FIA, basta sgridare i piloti: la Formula 1 è uno sport, non un reality
Piloti trattati come bambini e regole per nulla chiare sui sorpassi
E’ notizia di questa settimana la lettera aperta della GPDA – la Gran Prix Driver Association – indirizzata alla FIA. I piloti in griglia hanno posto l’attenzione su quelle che sono le nuove misure osservate dalla Federazione, in particolare riguardo al comportamento dei piloti stessi dentro e fuori la pista. In pratica, i protagonisti della Formula 1 di oggi stanno chiedendo al massimo organo mondiale del motorsport: siamo ancora dei piloti o degli attori di un reality volto ad intrattenere il pubblico con minori di sedici anni?
Basti pensare che nemmeno Drive to Survive – la nota serie Netflix – è arrivata a tanto, visto che è proprio da lì che nasce la notorietà di iconici personaggi come Guenther Steiner, non il più placido e corretto (nel linguaggio utilizzato, ndr) tra i team principal. Il problema, però, è più profondo e va oltre una semplice parolaccia in una conferenza stampa: è incredibile dover assistere alla “strigliata” a Leclerc da parte di un membro della Federazione davanti alla platea dei giornalisti presenti, a seguito di una parolaccia, mentre altri comportamenti attuati in pista, che effettivamente minano gli standard di sicurezza, siano sottovalutati o penalizzati in maniera più leggera.
Pioggia di disastri nella tripletta americana
Diciamo che la FIA ultimamente si è concentrata più sulle apparenze che alla mera sostanza. Per spiegarla meglio: nelle tre tappe americane appena concluse ci sono state battaglie che hanno anche superato i limiti della correttezza, vedi la lotta tra Norris e Verstappen a Austin e in Messico, mentre in Brasile abbiamo assistito non solo al capolavoro di guida del tre volte iridato olandese, ma anche ad una serie di errori da parte della Federazione in merito a decisioni sulla carta semplici, ma trattate con una lentezza disarmante per chi comanda nello sport più veloce del mondo.
La bandiera rossa durante le qualifiche di Interlagos e che ha penalizzato la prestazione di Max ne è un esempio lampante: con una vettura irrimediabilmente danneggiata fuori pista bisognava subito sospendere la sessione, stando al regolamento degli ultimi anni e sempre applicato alla lettera, senza attendere il passaggio sul traguardo di diversi piloti che hanno poi di fatto eliminato Verstappen in Q2.
Lance Stroll insabbiato durante il giro di ricognizione a Interlagos (XPB)
Il capolavoro però avviene domenica in partenza: Stroll, sempre lui, si insabbia nel giro di ricognizione, e la FIA decide per lo “Start aborted”, ovvero partenza annullata. Norris, non si sa in preda a cosa, decide da pole man di fare un ulteriore formation lap, andando contro al regolamento e creando soprattutto pericolo in pista, di fatto in regime di bandiera rossa, con i trattori impegnati a recuperare la vettura del canadese tristemente parcheggiata alla Descida do Lago.
Tale attacco d’arte da parte del pilota McLaren si risolve con una investigazione che avrà luogo dopo la gara e che porta, come risultato, soltanto una multa di 5.000 euro. Esattamente la metà di quella comminata a Leclerc per la parolaccia in conferenza stampa. Viene naturale quindi chiedersi quale mortale pericolo abbia causato il pilota monegasco lasciandosi andare ad una esclamazione colorita, tra l’altro non riferita a persone e quindi non di fatto offensiva. Ma soprattutto: com’è possibile che un episodio come quello causato da Norris venga investigato dopo la gara, quando c’era tutto il tempo di prendere provvedimenti durante la bandiera rossa e, alla fine, risolverlo in modo così ridicolo?
L’attenzione del comunicato della GPDA si concentra appunto sulla mancanza di equità nelle pene pecuniarie, sottolineando che questi piloti non sono bambini da sgridare, ma uomini grandi e vaccinati che competono in pista. La FIA si sta allontanando dai veri problemi che oggi affliggono la Formula 1, mettendo in mezzo l’onnipresente politicamente corretto in qualsiasi episodio al di fuori della pista. La Federazione dovrebbe invece concentrarsi su altri problemi: non è la prima volta che noi di Motorionline lo ribadiamo, ma una parolaccia in meno non migliorerà questo sport. E nemmeno cambiare le norme in corsa, o introdurre dei regolamenti comportamentali da affiancare a quelli sportivi.
La sfida tra Norris e Verstappen a Austin (XPB)
L’episodio a Austin tra Norris e Verstappen ha sottolineato come, ormai, un sorpasso non sia più valutato come in passato: vale ora la regola dell’apex (apice) e saltano, alla memoria di chi scrive, le parole di Christian Horner subito dopo la gara americana: “Il modo in cui i regolamenti o le linee guida stanno evolvendo incoraggino i piloti ad avere il muso davanti all’apex, indipendentemente dal fatto che riusciranno a fare la curva o meno”.
E ancora, si ritorna alla solita vecchia solfa: questi piloti non sono liberi di correre. E di fatto è così: introduciamo Sprint Race per intrattenere il pubblico, eliminiamo circuiti storici per inserirci gare piene di luci e glamour solo per fare spettacolo, ma lo spettacolo che i tifosi chiedono dovrebbe essere esclusivamente in pista. I fan vogliono una lotta per la posizione degna di Hunt e Lauda, non venti marionette che parlano utilizzando lo standard di linguaggio dei Teletubbies. I piloti in griglia si ritrovano quindi ad avere paura di compiere un sorpasso, ma anche di lasciarsi andare davanti ad un microfono sfogando la frustrazione per quanto accaduto in pista. Sembrerà retorica, ma vogliamo ribadirlo: belli i riflettori, belli i reality e le suspance. Queste lasciamole a Netflix.
Ai tifosi, magari, diamo una Formula 1 degna di questo nome.
Autore: Marika Laselva
Co-autore: Peppe Marino
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