Formula 1 | Piero Ferrari racconta la sua Monza e quella del padre Enzo

Le parole del vicepresidente della Rossa prima dell'appuntamento brianzolo

Formula 1 | Piero Ferrari racconta la sua Monza e quella del padre Enzo

La Ferrari si prepara all’appuntamento di casa a Monza. La Scuderia di Maranello in questa stagione ha raccolto tante delusioni in pista, figlie di una monoposto, la SF-23, poco competitiva e mai in grado di lottare per le vittorie. In occasione della gara nostrana, è il vicepresidente Piero Ferrari a prendere la parola nella classica anteprima pubblicata prima del weekend. Il figlio del Drake racconta qualche aneddoto degli anni passati sul tracciato brianzolo, ricordando anche le volte in cui veniva con il grande Enzo.

La Ferrari e Monza: quale è stato storicamente il rapporto tra la Scuderia e questa pista, fin dai tempi di suo padre?

“Per lui Monza è sempre stato un circuito speciale – ha detto Piero Ferrari. In ragione della sua storia, senza dubbio: lui l’aveva conosciuto da vicino già da prima della Seconda Guerra mondiale. Ma anche perché, con i suoi lunghi rettilinei, è sempre stato un circuito “di motore” e per mio padre il motore veniva prima di tutto. Ricordo tante riunioni tecniche a Maranello, fin dalla primavera: chiedeva di continuo che cosa avremmo avuto di nuovo a Monza. Per lui era una gara diversa e più importante delle altre”.

Cosa rappresenta per la Ferrari correre a Monza davanti ai suoi tifosi?

“Da sempre abbiamo sempre sentito i tifosi di Monza particolarmente vicini. Non sempre nel bene: nel 1973, ad esempio, dopo una gara decisamente deludente, vennero a contestarci nel paddock. Allora non c’erano i motorhome: ce li trovammo sotto i camion. Volarono anche parole pesanti. Nel 1975, invece, vincemmo con Clay Regazzoni e il terzo posto di Niki Lauda gli consentì di riportare il titolo Piloti a Maranello dopo undici anni di digiuno. Quella invasione di pista fu indimenticabile, un’emozione eccezionale. E ricordo anche la telefonata con mio padre, che era rimasto a Maranello. Non lo voleva far vedere, come sempre. Ma era emozionato anche lui”.

Lei veniva qui con suo padre, che nell’ultima parte della sua vita quasi soltanto in questa occasione lasciava Maranello. Ricordi particolari?

“L’ho accompagnato qualche volta, sul finire negli Anni Sessanta. Lui veniva soltanto per le prove e nel 1968 presentammo in pista per la prima volta l’alettone posteriore mobile. Per quei tempi, era un’idea rivoluzionaria. Ed è un’altra dimostrazione di quanto mio padre e la Ferrari tenessero a Monza come a un palcoscenico di grande importanza”.

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