Formula 1 | In Texas la Pirelli salta una mescola

L'anteprima del Gran Premio degli Stati Uniti: la gomma hard è più dura rispetto al 2024

Formula 1 | In Texas la Pirelli salta una mescola

La Formula 1 sbarca ad Austin per il Gran Premio degli Stati Uniti, in programma sul Circuit of the Americas, e lo fa con una novità significativa. La Pirelli ha infatti deciso di introdurre un “salto” di mescola, aumentando la distanza prestazionale tra la Hard e la coppia Medium–Soft. Una scelta che rappresenta un esperimento utile per valutare l’effetto di un maggiore divario tra le gomme, con l’obiettivo di ampliare le opzioni strategiche su una pista tra le più complete del calendario.

Sarà il secondo appuntamento stagionale, dopo Spa-Francorchamps, in cui verrà impiegata una combinazione di mescole non consecutive: C1 come Hard, C3 come Medium e C4 come Soft. In Belgio, il maltempo aveva impedito di trarre conclusioni concrete, motivo per cui la tappa texana sarà il primo vero banco di prova per comprendere l’impatto di questa configurazione. Rispetto al 2024, la Hard risulta più dura, mentre Medium e Soft restano invariate.

Sulla carta, la scelta apre due possibili scenari: una strategia a singola sosta, con l’impiego della C1 per uno stint prolungato, oppure un approccio più aggressivo basato su C3 e C4, che offrirebbe tempi migliori ma richiederebbe due passaggi ai box. L’incertezza aumenta con il formato Sprint, che riduce il tempo a disposizione dei team per testare i diversi set di gomme, rendendo il weekend potenzialmente imprevedibile.

Le esperienze del 2024

Nella scorsa edizione del Gran Premio, quindici piloti avevano scelto di partire con la Medium, compresi i tre saliti poi sul podio. Gli altri cinque avevano preferito la Hard C2, mentre la Soft era rimasta marginale: solo Esteban Oconl’aveva utilizzata nell’ultimo giro per strappare il punto del giro veloce alla Williams.

La maggior parte dei concorrenti aveva optato per una strategia a una sola sosta, con pochi a pianificare un doppio pit stop. Nonostante l’usura evidenziata nella Sprint, la Medium aveva retto meglio in gara grazie a una gestione oculata e a una fase di neutralizzazione, oltre a un degrado inferiore rispetto alle attese.

Il COTA, lungo 5,513 chilometri e composto da 20 curve, viene percorso 56 volte in senso antiorario. È un tracciato ispirato a diversi circuiti storici: le curve iniziali ricordano la sequenza Maggots–Becketts di Silverstone, mentre altre sezioni evocano Suzuka, Hockenheim e l’Istanbul Park. Il dislivello complessivo di 41 metri, con la salita verso la prima curva, è una delle sue peculiarità più riconoscibili.

La pista richiede compromessi d’assetto per garantire stabilità nelle curve veloci senza sacrificare la velocità di punta. Le forze laterali prevalgono su quelle longitudinali, con un degrado termico influenzato dalle temperature elevate tipiche del Texas in ottobre. Nel 2024, la colonnina di mercurio aveva superato i 30 °C, e le previsioni indicano condizioni simili. Il riasfaltamento parziale effettuato lo scorso anno ha inoltre reso la superficie più uniforme.

Il ruolo dell’evoluzione di pista

Come accaduto dodici mesi fa, l’evoluzione della pista potrebbe giocare un ruolo determinante. Si tratta del progressivo aumento di aderenza dell’asfalto dovuto al deposito di gomma lasciato dai pneumatici, che migliora il grip e permette tempi più rapidi nel corso del weekend.

Nel 2024, questo fenomeno aveva consentito ai piloti di gestire meglio la Medium, allungando i propri stint nonostante l’usura vista nella Sprint. La maggiore aderenza aveva così favorito strategie a sosta unica.

Il Gran Premio degli Stati Uniti rappresenta il secondo appuntamento della stagione sul suolo americano, dopo Miami e prima di Las Vegas. Nel corso della sua storia, la gara ha cambiato sede sei volte: da Sebring nel 1959 a Austin, che dal 2012 ospita l’evento in maniera stabile. Tuttavia, il record di edizioni appartiene a Watkins Glen, con venti Gran Premi tra il 1961 e il 1980.

Tra i piloti, Lewis Hamilton detiene il primato di successi negli Stati Uniti (sei in totale, di cui cinque ad Austin e uno a Indianapolis), una vittoria in più rispetto a Michael Schumacher. Entrambi condividono il record di quattro pole position. Hamilton, inoltre, ha conquistato proprio in Texas due dei suoi titoli mondiali, nel 2015 e nel 2019.

Per quanto riguarda i team, la Ferrari resta la scuderia più vincente nella storia del GP USA, con undici affermazioni complessive: due a Watkins Glen, cinque a Indianapolis e quattro sul circuito texano.

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