso eccessivamente la traiettoria, rendendo di fatto impossibile evitare uno scontro. Ad averne la peggio era stato il finlandese, che era finito in testacoda dovendo così recuperare dall’ultima posizione: una prestazione amara per il campione del mondo 2007, che sarà così costretto a partire dalla penultima fila su una pista dove soli due anni fa non era andato lontano dal podio. Dopo una prima fase movimentata, Giovinazzi aveva sofferto di grossi problemi di sottosterzo con l’anteriore, non riuscendo a mantenere il passo del gruppo davanti a sé, passando sulla bandiera a scacchi con un distacco di cinque secondi. Quattordicesimo Lance Stroll, che paga indubbiamente l’eliminazione precoce in qualifica, vedendosi costretto a partire dalle ultime file in un weekend dove l’Aston Martin non sembra essere così competitiva, con evidenti problemi di bilanciamento. Essendo partito sulla media nella speranza che sul finale potesse recuperare qualche posizione, dopo una prima parte di gara in cui il canadese era rimasto a lungo nella scia di Yuki Tsunoda, il quale a sua volta si trovava a pochi metri da un’Alfa Romeo, comunque, estremamente rapida sui rettilinei e quindi difficile da sopravanzare, sul finale Stroll era stato in grado di portare l’attacco sul giapponese, in evidente difficoltà con le gomme.

Il portacolori dell’AlphaTauri aveva infatti deciso di prendere il via della sprint qualyfing sul compound più tenero a disposizione, contando su una performance all’attacco che gli consentisse di riportarsi in top ten. Nonostante uno scatto al via in cui era stato capace di sopravanzare immediatamente Alonso, un piccolo largo in uscita di curva due non gli aveva consentito di sfruttare al meglio la fase di trazione, subendo l’attacco di entrambe le due Alfa Romeo. A dispetto di una carenza tecnica evidente, va comunque sottolineato che il giapponese non aveva mostrato timori reverenziali nel tentare di contrastare Lewis Hamilton al termine del primo giro, tirando una bella staccata che aveva costretto il britannico ad alzare il piede e ritirare l’attacco. Le posizioni perse nelle prime fasi di gara, tuttavia, sono risultate deleterie per il giovane talento della casa italiana, che negli ultimi giri ha sofferto il calo delle soft, subendo l’attacco del canadese dell’Aston Martin. Sedicesima e diciassettesima posizione per le due Williams, alle prese con un weekend che fino a questo momento ha riservato ben poche soddisfazioni, riconoscendo uno stato di forma lontano da quello che si era visto prima dell’attuale triple header. Entrambi i piloti del team di Grove hanno lamentato problemi di bilanciamento, così come nel far funzionare gli pneumatici, vedendosi così costretti a lottare nelle retrovie. Dopo aver sofferto una prima fase di gara in cui non era stato in grado di mantenere il passo del compagno di squadra e in cui aveva dovuto respingere gli attacchi di un Kimi Raikkonen alla ricerca di una rimonta dal fondo, George Russell era stato in grado di chiudere il gap dal suo compagno di squadra, ma mai abbastanza per portare concretamente un attacco, con Nicholas Latifi bravo nel posizionarsi sempre in modo da poter trarre il massimo dalle traiettorie, minimizzando le chance del britannico di farsi davvero pericoloso. Sul finale, entrambi i portacolori della Williams erano riusciti a sfruttare la miglior gestione della media per avvicinarsi a Tsunoda, ma l’arrivo anticipato della bandiera a scacchi non aveva dato quell’opportunità di recuperare una posizione che, molto probabilmente, con qualche altro passaggio a disposizione sarebbe andata a loro favore: “Mancava il ritmo oggi nella sprint qualifying, quindi non potevo davvero sfidare nessuno davanti. Se ci fosse stato un giro in più, avrei potuto prendere Yuki Tsunoda davanti ma, detto questo, stavamo lottando leggermente con le nostre gomme troppo. Sarà una lunga gara domani, ma molte cose possono accadere qui in Brasile, quindi dovremo vedere se si presenta qualche opportunità ed essere pronti a trarne vantaggio”, ha spiegato Latifi.

A chiudere il gruppo le due Haas di Mick Schumacher e Nikita Mazepin, con il due che nel corso dei primi giri erano stati protagonisti anche di un bel duello, rustico, con il russo che aveva tentato una bella manovra in staccata di curva uno, prima che il tedesco chiudesse la porta. Una sfida interna che si era riproposta anche nelle curve successive, quando Mazepin aveva provato un attacco all’esterno della quattro, trovando però ancora una volta una pronta risposta da parte del compagno di squadra. Da quel momento in poi, tuttavia, il pilota di Mosca non era stato in grado di mantenere il passo di Schumacher, soffrendo il degrado della soft, forse per aver forzato troppo nelle fasi iniziali, passando sulla linea del traguardo a circa sei secondi dall’altro alfiere della Haas.

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