Felipe Massa in crisi: si avvicina la svolta?

Felipe Massa in crisi: si avvicina la svolta?

Ogni situazione ha il suo tempo, e quello di Felipe Massa in Ferrari pare essere agli sgoccioli.

Anche nel Gp del Giappone il brasiliano è parso assente, quasi un corpo estraneo alla Scuderia. Appare depresso, si fa intervistare con fatica e i risultati sono una logica conseguenza del suo stato d’animo. L’errore in partenza a Suzuka è sintomatico di una convivenza e di un rapporto che, se non lo è già, è diretto verso il logorìo.

Il rientro tra i dubbi

Il momento dell'incidente di Budapest 2009, con la molla che colpirà il casco di Felipe ferendo il brasiliano

Il rientro di Felipe è stato circondato da un grande punto di domanda. L’incidente di Budapest 2009 destava preoccupazione, non tanto per le conseguenze fisiche sul brasiliano (che si è ripreso completamente), quanto per quelle psicologiche e, di riflesso, di pilotaggio. La Ferrari ha scelto di dare fiducia al brasiliano: se non lo avesse fatto, d’altronde, sarebbe stata ampiamente criticata e accusata di averlo messo da parte senza nemmeno una possibilità di dimostrare le sue intatte capacità.

Prima parte di stagione
Il primo avversario è il compagno di squadra, si sa.Vediamo quindi i risultati di Felipe rispetto a quelli di Fernando Alonso. Dopo Silverstone, (doppia debacle Rossa) la differenza tra Fernando (116 punti) e Felipe (91 punti) è di 25 lunghezze. Felipe ha sul groppone il contatto in Canada con Liuzzi in partenza che lo costringerà a terminare fuori dai punti, e il contatto proprio con Fernando in Inghilterra nelle prime fasi: arriverà quindicesimo.
In ogni caso Fernando fin qui è stato globalmente più veloce di lui, ma ha fatto anche errori pesanti e quindi, tutto sommato, la differenza in classifica non è ancora eclatante.

La svolta di Hockenheim
Il GP di Germania ha rappresentato la svolta per la stagione di entrambi i piloti, soprattutto a livello mentale. Il team order in mondovisione con il quale Felipe ha dovuto lasciare strada a Fernando ha stabilito, benchè la Ferrari continui a parlare di parità tra i suoi piloti (ne parleremo più avanti), quale fosse la prima e la seconda guida. Felipe non ha nascosto il disappunto e, se già prima non riusciva a rimanere in scia allo Spagnolo, successivamente la situazione si è aggravata. Mentalmente e prestazionalmente. Senza scambio di posizioni i due sarebbero stati divisi da soli 18 punti.

Ultime gare
Due quarti posti a Budapest e a Spa e il gradino più basso del podio di Monza. La rimonta di Singapore fino al decimo (poi diventato ottavo) posto dopo la partenza dal fondo e il disastro in partenza a Suzuka. Fernando invece ha ingranato la settima e ha ottenuto due vittorie (Monza e Singapore) e un terzo posto negli ultimi tre appuntamenti. Per entrambi un ritiro. A Spa Fernando, a Suzuka Felipe. La classifica adesso parla di 78 punti di distacco tra i due. E Felipe pare non essere (più) in condizioni tali da poter dare una mano al compagno nella rincorsa al titolo.

Prima, seconda guida e un po’ troppa ipocrisia

Il volto di Felipe nella conferenza stampa post-Hockenheim parla da solo

L’ordine di Hockenheim è stato chiaro, lampante e innegabile. E allora ci chiediamo perchè ci si ostini ancora, in Ferrari, a ribadire che i due piloti partono alla pari. Questo poteva valere idealmente ancora fino a Silverstone. Idealmente perchè è chiaro che non si porta avanti un investimento quale quello di Ferrari-Santander per accasare in Rosso un secondo pilota (e quindi Felipe avrebbe potuto immaginare già all’inizio quale sarebbe stata la sua fine). Ma dopo Hockenheim, parlare ancora di parità sembra quasi un’offesa intellettuale. Perchè dopo la scenetta tedesca la situazione è diventata sempre più evidente col passare delle gare, e sarebbe a questo punto corretto mettere i puntini sulle “i” e confermare, una volta per tutte, che Alonso è la prima guida e Massa si deve adeguare.

I rapporti con Alonso

Un momento della lotta del 2007 al Nurburgring tra Fernando e Felipe

Che Felipe e Fernando non siano la coppia perfetta l’avevamo visto al Nurburgring nel 2007, con il litigio in mondovisione poco prima del podio. L’arrivo dello spagnolo in Ferrari è stato accompagnato da dichiarazioni di sportività e braccia aperte da parte di Felipe (come si fa in tutti i casi, ovviamente), ma già dall’inizio dell’anno si era visto qualche segnale non proprio positivo. Vengono in mente il sorpasso in corsia box in Cina, le velate lamentele (a gesti) a Melbourne e l’ormai famoso “Ridiculous” di Hockenheim.
Come piccola consolazione in tal senso, possiamo dire che in Red Bull i rapporti tra Vettel e Webber sono, se possibile, ancora più freddi. Però in questo caso il tutto è confermato dai diretti interessati e, se proprio non si vuole credere alle dichiarazioni, basta andare a rivedere l’autoscontro di Istanbul.

Situazione delicata e 2010 difficile.
Non possiamo sapere cosa sarebbe successo se Felipe non avesse avuto il grave incidente di Budapest. Il finale 2009 è stato talmente complicato tra il probabile rientro di Schumacher e la numero 3 passata dai piedi di Badoer e Fisichella, che forse anche in Ferrari i ritmi sono stati frenetici e poco lucidi.
Si è ipotizzato che, senza il prolungato stop, Raikkonen avrebbe onorato anche l’ultimo anno di contratto formando un Dream Team con Alonso che in molti avrebbero gradito, dopo quello sfumato nel 2007 con Schumacher.
Felipe è poi appoggiato dal vecchio “blocco” dirigenziale di cui è rimasto solo Nicholas Todt, figlio dell’attuale Presidente FIA. Lo stesso Schumacher ha detto che, viste anche le motivazioni calanti, ha preferito farsi da parte a fine 2006 per non chiudere le porte a Felipe.
L’incidente del 2009 potrebbe aver “costretto”, diciamo così, la dirigenza Ferrari a mettersi una mano sul cuore e tenere caldo il sedile a Felipe. E non ci sentiamo sicuramente di biasimare questa scelta. Quale altra squadra avrebbe puntato su un pilota reduce da un incidente così grave? Anche la Mclaren fece lo stesso con Mika Hakkinen nel 1996 dopo l’incidente di Adelaide nell’ultimo GP 1995. A scoppio ritardato, arrivarono poi due mondiali di fila.

Felipe, comunque, pare essere recuperato pienamente dal punto di vista fisico, ma sembra non sentirsi più “coccolato” come nei primi anni Ferraristi e ciò influisce negativamente sulle sue prestazioni (un po’ come successe con Barrichello..che sia una caratteristica dei Brasiliani?). La concorrenza di Alonso è poi spietata, e lo spagnolo non è “passivo” come poteva esserlo Raikkonen, che sostanzialmente pensava solo a guidare e si intratteneva giusto il tempo necessario con i tecnici e gli ingegneri.
Inoltre, per tutta la stagione Felipe 2010 ha lamentato problemi nel mandare in temperatura le gomme (gli stessi per i quali si spiegherebbero i problemi di adattamento di Michael Schumacher).

Conclusione

Massa consolato da Kimi Raikkonen dopo aver vinto il GP del Brasile del 2008 e perso, contemporaneamente, il Mondiale per un soffio nei confronti di Lewis Hamilton

Ecco quindi che Felipe sembra l’ombra di quello che nel 2008, ad una curva dal termine della stagione, era Campione del Mondo.
Una stagione difficile alla ricerca della fiducia nella monoposto e la mazzata di Hockenheim hanno affossato completamente l’umore del brasiliano.
Non sappiamo se quella è stata la prima ed ultima occasione di Felipe per conquistare l’iride. Ma, dichiarazioni di facciata a parte, è relativamente chiaro come con un compagno come Alonso (più forte in pista e di testa) difficilmente il brasiliano potrà avere un’altra chance Mondiale. A meno di lasciare la Ferrari per un altro Top Team che punti su di lui come prima guida. Come si dice, però, “la domanda sorge spontanea”. Quale team?

Alessandro Secchi

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