F1 | Quattro chiacchiere con Marco Froio, ingegnere gomme della Ferrari

"Silverstone è una delle piste più impegnative per gli pneumatici", ha aggiunto

F1 | Quattro chiacchiere con Marco Froio, ingegnere gomme della Ferrari

La Formula 1 fa tappa in uno dei suoi circuiti monumento, Silverstone. È qui, con il Gran Premio di Gran Bretagna disputato il 13 maggio 1950, che la storia iridata della più importante categoria automobilistica ha avuto inizio. È un tracciato speciale anche per la Scuderia Ferrari, che quel giorno in Inghilterra non c’era – celebre il disaccordo sulle cifre di ingaggio tra Enzo Ferrari e gli organizzatori britannici, ma che poco più di un anno dopo proprio a Silverstone avrebbe conquistato la prima delle sue 242 vittorie a tutt’oggi. Qui lo scorso anno la bandiera del Cavallino Rampante salì in cima al podio per celebrare la prima vittoria in Formula 1 di Carlos Sainz, la diciottesima ottenuta in Inghilterra dalla Scuderia.

La pista. Come è noto, il circuito di Silverstone è stato ricavato dall’unione delle tre piste di un aeroporto della seconda guerra mondiale ed è teatro stabile – ormai dal 1987 – del Gran Premio di Gran Bretagna, una delle due gare da sempre nel calendario della Formula 1 insieme al GP d’Italia. Nel corso degli anni la pista ha subito numerose modifiche e dalla forma squadrata originale è passata ad avere un layout più sinuoso pur mantenendo comunque le caratteristiche di circuito molto veloce e ricco di insidie. L’ultimo cambiamento risale al 2010, con la modifica del tratto successivo alla curva Abbey e lo spostamento del rettilineo di partenza dopo la Club.

Set-up. Maggotts, Becketts, Chapel: Silverstone vanta alcune delle curve più iconiche di tutto il motorsport, e a livello di messa a punto richiede la minima resistenza all’avanzamento. Per questo motivo vedremo ali molto scariche, simili a quelle impiegate a Baku e Montreal. Le gomme, sottoposte a enormi stress a causa della velocità media in curva raggiunta dalle monoposto, tra le più alte dell’anno, ricopriranno un ruolo centrale. Pirelli farà debuttare pneumatici di nuova costruzione, più resistenti alle fortissime sollecitazioni: un’altra variabile da tenere in conto per gli ingegneri nel mettere a punto le vetture. Parlando di fattori condizionanti, non si può non ricordare il meteo: negli ultimi anni è stato soprattutto il vento a complicare il lavoro di piloti e tecnici, ma, come nel 2022, anche la pioggia sarà in agguato e potrebbe una volta di più dare dei grattacapi alle varie squadre. Charles e Carlos, dopo le prove positive offerte in Canada e Austria, cercano conferme anche in Inghilterra.

Si corre a Silverstone, una pista completa e molto impegnativa per piloti e vetture. Anche le gomme sono particolarmente stressate qui, per quale ragione?

“Sicuramente si tratta di una delle piste più impegnative del mondiale per le gomme – ha dichiarato il tyre engineer della Ferrari, Marco Froio. A renderla così gravosa sono principalmente due fattori: l’elevata velocità media di percorrenza e la presenza di molte curve ad alta velocità. Il primo induce carichi verticali elevati che mettono a dura prova la resistenza strutturale degli pneumatici. Il secondo impone carichi laterali estremi soprattutto sull’anteriore sinistra, che determinano un consumo elevato del battistrada e un surriscaldamento che porta la gomma a lavorare ad una temperatura non ottimale.

A partire da questa gara Pirelli porta delle gomme nuove per tipologia di costruzione. Come mai e in cosa differiscono dalla tipologia precedente?

“Pirelli ha deciso di sostituire la specifica di gomme utilizzate fino ad ora con una nuova perché già nella prima parte della stagione si sono raggiunti livelli carico superiori a quelli previsti nelle simulazioni alla fine dello scorso anno. I team stanno portando in pista sviluppi continui, che determinano un significativo incremento del carico aerodinamico che le vetture sono in grado di generare e che le gomme sono chiamate a sostenere. Pertanto, Pirelli ha deciso di irrobustire la costruzione degli pneumatici per aumentarne la resistenza alla fatica, senza dover ricorrere ad un aumento importante delle pressioni minime prescritte. Non è un caso che tale cambiamento avvenga proprio a Silverstone, visto lo stress che questa pista pone sulle gomme”.

Parliamo di te: ci racconti il percorso che ti ha portato in Ferrari e ci dici cosa si prova a rappresentare la Scuderia in Formula 1?

“Mi sono laureato in ingegneria aerospaziale all’università La Sapienza di Roma, e prima di approdare in Ferrari, circa 8 anni fa, ho lavorato come aerodinamico in galleria del vento. Far parte della Scuderia rappresenta per me un’opportunità unica, che mi ha permesso di fare della mia passione il mio lavoro, e mi consente di crescere al fianco di professionisti tra i migliori del settore. È motivo di orgoglio, ma anche e soprattutto di responsabilità verso i tifosi che ci supportano in ogni angolo del mondo”.

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