Ferrari | GP Las Vegas, le insidie di correre nel deserto in pieno inverno e di notte
Van Der Veen: "Difficile sapere cosa ci aspetterà"
La Formula 1 fa tappa per la terza volta nella sua storia a Las Vegas. Dopo le edizioni del 1981 e del 1982, in un tracciato che sorgeva nel parcheggio del Caesars Palace Hotel/Casino, il Circus torna su un circuito totalmente nuovo e che presenterà delle sfide non indifferenti per i piloti e le squadre. Sarà importante mettersi a proprio agio in condizioni estreme, con il freddo che dovrebbe arrivare nella notte in Nevada e delle massime che difficilmente supereranno i 10 gradi. Un qualcosa che solitamente vediamo nei test invernali di Barcellona, e gestire il tutto non sarà affatto semplice. La Ferrari si è preparata a questo weekend grazie anche al lavoro di Erik Van Der Veen, ingegnere del reparto simulazione.
1. Raccontaci le caratteristiche della pista di Las Vegas?
“A parte la magia del gareggiare in una città come questa, il tracciato è un misto di piste come Baku, Miami e Jeddah. Ci sono tratti molto lunghi da fare in pieno, anche se non sono sempre dei rettilinei perfetti, e non ci sono così tante curve, il che spinge la vettura nella direzione di minimizzare la resistenza all’avanzamento e quindi di avere un carico aerodinamico basso. Per questo, quelle poche curve diventano più difficili ed è ancora più importante riuscire a mettere la vettura nella finestra giusta per avere la miglior trazione in uscita dopo ogni sterzata, perché altrimenti rischi di pagare dazio sia sul giro secco che in gara, nella gestione di gomme e nella difesa dagli avversari. Una grande incognita è l’asfalto, non solo perché si tratta di una pista nuova ma anche perché è un circuito cittadino e dovremo scoprire quanto sia sconnessa o levigata la superficie e come rispondono macchina e le gomme. Infine, nonostante sia una gara notturna, con la quantità di illuminazione di questa città, mi aspetto che non sia facile anche per i piloti non rimanere disorientati. Questo, soprattutto nella prima giornata di prove, costituirà una sfida in più”.
2. Come vi siete preparati per questa gara al simulatore considerando che si tratta di una pista del tutto nuova e che potremmo trovare condizioni di temperatura piuttosto rigide?
“Correre di notte in un luogo unico come Las Vegas nei mesi vicini all’inverno creerà condizioni che di solito non incontriamo mai durante la stagione. Le temperature previste sono molto al di sotto della finestra in cui solitamente corriamo, il che significa che è molto difficile sapere cosa aspettarci, soprattutto perché ci troviamo su un circuito nuovo sul quale non abbiamo mai percorso nemmeno un metro. Fortunatamente negli ultimi anni c’è stato un grande sviluppo sia nei modelli della vettura che degli pneumatici – che usiamo anche al simulatore – che ci danno un’idea migliore di cosa aspettarci in queste condizioni. Di sicuro dovremo considerare una gamma di possibilità ben più ampia del solito così da assicurarci di essere il più pronti possibile e, cosa più importante, preparati a reagire a qualsiasi cosa accada”.
3. Dicci un po’ di te. Come sei arrivato a lavorare in Ferrari e com’è lavorare pe questa squadra?
“La storia di come sono arrivato in Ferrari è probabilmente un po’ diversa da quella della maggior parte die miei colleghi. Sono nato nei Paesi Bassi e mi sono trasferito in Inghilterra dove ho finito la scuola e ho frequentato l’Università di Southampton. Ho poi concluso il mio Master in Astrofisica presso la Smithsonian Institution di Boston, negli Stati Uniti. Dopo la laurea ho fatto domanda per una posizione nel gruppo Ferrari F1 Strategy, da dove ho iniziato il mio viaggio dentro la casa di Maranello. In Ferrari ho avuto la fortuna di lavorare in vari gruppi, potendo contare sempre su un grande supporto da parte del team e dei colleghi. Ho iniziato nel gruppo Strategia inizialmente come sviluppatore, oltre a fornire supporto durante i fine settimana di gara, quindi sono diventato responsabile della strategia di Kimi (Räikkönen). Da lì sono passato al gruppo Dinamica veicolo e alla fine sono finito al simulatore, dove mi trovo adesso. Questo percorso mi ha messo in contatto con una vasta gamma di persone, che non solo sono ai vertici dei rispettivi settori, ma allo stesso tempo sono molto aperte alle interazioni professionali e anche sociali. È un ambiente unico, vivere in Italia è fantastico e ho la fortuna di lavorare qui da oltre dodici anni”.
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui