Formula 1: sport di squadra o individuale?

Formula 1: sport di squadra o individuale?

Affrontiamo oggi un aspetto della Formula 1 che esula dai dettagli tecnici / regolamentari e dai risultati delle gare.

Parleremo della Formula 1 in quanto sport, ponendoci dalla parte dei tifosi, e cercando di rispondere ad una domanda specifica:

la Formula 1 è uno sport di squadra o individuale?

Già. Perchè esistono, sul fronte del tifo, due grandi correnti di pensiero.Per spiegarle e confrontarle “sfrutteremo” due personalità speciali: Fernando Alonso e Michael Schumacher.

Oltre a questo analizzeremo in sintesi il punto di vista dei team.

Sport Individuale

Bandiera delle Asturie per Fernando Alonso


Il primo “partito” del tifo sostiene che la F1 sia uno sport puramente individuale, dove è la Classifica Piloti che prevale su quella Costruttori.
il tifoso “tipo” sostiene un pilota indipendentemente dalla squadra per la quale corre. Se è fanatico del merchandising e il pilota tifato salta continuamente da una monoposto all’altra nell’arco della sua carriera, possiede gadget multicolore e multimarca.

Come esempio per questo gruppo utilizzeremo il tedesco al rientro sulla Mercedes.
La sua storia di 11 anni con la Ferrari ha conquistato tifosi in tutto il mondo. Il suo passaggio alla scuderia della stella a tre punte ha suscitato reazioni disparate. Chi lo ha sempre seguito dai tempi della Benetton Mondiale continua attualmente, anche se non è più in Rosso e anche se la stagione 2010 è tutt’altro che esaltante. Chi lo ha idolatrato in quanto icona Ferrarista, è rimasto deluso dalla sua scelta e ora lo ripudia. I più moderati, simpatizzano ancora per lui non dimenticando il passato, ma preferiscono vederlo alle spalle piuttosto che davanti.

Questa sembra la corrente di pensiero prevalente in quanto, oggettivamente e come stiamo vivendo con il Campionato 2010, l’attenzione dei media e probabilmente degli addetti ai lavori si focalizza maggiormente su quello che succede in Classifica Piloti.
Il finale di stagione con cinque drivers ancora matematicamente in corsa a sole tre gare dal termine, infatti, risulta avere ben più risalto rispetto a quello che succede nella classifica a squadre.

Sport di squadra

Bandiera 'eterna' per la Ferrari


La seconda corrente di pensiero riguarda tutti quei tifosi per i quali l’unico credo è quello della Squadra.
Non importa chi sia seduto in abitacolo. L’importante è che vinca il Team, chiunque lo porti al vertice. In questo caso il merchandising è un pensiero molto più semplice da gestire. A meno di stravolgimenti nella struttura della squadra, infatti, una bandiera del Cavallino è “eterna” così come una della Mclaren o della Williams.

Il tifo di squadra “cancella” o quanto meno “perdona” il passato. Non importa ciò che un pilota ha compiuto negli anni precedenti nei confronti della squadra. Una volta che fa parte del gruppo, gode di sostegno incondizionato, per lo meno all’inizio della stagione.

Come esempio per questo gruppo facciamo riferimento a Fernando Alonso.
Nel 2006 lo spagnolo è stato nemico indiscusso della Ferrari e di Michael Schumacher. Tra lotte in pista e ai microfoni, alla fine l’asturiano ha portato a casa il Mondiale.
Storiche alcune sue uscite contro la Ferrari e il presunto occhio di riguardo della Federazione nei suoi confronti, oppure sulla carriera scorretta del tedesco.

Già da metà 2008 le voci sul suo arrivo in Ferrari hanno iniziato a farsi avanti nel paddock e tra gli addetti ai lavori, e nel 2009 c’è stata l’ufficialità dell’accordo con la casa di Maranello.
E i tifosi del Cavallino? C’è chi ha accolto a braccia aperte lo spagnolo, chi ha storto il naso pensando al passato, e chi è rimasto “neutrale” in attesa di vedere le prestazioni in pista.

I più attaccati al team sono, comunque, in maggioranza, e prediligono la via del “perdono” per le scaramucce del passato. Basta una vittoria poi, in genere, per riappacificare tutti.

Confronto con il calcio
Per dare uno spunto al confronto tra i due partiti potremmo pensare al calcio e alle sue due classifiche, quella a squadre e quella dei marcatori. Sebbene le individualità siano importantissime per un team, quello che conta alla fine è la classifica a squadre rispetto a quella di chi segna più gol.
In F1, invece, nonostante le individualità siano importanti, si parla nella maggior parte dei casi del distacco in classifica tra il primo e il secondo, e successivamente si fa riferimento alle squadre.

E, ripensando al passato, è più facile ricordarsi quale pilota ha vinto il Mondiale del 19xx rispetto a quale squadra ha portato a casa il titolo.

Per le squadre, quale aspetto è più importante?
Come dicevamo, l’aspetto “Piloti” pare prevalente rispetto a quello “Costruttori”. Sia per la questione “media” di cui abbiamo già parlato, sia perchè il Costruttori pare diventare un obiettivo importante solo nel momento in cui non è più possibile ambire a quello Piloti.

Come gli appassionati ricorderanno, nel 2009 la Ferrari ha capito ben presto di non avere alcune possibilità per quanto riguarda il Mondiale Piloti. Eppure, nella seconda metà del campionato, si è parlato continuamente del terzo posto nel Costruttori come obiettivo minimo da raggiungere. Anche se poi è sfumato nonostante l’ottima ultima parte dell’anno di Kimi Raikkonen.

Per le squadre, soprattutto quelle con meno potenzialità, è importante la classifica Costruttori soprattutto per il valore economico che una buona posizione può raggiungere. Ricordiamo infatti che ad una migliore posizione, infatti, corrispondono più introiti da parte della Federazione e quindi per chi “gestisce” un team il Costruttori ha motivo di importanza in più rispetto al tifoso che si gusta lo spettacolo (lo chiamiamo ancora così?) seduto sul divano.

Conclusioni
Non esiste pensiero migliore dell’altro. Oggettivamente, l’importanza del titolo Piloti rispetto al Costruttori potrebbe dar ragione a chi pensa la Formula 1 come sport individuale, in cui è il pilota l’aspetto più importante. Ma è bello pensare che ci siano tifosi che, piloti o meno, prestazioni deludenti o eccezionali, annate fantastiche o disastrose, siano sempre pronti a sostenere la squadra.

Alessandro Secchi

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